il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Acqua Caruso

Acqua minerale naturale Vitologatti

Annullo filatelico per il centenario dell'U.S. Salernitana

Azienda Centrale del Latte

Banca del Mezzogiorno

Banca Popolare Cattolica Salernitana

Banca Salernitana

Cantieri navali salernitani

Cassa di Risparmio Salernitana

Circuito automobilistico cittadino

Comune di Salerno

Concorso ippico nazionale

Donazione Carucci al Museo archeologico provinciale

Ernestine Ceramica

Fabbrica di cioccolato Avallone

Fanciulle dell'Ottocento salernitano

Inaugurazione del monumento ai martiri del salernitano

Industrie Schlaepfer Wenner & C.ia

Liquore Venere

la Locandina ingannatrice

Manifatture Cotoniere Meridionali

Molini e Pastifici Antonio Amato

Molino e Pastifici Domenico Scaramella

Mostra futurista

89° reggimento Salerno

Pastificio Giuseppe Dini

Salerno in francobolli

Settimanale don Chisciotte

Società Anonima Laterizi (S.A.L.I.D.)

Società Anonima per le Bonifiche

Tramways Electriques de Salerne


 

 

 

 

 

Acqua Caruso. Le sorgenti, site al frutteto della villa di Francesco Guida, a Spitilli e Caldarea, al rione Gelso, sono acquisite, nel 1883, da Beniamino Caruso, che avvierà l'imbottigliamento dell'acqua ed edificherà un primo stabilimento per bagni; un secondo, sorgerà, al 1900, in prossimità del fiume Irno, in stile liberty. Nel 1901 e nel 1906, all’Acqua Caruso di Salerno viene attribuita la medaglia d’oro all'Esposizione Universale delle Acque di Parigi. Nel 1912, l'intera proprietà è acquisita da Maddalena Preisig, il cui marito, Alfredo Campione, avvierà, nel 1918, una ristrutturazione dalle fondamenta del complesso. Il periodo fra gli anni venti e cinquanta fu quello del massimo splendore, poi il lento declino, di cui fu tentato un recupero con un nuovo progetto del 1960 che non vedrà mai l'avvio. L'anno della definitiva chiusura è il 1975. 

 

Le Terme Caruso in un dipinto di Antonio Ferrigno, anni venti del Novecento.


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Acqua minerale naturale Vitologatti. La Società Vitolo-Gatti si costituì il 20 giugno 1873 per lo sfruttamento delle sorgenti di acque minerali poste a ridosso del torrente Grancano, in un fondo appartenente alla famiglia Gatti. Sottoposta a periodici controlli anche da parte degli esperti dell’Università di Napoli, l’acqua fu sempre dichiarata ottima per la salute pubblica; le sue qualità terapeutiche erano state ampiamente riconosciute e veniva indicata come curativa in molte malattie interne, tra cui quelle dello stomaco, del fegato e delle vie urinarie. È con la diffusione delle bottiglie in plastica, che rendeva inutile lo sterilizzatore per i vetri, un tempo fiore all'occhiello dell'imbottigliamento, che l'azienda perderà progressivamente mercato. La chiusura avverrà nel secondo quinquennio del Duemila.


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Annullo filatelico per il centenario dell'Unione Sportiva Salernitana 1919. Per celebrare i cento anni della Salernitana, l'emittente LIRATV e l’associazione 19 giugno 1919 realizzarono due cartoline celebrative la cui affrancatura fu annullata il 19 giugno 2019 da un timbro appositamente realizzato da Poste Italiane.  

A sinistra, una delle due cartoline; a destra, l'annullo filatelico..


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Azienda Municipalizzata Centrale del Latte. Creata nel 1928 come Centro Latte,  gestito prima dal Consorzio alimentare, poi dal Consorzio Cooperativo tra produttori, venditori e consumatori, è trasformata in azienda municipalizzata con sede prima in via Posidonia, poi, dal 1966, nell'impianto di Fuorni. Nel 2015 la proprietà è ceduta dall'ente Comune (amministrazione De Luca) al Gruppo Newlat food SpA.

 

A lato: bottiglia anni cinquanta per il latte irradiato per la prevenzione del rachitismo infantile.

In basso: la sede di via Posidonia nel corso dell'Operazione Avalanche (1943).

 

 

Secondo diverse fonti, il Centro Latte sarebbe divenuto Centrale Municipalizzata nel 1945, ma essa compare già nella Gazzetta Ufficiale del Regno del 28 agosto 1940, mentre nella stessa Gazzetta del 14 marzo 1938 compare il Consorzio Cooperativo del Latte fra produttori, venditori e consumatori gestito del commissario governativo Michele Ragno.


