il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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l'indice è ordinato per data di istituzione o di introduzione nell'area geopolitica di Salerno

 

 

Ordine del Nodo o dello Spirito Santo

Ordine della Nave o degli Argonauti di San Nicola

Ordine della Luna Crescente

Ordine della Giara o del Giglio e del Grifo

Ordine dell'Ermellino

Ordine del Toson d'Oro

Ordine di San Giacomo della Spada

Ordine Costantiniano di San Giorgio

Ordine di San Gennaro

Ordine di Carlo III o della Concezione di Spagna

Ordine di San Ferdinando e del Merito

Ordine delle Due Sicilie

Ordine di San Giorgio della Riunione

Ordine di Francesco I

 

Ordine della Santissima Annunziata

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

Ordine Militare di Savoia

Ordine Civile di Savoia

Ordine della Corona d'Italia

Ordine al Merito del Lavoro (Regno)

Ordine Coloniale della Stella d'Italia

Ordine della Besa e Ordine di Scanderberg

Ordine Militare d'Italia

Ordine della Stella d'Italia

Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Ordine al Merito del Lavoro (Repubblica)

Ordine di Vittorio Veneto

 


 

 

 

 

 

 

Regno di Sicilia Citra, poi di Napoli

Ordine del Nodo o dello Spirito Santo

 

Dopo la morte di Andrea d'Angiò Ungheria, marito di Giovanna I, ella sposò Ludovico d'Angiò Taranto il 20 agosto 1347, che sarà proclamato re consorte il giorno di Pentecoste del 1352. Nell'occasione, egli istituì un ordine cavalleresco dello Spirito Santo sotto le regole religiose di San Basilio, che sarà detto del Nodo, in quanto la sua decorazione consisteva in un laccio di seta e oro ornato di perle, che il sovrano annodava al braccio del cavaliere dopo il giuramento di fedeltà. Il motto dell'ordine era Se Dieu Plait, frase che i membri portavano incisa sul pomo della spada. Luogo della riunione dei cavalieri, nell'anniversario dell'istituzione, la Pentecoste di ogni anno, era il Castel dell'Ovo, per rendere conto al sovrano delle attività svolte.   

 

A sinistra: stemma del regno di Sicilia (1277-1282), poi di Sicilia Citra (1282-1371), poi di Napoli (1371-1381) e Ludovico D'Angiò Taranto. A destra: frontespizio degli Statuts de l’Ordre du Saint-Esprit (Parigi, Bibliothèque nationale de France, fr. 4274)


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Regno di Napoli

Ordine della Nave o degli Argonauti di San Nicola

 

Carlo d'Angiò Durazzo fu incoronato re di Napoli da Urbano VI il 2 giugno 1381 con il nome di Carlo III. In quello stesso anno, istituì l'Ordine degli Argonauti di San Nicola, detto della Nave, poiché sua insegna era una nave d'argento sul mare tempestoso con il motto Non cedo tempore. L'effigie era riprodotta in una medaglia appesa al collo con un cordone di seta bianca e rossa intrecciata, chiuso da nappina e nastro anche bicolori, da indossarsi, nelle cerimonie, su una mantellina azzurra seminata di gigli d'oro. Il simbolismo si riferiva alla fortitudo della fede dei milites cristiani in mezzo al mare tempestoso dei destini umani, che non cedeva né alle burrasche né al passare del tempo; esso era anche allegoria della Chiesa di Roma, come nave della salvezza per i credenti. A patrono dell'ordine fu posto san Nicola, protettore dei naviganti, tant'è che Carlo III fece restaurare una chiesa a quel santo dedicata, posta nei pressi di Castelnuovo, che divenne il luogo di investitura e di adunata di quei cavalieri il 6 dicembre di ogni anno, solennità di san Nicola.

Nel 1425, Giovanna II procedette ad una ristrutturazione della chiesa, erigendo ad essa adiacente un ospedale per marinai poveri. Fu il viceré spagnolo don Pedro Alvarez de Toledo che, nel 1527, dovendo costruire nuove murazioni a Castelnuovo, fece smantellare l’intero complesso.

Fra i primi cavalieri dell'Ordine della Nave fu il salernitano Giannetto Protogiudice, patrizio del sedile di Portanova, conte di Acerra, creato da Carlo III gran contestabile del Regno.  

