Biography
Recensioni e  qualche riflessione...

Marina Sassi, straordinaria pittrice di cavalli e di indiani, amante del mistero profondo, dello Spirito della Terra, della segreta eternità delle esistenze, del loro arcano confondersi nell’unità del Tutto. Nella sua pittura vive l’anima dell’invisibile, della memoria, della nostalgia, del sogno. Una pittura densa di tutta l’urgenza reale dei simboli, dell’evidenza dei segni che ci chiamano altrove: all’immaginazione, all’infanzia, ai sensi impercettibili, alle radici della vita e della morte, alle ragioni dell’oltre…”

(Andrea Brigliadori - Confini n. 21 - 2005)



“...Quello che affascina è il movimento dei corpi, reso più efficace dalle colate del colore… ...Cavalli in movimento di una tal leggerezza e leggiadria da sembrare trasparenti...”

(Rosanna Ricci - Il Resto del Carlino )



“Trovarsi di fronte ad una cavalcata, o ad un imponente guerriero, fermarsi ad osservare le forti e simboliche donne che Marina Sassi dipinge sul legno o sulla tela, provoca in chi legge il dipinto una serie trascinante di emozioni. Dapprima una forte scossa che poggia le sue radici in quello spazio onirico che appartiene ad ognuno di noi, fatto di fantasia, di gioco, di racconto, di storia, di cinema;  poi  ci si accorge della valenza simbolica e metaforica di quei segni, dei particolari, della disposizione nello spazio, mai casuale, che tessono una profonda trama di significati meno evidente ma assai più intrigante. Poi il lettore, lettore perché di una vera e propria scrittura in simboli grafici si tratta, comincia a muoversi fra i tanti segni che nascondono forme, accenni di natura, di animali, di visi, di simboli della tradizione Nativa. Così una capigliatura di donna diviene il collo e la testa di un uccello, cavalli disegnano il petto di una figura, occhi di lupi si fondono con gli occhi di un umano.

L’uso del monocromatico, molto amato da Marina, accentua questo gioco di forme, di segni e di significati, nascondendo, mostrando, sottolineando e rendendo labili i confini. Per Marina, così come per i Nativi Americani, la natura è omnicomprensiva, tutto si combina e si correla in un fine di bellezza e di relazioni  che giustifica, e celebra, l’intero creato, l’opera del Grande Spirito.”

(Stefano Leoni)
Marina Sassi is a self-taught artist who began to paint at a very young age, mainly inspired by subjects from nature, such as animal life, landscapes and nature in general. She has a always shown a deep interest in Native American culture and spirituality, which she very quickly adopted as the main subject matter for her work.
The artist likes to define her work as the fruit of an intense dialogue between the mysterious forces that converge in nature and the universe.
Marina Sassi depicts heroic deeds, forgotten traditions, strong imaginative exploration of the soul; she is currently one of the very few Italian painters in the category defined as Western Art in the United States.
She prefers to work with natural materials such as wood or recycled paper, she paints medium to large sized canvases, using a wide variety of techniques, from carbon stick and pastel to acrylics, oils and mixed media based on collage, sand paste mixtures, vinyl glue, sawdust, gesso and different varnish finishes.
She has participated in various group exhibitions in Italy, and her work can be found in private collections in Italy, Switzerland and the United States

"My art is not realistic like some of the beautiful works you can see from Western artists, but rather "spiritual". I try to represent the inner, but at the same time highest power of Native American cultures. For instance, if I paint a horse, I can see his energy, magic, and his inner force; I try to capture his movements and tell of all the beauty in his eyes… My paintings are not aimed at picturing a scene, but at interpreting the subject and giving it a personal perspective, a new kind of reality...one that might belong to another dimension…
I think this is because I don't live in America and I don't have a first-hand experience of the realities that are the subjects of my work.
Someone could say that this could be a privileged condition, since I can look at everything from a distant point of view... and I agree... :) "