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Banca del Mezzogiorno. Costituita nel 1922, un biennio dopo era in gravi difficoltà, come scrisse il giornale Il Risorgimento Salernitano il 25 febbraio 1924, per cui fu chiamato alla presidenza il manager d'impresa Luigi Barracano, noto per i suoi molteplici successi nelle più disparate attività imprenditoriali, nella speranza che potesse imprimerle quell'impulso necessario per avviarla a destini più fulgidi. Ma neanche il Barracano faceva miracoli, per cui la banca scomparve nel giro di qualche anno.

Per la biografia di Luigi Barracano si veda la scheda in nati in città.


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Banca Popolare Cattolica Salernitana. Fu fondata a fine del 1909, con operatività dal 1910, da monsignor Arturo Capone, che coinvolse nel progetto importanti personaggi della borghesia cittadina di allora, quali il fratello Alfredo, con il ruolo di Direttore Generale, e, nei ruoli di Consiglieri di Amministrazione, Carlo Carucci, Filippo Giordano, Alberto Capone, Francesco Zarra, Vincenzo Garzillo, con sindaci Alfredo De Crescenzo, Vincenzo Travaglini, Salvatore Di Muro.

La banca ebbe una rapida espansione, con sedi, oltre la centrale di Salerno, a Napoli e a Lauria e un numero crescente di filiali sparse in Campania: sette nel 1916, diciassette nel 1920, ventotto nel 1925-27. A tanto, nel 1918, si era aggiunto il possesso del calzaturificio La Vittoria di Cava dei Tirreni. Tale gigantismo, associato ad una serie di fattori esterni, gli stessi che porteranno alla crisi generalizzata del 1929, e aggravato da una amministrazione disinvolta, spesso al limite del Codice penale con sospetti di interessi personalistici, specie a carico dell'avvocato Alfredo Capone, condurranno ad un fallimento strisciante dell'istituto iniziato nel 1921 e conclusosi nel 1927.         

A lato: Certificato per una azione dato in Salerno l'11 marzo 1920 a favore di Carlo Bartilotti di Napoli.

Per la biografia di monsignor Arturo Capone si veda la scheda in nati in città. Per la sede salernitana della banca si veda la pagina Palazzo Pedace.


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Banca Salernitana. Costituita il 9 marzo 1884 con un capitale sociale di un milione cinquantamila lire diviso in quindicimila azioni da settanta lire cadauna, con sedi in Salerno e Cava dei Tirreni e agenzie ad Angri, Battipaglia, Castellabate, Eboli e Pontecagnano, si occupava di attività bancarie in ambito nazionale con servizi di esattoria e riscossione. Compare nell'elenco delle banche della provincia di Salerno compilato dal Ministero del Commercio in data 13 ottobre 1930.

Scomparirà con il tramontare del Regno d'Italia che l'aveva vista nascere.  

 

A sinistra: certificato azionario per cinquanta azioni datato 27 marzo 1920. A destra: cartolina pubblicitaria con sovrimpresso il timbro Sede di Cava dei Tirreni.


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Cantieri navali salernitani. I cantieri operavano alla Torre Angellara ed erano diretti dall'ing. Errico Moscati sotto la presidenza dell'ing. Antonio Santoro. Loro fiore all'occhiello sarà la realizzazione del Generale Diaz, un motoveliero lungo quarantatre metri per una stazza di ottocento tonnellate, varato nel 1920. 

 

A lato: Titolo al portatore da cinque azioni per il valore di cinquemila lire su una emissione per due milioni, datato 1921.


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Cassa di Risparmio Salernitana. Autorizzata ad operare con Regio decreto del 6 giugno 1862, nacque per iniziativa di Giovanni Centola, allora presidente del Consiglio provinciale, con un fondo di dotazione di duemila ducati, interamente sottoscritto dalla Provincia, cui spettò la nomina del Consiglio di amministrazione. Già sul finire dell’Ottocento contava cospicui crediti in sofferenza, ma sarà la crisi del 1929 a minare definitivamente la stabilità dell’Istituto a causa del perdurante ritiro dei depositi, che da ventuno milioni di lire all’inizio del 1930 crollarono a undici milioni alla fine dell’anno. Il timore di un possibile crack spinse il governo a cercare una soluzione, che venne trovata in un assorbimento da parte della Cassa di Risparmio del Banco di Napoli, il che avvenne il 18 giugno 1931, a poco più di sessantanove anni dalla fondazione.


