LA STORIA DI RIVA LIGURE

 

Riva Ligure ha origini antiche

Alcuni luoghi o monumenti  ricordano la sua storia

I resti più antichi si trovano nella zona del “giro del Don” ed appartengono al periodo romano.

Dai ritrovamenti di antiche monete raffiguranti imperatori romani, scheletri, mura, resti di un acquedotto, pavimenti, si pensa che alla foce del fiume Argentina ci fosse un porto - canale  dove si fermavano i vascelli  che commerciavano olio, vino e altri prodotti con la vicina Francia , tutta la Liguria e Roma. Si pensa anche che ci fosse una “mansio” (stazione militare di costa Balenae) che venne distrutta intorno al 400d.C(non sono state trovate monete oltre quel periodo) probabilmente  dai Barbari che  invasero in quegli anni tutta la Liguria

 

 

 

 


Nella stessa zona, sopra la Via Aurelia , possono vedersi i reperti  di un antichissimo battistero di epoca paleocristiana (circa VI secolo) e di una chiesa, originariamente formata da tre navate che si pensa possa essere stata dedicata al Beato Pietro. 

Sono stati scoperti anche avanzi di strada romana che superava il Rio Santa Caterina in corrispondenza della odierna Via Aurelia e, passava vicino al tempio pagano che un tempo sorgeva isolato.

 

L’ex pieve di San Maurizio si chiama oggi  Santuario della Madonna del Buon Consiglio; è una graziosa chiesetta romanica (1242 dC) nei tempi antichi usata anche come cimitero

 

 

Verso l’814 dC invasero la Liguria i primi Saraceni e nessun villaggio riuscì a sfuggire alle loro invasioni.

Le case venivano costruite con scale che si stringevano verso l’alto e con arcate che le univano e che potevano  servire per scappare all’arrivo dei   pirati che prendevano gli abitanti come prigionieri e rubavano tutto ciò che potevano.

In Via Nino Bixio si possono notare le case molto alte e le arcate che aiutavano la fuga degli abitanti.

 

 

Intorno all’anno 1000dC  la zona di Riva Ligure era governata  dai Benedettini  e si chiamava VillaRegia

 

 

Il monastero dei Benedettini era situato sulla collina di San Stevi alle spalle dell’attuale Santo Stefano al Mare e da lì i monaci amministravano il territorio e insegnavano agli abitanti , che avevano costruito la loro casa proprio attorno al monastero ed all’antica Pieve di San Maurizio a praticare l’agricoltura e l’artigianato.

 

In quel tempo gli abitanti della zona vivevano coltivando fichi di molte specie diverse, questo frutto  era molto importante perché si poteva conservare.

Sugli alberi di fico si pagavano le tasse.

Ogni 10 Kg di fichi, un Kg andava al vescovo.

 

 

Altre coltivazioni  erano delle canne con le quali si facevano i soffitti delle case, i muri  delle fasce , perché mancavano le pietre; il legno era molto caro e i muri di canne  costavano poco. Si intrecciavano due strisce di canne che venivano tenute ad una certa distanza ed in mezzo si mettevano zolle di terra.

 

 

I bambini di quel tempo non avevano giocattoli.

Le noci, i sassi, il nascondino, erano giochi che potevano fare tutti

Le bambine però preferivano costruire le bambole di stracci.

 

 

I maschi tiravano sassi nelle buche come biglie, in aria contro gli uccelli, in questo modo perfezionavano la mira e diventavano presto cacciatori: procuravano così alla famiglia uccelli, conigli selvatici oppure raccoglievano i frutti del bosco.

I cervi, oppure cinghiali o altri grossi animali erano dei padroni ed il popolo poteva cacciare solo piccoli animali

I bambini si costruivano cestini di giunco, andavano nei boschi in grandi gruppi e imparavano così a distinguere i frutti buoni da quelli velenosi.

Andavano sempre scalzi perché le scarpe erano un lusso,  vestivano quasi come ora , al posto dei bottoni avevano lacci da legare. Avevano capelli cortissimi,tagliati dalla madre:  posava sulla testa dei figli una scodella e tagliava tutti capelli che uscivano dalla tazza.

Non andavano  a scuola  : imparavano  con   l’ esperienza  a  conoscere  piante, frutti ,animali  e  i  lavori  utili.

 

 

Quando Colombo scoprì  l’ america a Riva le cose andavano come sempre e nessuno  si rese conto dell’ importante  avvenimento, gli abitanti erano  preoccupati   perché i Turchi ( Tunisia, Algeria ,   Marocco ) facevano  scorribande Sul litorale  ( sulla costa) e se potevano saccheggiavano le case e  portavano  via  uomini  donne  e bambini per  venderli  come schiavi.

 

 

Nel  1500  vi  furono  molte  incursioni    da  parte  dei  Turchi:

nel 1551 Dragut bruciò Riva di Tabia e trasportò in Africa quasi tutti i suoi abitanti.

 

 

I pochi rimasti che rimasero dovettero subire altre invasioni.

Per proteggersi dai Turchi gli abitanti della costa costruirono delle torri e da queste fortezze controllavano il mare. Se da qualche torre venivano avvistate delle navi sconosciute si avvisavano le altre torri con fuochi in modo che tutta la popolazione potesse nascondersi.