 

Nelle immagini: stemma del regno di Napoli (1381-1435) e Carlo III.


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Ducato di Angiò

Ordine della Luna Crescente

 

Renato d'Angiò Valois, duca di Angiò, di Bar e di Lorena, fu re di Napoli dal 1435 al 1442 con il nome di Renato I prima di essere estromesso da Alfonso d'Aragona. Nel 1464, istituì l'Ordine della Luna Crescente avente per insegna una falce di luna con incisa la parola loz, parte iniziale del motto loz en croissant "lode a chi cresce (in virtù)". Del collare furono insigniti circa sessanta cavalieri, fra cui alcuni esponenti dell'élite del regno di Napoli.

 

 

 

A sinistra: stemma di Renato I e suo ritratto. A destra: stemmi dei cavalieri della Luna Crescente Giovanni Cossa, conte di Troia; Roberto Sanseverino, principe di Salerno; Bartolomeo de Valori, duca di Gaeta.


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Regno delle Due Sicilie, poi di Napoli

Ordine della Giara o del Giglio e del Grifo

 

Il 2 giugno 1442, Alfonso V Trastamara, re d'Aragona e di Sicilia, entrava in Napoli aggiungendo i territori dello stato angioino alla sua corona e costituendo il Regno delle Due Sicilie. Nei territori peninsulari dello stato introdusse l'Ordine del Giglio e del Grifo, detto della Giara, poiché il suo collare era costituito da una serie di giare contenenti ciascuna tre gigli, dal quale collare pendeva un grifo reggente un cartiglio con il motto Per Bon Amor. Questo ordine era stato istituito dal padre di Alfonso, Ferdinando, il 15 agosto 1403 e posto sotto il patronato di Maria Vergine. A differenza degli ordini angioini che abbiamo visto, riservati alla cerchia dei re che li istituirono, l'Ordine della Giara, oltre che a nobili locali, fra i quali il salernitano Francesco de Vicariis, fu concesso a personalità di stati esteri, quali Goffredo Borgia, l'imperatore Federico III d'Asburgo, il doge di Genova Bernabò Adorno.

 

A sinistra: stemma del regno delle due Sicilie (1442-1458), poi di Napoli (1458-1516) e Alfonso V.

A destra: Federico III d'Asburgo con il collare dell'ordine.


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Regno di Napoli

Ordine dell'Ermellino

 

Alla morte di Alfonso V (27 giugno 1458), re delle Due Sicilie con il nome di Alfonso I, si dissolse l'unione fra l'isola e i territori continentali, poiché sul trono di Napoli fu chiamato Ferdinando, suo figlio illegittimo, mentre la Sicilia seguiva le sorti dell'Aragona con Giovanni II.

Il 29 settembre 1465, Ferdinando istituì l'Ordine dell'Ermellino ponendolo sotto il patronato di san Michele arcangelo, con il motto Malo Mori Quam Foedari, ossia preferisco morire che sporcarmi, riferimento alla credenza secondo la quale quell'animaletto preferisse la morte al macchiarsi della propria pelliccia  Questa simbologia di purezza non solo fisica, ma anche morale, fu cara a Ferdinando, tant'è che il suo mezzo carlino d'argento, coniato ad esaltazione sia dell'ordine creato che delle virtù del simbolo, presentava al dritto un ermellino passante con la scritta decorum e al rovescio, come per molte altre monete dell'epoca, lo stemma del regno di Napoli aragonese con i quarti invertiti: ossia in primo e in quarto Angiò e in secondo e terzo Aragona; la moneta, definita armellino, sarà emessa anche dai suoi successori Alfonso II e Ferdinando II.

Ritornando all'ordine, come l'altro del Giglio e del Grifo, sarà concesso sia a condottieri e grandi baroni del Regno che a signori di stati esteri. Fra i primi, l'ammiraglio Galeazzo Caracciolo; Pietro Guevara, gran siniscalco del Regno; Roberto Sanseverino, principe di Salerno; Andrea di Capua, duca di Termoli; Orso Orsini, conte di Nola; Antonio Piccolomini, duca di Amalfi. Fra i secondi, Carlo I il Temerario, duca di Borgogna; Federico da Montefeltro, duca di Urbino; Ercole d’Este, duca di Ferrara; Galeazzo Maria Sforza, signore di Milano; Alessandro Sforza, signore di Pesaro.

