Sabato 9 Settembre 2000

Con 500 miliardi di investitori privati
Il porto di Fiumicino sfida
quello di Civitavecchia

di MASSIMILIANO GRASSO

Un investimento privato da cinquecento miliardi per far diventare Fiumicino porto di Roma, puntando su crociere e traghetti. Solo un progetto lontano anni luce dal realizzarsi o un rischio tangibile per lo scalo di Civitavecchia? Di sicuro si tratta di un'operazione finora condotta nella massima riservatezza da gruppi che sanno come mantenere l'anonimato. Esiste infatti una società, la "Porto di Roma spa", di proprietà di due holding lussemburghesi che a quanto sembra sarebbero state create proprio per celare l'identità dei veri investitori. Secondo alcune indiscrezioni, si tratterebbe di gruppi industriali italiani di altissimo livello, già presenti a Roma. Quel che è certo è che l'amministrazione comunale guidata da Giancarlo Bozzetto ha già elaborato una variante al piano regolatore che prevede la costruzione di uno scalo commerciale che dal Tevere si svilupperebbe verso nord, arrivando fino ad appena un chilometro dall'aeroporto Leonardo da Vinci.
Fiumicino lancerebbe dunque la sua sfida a Civitavecchia giocando le sue stesse carte: quelle legate alla posizione geografica strategica. La vicinanza con l'aeroporto, con Roma e con il centro intermodale la cui realizzazione è ormai prossima, sarebbero a tutto vantaggio di quello che oggi è un piccolissimo scalo. Le nuove banchine ed servizi sarebbero ricavati costruendo sull'acqua. Crociere e trasporto ro-ro fornirebbero i volumi di traffico principali, a cui andrebbero aggiunti anche l'ormeggio di navi specializzate per i collegamenti veloci con la Sardegna, in parte già presenti, e l'ormeggio di navi peschereccio. Il progetto prevede una banchina di 400 metri di lunghezza, due da 240 metri ciascuna, due terminal per pullman e taxi, e oltre un ettaro di edifici commerciali.
Per ora, a Civitavecchia si ostenta tranquillità: «Strutturalmente - dichiara il segretario generale dell'Autorità Portuale Gianni Moscherini - fra i due porti non può esistere concorrenza, ma semmai complementarità. Fiumicino ha il problema dei fondali sabbiosi, difficilmente risolvibile. Inoltre per le infrastrutture si dovrebbe partire da zero. Per questo due anni fa pensammo al Network, poi congelato (Tidei non ha mai firmato il protocollo con il comune di Fiumicino e la Regione, ndr), che sarebbe da rilanciare».
Bisognerà ora vedere quali saranno le valutazioni politiche ed ambientali del Ministero, anche in considerazione del fatto che sei anni fa è stata tracciata una linea strategica precisa da parte dello Stato che ha deciso di investire massicciamente su Civitavecchia.