 

 

 

In piazza Ughetto si può ammirare la torre costruita in quel tempo.

Alla fine del 1500 i Turchi non cerano più, ma i rapimenti continuarono fino alla fine del 1800.

C’erano navi pirata che erano guidate da banditi Corsi, Sardi, evasi di prigione: rapivano la gente e chiedevano il riscatto; tra  i banditi c’erano anche dei liguri.

 

 

All’inizio del 1800 nel territorio di Riva Ligure c’ era l’agricoltura (agrumi grano ulivi e viti) si produceva un ottimo vino moscatello che era commerciato da ditte di Taggia con Genova.

Anche il commercio marittimo era piuttosto importante piccole imbarcazioni commerciavano fra liguri e Provenza.

 

 

Il numero degli approdi era di circa 500 bastimenti ogni anno con un numero di circa 250 persone quali passeggeri.

Gli abitanti di Riva Ligure quel periodo arrivarono da 500 a 700 persone.

Gli elettori erano soltanto 31 persone che votavano perché erano istruiti o ricchi.

Durante tutto il 1800 ci furono molte mareggiate che distrussero persino abitazioni specialmente quelle vicine al mare verso Santo Stefano spesso il mare faceva il giro di Via Nino Bixio.

 

 

Si racconta che una volta vicino a dove vi era il lavatoio c’ era una vaschetta molto pesante che fu, dopo una mareggiata spostata davanti alla fontana in Via San Maurizio.

A volte l’acqua arrivava fino in chiesa

 

 

Nel 1814 ci fu una gelata terribile che causò molti morti; dopo venne la fame perché non era rimasto niente; né ulivi, né fichi, né castagni, né grano, né viti, quello che non era ancora seccato  morì per la siccità che seguì nell’estate.

 

 

Verso il 1834/38 ci fu il colera e morirono in molti.

Il 28 Febbraio 1887, era l’ultimo giorno di Carnevale e nevicava sulle colline. Il giorno successivo erano “le Ceneri”, le chiese erano piene di gente già al mattino presto perché tutti dovevano recarsi a lavorare. Alle 6,30 ci fu il terremoto; ci furono molti morti a Baiardo, Bussana, Cipressa, Diano Marina.

 

Riva Ligure non ebbe molti danni , ma in molte case ci furono grosse “ screpolature “ (crepe) così si costruirono altri archi di sostegno fra le case di Via Nino Bixio.

 

 

 

Ai primi del 1900, Riva Ligure, con i paesi vicini, subì un cambiamento di attività lavorativa , infatti iniziarono le prime coltivazioni di fiori, giunte come novità dalla Costa Azzurra.

 

 

Le campagne, in quel tempo, erano coltivate a ulivi e, in molte famiglie, ci furono discussioni e litigi per potere tagliare gli alberi  e piantare i fiori.

I garofani venivano innaffiati con secchi d’acqua presi da cisterne o con “bei”dove era possibile.

Nel 1928, durante il fascismo, Riva con Santo Stefano, Pompeiana e Terzorio furono unite nell’unico comune di Riva Ligure Santo Stefano; unione che, nonostante il campanilismo dei singoli paesi, durò fino al !954.

 

 

I ragazzi di Riva non gradivano molto i “Sanstevaschi”, li chiamavano “ sussa anciue” e quando potevano  li buttavano a bagno;  i ragazzi  di Santo Stefano al Mare  contraccambiavano  i dispetti ai Rivaschi  e li chiamavano “lappa sucche”.

 

 

Dopo la seconda guerra Mondiale fino al 1960 ci fu molta immigrazione, cominciarono ad arrivare abruzzesi, calabresi, siciliani e la popolazione raddoppiò passando dai 1500 a 3000 abitanti in poco tempo.

Oggi il territorio è molto cambiato: una volta le “fasce”avevano muretti in pietra, ora ci sono molti muri costruiti in cemento, molti terreni sono stati occupati da case e da palazzi.

 

 

Le campagne sono spoglie d’alberi per dare sole ai fiori; sono state costruite molte serre per riparare le piantine; le strette fasce sono state trasformate in altre più larghe per sfruttare di più il terreno coltivabile senza sprechi.

Il clima di Riva Ligure ha attirato i turisti dalle regioni vicine, perché la temperatura è mite.

Molti hanno acquistato una seconda casa e vengono a Riva Ligure solamente d’estate.

 

In inverno Riva rimane un paesino tranquillo,

 

mentre in estate si popola di bagnanti ed a volte diventa troppo affollata.

 

 

 

Oggi  il centro storico di Riva viene diviso in çinque “feughi”:

 

l’Aia

 

 

Il  defissio

 

 

San Maurissiu

 

 

San Giovanni

 

 

e  i Doi

 

 

 

...Vi sono state alcune rievocazioni storiche che ricordano i tempi delle incursioni saracene.

 

 

 

 

 

 

La Storia di Riva Ligure finisce nelle nostre mani.

Ciò che succederà  nei prossimi anni sarà costruito da noi e quando racconteremo ciò che saremo riusciti a realizzare per il nostro paese  dovrà essere una bella storia.

 

 

La classe 5^ di Riva Ligure (Insegnanti: Anna Maria Siffredi, Maria Antonietta Morelati, Laura Guarnaccia,

                   Giovanni Ravotto)