In alcune occasioni, l'Ordine dell'Ermellino era concesso insieme a quello della Giara, come alla investitura di Alfonso II (25 gennaio 1494), quando Goffredo Borgia fu insignito prima dell'Ordine della Giara, poi di quello dell'Ermellino. Entrambi gli ordini saranno assorbiti in ambito asburgico e andranno in disuso.  

 

 

 

Nelle immagini: stemma del regno di Napoli (1458-1501); Ferdinando I con il collare dell'ordine; moneta da mezzo carlino d'argento detta armellino nel conio di Ferdinando I.


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Regno di Napoli

Ordine del Toson d'Oro

 

Il 7 gennaio 1430 si celebrarono le nozze di Filippo III il Buono, duca di Borgogna, con Isabella d'Aviz. Per solennizzare l’unione, Filippo istituì l'ordine del Toson d'Oro sotto il patronato di Sant'Andrea. In seguito al matrimonio (1477) di Maria, nipote ed erede di Filippo, con l’arciduca Massimiliano I, l’istituzione passò alla casa d’Asburgo e divenne dinastica anche del Regno di Napoli quando (1516) Carlo V, figlio di Massimiliano e Maria, imperatore del Sacro Romano Impero, ebbe il titolo di re di Napoli con il nome di Carlo IV.

L'ordine ebbe essenzialmente carattere di onorificenza internazionale, tant'é che scorrendo i brevetti concessi vi troviamo grandi e piccole Case regnanti europee, quali Orleans, Aragona, York, Savoia, Tudor, Jagellon di Boemia e Ungheria, Vasa di Polonia, Oldebourg di Danimarca e Norvegia, Aviz del Portogallo, Grimaldi di Monaco, Valois, Medici, Farnese, d'Este, Montefeltro, Gonzaga, Liechtenstein.

Nell'ambito del Regno di Napoli, ricevettero il collare, classe unica dell'ordine, fra altri, membri delle famiglie Acquaviva, d'Avalos, Borghese, Branciforte, di Capua, Boncompagni, Cantelmo, Caracciolo, Carafa, Caetani, Cattaneo, Ceva Grimaldi, Colonna, Doria, Evoli, Ruffo, Filomarino, de Gennaro, Grifeo, Piccolomini, Pignatelli, Ravaschieri,  di Sangro, di Somma, Spinelli, di Tocco,  Reggio, Zunica, Sanseverino.

In alto, a sinistra: stemma di Carlo V come re di Napoli (1516-1554) e di Sicilia (1516-1556) e stemma asburgico degli stessi regni. A destra: Carlo V con il collare dell'ordine.

In basso: stemmi di Pietro Antonio Sanseverino di Bisignano, duca di San Marco, Toson d'Oro 1519; Paolo di Sangro, principe di San Severo, Toson d'Oro 1617; Ottavio Piccolomini d'Aragona, duca di Amalfi, Toson d'Oro 1644; Filippo Caetani, principe di Caserta, Toson d'Oro 1663; Marino Caracciolo, principe di Avellino, Toson d'Oro 1694.

 

 


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Regno di Napoli

Ordine di San Giacomo della Spada

 

Il 12 maggio 1522, papa Adriano VI unì l'Ordine di San Giacomo della Spada alla corona di Spagna e conferì a Carlo V d’Asburgo Spagna, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Napoli dal 1516 con il nome di Carlo IV, ed ai suoi successori il gran magistero.

Nato nel XII secolo in Spagna, con il duplice scopo di combattere i mori e di proteggere i pellegrini diretti al Santuario di Santiago de Compostela, fu posto sotto la regola di Sant'Agostino. Passato in amministrazione ai re cattolici nel 1493, come abbiamo visto, pervenne in area asburgica e fra Cinquecento e Seicento sarà il più sentito ordine nel regno di Napoli. Nel 1540 l'ordine prese sede in Napoli presso la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, ove si solennizzava il Santo il 25 luglio.

Nell'ordine erano ammessi solo aspiranti di estrazione nobile. Fino al 1653, l'ascendenza veniva richiesta solo nella genealogia paterna; successivamente si chiesero i quattro quarti di nobiltà.
 

A sinistra: stemma di Carlo V come re di Napoli (1516-1554) e di Sicilia (1516-1556); stemma asburgico dei due regni; insegna dell'ordine. A destra: Francisco de los Cobos y Molina (1477-1547) con il collare dell'ordine.


