Santana

Napoli, Piazza Plebiscito
17 luglio 2004
Cornetto Free music Festival

Tutte le foto sono state scattate da Donato Zoppo.


Set list:
Trance Global Nation Intro
1) Jingo
2) Spread Love
3) Put Your Light On
4) Aye Aye Aye
5) Concerto / Maria Maria
6) Foo Foo
7) Corazon Espinado
8) Incident At Neshabur
9) Roule
10) Taboo / Yaleo (Dennis solo)
11) Capree */ Right On
12) BMW / Gypsy Queen
13) Oye Como Va

-ENCORES-
14) Ahh Sweet Dancer / Smooth / Dame Tu Amor
15) Give Peace A Chance
16) Samba Pa Ti
17) Evil Ways / A Love Supreme
 

(*with Paolo Rustichelli)

 



Commento di Donato Zoppo.
Oltre centomila persone hanno assistito al concerto dei Santana a Napoli. Piazza Plebiscito era affollata già durante l'esibizione dei precedenti gruppi ma alle 21.20, all'entrata della Santana Band, la grande piazza si è riempita all'inverosimile.

La penultima serata del Cornetto Free Music Festival è stata davvero eccezionale: Napoli ha tributato una continua ovazione a Carlos, inondandolo con un calore che difficilmente ha trovato in altre città italiane. I concerti dei Santana sono sono delle grandi feste di colori e suoni, dei veri e propri happening di amore e comprensione, come lui stesso a più riprese ha detto dal palco, inneggiando "Peace, love, light, joy, compassion", parole d'ordine per l'artista, che rivendica costantemente di "rappresentare l'altra parte dell'America, quella che non sta con Bush", e che auspica che "il prossimo presidente USA sia una donna".

Aperto dall'ottima Salvador Santana Band - la miglior band apripista che un gruppo possa avere, strepitosi - il concerto dei Santana è stato impeccabile. Un continuo di brani al fulmicotone, dall'opener "Jingo" fino ad un'inattesa "Evil Ways". Nel presentare quest'ultima Carlos ha detto di "appartenere a quell'altra parte dell'America, quella che non si riconosce in Bush, al quale dedichiamo questa canzone: "You've got to change your evil ways".

Carlos non si è affatto risparmiato e ha dato tutto se stesso, incitando con ardore il pubblico a scatenarsi. Sulle note di "Black magic woman", "Oye como va" e le più recenti (ma amatissime) "Maria Maria" e "Corazon espinado" Piazza Plebiscito si è trasformata in una gigantesca pista da ballo. La Santana Band attuale spinge molto sulla durezza e sulla potenza percussiva eppure, in alcuni passaggi di "Incident at Neshabur" e "Evil ways" - attimi di eterno in cui band e pubblico erano un cuore solo - abbiamo assaporato effluvi di quelle calde nottate californiane al Fillmore, quando, fine anni '60, la neonata Santana Band si proponeva per la prima volta al pubblico.

Ma non sono mancati momenti più meditativi, di grande raccoglimento - quando è Devadip a suonare - come "Incident at Neshabur" e un omaggio a Miles Davis con "Caprice", eseguita con il tastierista italiano Paolo Rustichelli, abituale ospite alle date italiane della band.

Il gruppo è una macchina perfetta, oliata al punto giusto: un collettivo inimitabile dal quale però ogni personalità emerge al punto giusto, a cominciare ovviamente dal giovane vocalist Andy Vargas, energia e doti vocali eccellenti, che ha condiviso con Carlos il ruolo da gran cerimoniere. Meno appariscente ma essenziale nelle trame sonore è stato Chester Thompson, fido tastierista che più volte ha incantato i presenti al piano e all'Hammond. La presenza ritmica del bassista Benny Rietveld e del chitarrista Myron Dove è stata davvero apprezzata, poichè i due ben contribuiscono alla costruzione del granitico edificio sonoro. L'attuale band annovera anche due fiatisti, molto in gamba: il trombonista Jeff Cressman e il trombettista Bill Ortiz, che hanno arricchito di sapori latini e messicani molti dei brani, opportunamente riarrangiati. Ma veniamo al trio ritmico, il cuore pulsante della Santana Band. Karl Perazzo ai timbales, Raul Rekow alle congas, Dennis Chambers alla batteria. Personalmente non ho mai visto nulla del genere: perfetta intesa, affiatamento esemplare, potenza da rullo compressore. Ha stupito l'intera piazza Dennis Chambers: ricordavamo il corpulento batterista come un fine jazzista, si è rivelato un picchiatore con polso da fabbro, il suo originale drum-solo pulsava all'unisono con il cuore collettivo della piazza. Davvero eccellenti.

Il finale ha incantato molti: è arrivato sul palco Sammy Totah, il rapper della Salvador Santana Band, che ha partecipato ad un'infuocata "Give peace a chance". Qualche giorno prima con questo inno alla pace di John Lennon, Santana aveva concluso la sua partecipazione al Montreux Jazz Festival e i suoi concerti d'ora in poi non potranno che avere questo imprimatur. E visto che Santana parla di amore, non poteva concludersi l'esibizione con un'accorata "A love supreme" di John Coltrane, da brivido.