Giambattista Della Porta


Come traspare evidente dalle pitture e dalle sculture del conte Giovanni Battista Negroni, egli fa proprie le teorie di Giambattista Della Porta e lo elegge a proprio maestro. Non potendo, con rigore storico, documentare a fondo le attività del Conte si dedica questo capitolo al suo maestro poiché, Giambattista Della Portaquanto meno per emulazione, gran parte delle attività di Giambattista Della Porta sono certamente state riprese dal Conte. Giambattista nasce a Napoli nel 1535 dove muore ottantenne nel 1615: è amico di Paolo Sarpi e di Galileo Galilei. Fin da piccolo Della Porta si preannuncia come un individuo fuori dal normale. A soli sei anni si diletta nel comporre opere intere in italiano e latino; trascorre poi la fanciullezza nelle biblioteche, studiando le più svariate materie, affrontando argomenti sempre più complessi. Da giovane viaggia in Italia ed in vari paesi d'Europa e da tali viaggi trae, insieme con le letture ed un innato spirito d'osservazione per le cose naturali, una tendenza scientista che l'Italia della Controriforma non permette più. A venti anni viene giustamente considerato un genio. Della Porta in ogni disciplina che studia cerca l'insolito, il misterioso, tutto ciò insomma che non ha apparente spiegazione e che viene normalmente trascurato dagli scienziati "ufficiali". Raccoglie poi tutti i dati e cerca di dare una risposta; le varie materie delle quali è divenuto profondo conoscitore non lo interessano in se stesse, se non come mezzo necessario per comprendere quanto intende indagare. I primi frutti dei suoi studi sono evidenti nella mirabile opera Magiæ naturalis, sive de miraculis rerum naturalium, pubblicata nel 1558 quando ha soli ventitré anni. Il successo è talmente strepitoso che viene tradotta anche in francese ed in tedesco, poi ristampata ed ampliata. I primitivi quattro libri divengono addirittura venti nella seconda edizione del 1589. L'opera però gli procura non solo fama, ma anche una bella accusa di stregoneria che, per quanto ritenuta infondata dalla stessa inquisizione, viene più volte rinnovata. Gli argomenti che vi tratta sono numerosi, così vari, che già danno un'idea della complessa personalità dell'autore. Della Porta, infatti, ha studiato quasi tutte le dottrine scientifiche, senza però trascurare il campo dell'occulto: è fisico, chimico, botanico, agrario, biologo, psichiatra, medico, ma anche astrologo, mago ed alchimista.Giambattista Della Porta Della Porta afferma che i misteri della natura e dell'uomo stesso non sempre si possono spiegare con la scienza ufficiale, ma non per questo sono sempre valide le scienze occulte; è cioè profondamente convinto che sia possibile conciliare i due campi opposti, senza dover necessariamente escludere l'una o l'altra parte. Ogni enigma, secondo lui, deve avere una spiegazione "naturale". Vengono così affrontati problemi di botanica, ottica, acustica, cosmesi, fisica, magnetismo, medicina: insieme ad argomenti così scientifici tratta però la iettatura, la pietra filosofale, l'alchimia, le pozioni delle streghe, gli influssi delle gemme preziose sulla vita umana. Scrive molti libri interessanti. Il De occultis literarum ed il De furtivis literarum notis, vulgi de ziferis, trattano esclusivamente di crittografia, cifrari, scritture segrete, inchiostri simpatici e codici misteriosi (argomenti che di nuovo lo rendono sospetto di stregoneria). Alla teoria fa seguire la pratica costruendo lui stesso curiosi congegni per elaborare codici indecifrabili. Idea e costruisce anche macchinari di altro tipo, tra cui la nota "camera oscura", di cui è ritenuto l'inventore: riesce, infatti, a proiettare disegni ed oggetti, dopo averne raddrizzato le immagini.Fisiognomica animale-umanaNel 1586 viene pubblicata un'altra opera veramente interessante, quella, forse, per la quale è più conosciuto: De humana physiognomonia, un'opera che giustamente va considerata fondamentale nello sviluppo della psicologia e dell'antropologia. Della Porta afferma che l'uomo non è influenzato dagli astri, come si crede comunemente in quel tempo, ma è, invece, modificato, nell'aspetto e nel carattere, dagli "humori naturali" cioè da altri esseri viventi, sia animali che vegetali, che sono continuamente a contatto con l'umanità. Perciò quando le caratteristiche del corpo e del volto di un uomo ricordano le fattezze di un dato animale, i due sicuramente avranno in comune anche le qualità interiori, buone o cattive che siano. A sua volta le forme di un animale possono ricollegarsi a quella di una determinata pianta. In verità, dopo qualche anno, esattamente nel 1603, modifica quanto precedentemente ha affermato, asserendo, nel Coelestis Physiognomoniæ libri sex, che le stelle ed i pianeti