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Circuito automobilistico cittadino. Si corse dal 1953 al 1961, prima sotto il nome di Circuito del lungomare (1953-54), poi sotto quello di Gran Premio Città di Salerno (1955-61), con monoposto di formula 3 (1953-1957), poi rinominate di Formula Junior. Questa tre giorni automobilistica, fra prove, batterie eliminatorie e gara, attrasse una moltitudine di spettatori e piloti italiani e stranieri allora in auge, fra cui i vincitori Berardo Taraschi (1953, 54, 55, 57 e 59), Sesto Leonardi (1956), Carmelo Genovese (1958), Colin Davis (1960), Raffaele Fiordelisi (1961).

Nonostante si corresse ancora nel 1961, la kermesse aveva avuto tragico termine con l'edizione precedente, quando il pilota belga Jean Blanc, al secolo Sorgheles Saveniers, perse il controllo della vettura, urtò un albero e travolse degli spettatori assiepati senza protezioni adeguate, causando la propria morte e quella di uno spettatore.    

 

 


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Comune di Salerno. Prestito obbligazionario emesso durante il primo mandato del sindaco Matteo Luciani il 17 novembre 1871.


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Concorso ippico nazionale. Promosso dall'Ente Provinciale per il Turismo, si tenne dal 1953 al decennio successivo al Campo di Marte della caserma Salvatore Angelucci, più comunemente alla Piazza d'armi di Torrione, con la partecipazione delle amazzoni e dei cavalieri più in auge all'epoca, fra cui i fratelli Piero (oro agli europei 1959) e Raimondo (oro all'olimpiade di Roma 1960 e ai mondiali 1956 e 1960) D'Inzeo.


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Donazione Carucci al Museo archeologico. Istituito nel 1928 in Palazzo Sant'Agostino, con la direzione del prof. Antonio Marzullo e la denominazione di Vittorio Emanuele II, il Museo archeologico provinciale, poi trasferito al Castel Nuovo di San Benedetto, raccolse, oltre i reperti provenienti dai numerosi scavi intrapresi sul territorio dall’Amministrazione provinciale, quelli di diverse donazioni fatte da privati, fra cui cospicua fu quella, nel 1932, della signorina Elvira Carucci, figlia di Paolo (Caggiano 1842 - Napoli 1925), che era stato il primo scopritore, nel 1897, del deposito archeologico all’interno delle grotte dell'Angelo di Pertosa, e sua esecutrice testamentaria.

La vicenda è narrata dal fascicolo 39 dell'archivio del museo intitolato Collezione preistorica Carucci che contiene la corrispondenza intrattenuta dal professor Marzullo con diversi interlocutori che, a vario titolo, contribuirono all’acquisizione della collezione e tre elenchi, di cui uno scritto di pugno di Paolo Carucci, nei quali vengono fornite alcune informazioni riguardo ai centoventotto reperti donati, provenienti in gran parte dalla grotta di Pertosa ed in minima parte dalla grotta di Caggiano.

Attualmente la Collezione Carucci è esposta al piano terra del Museo archeologico provinciale nel percorso crono-topografico Salerno, provincia archeologica.


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Ernestine Ceramica. Costituita nel 1948 dall'architetto Matteo d'Agostino e dall'americana Ernestine Virden Cannon, socia e compagna nella vita, prima presso la fornace di Brignano, poi nello stabilimento di via Irno, l'impresa si specializza nella creazione di oggetti d'arte di altissimo livello. Il marchio conquista il mercato mondiale attirando acquirenti quali Jacqueline Kennedy, i reali del Belgio e quelli d'Inghilterra, anche grazie alle innovazioni tecniche introdotte dal chimico ingegnere ceramico tedesco Horst Simonis. La produzione continuerà oltre la morte di Matteo (6 luglio 1968) e di Ernestine l'anno successivo con assetti proprietari e localizzazioni diverse, ma la fase aurea era finita per sempre.  


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Fabbrica di cioccolata Pasquale Avallone. Premiata con medaglia d'oro e gran premio all'Esposizione di Roma 1911. L'incarto si riferisce alla produzione 1919-20.


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Fanciulle dell'Ottocento salernitano

A sinistra: Bartolomeo Pinelli, Costume d'Italie méridionale, Salerno (anni venti dell'Ottocento), Musée des Beaux-arts, Orléans.

