Mercoledi 9 Agosto 2000

CRISI E AUTO PUBBLICHE

Piange anche il tassametro: incassi dimezzati
Carlo Bologna, leader dei tassisti di base: «Quest’estate stiamo guadagnando il 50% in meno»

di SALVATORE SPOTO

«Nun se batte più chiodo, semo quasi alla fame». E’ la litania dei tassisti, in auto, fermi, con il cervello arroventato dall’implacabile sole d’agosto. Minacciano un "autunno caldo": scioperi, manifestazioni di protesta e vertenze giudiziarie contro il comune di Roma. Denunciano delibere ed ordinanze disapplicate, eccessiva tolleranza nei confronti degli abusivi e l’abitudine sempre più radicata da parte di alcuni portieri d’albergo di pretendere da loro "contributi" non dovuti, così da disgustare i turisti e lasciarli senza lavoro.
«Questa estate - dichiara Carlo Bologna, presidente dell’Ait, associazione dei tassisti italiani - gli incassi sono scesi del 50 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I "Taxibus", che viaggiano quasi sempre vuoti, svolgono attività irregolare. E poi le società di noleggio con conducente, spesso abusive, continuano a toglierci lavoro». Il presidente dell’associazione dei tassisti di base si richiama alla legislazione: «C’è la "422" che dispone l’incompatibilità dei "Taxibus" con l’attività dei normali tassisti. Malgrado ciò c’è una ordinanza che consente loro di abbandonare la linea regolare». Vi è di più. «Ho presentato una denuncia - precisa Bologna - perché mi è capitato di scoprire che un gruppo di dieci turisti aveva pagato venticinquemila lire a persona per un viaggio in "Taxibus" all’interno della città. Ma noi tassinari che semo, "Babbi Natale"?».
Alcuni colleghi confermano: «Si è proprio vero, i "Taxibus" ci stanno rovinando - commenta un autista in attesa davanti alla stazione del trenino per Ostia, a Porta San Paolo - Ricevono chiamate e vanno a prendere i clienti in casa, abbandonando l’itinerario che sono obbligati a rispettare». Aggiunge Carlo Bologna: «Questo è illegittimo: una cosa è il "Taxibus", un’altra è l’attività del normale tassista. Perché non autorizzano anche noi a prendere clienti che ci fanno segno di fermarci, mentre ne stiamo trasportando un altro?». E’ storia vecchia: da tempo hanno chiesto al Comune di autorizzarli a sistemare sull’auto un lampeggiatore, come segnale della disponibilità ad imbarcare anche altre persone. «Spenderebbero meno i clienti prelevati lungo la strada - spiega Carlo Bologna - e noi vedremmo qualche liretta in più».
Ci sono, poi, ancora due questioni sul tappeto per le quali Carlo Bologna e la stragrande maggioranza dei tassisti intendono dare battaglia, «polpette avvelenate, amare, difficili da mannà giù». C’è il problema delle concessioni assegnate ad auto di noleggio con autisti e l’altro del "pizzo" richiesto da alcuni portieri d’albergo con pochi scrupoli al tassista chiamato non tramite centrale telefonica ma sul cellulare.
«Prendono dalle venticinque alle trenta mila lire a chiamata - commenta Bologna - facendo balzare alle stelle la corsa per l’aeroporto. A farne le spese sono soprattutto i turisti, che non si fanno vedere più. Ci vuole la faccia di bronzo a chiamarle "vacanze romane"». Il problema delle auto da noleggio con conducente è un’altra delle questioni che rischia di mandare in tilt non solo i rapporti tra tassisti e Comune, ma anche con la Provincia e la Regione. «Non è possibile - spiega il presidente dell’Ait - che piccoli Comuni laziali autorizzino grandi società all’esercizio del noleggio d’auto con conducente e che questi, per lavorare, inevitabilmente vengono a Roma a rastrellare quel che ormai resta della vecchia clientela». Se venti di guerra soffiano in direzione del Campidoglio, il vice sindaco Walter Tocci cerca di ammorbidire i toni. Negli ultimi giorni di luglio ha fatto recapitare a Carlo Bologna una lettera con la quale ribadisce l’impegno del Campidoglio a migliorare la situazione dei tassisti. Accenna, tra l’altro, alla possibile istituzione di un "numero unico"( tipo "118") per chiamare i taxi ed alla lotta spietata contro chi occupa le corsie riservate. Contento? «Promesse, parole - conclude Bologna - ma aspettiamo i fatti».