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Regno di Napoli

Ordine Costantiniano di San Giorgio

 

Il 15 maggio 1734, Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V e di Elisabetta Farnese, divenne re di Napoli e qui trasferì l'Ordine Costantiniano di San Giorgio di cui deteneva il gran magistero per eredità della madre, ultima della dinastia Farnese.

La leggenda vuole che l'ordine sia stato fondato da Costantino il Grande, ma più probabilmente fu istituito da Isacco Angelo Flavio Comneno nel 1190. Il 17 luglio 1551, papa Giulio III ne riconobbe il gran magistero ai Comneni Paleologhi, principi di Tessaglia, il cui ultimo discendente, Giovanni Andrea Angelo Flavio Lascaris Paleologo, lo cedette a Francesco Farnese, duca di Parma e Piacenza, ed ai suoi legittimi successori, con atto registrato in Venezia il 27 luglio 1697.

Lo stemma dell'ordine è una croce greca gigliata d'oro, smaltata porpora, caricata del monogramma di Cristo posto fra le lettere greche maiuscole Alfa e Omega, accompagnate alle estremità dei bracci dalle lettere I H S V (In Hoc Signo Vinces).

Nel 1823, Carlo Pinto, patrizio salernitano del sedile di Portanova, fu cavaliere e ispettore dei beni dell'ordine. Ne fu insignito anche il dottor Cristoforo Capone. 

 

A sinistra: stemma di Carlo di Borbone come re di Napoli (1734-1759) e di Sicilia (1735-1739); Carlo di Borbone; insegna dell'ordine. A destra: Francesco Farnese, duca di Parma e Piacenza (1694-1727), in abito di gran maestro dell'ordine.


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Regno di Napoli

Ordine di San Gennaro

 

Il 3 luglio 1738, Carlo di Borbone, Infante di Spagna e re di Napoli e di Sicilia, in occasione del matrimonio con la principessa Maria Amalia di Sassonia, avvenuto il precedente 9 maggio, istituì l’Ordine di San Gennaro, riservato principalmente ai capi delle grandi famiglie magnatizie del Regno e ai più illustri alti funzionari per meriti speciali.

Come ordine di collare, esso venne inteso di rango uguale all'ordine del Toson d'Oro, detenuto, nel ramo spagnolo, dal padre, e all'ordine dello Spirito Santo, retto dai cugini Borbone di Francia. Ad ogni modo, non di rado, i membri della casa Borbone-Napoli ottennero le onorificenze di tutti e tre gli ordini. Re Carlo, in segno di  sottomissione, riservò al padre Filippo V il diritto di nomina annuale di sei cavalieri. Condizione essenziale per l'investitura a cavaliere era il possesso dei quattro quarti di nobiltà, tant'é che personaggi di rilievo per i ruoli sostenuti nell'ordine, quali Giovanni Brancaccio, tesoriere, e Gaetano Brancone, segretario, mai furono insigniti.        

 

A sinistra: stemma di Carlo di Borbone come re di Napoli (1734-1759) e di Sicilia (1735-1739); placca  e croce dell'ordine.

A destra: Antonio Spinelli (1795-1884), principe di Scalea, con l’onorificenza dell’ordine.  


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Regno di Spagna

Ordine di Carlo III o della Concezione di Spagna

 

Il 19 settembre 1771, Carlo di Borbone, passato da re di Napoli e di Sicilia al trono di Spagna con il nome di Carlo III per successione al fratellastro Ferdinando VI, istituiva un ordine sotto l'invocazione dell'Immacolata Concezione, che sarà detto di Carlo III.

In effetti, egli, nel 1738, quale re di Napoli e di Sicilia, aveva istituito un altro ordine sotto l'invocazione di San Carlo, che non ebbe mai il riconoscimento pontificio e cadde in disuso con la successione in quei regni del figlio Ferdinando (1759).

Il motto Virtuti et Merito evidenziava il suo scopo, che  era premiare coloro che avessero portato benefici alla Spagna ed alla sua Corona. Con la bolla pontificia di conferma (21 febbraio 1772), oltre i privilegi comuni agli ordini cavallereschi religiosi, si concedeva quello speciale di liberare dalle pene del purgatorio le anime dei cavalieri in suffragio delle quali si fosse celebrata messa presso l'altare dell'Immacolata Concezione nella chiesa di Sant' Egidio a Madrid.

