C

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Ca: Che. In alcune zone anche "chi".

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Ca o Cca: Qua, in questo luogo.

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Cacaniru: L'ultimo dei figli. Il più piccolo (fa la cacca nel nido). Usato anche per indicare un bimbo piccolo in generale.

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Caccavetta: Arachide.

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Caccialani: Boccoli dei capelli.

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Caddiari: Lavorare coi pugni la farina impastata.

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Caddu: Catino, secchio.

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Cafisu: Unità di misura per l'olio.

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Cafuddàri: Picchiare, alzare le mani. O anche spingere dentro con forza.

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Calari: Abbassare (riflessivo "Calàrisi"). O anche mettere la pasta nella pentola.

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Calascinni: Saliscendi.

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Caliàri o Calliari: Riscaldare, bollire. Anche col significato di marinare la scuola.

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Camiari*: Portare il forno a legna a temperatura.

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Cammisa: Camicia.

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Camuliari: Insistere in modo molesto.

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Camurrìa*: Seccatura, fastidio reiterato. "Essiri 'na ranni scocca di camurrìa" vuol dire essere una grande seccatura.

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Canali: Tegola.

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Canàriu: Canarino.

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Canazza*: "Aviri a canazza", non avere voglia di far niente.

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Canfugghiu: Foruncolo.

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Canigghia: Crusca.

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Canigghiola: Forfora.

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Cannalata: Grondaia.

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Cannalivàri o Carnalivari: Carnevale.

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Cannarozzi: Gola ("Ti pigghiu p'i cannarozzi" - Ti prendo per la gola).

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Cannata: Recipiente metallico simile ad una grossa tazza.

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Cannatinu: Boccale.

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Cannavazzu: Straccio per pulire per terra.

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Canniari: Volare furibondo e fastidioso degli insetti (in particolare mosche e api) quando sono attratti da qualche sostanza. 

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Cannuni: Torrione.

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Cantaranu: Comò.

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Cantarisilla: Lett. "cantarsela", confessare tutto.

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Càntaro: Vaso da notte. Detto anche di persona stupida.

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Cantàru: Quintale.

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Cantiddu: Crosta di pane.

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Capiddi d'ancilu: Capelli d'angelo, dolce a base di crepes sottilissime di solo uovo, tagliate a striscioline, mescolate a miele e zucchero fusi insieme, cosparse di mandorle abbrustolite e tritate.

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Capitari*: Riuscire a cogliere la migliore opportunità.

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Capizzu: Capezzale.

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Capizzuni: Occhiali.

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Cappularu: Larga mantella in panno con cappuccio.

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Capuzzuni: Tuffo.

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Carcarazza: Gazza.

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Carcòcciulu: Carciofo. Versione palermitana: "Cacuocciulu".

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Carina: Schiena.

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Carpagghia: Appiglio.

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Carrateddu: Botte di piccole dimensioni.

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Carriola: Mezzo per i muratori.

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Carrittata: Gran numero.

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Carròbbisi: Ravioloni di pasta dolce imbottiti di fichi.

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Carrubbeddi: Involtini di tuma, ripieni di acciughe, impanati e fritti.

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Cartafazzu: Incartamento.

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Cartedda: Cesto.

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Cartocciu: In uso a Lipari. Vedi "Becu".

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Caruseddu: Salvadanaio.

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Carusu: Ragazzo, specie nella Sicilia Orientale e Meridionale.

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Casapìli: Piccolo fabbricato dove si trova la lavanderia.

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Casciuni: Cassettone, specie nei comò.

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Cascittuni*: Come vili, pigro.

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Cassariata: Passeggiata con ostentazione di eleganza.

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Castagnuleddu: Topolino.

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Catàmmari catàmmari: Lentamente.

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Catanannu: Bisnonno.

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Cattigghiu: Solletico.

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Catuniari: L'atto di chi critica e disapprova continuamente.

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Càusi: Pantaloni. Anche "canzi" nel nisseno.

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Cavateddi: Tipo di pasta a forma di conchiglia.

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Cavatuna: Palline di impasto dolce schiacciate in modo da renderle cave.

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Cazzalatùmmula: Caduta rovinosa o esercizio ginnico. Comunque qualcosa che provoca un capovolgimento.

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Cazzalora: Pentola, casseruola.

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Cazzuni: Specie di pesce, detto anche "Pisci Palumma".

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Cèrniri o Cènniri: Setacciare.

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Cèusu: Gelso. I frutti, gelsi, si dicono "Cèusi".

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Chianciulinu*: Detto per persona che recrimina su tutto, spesso senza motivo. Anche persona che non sa perdere.

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Chiappa: Grosso pezzo di tufo.

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Chiàppara: Cappero.

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Chicchiàri: Balbettare, da cui deriva il nome "checcu", balbuziente.

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Chiaccu: Cappio.

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Chianchi: Scogli al livello del mare.

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Chiantari: Piantare.

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Chiattu: Piatto, aggettivo, anche fig.

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Chicchiriddu: Ciuffetto di capelli che rimane alzato.

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Chinu: Pieno.

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Chiossài: Di più.