influenzano invece il nostro mondo, in particolare gli esseri vegetali, ed indirettamente anche l'uomo, che rimane legato però agli animali: un ritorno all'arcaico Astra inclinant, non necessitant (gli astri influenzano, non determinano).Fisiognomica vegetale-animaleGli studi di questo tipo appassionano molto Della Porta, come dimostrano diverse sue opere successive. La Fisionomia dell'Huomo, ad esempio, importante non tanto per le centinaia di ricette erboristiche per curare innumerevoli malanni, quanto perché contiene già molti elementi e validi princìpi di quella branca della medicina che oggi viene chiamata psicosomatica. Si parla infatti dei vari tipi fisici, secondo la statura, le fattezze del volto, le proporzioni, mettendo in evidenza che a certi aspetti esteriori corrispondono spesso un determinato carattere e la tendenza a determinate malattie. E', insomma, uno dei pochi in quell'epoca che vuole studiare l'uomo anche nella psiche, cercando di trovare una spiegazione "naturale" perfino nei casi più insoliti e disperati, come le streghe ed i licantropi. Non trascura tuttavia di approfondire le altre discipline; così continua i suoi studi di meccanica, di ottica, di fisica e di magnetismo, costruendo, tra l'altro, il cornetto acustico, vari tipi di specchi, di bussole e prototipi del cannocchiale dei quale molti, incluso Keplero, gli riconoscono la paternità, probabilmente è vero, poiché il merito di Galileo non è quello di aver inventato il cannocchiale, bensì quello di averlo puntato per primo verso le stelle. Nel 1580 costruisce per il suo protettore, il cardinale Luigi d'Este, uno specchio parabolico. Tra le sue numerose opere si possono ricordare la Scientiarum omnium synopsis, andata perduta, il De humana physiognomonia (1563), le Villæ (1592), trattato sulla vita rustica e sul giardinaggio, il De refractione optices parte (1593) sull'occhio umano e le illusioni ottiche, l'Ars reminiscendi sui processi della mente, il De spiritali mirabile trattato sulla forza elastica del vapore (è il primo precursore della scoperta della macchina a vapore), il De munitione sull'arte della fortificazione, il De distillatione (1609), nonchè altri scritti vari, tra cui uno interessante sul problema della quadratura del cerchio Elementa curvilinea (1610) ed un trattato, pubblicato postumo, sulla chiromanzia. In tali lavori si parla di ottica (Giambattista Della Porta è l'inventore della camera oscura), di chimica, di giardinaggio, di fisionomia, di chiromanzia, di matematica, di invenzioni. Nell'opera più importante Magiæ naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri IV (della magia naturale ossia dei miracoli della natura) vengono date ricette, alcune oggi assurde altre di buon senso, si descrivono animali mostruosi, si fanno osservazioni su lenti concave e convesse. Prende parte alla fondazione dell'Accademia degli Oziosi, nella quale sostiene un pubblico dibattito con il grande Campanella, e più tardi egli stesso fonda l'Accademia secretorum naturæ, un cenacolo scientifico, subito sospettato dalle autorità religiose e chiuso per ordine di Paolo V (già prima aveva dovuto difendersi davanti all'Inquisizione dall'accusa di stregoneria). Tuttavia nel 1610 viene ammesso all'Accademia dei Lincei come "Vicepresidente". Non meno interessante è l'attività di Della Porta come autore drammatico. Nelle pause del suo lavoro scientifico scrive numerose commedie e tragedie. Le sue commedie immettono nello schema della commedia latina una festosa esuberanza di caratteri e di dialoghi. Scrive un trattato perduto, il De arte componendi comoedias, nel quale dà consigli sul come scrivere commedie e traduce Plauto. A Plauto si rifanno le sue numerose commedie, almeno per l'impostazione, perché per la lingua e la vivezza dei personaggi Della Porta attinge a piene mani all'inesauribile serbatoio dell'arguzia meridionale, comune del resto per altre vie anche a Plauto. Sono a noi pervenute 14 commedie in prosa: l'Olimpia (1550) L'Astrologo (1570), La Turca (1572), La sorella (1589), Cintia (1590), La fantesca (1592), La trappolaria (data incerta), La chiappinaria (1600), La furiosa (1600), I due fratelli rivali (1601), La carbonaria (1606), Il moro (1607), La tabernaria (1612). Compone inoltre una tragicommedia, Penelope (edita a Napoli nel 1591), due tragedie sacre, Giorgio (edite a Napoli nel 1611) e Santa Dorotea (postuma a Siena nel 1655) e la tragedia profana Ulisse (edita a Napoli nel 1614). Il teatro di Della Porta ottiene grande fortuna in Italia e all'estero e non è da escludersi che qualche spunto da I due fratelli rivali sia servito a Shakespeare per la sua commedia Molto rumore per niente (molto strepito per nulla).

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