La band

Roma, Palalottomatica (PALAEUR)

20 settembre 2003

 
 

set list

TRANCE GLOBAL NATION INTRO
1) JINGO
2) WE GOT LATIN SOUL
3) PUT YOUR LIGHTS ON
4) AYE AYE AYE
5) VICTORY IS WON
6) CONCERTO / MARIA MARIA
7) FOO FOO
8) *CHILL OUT
9) *EVERYBODY
10) **SIDEWAYS
11) ***RIGHT ON / GET ON / CAPRI
12) SPIRITUAL / YALEO (DENNIS SOLO)
13) APACHE / SMOOTH / DAME TU AMOR
14) I DON’T WANNA KNOW
15) BMW / GYPSY QUEEN
16) OYE COMO VA
Encore
17) BOOGIE WOMAN
18) CORAZON ESPINADO
19) NOVUS (WITH OUTLANDIS, **WITH CITEZEN COPE,***WITH PAOLO RUSTICHELLI)
 
 

Santana

di PAOLO ZACCAGNINI (tratto da Il Messaggero del 21 settembre 2003)

il ritmo”. Diecimila, Vip e non, si sono divertiti, hanno ballato e sono rimasti estasiati dalle poliritmie del 56enne musicista messicano che, come al solito, non si è risparmiato. Successo pieno, dello show e del PalaLottomatica dove l’acustica finalmente c’è, e può migliorare, e il nuovo, funzionale, sobrio dècor funziona. Il mite, religiosissimo Carlos tra una svisata e l’altra ha trovato il tempo di far felice l’amico musicista Paolo Rustichelli - col tastierista Chester Thompson, ex Tower Of Power, ha suonato Caprice , un suo pezzo dato a Miles Davis - invitare tre ragazzini a suonare sul palco, parlare dei suoi amati angeli e dire, forte e chiaro, il suo no alla guerra, a tutte le guerre, «noi siamo l’America non Bush»: che volete di più da uno che, troppo presto, è stata liquidato come un dinosauro sognatore ex-drogato? Nervi saldi, mente chiara, dita veloci, sangue caliente e ritmatissimo: così, come è tradizione, Santana ha fatto subito suoi i diecimila accorsi, a Milano stasera saranno oltre 14mila, per applaudirlo e decretargli quell’amore e quel rispetto che ampiamente si è meritato, almeno agli occhi, orecchie e giunture del sottoscritto, da quando, giovanissimo, salì sul polveroso palco del festival di Woodstock in un pemeriggio dell’agosto ’69 e da lì cominciò a predicare il suo dolcissimo, furibondo, estenuante, sensuale Latin-rock , la sua creatura. Preceduto dagli Outlandish, rappers ripetitivi e scialbi, Carlos, di bianco vestito e col solito zuccotto nero in testa, abbracciato all’adorata amante a sei corde, curvo nell’amoroso, sonoro abbraccio, ha suonato ininterrottamente per quasi tre ore, sostenuto dal calore del pubblico e da uno dei gruppi più affiatati e formidabili in circolazione, composto dai vecchi amici e connazionali, sono messicani come lui, Karl Perrazo ai timbales , degno erede di Tito Puente, Raul Rekow alle congas , gli eccellenti cantanti Tony Lindsay e Andy Vargas, il tastierista Chester Thompson, Jeff Cressman al trombone e Bill Ortiz alla tromba, decisamente davisiano , Myron Dove al basso e Sua Potenza Riveritissima, il batterista Danny Chambers, ex davisiano Doc. Poche note del defunto Miles ”gloriosus” Davis ed ecco esplodere la storica Jingo , con quella conquistò Woodstock e mondo, seguita da We got Latin soul , Put your lights on , imperiosa, Aye aye aye e Victory is won . Il gruppo è un treno che tutto travolge e il cui carburante è l’entusiasmo crescente. Maria Maria è solare canzone d’amore, come atmosfera rimanda all’ amadiana Dona Flor, che viene spezzata dalle belle Chill out e Everybody proposte con gli Outlandish, che le rovinano, Sideways fila via veloce mentre Right on get on si tramuta in lezione di chitarra e tastiere, strepitoso Thompson, Spiritual , accennata, e Yaleo in un corso di laurea in batteria col professor Chambers che beve mentre tiene il ritmo e finisce il lunghissimo assolo incitato a gran voce dal pubblico in visibilio. Molto passato fulgido, ahinoi, è lasciato fuori: non, però, la magica donna nera, l’indimenticabile Black magic woman creata da Peter Green quando i Fleetwood Mac erano un gruppo serio, e Gipsy queen . La fine. No. La fiesta deve continuare. Come va? Benissimo. Oye como va , di Tito Puente, un fiume in piena. E Boogie woogie woman , fulminante, anche semoventi e tanta allegria. Financo Corazon espinado , originariamente cantata con i Manà, un nuovo, imperdibile, rorido classico. Per chiudere con la sognante Novus . Ottimo concerto, sospeso tra perfetto gioco di squadra e sopraffino solismo, temi tradizionali - amore, armonia, fratellanza, pace - purtroppo sempre attuali, esecuzioni magistrali, emotivamente e ritmicamente impareggiabili: questo è Carlos Santana, signore che con la sua chitarra, la sua musica, i suoi sogni tenta di render migliore il mondo. Non sappiamo se ci riuscirà, glielo auguriamo vivamente. Certo s’impegna moltissimo e i suoi concerti sono, davvero e da sempre, eccellenti. Proprio come lui.