Inizialmente, l'ordine fu costituito da due classi: gran croci, con un massimo di sessanta insigniti, e cavalieri, con un massimo di duecento. Successivamente, nel 1783, le classi furono portate a tre, con l'istituzione dei cavalieri soprannumerari. Obblighi principali dei membri furono, oltre alla fedeltà al re e alla sua famiglia, vivere nella dottrina cattolica e accettare incondizionatamente il mistero dell'Immacolata Concezione.

L'ordine fu esteso a tutti i domini spagnoli, compreso il regno di Napoli, ove, fra gli insigniti, troviamo i maggiori cognomi della nobiltà locale, quali Capece Minutolo, di Capua, Ruffo, Tommasi, Filangieri, Sambiase Sanseverino e altri. 

 

A sinistra: stemma del regno di Spagna (1761-1868); monogramma di Carlo III; croce del gran collare dell'ordine.

A destra: Carlo III in abito di gran maestro dell'ordine.


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Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie

Ordine di San Ferdinando e del Merito

 

Il 1° aprile 1800, Ferdinando IV di Borbone, recuperato il trono di Napoli dopo l'effimera repubblica, istituì un ordine sotto il titolo di San Ferdinando, re di Castiglia, destinato a gratificare chi aveva dato prova di fedeltà durante il periodo di esilio e per ricompensare coloro che avrebbero reso qualche straordinario servigio alle corone di Napoli e Sicilia.
L'ordine fu strutturato in due classi: gran croce, limitata a ventiquattro insigniti, e commendatori; nel 1810 fu creata quella dei cavalieri. La decorazione consisteva in una stella a sei punte d'oro, alternate da altrettanti gigli borbonici d'argento, caricata da uno scudetto circolare, orlato d'azzurro, riportante l'immagine di san Ferdinando. Nella bordatura del cerchio l'iscrizione Fidei et Merito.

Fra gli insigniti, i grandi nomi del militarismo e della politica dell'epoca, quali lord Horatio Nelson, Giorgio IV del Regno Unito, Ferdinando I d'Austria, Francesco IV d'Asburgo Este, Josef Radetzky, oltre i maggiori esponenti dell'alta nobiltà interna. 

 

A sinistra: stemma di Ferdinando IV come re di Napoli e di Sicilia (1759-1806); Ferdinando IV; placca dell'ordine.

A destra: lord Horatio Nelson (1758-1805), visconte e duca di Bronte, con la decorazione dell'ordine in primo piano.


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Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie

Ordine delle Due Sicilie

 

Giuseppe Bonaparte, creato re di Napoli il 30 marzo 1806 dal fratello Napoleone, il 24 febbraio 1808 istituì l'Ordine delle Due Sicilie, con l'auspicio di riuscire a strappare l'isola a Ferdinando IV, che per la seconda volta era stato costretto a rifugiarsi a Palermo, e poter ripristinare il regno delle Due Sicilie. Appena l'8 luglio di quello stesso anno, Napoleone lo promosse al regno di Spagna e quello di Napoli concesse a Gioacchino Murat, che mantenne l'ordine seppure con due riforme, nel 1808 e nel 1811. La decorazione consisteva in una stella d'oro a cinque punte, smaltata di rosso rubino, recante nel recto lo stemma di Napoli, con il motto Pro Renovata Patria, e nel verso quello della Sicilia. In stile napoleonico, la stella era sormontata da un'aquila, a sua volta sormontata da una corona regia.
Il 3 maggio 1815, per la seconda volta, Ferdinando IV recuperò Napoli e confermò in uso l'ordine, poiché il trattato di Casalanza (20 maggio 1815) tutelava i diritti degli insigniti, sebbene sottraendogli i beni che i due napoleonidi gli avevano attribuito sottraendoli a loro volta agli ordini Costantiniano e di Malta. Ferdinando modificò anche la decorazione, ponendo sulla stella un giglio al posto dell'aquila.

L'anno successivo, i regni di Napoli e di Sicilia furono effettivamente uniti nel regno delle Due Sicilie. L'ordine sarà soppresso nel 1819.

