La Casata Negroni


Questo scritto è volto a riassumere quei pochi dati residui delle vicende legate ad un singolare abitatore del Castello di Monte Rubiaglio: il conte Giovanni Battista Negroni che vive ed opera tra la fine del seicento e la prima metà del settecento. La pace assicurata dal Buon Governo, la ricchezza Castello di Monte Rubiaglioeconomica di cui dispone, l'intelligenza di cui la natura lo ha dotato, lo spingono ad occuparsi di scienze occulte, come vengono comunemente chiamate la magia, la negromanzia, la cabala, l'alchimia e tutte le scienze segrete. Delle sue opere, certamente copiose, nulla è rimasto: delle sue scoperte, nulla è sopravvissuto. Anche la sua tomba è scomparsa, come tutte le cose che gli sono appartenute. Solo alcune tracce che ha lasciato permettono di seguire, e di commentare in questo scritto, il suo corso di studi. Tra gli adepti dell'occultismo il suo nome e le sue opere sopravvivono tutt'oggi. Nel 1994, in Italia, sono censite seicento Sette, concentrate soprattutto a Torino, Roma e Bologna, e tre ditte specializzate che inviano contrassegno l'occorrente per messe nere; cappucci, mantelli, candele, messale con la liturgia in latino, calici, stole e coltelli rituali.
Stemma dei Conti NegroniI conti Negroni, originari di Bergamo, si stabiliscono a Orvieto e Roma nel XVII secolo. Il conte Giovanni Francesco Negroni è governatore del territorio di Orvieto per la Santa Sede dal 1664. Sua sorella Faustina Negroni, nel 1673, commissiona a Tommaso Mattei il sepolcro in marmo, per lei ed il suo consorte Giovanni Battista Guidoni nella chiesa di Sant'Angelo di Pustierla in Orvieto. Questa famiglia, eleggendo a propria residenza Orvieto, si fa erigere un bel palazzo, oggi sede del Tribunale; acquista poi un complesso di abitazioni in piazza Vivaria, nel retro del palazzo del capitano del popolo. In Roma emergono padre Giulio Negroni, dotto gesuita, morto nel 1678, Andrea, nato nel 1710, segretario dei Brevi, tredicesimo abate commendatario, dal 1760 al 1799 dell'abbazia dei SS. Severio e Martirio nell'Orvietano, eletto cardinale nel 1766 da papa Clemente XIII. A questi si deve la grandezza della famiglia, aggregata alla nobiltà romana nel 1746 in persona di Stanislao che nel 1752 è conservatore di Roma. I Negroni vengono poi compresi tra i nobili coscritti. Il conte Baldassarre, nel 1850, è gonfaloniere di Velletri e viene ascritto al patriziato insieme alla sua famiglia. Il conte Giuseppe Negroni, erede dell'ultimo duca don Luigi Caffarelli, è autorizzato da Sua Santità Pio IX ad assumere il cognome ed il titolo diStemma del Cardinale Andrea Negroni duca Caffarelli. Lo stemma araldico è spaccato nel primo d'argento a due mori al naturale posti di fronte, tenenti tre frecce una in palo e due decussate; nel secondo d'argento a tre sbarre d'azzurro. In Orvieto, il conte Giovanni Battista Negroni, pressoché trentenne, dopo le nozze con una Ludovisi di San Casciano, nel 1698 acquista il feudo ed il Castello di Monte Rubiaglio dall'ultima erede dei Monaldeschi della Cervara: Maria Paola. L'ultimo conte Negroni lascia in eredità alla nipote Maria Giberti Macioti feudo e castello nel 1882. Il possesso di Monte Rubiaglio da parte dei Negroni dura pertanto 184 anni, nel corso dei quali il castello viene adibito a laboratorio di occultismo, dal 1698 al 1730, e poi a caserma pontificia fino all'unità d'Italia, riservando ai conti alcuni ambienti. Nel rapporto della visita apostolica di monsignor Lercari, nel 1705, Monte Rubiaglio appare come baronia Lattantij Negroni. Nel 1725 il conte Giovanni Battista ospita al castello Giacomo III Stuart (1688-1766), al secolo Giacomo Francesco Stuart, figlio di re Giacomo II. Giacomo III non sale mai al trono e vive in esilio tentando di sollevare rivolte cattoliche nel suo paese. Muore ospite di papa Pio VI e viene sepolto in San Pietro in Roma. Suo padre si è fatto cattolico nel 1672 e tenta di riportare il cattolicesimo in Inghilterra, provocando la reazione del clero anglicano e del paese. Doma nel sangue la rivolta del duca di Monmouth, ma viene detronizzato dal genero Guglielmo d'Orange.

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