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GLI EDITTI DI TEODOSIO

CONTRO

LA RELIGIONE TRADIZIONALE

 

Località: Impero Romano

Epoca: IV secolo d.C. - Imperatore Teodosio

 

Il decreto del febbraio 391: vietato entrare nei templi

Il 24 febbraio 391 l'imperatore Teodosio, detto dai cristiani "Il Grande", battezzato nel 380, emise il provvedimento legislativo "Nemo se hostiis polluat", che:

- rinnovava la messa al bando di qualunque sacrificio, pubblico o privato;

- vietava le tradizionali cerimonie di Stato ancora in uso a Roma:

- vietava per la prima volta l'accesso ai santuari e i templi: "nessuno si avvicini agli altari sacrificali, cammini all'interno dei templi o veneri immagini forgiate da mani umane";

- proibiva in maniera esplicita l'apostasia dal cristianesimo, pena la perdita dei diritti testamentari.

Il provvedimento era stato fortemente voluto dal nuovo ministro degli Interni, il cattolico Rufino, e da sant'Ambrogio vescovo di Milano, d'accordo con i gruppi di monaci impegnati a saccheggiare e distruggere illegalmente templi pagani nelle province orientali.

Le tradizioni e il patrimonio della cultura classica veniva cancellato da un provvedimento modellato sul comportamento tenuto dal popolo ebraico nei confronti della religione dei popoli cananei.

Il decreto del 16 giugno 391: estensione delle proibizioni

Il decreto del 16 giugno 391, emanato ad Aquileia, estende le disposizioni precedenti anche all'Egitto, dove Alessandria godeva, da antica data, di speciali privilegi relativi ai culti locali, comprese le cerimonie sacrificali.

I pagani pregano in casa

Sotto l'effetto della persecuzione molte case divennero luoghi di culto, dove i pagani si riunivano per continuare nella religione tradizionale.

Il terzo editto del 391: distruggete i templi

Con il terzo editto del 391 la persecuzione s'intensificò e molti si sentirono autorizzati ad iniziare la distruzione degli edifici pagani.

Ad Alessandria il vescovo Teofilo iniziò una sistematica campagna di distruzione dei templi.

Il tempio di Serapide, divinità greco-egizia che riuniva in sè Zeus ed Osiride, venne assediato dai cristiani. Il vescovo Teofilo ed il prefetto Evagrio, insieme con gli uomini della guarnigione militare, iniziarono l'opera di demolizione. Il vescovo Teofilo volle dare il buon esempio dando il primo colpo contro la colossale statua del dio Serapide.

Analoghi episodi avvennero a Petra, Areopoli, Canopo, Eliopoli, Gaza e in molte altre località. L'imperatore Teodosio non intervenne mai per fermare i cristiani.

In Gallia san Martino di Tours non volle rimanere indietro rispetto al vescovo Teofilo ed iniziò una campagna di distruzione.

Il quarto editto del 392: pena di morte

Il quarto editto venne emanato a Costantinopoli da Teodosio l'8 novembre del 392. Secondo gli storici Williams e Friell "l'editto era caratterizzato da una intransigenza così assoluta nei confronti delle tradizioni locali da poterla paragonare a quella di un regime dittatoriale ateo che criminalizzasse le uova di Pasqua, l'ulivo, i biglietti natalizi, le zucche di Halloween e persino alcune abitudini universali, come quella dei brindisi".

L'editto prevedeva:

- la pena di morte per chi effettuava sacrifici e pratiche divinatorie

- la confisca delle abitazioni dove si svolgevano i riti

- multe pesanti per i decurioni che non applicavano fedelmente la legge

- la proibizione di libagioni, altari, offerte votive, torce, divinità domestiche del focolare, corone e ghirlande, fasce sugli alberi, ecc.

 

 

Riferimenti bibliografici:

Williams S. - Friell G.

Teodosio - L'ultima sfida
ECIG
     

 

 
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