Fra gli insigniti, i salernitani Matteo Correale, figlio del barone Pasquale e di Teresa de Vicariis, capitano di vascello, già cavaliere, promosso commendatore il 20 agosto 1809; arcivescovo Fortunato Pinto, anch'egli commendatore il 28 ottobre 1808; Matteo Angelo Galdi, funzionario regio, cavaliere nell'ottobre 1810.

 

 

 

A sinistra: stemma di Giuseppe Bonaparte come re di Napoli (1806-1808) e suo ritratto; placca e stella dell'ordine. A destra: stemma di Gioacchino Murat come re di Napoli (1808-1815) e suo ritratto con il collare dell'ordine; stella modificata da Ferdinando.


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Regno delle Due Sicilie

Ordine di San Giorgio della Riunione

 

Il 1° gennaio 1819, Ferdinando di Borbone, abbandonato il numerale IV di Napoli e assunto il I delle Due Sicilie, istituì questo ordine sotto il titolo di San Giorgio per solennizzare l'avvenuta riunione sotto il suo scettro delle terre al di qua e al di là del Faro, ossia quelle che sei secoli prima erano state la Sicilia Citra e la Sicilia Ultra. L'ordine era militare, quindi lo scopo era onorare i servigi resi in guerra ed era strutturato in quattro classi: gran croce, commendatore, cavaliere di diritto, cavaliere di grazia; classi poi aumentate a sei con ufficiale e grande ufficiale. In origine esisteva anche la classe gran collare, eliminata da Francesco I nella ristrutturazione del 28 settembre 1829. Il sovrano regnante ne era il gran maestro, mentre il duca di Calabria, ossia il principe ereditario, ne era il gran contestabile.

L'insegna consisteva in una croce gigliata smaltata di rosso rubino, con in decusse due spade o due bastoni di comando d'oro, sul tutto, in un cerchio turchino, san Giorgio a cavallo che trafigge il drago circondato da un serto di alloro; nel cerchio, il motto In hoc Signo vinces. Dalla croce pendeva ancora una figura di San Giorgio.

 

A sinistra: stemma del regno delle Due Sicilie (1816-1861) e Ferdinando I. A destra: croce e placca dell'ordine.


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Regno delle Due Sicilie

Ordine di Francesco I

 

L'Ordine di Francesco I fu istituito il 28 settembre 1829 per ricompensare meriti nei campi scientifico, letterario, artistico e civile. Mentre alcuni altri ordini del regno delle Due Sicilie erano a carattere religioso, con rituali di investitura ecclesiastici rievocativi dell'epoca della cavalleria, l'Ordine di Francesco I era un esempio della nuova forma civile di onorificenza ed era simile, da questo punto di vista, all' Ordine di San Ferdinando e del Merito.

L'ordine si articolava in tre classi, gran croce, commendatore e cavaliere. In seguito Ferdinando II, il 21 dicembre 1858, aggiunse altri tre ranghi: gran cordone, come grado maggiore; commendatore con placca, che seguiva quello di gran croce; cavaliere di seconda classe come grado minore.

 

A sinistra: Francesco I.

A destra: stemma del regno delle Due Sicilie (1816-1861) e croce dell'ordine.


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Regno d'Italia

Ordine della Santissima Annunziata

 

Il 17 marzo 1861, con un atto normativo del parlamento del regno di Sardegna, nasceva il regno d'Italia con le prerogative regie attribuite a Casa Savoia in persona di Vittorio Emanuele II. L'atto portava all'introduzione nei territori dell'ex regno delle Due Sicilie degli ordini cavallereschi dinastici della Casa, fra cui questo della Santissima Annunziata, istituito nel 1362 da Amedeo VI, conte di Savoia e Aosta, come Ordine del Collare e rinominato della Santissima Annunziata nel 1518 da Carlo II, principe di Piemonte e duca di Savoia.

L'istituzione era riservata ai nobili più illustri e fedeli e la regola prevedeva che tutti gli insigniti avessero pari dignità. Originariamente in quindici, compreso il gran maestro, la riforma di Carlo II portò i cavalieri a venti. In seguito, Emanuele Filiberto Testa di Ferro, principe di Piemonte e duca di Savoia fra il 1553 e il 1580, volle subordinare l'ammissione all'ordine al possesso dei quattro quarti di nobiltà da almeno cinque generazioni, il che portò i collari ad essere attribuiti sempre più a membri della stessa Casa Savoia e a regnanti esteri, più che a dignitari della corte sabauda. Nel 1869, sarà Vittorio Emanuele II a stabilire che l'investitura potesse avvenire anche senza origini nobili, purché per altissimi meriti nei confronti dello stato o della corona.

