Al mio babbo

Mi ricordavo di te che ero già bambino,
Eri il mio babbo, signore del destino.
Eri amabile nel tuo dolce affetto,
Paterno e protettivo col tuo ometto.
Eri rigoroso e molto più che severo,
Potevi essere duro per davvero.
Se non ero giudizioso con te e la mamma,
La rabbia, il castigo e l’anima che ti si infiamma.
Ma la serenità oltre ogni tempesta,
riscaldavano il cuore e con te vicino era una festa.
Anni felici fatti di momenti assai sublimi,
Dove la nostra familiarità ci voleva primi.
Ma come in una favola, la sorte poi fu nera,
La luce più radiosa si spense nella cupa sera.
Per lunghi anni non vedemmo primavere,
Io costretto a rinunciare a quelle mie chimere.
Poi l’amore e la cura paziente dei genitori,
E il perdono eventuale ai miei miseri errori.
Riportò quel piccolo ometto agli allori,
Ora in cielo risplende l’arcobaleno nei suoi vividi colori.