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L’attuale chiesa,
ricostruita sui muri perimetrali della precedente romanica, risale alla prima
metà dei sec. XVII. È stata consacrata il 26 agosto 1642 da mons. Marco
Morosini, vescovo di Treviso, essendo parroco don Lazzaro Perusini.
Fu
restaurata nel 1834, nel 1959 e nel 1973. Definita da alcuni storici “piccola
antologia del Seicento”, è di stile tardo rinascimentale a tre navate: ha cinque
altari, quattro dei quali dotati di magnifiche tele ad olio.
• la tela dell’altare maggiore (probabilmente portata da Venezia
nel 1652 c.) raffigurante S. Martino che dona parte dei suo mantello al povero.
I’opera è stata eseguita dal pittore fiammingo Michele Desubleo (1602—1676) nel
terzo quarto del sec. XVII;
• la tela dell’altare detto del Crocifisso perché rappresenta
Cristo in croce attorniato da S. Lorenzo (+258), S. Lucia (+304) e S. Rocco
(1350 - 1380): è della prima metà del sec. XVIII ed attribuita a Francesco
Migliori (1668 - 1734);
• la tela dell’altare di S. Vincenzo Ferreri (1350—1419): non se
ne conosce il pittore e sembra risalire alla prima metà del sec. XVIII. Il
Santo domenicano e circondato da S. Bovo (+985) (al quale in Sambughè agli
inizi del sec. XIV era dedica una chiesetta campestre), dalla martire S.Eurosia
(+714) a da alcuni miserabili che ricordano il “Pio Istituto Poveri di
Sambughè” iniziato nel 1683 in seguito ad un lascito (un palazzo e undici
casette con campi) del Canonico veneziano Giambattista Usodimar e continuato
poi nel tempo come istituzione giuridica da Lucrezia Gennari, ultima erede dei
nobili Usodimar;
• vi è poi la graziosa tela (seconda metà del sec. XVIII) di
autore ignoto dell’altare di S. Antonio di Padova (1195 - 1231): rappresenta
il Santo che dolcemente abbraccia il Bambino Gesù.
È delimitato dalle
balaustre marmoree settecentesche: sono composte di due pezzi speculati con
colonnine intervallate da pilastrini rettangolari modanati.
A destra e
a sinistra delle balaustre ci sono due statue in legno di noce (la Madonna con
Bambino e il Sacro Cuore di Gesù) scolpite elegantemente nel 1948 dallo
scultore Lodovico Moroder della Val Gardena.
Entro le
loro cornici dorate, sempre nel presbiterio, si possono ammirare due splendide
tele eseguite tra il 1653 e il 1660 dal pittore calabrese Mattia Preti (1613 - 1699): rappresentano
“Gesù davanti ad Erode” e “L’innalzamento di Cristo sulla croce
Sono state
regalate alla parrocchia con atto notarile datato al 3 agosto 1707 dai fratelli
Ottavio e Giovanni Battista Lumaga (originati di Piuro e residenti in Venezia),
ma già destinate nel 1667 alla comunità sambughese dal loro padre Giovanni
Andrea, che in Sambughè possedeva una villa per il soggiorno estivo.
Ancora nel
presbiterio c’è il coro in legno di noce del 1665 (forse dono dei Lumaga), di
manifattura veneta, con mensole intagliate a motivi fitomorfi, paraste con
capitelli ionici e coronamento con vasetti porta - palme e puttini alati.
Da notare
la porta di destra a due ante con cornici modanate, catenaccio in ferro battuto
composto di due pezzi e due maniglie bronzee a forma di busto di puttino con
grappoli d’uva.
Sormonta
la porta un elegante timpano spezzato con tre piccole sculture lignee: un
riccioluto putto centrale in posizione retta e due figure femminili assise
sugli spioventi del timpano.
In alto
c’è poi la corona pensile in legno intagliato e dorato, eseguita probabilmente
tra il 1740 e il 1760 da ignota bottega veneta.
L’altare maggiore è
interessante: un’ampia mensa, il tabernacolo a tempietto e il paliotto
policromo a pannello piano. È sormontato da quattro solenni colonne marmoree
con capitelli compositi in pietra e un bel timpano con cornice a dentelli. Il
tutto di fattura veneta. Sul lato destro dell’altare vi è scolpita la seguente
nota storica:
Altare hoc ut iacet erectum anno Domini
MDCLII m. iulii.
R.P. Lazaro Perugino Plebano
Joanne Bergamo ac Baptista Murario massariis.
Nella
navatella di destra abbiamo l’altare della Madonna (1763): è a edicola e mensa
con paliotto a pannello piano con specchiatura a marmi policromi, tabernacolo a
frontale architettonico, due colonne marmoree con
capitelli corinzi in pietra
e timpano ad arco ribassato e spezzato, sormontate da tre angioletti in
pietra.
La statua
della Vergine col Bambino, probabile opera di scuola veneta, sembra risalire
alla fine del sec. XVII. È in legno intagliato, bulinato e dorato: si tratta di
una scultura a tutto tondo che riprende l’iconografia della Madonna di Loreto.
Si dice
sia stata trovata in un fossato dell’attuale Via Sagramora e trasportata poi
in chiesa con solenne processione. In ricordo di questo avvenimento i
sambughesi ne fissarono la festa l’8 settembre, dando così inizio all’annuale
“sagra” paesana.
Nella
navatella di sinistra c’è l’altare del Crocifisso della prima metà del sec.