A destra: Théophile Emmanuel Duverger, Jeune fille de Salerne (anni quaranta dell'Ottocento).


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Inaugurazione del monumento ai martiri politici del salernitano. L'opera di Gaetano Chiaromonte (1872-1962) fu inaugurata il 16 giugno 1912, presenti tutti i politici del momento, fra cui il senatore Matteo Mazziotti dei baroni di Celso, ex consigliere provinciale di Salerno per il mandamento di Pollica (1878-1907) ed ex sottosegretario al Ministero delle poste e telegrafi (1896-1898) e al Ministero delle finanze (1901-1903).

Essendo il fortunato possessore di una Tessera d'ingresso al Palcoscenico del teatro Verdi per le ore 14 di quel giorno, avreste potuto vedere da vicino il senatore e gustare appieno il suo eloquio.

Per la biografia di Gaetano Chiaromonte si veda la scheda in nati in città.


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Industrie tessili Schlaepfer Wenner & C.ia. Fu costituita il 7 aprile 1835 per l'acquisizione della Vonwiller, operante nel campo tessile in Fratte di Salerno dal 1829. Il 15 maggio 1918 fu acquisita dalla Banca Italiana di Sconto e incorporata alle Manifatture Cotoniere Meridionali.

Etichette per tessuti. L'ultima si riferisce alla Società anonima Cotonifici Riuniti di Salerno costituita il 25 maggio 1916 con la fusione della Schlaepfer Wenner & C. con la Aselmeyer & C., che l'anno successivo assorbirà la Amadeo Berner & C.


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la Locandina ingannatrice. Locandina relativa ad un incontro di calcio del 22 marzo dell'anno XIV dell'Era Fascista (1936) fra le squadre campane allora militanti in Serie C dell'Unione Sportiva Fascista Salernitana e dell'Associazione Calcio Benevento che pare invitare gli sportivi salernitani a recarsi al Campo Littorio, oggi Stadio Comunale Donato Vestuti, a sostenere gli atleti del sodalizio cittadino.

Invece no!

La locandina proviene dal Museo del Sannio e fu data alle stampe nella tipografia Di Toma a Benevento, per cui, nonostante la Salernitana sia nominata per prima, la partita era Benevento-Salernitana e l'invito accorato era rivolto agli sportivi beneventani perché portassero il loro incitamento al loro Campo Littorio, oggi Stadio Comunale Gennaro Meomartini.

 

La partita, 21ª giornata della stagione 1935-36, vide la vittoria del Benevento per 1 - 0 con rete al settantesimo di Lido Nelli. La Salernitana terminò il campionato al 6° posto, mentre il Benevento ottenne lo sperato 4° a pari punti con il Civitavecchiese.   


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Liquore Venere. Specialità della Premiata Ditta Ernesto Veneri, fornitrice della real Casa Savoia.


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Manifatture Cotoniere Meridionali S.p.A. Erede della Roberto Weller e C., a sua volta derivazione dalle salernitane Industrie tessili Schlaepfer Wenner & C., fu costituita a Napoli il 7 gennaio 1913 con sede al civico 5 di via Medina, dal quale passerà al civico 8 di via Sanfelice. Il 15 dicembre 1918 fu acquisita dalla Banca Italiana di Sconto per passare, nel 1930, al Banco di Napoli. Cessa come S.p.A. nel 1970, quando il gruppo industriale passa all'ENI e la sede è riportata alla palazzina liberty di Fratte. Nel 1995, nell'ambito della politica delle privatizzazioni, l'ENI lo cede a Guanni Lettieri, allora presidente dell'Unione Industriali di Napoli, che, con modalità che furono oggetto di una interrogazione parlamentare del senatore Andrea De Simone, smantellerà i poli industriali di Angri e di Fratte e sull'area di quest'ultimo costruirà un centro commerciale  inaugurato il 5 dicembre 2016.

In alto: bozzetto pubblicitario, etichetta per tessuti, palazzina liberty dello stabilimento di Fratte di Salerno.

In basso: certificato azionario nominativo per cinquanta azioni da centocinquanta lire ciascuna intestato al Credito Italiano in data 20 novembre 1944. Da notare in basso il fascio littorio, nonostante l'avvenuta caduta del fascismo da oltre un anno (27 luglio 1943).   


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Molini e Pastifici Antonio Amato. La Antonio Amato & Co. Molini e Pastifici S.p.a. fu costituita in Salerno nel giugno 1958 in sostituzione della Rinaldo & Amato, operante fin dal 1868 come S.a. Rinaldo & C. Un nuovo stabilimento fu costruito tra il 1959 e il 1961 nella periferia est della città, consentendo all'azienda un crescente affinamento delle tecniche produttive che appariva inarrestabile.

