2000 6 Aprile giovedi

Cassazione: chi dà un passaggio per denaro è colpevole di sfruttamento
Fare da “taxi” alla prostituta? E’ reato

ROMA — Un “passaggio" alle prostitute? Solo gratis. E’ vietato infatti fare da taxi alle prostitute: è reato. Non solo di favoreggiamento, ma di vero e proprio sfruttamento. Mentre il ministro del tesoro Giuliano Amato propone di multare i clienti delle lucciole, la Cassazione stabilisce che commette un reato chi accompagna una o più signore sul luogo di lavoro, dietro compenso. Nè importa che la tariffa sia grande oppure modesta.
La sentenza prende spunto dalla "spola" Torino-Saint Vincent, cioè tra il capoluogo piemontese e la cittadina della Val d’Aosta, sede di un casinò, che attrae la prostituzione "ricca": Giovanni L., aveva fatto ricorso contro la decisione d'appello presa dai giudici di Torino che l'avevano condannato perchè faceva da taxi proprio su questo tragitto, ricorso respinto dalla terza sezione penale della Cassazione, che ha sancito che l'accompagno di una o più persone in un luogo tipico di meretricio con la propria macchina e dietro compenso, «quale che sia l'entità», «costituisce attività di sfruttamento».
Ricevere denaro implica, infatti, non solo che si è favorita la prostituzione, ma che «la si è utilizzata a proprio vantaggio». Rispetto alle spese vive di viaggio, benzina e usura delle gomme ad esempio, 30 o 50 mila lire date, a testa, dalle passeggere possono considerarsi un vero e proprio guadagno. Che non sia rilevante o abituale e continuo non conta affatto.
Un’altra sentenza della Cassazione, invece, ha stabilito che non serve la presenza di guardoni o di un pubblico curioso per commettere un atto osceno ed essere così condannati. Il ricorso è di una lucciola brasiliana che era stata sorpresa a consumare in un'automobile, in un luogo appartato, ma non lontano delle abitazioni. Fare sesso in macchina, dunque, resta comunque un reato se vi è una possibilità, anche astratta, di essere visti. Luogo esposto al pubblico, dice la Suprema Corte, è quello che «pur non essendo nè pubblico nè aperto al pubblico, per sua natura conformazione e destinazione, è comunque tale da consentire ad un numero indeterminato di persone la visibilità di ciò che in esso avviene».