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Chirca: Cresta.

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Chircu: Specie di ciambella fatta di stracci che le donne mettevano sulla testa per trasportare oggetti.

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Chiumazzu: Cuscino, guanciale.

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Chiummatuna: Schioppettata, colpo di fucile.

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Ciaccatu*: Lesionato. Anche volgare

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Ciacchiciùca: Piatto siciliano composto da peperoni e melenzane in padella.

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Ciàccula: Arnese di legno usato nella processione dei "Misteri" di Trapani per indicare con un tipico rumore ai portatori dei gruppi di iniziare a camminare.

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Ciacculèru: Tipo che si mette in mostra, da colui che porta la "ciaccula".

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Cialoma: Canto, preghiera, invocazione dei pescatori di tonno durante la pesca.

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Cianciana: Campanella. Fig. "Chi ciancianedda chi sì", rivolto a persona noiosa e petulante.

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Ciancianiari: Chiacchierare allegramente.

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Ciaramedda: Zampogna. "Ciaramiddaru" è lo zampognaro.

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Ciarameddu: Capretto.

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Ciaramìri: Tegole del tetto.

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Ciaraveddu: Capretto.

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Ciaulazza o Ciàula: Gazza.

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Ciaurrina: Dolce di miele cotto fatto in varie forme.

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Cìcara: Tazza. Tazzina da caffè.

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Cicilì: Biscotto a forma di colomba con uovo sodo, dolce Pasquale, prodotto tipico di Militello Val Catania.

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Cicireddu: Detto per i piccoli ceci. Anche volgare.

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Ciddittu: Rubinetto. Anche "Cillitta".

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Cileccu: Gilet.

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Ciminu: Semi di anice.

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Ciocca: Chiocia, gallina.

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Cipudda: Cipolla.

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Cirasa: Ciliegia, forse dal francese "cérise".

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Cirottu: Crema per lucidare le scarpe.

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Ciumi: Fiume.

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Ciuncu*: Malandato, dolorante.

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Ciunna: Fionda.

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Ciunnuni: Striscia, specie sulla fiancata di una macchina, causata dolosamente.

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Cocciu o Cuocciu: Chicco o acino. O anche un pò di qualcosa.

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Coffa*: Fardello. Indica anche nel linguaggio parlato il fondoschiena, anche in modo figurato per dire fortuna.

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Contreventri: Parte del tonno, vicina alla pancia.

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Coppu: Involucro di carta usato dai fruttivendoli.

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Corcu: Gancio.

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Corda: Corda, ma anche "carica", specie per gli orologi che ne hanno bisogno.

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Cosetta/Cuasetta: Calzino.

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Cozzu: Nuca. Indica anche la parte iniziale e finale del pane.

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Crapuliatu: Tritato.

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Crastu: Agnellone.

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Crastuna: Lumaconi.

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Criscenti: Lievito.

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Crispeddi: Frittelle, non crespelle.

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Cristianu: Uomo, nel senso generico.

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Crivu: Setaccio.

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Crozza: Teschio.

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Cubbàita*: Croccante di semi di sesamo e miele.

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Cuccàrisi o Curcàrisi: Coricarsi, andare a dormire.

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Cucchia d'agghi: Treccia d'aglio.

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Cucchiteddi: Biscotti di mandorle e zucca candita.

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Cuccìa: Dolce di chicchi di grano che si prepara per S.Lucia.

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Cuculuni: Trottola.

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Cucuzza baffa: Zucca.

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Cudduneddi: Piccoli dolci a forma di anello. Ciambelle.

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Cudduruni: Specie di pizza o focaccia molto condita con pomodoro e altro.

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Cuffiteddi: Ravioloni dolci ripieni di fichi, mandorle e noci.

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Cufinu: Grossa cesta.

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Cufularu: Cucina a legna in muratura.

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Cugnatedda: Scure, col manico corto.

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Cugnu: Pezzo di legno da mettere sotto un mobile per non farlo traballare.

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Culunnetta: Comodino.

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Cumiddiuni: Aquilone.

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Cummanaggiu o Cumpanaggiu: Companatico.

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Cummigghiari o Cummogghiari: Coprire.

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Cuncunedda: Conchetta. Bere "a cuncunedda" significa bere dalle mani.

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Cunsumatu: Rovinato, anche figurato.

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Cuntari: Raccontare.

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Cunuttàrisi: Consolarsi.

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Cunzari: Condire. O anche acconciare, adornare.

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Cuppinu: Mestolo.

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Cura di traunàra: Tromba d'aria. Forse trae origine da coda e tornado in lingua siciliana.

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Currìa: Cintura di cuoio. Da non confondersi con l'imperfetto del verbo correre, prima e terza persona singolare.

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Curtigghiu: Pettegolezzo, da voci di cortile.

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Cusciuliari: Passeggiare per le strade.

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Custurèri: Sarto.

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Cùtini: Cotenna del maiale.

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Cuttigghiara o Curtigghiara*: Donna di cortile, cioè donna che grida, prepotente.

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Cutu: Sasso liscio.

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Cutuliari*: Dare fastidio.

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