Sarà portata al fallimento il 20 luglio 2011 con l'accusa di bancarotta fraudolenta per dodici persone, tra le quali il presidente Antonio Amato, i figli e l'ex parlamentare Paolo Del Mese.


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Molino e Pastifici Domenico Scaramella (già Molini a cilindri e Pastificio). Impresa fondata nel 1889 con la costruzione di on primo stabilimento al corso Vittorio Emanuele, esteso dalla Ferrovia alla via Santi Martiri Salernitani; un secondo, fu realizzato nel 1905, sul litorale a meridione della stazione ferroviaria, dotato di un lungo pontile per imbarcare direttamente attraverso navette di raccordo la pasta e le farine sui transatlantici che partivano per l'America. Il 26 settembre 1937, alla convocazione dell'assemblea ordinaria dei soci, il capitale sociale risulta in nove milioni di lire. Il 1955 sarà l'anno del termine delle produzioni.  


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Mostra futurista. Dal 17 al 30 settembre 1922, in Salerno, presso le scuole comunali, si tenne una personale del pittore futurista Enrico Prampolini (1894 - 1956), presentata da una prolusione tenuta dal poeta, scrittore e teorico del futurismo Filippo Tommaso Marinetti (1876 - 1944) al cinema Elisa (poi Astra, oggi rudere fra il corso Vittorio Emanuele II e la via San Benedetto) il giorno 22. L’evento ebbe ampia eco sulle pagine di uno dei primi numeri del periodico È permesso, che lo annunciò, con il Manifesto Futurista ai Salernitani, come una ventata di giovinezza che passerà su la vecchia Salerno. In onore del padre del futurismo si organizzò un banchetto al ristorante Santa Lucia e una serata di gala al Circolo Sociale. Un mese dopo, la Marcia su Roma darà l’avvio all’era del fascismo, che assimilerà futurismo e mito della giovinezza eroica con libro e moschetto.


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89° reggimento Salerno. A seguito del decreto del 4 settembre 1884, il 1° novembre successivo fu formata la brigata Salerno costituita dai reggimenti 89° e 90° di stanza a Bologna, ove, il 14 marzo 1885, nel corso di una solenne cerimonia, le rispettive bandiere, dono del comune di Salerno, furono benedette.

La brigata sarà alla guerra di Abissinia (1895-96), ai soccorsi per il terremoto di Messina, ove si trovava di stanza nel 1908, alla guerra italo-turca (1911-12), alla Grande guerra, ove subirà ingentissime perdite, fino al quasi annientamento, nelle giornate di Caporetto.

A seguito della legge 11 marzo 1926 per il riordino del Regio esercito, la brigata fu sciolta, per cui l'appellativo Salerno sarà ereditato dai due reggimenti inquadrati nella 5ª divisione Cosseria impiegata nella campagna d'Etiopia (1935-36), nell'occupazione della Francia (1940-41), nella campagna di Russia (1941-42). Dopo l'8 settembre, la divisione fu sciolta e con essa i due reggimenti Salerno, ma l'89° sarà ricostituito il 1º luglio 1958, come Centro addestramento reclute, con sedi fra Imperia e Savona,  

A metà degli anni settanta l'89° è trasferito a Salerno, presso la Caserma Antonino Cascino  Qui verserà un ultimo contributo di sangue nella persona del caporale Antonio Palumbo, vittima delle Brigate Rosse. Del 31 gennaio 1991 è lo scioglimento definitivo dell'unità  .  


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Pastificio Giuseppe Dini.

Sopra: il vecchio immobile alla località San Vito


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Salerno in francobolli.

 

 

In alto: Castello di Arechi (1992), Università (1996), Scuola medica (2007).

In basso: 20° anniversario della fondazione Genovesi (2007). Linea ferroviaria Alta Velocità (2010), Giardino della Minerva (2014).


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Settimanale don Chisciotte. Nel 1944, il giornalista e scrittore Giuseppe Alliegro (Padula, 14 gennaio 1916 - Napoli, 26 ottobre 1987) fu autorizzato dal Comando alleato P.W.B. di Salerno a pubblicare il settimanale don Chisciotte, che risulterà essere la prima voce satirica anti nazifascista in campo nazionale. Purtroppo, la sua satira non risparmiò nemmeno aspetti dei governi Badoglio, per cui il prefetto ne dispose la chiusura. Alliegro, però, ricorse al Consiglio di Stato che, con sentenza della Quarta Sezione del 30 maggio 1945, ridiede voce al periodico intanto trasferitosi a Napoli. Cesserà la pubblicazione agli inizi degli anni Cinquanta.    


