il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Palazzo San Massimo - via San Massimo, 28

 

Nell'861, Guaiferio, figlio di Dauferio il Muto, si autoproclamò principe di Salerno a seguito della detronizzazione di Ademario ottenuta dalla sua famiglia di conti palatini. Nel novembre 868, egli dichiara di aver edificato San Massimo, chiesa e monastero, nella parte nuova della città, vicino casa mia. Questa affermazione ha fatto ritenere a schiere di storiografi che egli avesse edificato in Plaio Montis un nuovo palazzo principesco, abbandonando quello realizzato da Arechi nel cuore della città; qualcuno si è spinto fino a considerare la chiesa di San Massimo come una nuova cappella palatina in sostituzione di San Pietro a Corte. Naturalmente così non è, intanto perché il sacro palazzo del potere continuerà ad essere quello di Arechi fino alla edificazione normanna di Castel Terracena, poi perché mai San Massimo è citata come cappella palatina, infine perché Guaiferio risulta già dimorante nel Plaio Montis, in una casa che aveva acquistato dal nipote Dauferio nell’853, quindi ben prima di autonominarsi principe. Il complesso di San Massimo, dunque, non fu edificato presso un nuovo palazzo principesco, ma vicino all’abitazione privata dell’ex conte palatino Guaiferio.

Fra il settembre 1085 e l’agosto 1094, almeno per quanto si evince dalla documentazione giunta fino a noi, attraverso una serie di donazioni da parte dei molti soggetti che nel corso del tempo avevano acquisito parti del suo patronato, il complesso chiesa-monastero pervenne in possesso della badia di Cava. Della casa di Guaiferio non si avranno altre notizie dopo l'868 e scomparirà anche la casa monastica, tant'è che nel 1574 si parlerà di casa di San Massimo in un progetto per la realizzazione di una strada che avrebbe dovuto in parte demolirla, progetto che, poi, non avrà seguito. Nel 1579, in un atto di fitto, il palazzo della badia di Cava sito a San Massimo è descritto come consistente in membri inferiori e superiori, giardino e oliveto, confinante con la chiesa di San Massimo, con beni di Santa Sofia, con vie pubbliche e altri confini.

Il 16 ottobre 1664, la badia di Cava vende al signor Bartolomeo de Mauro il complesso ex monastero-chiesa, che è descritto come un ospizio di case con membri terranei e superiori: nove terranei e tredici superiori, uno dei quali sulla strada pubblica, con sottotetti coperti con tegole, con gradinata di fabbrica, con due portici coperti con loggia con gradinata discoperta, due corridoi, cortile, due giardini murati: uno a settentrione e uno a meridione con acqua fluente, con una cappella con l'icona di san Massimo a latere detta casa con piccolo largo avanti, a San Massimo, confinante con beni del collegio dei gesuiti da levante, con vie pubbliche, con beni degli eredi di Paolo de Rienzo, con beni del convento di San Francesco d'Assisi e altri confini.

Il 12 novembre 1690, si istituisce un mutuo sulle case palaziate di nuovo edificate, in più appartamenti e giardino, dei fratelli Fulvio Maria, chierico Tommaso e reverendo d. Gennaro de Mauro, a San Massimo, confinanti con beni dei gesuiti a oriente, con vie pubbliche e altri luoghi, a lo Monte. Nell'Apprezzo del Catasto onciario (foglio 502, particella 6), il 22 febbraio 1754, la casa palaziata, in possesso di Nicola di Mauro, in parrocchia di Sant'Eufemio e San Massimo, risulta divisa in tre appartamenti e altro braccio attaccato al giardino, consistente in una cappella sotto il titolo dei santi Eufemio e Massimo, con quattro rimesse, quattro stalle con cantine sotto e sessanta stanze sopra che formano più bracci e quattro giardini, confinante da mezzogiorno e tramontana con strade, da levante con il collegio dei gesuiti e signor d. Matteo Pinto, da ponente con via pubblica. Il 5 marzo 1755, i di Mauro vendono la proprietà ai fratelli d. Salvatore, d. Carmine e d. Pietro Antonio Parrillo, patrizi della città di Teano.

Successivamente sarà proprietà dei Vairo di Piaggine, nelle persone dei fratelli Giuseppe e Domenico, figli del medico Aniello, che vi morirà il 22 luglio 1886, poi, dal 1917, dei Maiuri; quindi sarà sede di convitto, di liceo artistico e infine rudere abbandonato a se stesso dall'incuria del Comune di Salerno, attuale proprietario. Nel 1997 prende forma il progetto Edifici Mondo per il recupero degli ex carcerari e di Palazzo San Massimo. Ma nulla se ne fece, poiché i fondi furono dirottati verso la voragine di piazza della Libertà, ove Vincenzo De Luca aspira siano deposte le sue ceneri.

 

 

 

In basso: cartoline pubblicitarie; le prime due del convitto, con immagini dell'ingesso e della chiesa; la terza del liceo artistico.