All'investitura, il cavaliere suddito sabaudo riceveva un piccolo collare e un gran collare; invece solo il piccolo se cittadino straniero. Mentre i piccoli rimanevano in possesso degli eredi dell'insignito, i grandi collari, alla morte del cavaliere, dovevano essere restituiti a Casa Savoia per essere assegnati ad un nuovo insignito. Si comprende, quindi, come ogni gran collare abbia una propria storia ed un proprio elenco di possessori, che viene aggiornato sul coperchio della scatola. Ai nuovi insigniti era concesso scegliersi il gran collare fra quelli al momento disponibili.

In alto a sinistra: stemma del regno d'Italia (1861-1929); Amedeo VI, conte di Savoia e Aosta; Carlo II, duca di Savoia e principe di Piemonte. A destra: Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e re di Sardegna, con il collare della Santissima Annunziata; placca e pendente dell'ordine.

In basso: stemmi di Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta (insignito da Vittorio Emanuele II nel 1870) e del marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla (insignito da Vittorio Emanuele III nel 1932).

 

 

 

I membri dell'ordine erano esentati da tasse e imposte, godevano della precedenza su tutte le cariche dello Stato, degli onori militari, del trattamento di eccellenza e della qualifica di cugini del re; inoltre divenivano in modo automatico anche cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell'Ordine della Corona d'Italia.

Nel 1870, troviamo fra gli insigniti il primo cognome di origine meridionale in persona del senatore del regno Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta; nel 1932 fu insignito il marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla, membro del corpo diplomatico, anch'egli senatore del regno, nato a Salerno da antica famiglia genovese.

Negli ultimi anni di regno, Vittorio Emanuele III si creò due cugini che avrebbe fatto meglio a tenere fuori dalla porta di casa. Si trattò di Joachim von Ribbentrop, ministro degli affari esteri di Germania, insignito nel 1939, e di Hermann Göring, presidente del consiglio di Prussia, maresciallo dell'aviazione germanica, insignito nel 1940. Entrambi saranno imputati al processo di Norimberga, ritenuti responsabili di crimini contro l'umanità e violazione della convenzione di Ginevra e condannati a morte. Il primo sarà giustiziato il 16 ottobre 1946, il secondo sfuggirà al patibolo suicidandosi. Intanto, il 28 agosto 1944, la principessa Mafalda di Savoia, figlia secondogenita di Vittorio Emanuele III, abbandonata a se stessa nella fuga della famiglia da Roma dopo l'armistizio, era morta nel campo di concentramento nazista di Buchenwald.


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Regno d'Italia

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

 

Con bolla del 13 novembre 1572, papa Gregorio XIII riconosceva l'avvenuta unione fra gli ordini dei cavalieri di San Lazzaro e dei cavalieri di San Maurizio in mano ad Emanuele Filiberto Testa di ferro, duca di Savoia e principe di Piemonte. Il primo dei due ordini era nato in Terrasanta intorno al 1090, mentre il secondo era stato istituito nel 1434 da Amedeo VIII di Savoia, in seguito divenuto l'antipapa Felice V. Al momento dell'unione, l'ordine di San Lazzaro aveva per emblema una croce verde decussata, mentre quello di San Maurizio una croce bianca: sarà la sovrapposizione dei due simboli a creare quello del nuovo ordine.

L'ammissione al sodalizio avveniva nella due classi di giustizia, riservata ai possessori dei quattro quarti di nobiltà, e di grazia, per i non pienamente nobili e per i privi totalmente di nobiltà. La distinzione fra grazia e giustizia durò fino al 1831, quando, unificata la classe dei cavalieri, si istituirono quelle dei commendatori, dei gran croce e dei gran croce con cordone. Nel 1832 fu aggiunta quella dei cavalieri ufficiali; nel 1857 quella dei commendatori si sdoppiò a sua volta in una prima e in una seconda classe; nel 1865, ritornati tutti uguali i commendatori, si istituirono i grandi ufficiali.

