il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Polveriera - via la Carnale, 1

 

Deposito di munizioni fra Ottocento e Novecento, da cui la denominazione di Polveriera, impropriamente Forte la Carnale, poiché storicamente tale denominazione non ebbe mai, si tratta della torre da costruirsi in località la Carnale, la cui edificazione, insieme all'altra da costruirsi in località l'Angellara, fu affidata dalla Regia Corte, nel 1568, ad Andrea de Gaeta di Coperchia, intraprenditore e maestro nell'arte del fabbricare, che, mentre per l'Angellara fece società con Leonardo de Lauletta, per la Carnale la fece con Salvatore de Grisa e Pirro Antonio Jovene, entrambi maestri costruttori di Cava. I lavori, avviati nel 1569, tant'è che il 13 dicembre di quell'anno si acquistarono da Giovanni Giacomo Gagliardo di Cava, intagliatore di pietre, trecentocinquantatre pietre lavorate a altre rustiche, per motivi che i documenti giunti fino a noi non chiariscono, andarono a rilento, tant'è che ben ventiquattro anni dopo, il 22 ottobre 1593, la Regia Corte citava Tommaso Gagliardi di Cava, garante di Andrea de Gaeta, al pagamento di una multa di ducati cinquecentosessantasette per non essersi consegnati i lavori al tempo stabilito, al che il citato, con il figlio Domenico e il socio Sebastiano de Palmerio, promette di completare le torri entro tre mesi.

Occupata da Ippolito di Pastina nel corso della rivolta del 1647-48, con l'avvento dei napoleonidi subì rimaneggiamenti notevoli, con l'aggiunta di corpi di fabbrica e cannoniere, fino a divenire il Forte San Giuseppe con Giuseppe Bonaparte re di Napoli (1805-1808); l'unità d'Italia porto altre aggiunte per adattarla a polveriera. Al tempo del sindaco Menna se ne progettò le demolizione, con lo spianamento della collina, per far posto a ulteriori speculazioni edilizie che, per fortuna, non andarono a buon fine.

 

La seconda immagine è un confronto fra l'aspetto originario della torre (a sinistra) tratto dalla tavola di Scipione Galiano del 1653 annessa a Salerno assediata dai francesi di Fabrizio Pinto e un'acquaforte (a destra) del 1842 di Achille Gigante, che mostra la torre con il corpo di fabbrica antistante per ospitare le cannoniere.

L'immagine in basso raffigura il prospetto attuale da occidente con le caditoie della torre originale imprigionate nelle costruzioni successive.

 

 

 

Particolare di una pianta di Salerno del 1903, quando la Polveriera conservava ancora la denominazione napoleonica di Torrione San Giuseppe. Si nota la ferrovia che all'epoca correva fra la torre e il mare.