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Società Anonima Laterizi, Industrie Diverse (S.A.L.I.D.). Fu costituita in Salerno il 13 maggio 1915 con impianto industriale nei pressi dell'Irno, una durata societaria prevista in trenta anni e un capitale sociale di ottocentomila lire, elevabile a un milione cinquecentomila lire, diviso in milleseicento azioni da cinquecento lire cadauna. Il 20 febbraio 1939 acquisì, mediante incorporazione, la Società Anonima Fornaci Luca De Meo con impianto industriale in Formia; contestualmente trasferì la sede in Roma e prorogò la durata societaria fino al 31 dicembre 1968. Successivamente, il capitale fu portato prima a due milioni centotrentaquattromila lire, poi (25 aprile 1945) a cinque milioni cinquecentomila. Nel dopoguerra, nonostante i danni subiti, l’azienda ebbe un periodo di forte sviluppo, raggiungendo la massima espansione all’inizio degli anni sessanta. La crisi del 1966, che ne determinò la chiusura, investì l’intero settore, penalizzato dall’utilizzo di nuovi materiali.

Acquisita dal comune, l'area dell'impianto salernitano è stata trasformata nel Parco dell'Irno inaugurato il 20 settembre 2008. 

 

 

Nell'immagine due certificati azionari, il'uno al portatore dalla sede di Salerno in data 8 dicembre 1915, il'altro nominativo dalla sede di Roma in data 10 novembre 1945.


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Società Anonima per le Bonifiche. Costituita il 2 luglio 1923 in Milano con capitale sociale di seicentomila lire, poi aumentato a lire due milioni cinquecentomila l'8 luglio 1929, fu trasferita a Salerno il 26 aprile 1930, ove il capitale fu portato a cinque milioni di lire diviso il cinquantamila azioni da cento lire cadauna il 24 marzo 1931 e dove opererà fino al 31 dicembre 1950.

Nell'immagine un certificato azionario per duecento azioni al portatore dato in Salerno in febbraio 1935, poi trasformato in nominativo il 27 luglio 1942 a favore dell'ingegnere Bruno Valsecchi di Milano, con autenticazione della firme del Valsecchi del dottor Francesco Falvella, notaio in Salerno.


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Tramways Electriques de la Province de Salerne. Nel 1896, l'ingegnere Giuseppe Tajani avanzava all'ente Provincia di Salerno la richiesta di una concessione per la realizzazione di una tranvia a trazione elettrica sulla tratta Salerno-Vietri-Cava, il che gli fu concesso il 1° giugno di quell'anno, ma dovrà attendere fino al 1° aprile 1900 per ottenere il Regio decreto che confermava l'atto provinciale. Tuttavia, per più vicissitudini, soprattutto per mancanza di fondi, il progetto rimase nel cassetto fino al 14 maggio 1906, quando il Tajani vendette al sig. Edgard Iosz, delegato di un gruppo finanziario belga, la concessione con tutti i diritti, tra cui quello di portare la linea fino a Valle di Pompei, all’epoca rientrante nel territorio provinciale di Salerno. Il 18 ottobre successivo si costituiva la società Tramways Electriques de la Province de Salerne con sede sociale a Bruxelles, in rue du Marais, e con un capitale costituito da ventimila azioni da cento franchi cadauna, per un totale di due milioni, poi aumentato a quattro milioni cinquecentomila franchi ripartito in quarantamila azioni. La società è registrata a Salerno il 22 marzo 1907 con decreto del Tribunale Civile.

I lavori procederanno alacremente, tant'è che il 4 agosto 1909 viene inaugurata la prima tratta Salerno-Vietri-Cava; il 23 marzo 1910 è la volta della Cava-Pagani; il 15 giugno 1911 la linea è completata con la Pagani-Angri-Valle di Pompei. La Tramways Electriques de la Province de Salerne gestirà il trasporto pubblico fino al 1920, quando, nel giugno, un gruppo di industriali locali presieduti dal commendator Michele Coppola rileverà la società e trasferirà la sede sociale da Bruxelles a Cava dei Tirreni.

 

 

Nell'immagine due certificati azionari, il'uno sul capitale di due milioni di franchi, il'altro su quello di quattro milioni cinquecentomila.


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