Pittrice di formazione autodidatta, comincia a dipingere giovanissima dedicando la sua produzione a soggetti naturali come gli animali, il paesaggio, la natura. Nutre da sempre un particolare  interesse per la Cultura e la Spiritualità dei Nativi Americani che in breve adotta come principale soggetto dei suoi dipinti.
Ama definire i suoi lavori il frutto di un dialogo profondo con il mistero e le forze che vi convergono. Pittrice di imprese eroiche, di tradizioni dimenticate, di esplorazioni immaginifiche dell'anima, è oggi una delle pochissime rappresentanti italiane di quella che negli Stati Uniti viene definita Western Art.
Predilige l'uso di materiali naturali come il legno e la carta riciclata, ama dipingere su medie grandi dimensioni, spaziando nell'uso delle tecniche, dal carboncino al pastello, dall'acrilico all'olio, fino a giungere a tecniche miste quali il collage, paste sabbiose,  colle viniliche, segatura, gesso e vernici .
Ha partecipato a diverse collettive negli Stati Uniti e ha organizzato diverse personali in Italia. I suoi lavori sono presenti in collezioni private in Italia, in Svizzera, negli Stati Uniti.

I pensierini di Marina  J

Non so bene cosa dire né come dirlo. Parlare di me, di come dipingo, di che cosa mi spinge a farlo e dire tutto questo usando le parole è abbastanza complicato. Non che abbia motivi insondabili o misteriosi, anzi. In realtà si tratta di cosa semplice in sé, ma non per questo meno difficoltosa da descrivere.

Comincerò dalla cosa più ovvia, quindi.

Dipingere è rispondere ad una necessità, un impulso dell’anima.

Perché dipingere E’ un linguaggio dell’anima. Dipingere è affare doloroso e pericoloso. Mette a nudo territori inesplorati della coscienza, muove sentimenti ed emozioni profonde. Espone e dispone.

Dipingere è anche e forse soprattutto un  “salvarsi la vita”, perché è un percorso all’interno di se stessi, in luoghi sorprendenti dove si impara e si costruisce con fatica e con amore una  consapevolezza sempre nuova e avvincente nei confronti delle cose della vita e del mondo.

Dipingere è aprire una porta e lasciare entrare (o uscire) energie potenti che parlano linguaggi imprevedibili, mai banali e totalmente indipendenti dalla tua volontà. Dipingere è trovare una propria libertà, vera e completa. Dipingere è parlare un linguaggio sincero, il linguaggio tuo proprio, unico e irripetibile, quel linguaggio che tace nella vita quotidiana, continuamente sommerso da doveri, condizionamenti, consuetudini e modelli di vita convenzionali, omologati e omologanti, ma che all’interno si dibatte, cresce,  chiede di uscire .

“..L’arte nasce “dall’artista” in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale… La pittura è un linguaggio che parla all’anima con parole proprie, di cose che per l’anima sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere… “ W. Kandinsky

“…Dipingere è amare ancora, vivere ancora, vedere ancora… La pratica di un’arte qualsiasi richiede ben più che un semplice savoir faire. Non solo si deve essere innamorati di quello che si fa, ma si deve anche saper fare all’amore. In amore si cancella l’io. Solo l’amato conta. Che sia un cesto di frutta, una scena pastorale, o l’interno di una casa di tolleranza, è esattamente la stessa cosa. Occorre esserci dentro con tutto se stesso. Prima che un soggetto possa esser trasformato esteticamente, lo si deve divorare e assimiliare. E se si tratta di un quadro, deve traspirare estasi…”  Henry Miller

“Dipingere chiede tempo..  … Dipingere ha arricchito la mia vita. Ho perso tre figli e altre cose che avrebbero potuto colmare la mia vita orribile. La pittura ha preso il posto di tutto questo.. “ Frida Kahlo

“..Quel che di ineffabile e inesplicabile si trova in natura mi convince sempre più che il mondo si estenda ben oltre la mia comprensione.Tentare di capire creando una forma. Provare la sensazione di infinito sulla linea dell’orizzonte, o appena sopra la collina successiva…” Georgia O’Keeffe

E per dirla alla Emily Carr ..“C’è qualcosa di più grande di un fatto: lo spirito che sta al di sotto, lo stato d’animo, la vastità, il suo nucleo selvaggio, gli immensi spazi che contiene… Ho trovato una nuova me stessa che non sapevo esistesse! Quanto ho ancora da imparare! …”