XVIII. Ha una mensa con tabernacolo a frontale architettonico, due colonne in
marmo con capitelli corinzi e timpano ad arco ribassato e spezzato con tre
puttini. Da notare sia il paliotto a pannello piano con supporto in pietra,
specchiatura a marmi policromi con al centro una croce, sia il gradino con
intarsi a motivi geometrici.
Anche gli
altri due altari laterali (S.Antonio e S.Vincenzo) sono interessanti e di buon
gusto artistico.
Anzitutto
l’altare di S. Antonio, della seconda metà del sec. XVIII. Ha mensa con
paliotto a pannello piano con specchiatura a marmi policromi, tabernacolo a
frontale architettonico, due colonne marmoree e capitelli corinzi in pietra,
timpano ad arco ribassato e sormontato da tre angioletti in pietra.
Infine
ammiriamo l’altare di S. Vincenzo (prima metà del sec. XVIII): è dotato di
mensa con paliotto a pannello piano, due colonne marmoree con capitelli
corinzi, timpano ad arco ribassato e spezzato con cornice a dentelli e due
angioletti in pietra.
Nelle navate laterali della
chiesa si trovano due confessionali in legno di noce, di manifattura veneta
della metà dei sec. XVII, con colonnine tortili, drappeggi, capitelli
compositi, timpano spezzato con cornici a dentelli, croce apicale e, in un
esemplare, due puttini musicanti.
Un cenno particolare merita
il fonte battesimale in pietra risalente probabilmente all’epoca della
ricostruzione della chiesa, cioè alla prima metà del sec. XVIII. Ha una base
quadrata, fusto piriforme e vasca circolare scolpita con bassorilievi a motivi
fitomorfi. È sormontato da un coprifonte in legno intagliato, parzialmente
dorato, con sopra la statuetta in legno policromo di S.Giovanni Battista.
A lato del
fonte si trova un lavello in pietra del sec. XVII, a vasca circolare con modanature
sull’orlo.
(già fonte battesimale)
Si tratta di un gioiello
veneziano in marmo. Risale, sembra, al sec. XI. Ha una forma di parallelepipedo
quadrangolare con foro circolare al centro e pareti esterne decorate
alternativamente con una croce a motivi a nastro e geometrici.
Sotto la cantoria si trova
l’acquasantiera principale della seconda metà del sec. XIX: è a base di parallelepipedo
quadrangolare con modanature, fusto piriforme e vasca a corolla in marmo rosso.
Su due
colonne quadrangolari, vicino alle porte laterali, si trovano altre due
eleganti acquasantiere a muro, in marmo screziato, risalenti al sec. XVI. Sono
composte di un solo blocco con mostra, vasca a campana, timpano ad arco
ribassato e inquadrate da delicati fregi in stucco di posteriore realizzazione.
Di relativa importanza è la
cantoria in legno, sostenuta da quattro colonne ioniche.
È stata realizzata tra il
1863-64 dopo che la precedente era stata bruciata da un fulmine abbattutosi il
23 agosto 1863, distruggendo, tra l’altro, anche il pregevole organo di
Gaetano Callido (1727 - 1813).
L’attuale organo, risalente
al 1940 (ditta Aletti di Monza), è ora inutilizzabile e di relativa importanza
storica.
Sul
parapetto della cantoria si notano tre dipinti a olio realizzati attorno alla
metà del sec. XX e rappresentanti S. Cecilia (+230), il papa S. Gregorio Magno
(540 - 604) e il papa S. Pio X (1835 - 1914).
Sulla volta della navata
centrale si possono ammirare la “Gloria di S. Martino” e i simboli dei quattro
Evangelisti. Sono dipinti a pennello eseguiti nel 1928 dal pittore Gian Maria
Lepscky (1897 - 1964). Sulla volta del presbiterio invece ci sono quattro
affreschi (sec. XIX), che rappresentano le allegorie della Fede, della
Speranza, della Carità e della Giustizia.
Sulla parete, a sinistra
della porta principale, vi è appeso un crocifisso in legno dorato e incastonato
di elementi in madreperla. Opera di buon maestro di scuola veneta. E databile
alla prima metà del sec. XVIII.
Sulle pareti esterne della
chiesa si trovano due lastre in marmo di un certo interesse storico - artistico:
• lastra funeraria da pavimento con scolpita l’immagine di un prelato
disteso entro un’edicola e sontuosamente vestito. Sulla parte inferiore porta
la seguente scritta:
Pietro d. Paulo Tlarolo Alla Vecchia ha fatto un libero dono di questa
archa al M.R. Franc. Permarin piovano in Villa de Sambughè acciò si facci una
sepoltura per lui et per tutti li reverendi piovani successori suoi. MDLXXXIII,
Il agosto;
• lastra a rilievo, di manifattura veneta, con cornice modanata in stucco
dipinto, con scolpito “Cristo passo” sostenuto e attorniato da angeli. È opera
marmorea della seconda metà del sec. XVI.
Infine sul verde prato, già
area cimiteriale, si eleva una colonnina in marmo con croce apicale in ferro.
Risale probabilmente alla seconda metà del 1600.
Tra la
chiesa e la canonica gli antichi cittadini di Sambughè costruirono una solenne
entrata per accedere al cimitero (non più esistente dal 1955): è una struttura
elegante detta “graèa”.
Una
scrittura sulla trabeazione di destra dice: Tempo
Dei R.P. Lazaro Pervigino R. l’anno MDXXX, XXVIllI mazo (= maggio).