Con l'unificazione italiana del 1861, l'ordine divenne di fatto un riconoscimento di meriti civili e militari di Stato. Con la Repubblica, nel 1948, l'ordine sarà trasformato in ente ospedaliero costituito, come da legge del 2005, dal presidio Umberto I di Torino.

 

A sinistra: stemma del regno d'Italia (1861-1929); Emanuele Filiberto Testa di ferro, duca di Savoia e principe di Piemonte.

A destra: Carlo Felice, duca di Savoia e re di Sardegna, in abito di Gran maestro; placca e croce dell'ordine; soldo di Emanuele Filiberto del 1569 con la croce mauriziana.


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Regno d'Italia

Ordine Militare di Savoia

 

Il 14 agosto 1815, Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, istituì questo ordine, in sostituzione delle medaglie al valore distribuite dalla Casa fin dal 1793, per onorare azioni in guerra di militari di ogni grado. In origine gli insigniti erano distinti nelle classi gran croce, commentatore, cavaliere e milite; la decorazione consisteva in una croce di Savoia bianca, bordata di rosso e accollata ad un serto di alloro. Le onorificenze furono destinate a sostituire quelle ottenute durante il periodo napoleonico, per cui, eseguito il compito, l'ordine rimase inattivo, inducendo Vittorio Emanuele II a promuoverne una revisione affidata, nel 1855, al generale Durando. L'insegna fu riformata sostituendo la croce con il tipo detto di Pisa, caricata di uno scudetto tondo di rosso con la croce sabauda e la scritta Al merito militare; le classi furono stabilite in cinque: gran croci, commendatori di prima e di seconda classe, ufficiali e cavalieri. Nel 1857, la prima classe dei commendatori divenne dei grandi ufficiali, mentre la seconda fu semplicemente dei commendatori. Ampiamente concesso nel corso di tutte le guerre, da quella di Crimea alla Seconda mondiale, con la fine della monarchia l'ordine sarà acquisito dalla Repubblica e rinominato Ordine Militare d'Italia.  

 

A sinistra: Vittorio Emanuele I. A destra: stemma del regno d'Italia (1861-1929); croce dell'ordine nella versione 1855.


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Regno d'Italia 

Ordine Civile di Savoia

 

Istituito da Carlo Alberto, re di Sardegna, il 29 ottobre 1831 per rimunerare coloro che, dedicatisi a professioni, fossero divenuti ornamenti dello Stato. Gli insigniti appartenevano alla classe unica di cavaliere. Originariamente destinato ai cittadini sabaudi, con la proclamazione del regno d'Italia divenne onorificenza nazionale. La Repubblica non lo fece proprio, quindi è da considerarsi estinto.  

 

Nelle immagini: Carlo Alberto; stemma del regno d'Italia (1861-1929); croce dell'ordine nella versione originale con il monogramma di Carlo Alberto.


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Regno d'Italia

Ordine della Corona d'Italia

 

Il 20 febbraio 1868, Vittorio Emanuele II, in prossimità delle nozze del figlio Umberto, nell'intento di consacrare la memoria dell'indipendenza e unità d'Italia e per celebrare l'annessione del Veneto, istituiva il nuovo Ordine della Corona d'Italia, che si presentava come una variante meno elitaria dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, dal momento che poteva essere conferito sia a civili che a militari, senza distinzione di religione. Le classi erano gran cordone, grand'ufficiale, commendatore, ufficiale e cavaliere.

Nell'ordine delle precedenze a corte e nelle funzioni pubbliche i decorati della Corona d'Italia seguivano i parigrado sia dell'Ordine Militare di Savoia che dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Alla cessazione della monarchia, l'ex re Umberto II continuerà a conferire le decorazioni fino alla morte, il 18 marzo 1983. Nel regime repubblicano, coloro che erano stati insigniti poterono continuare a fregiarsi in pubblico della decorazione, con la sostituire nei nastri da divisa delle corone reali con altrettante stellette a cinque punte; questo fino al 3 marzo 1951, quando l'ordine sarà definitivamente sostituito con quello al Merito della Repubblica Italiana.

 

A sinistra: Vittorio Emanuele II. A destra: stemma del regno d'Italia (1861-1929); placca di gran cordone e croce dell'ordine.

 


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Regno d'Italia 

Ordine al Merito del Lavoro

 

Istituito da Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1901 con la denominazione di Ordine al Merito Agrario, Industriale e Commerciale, sostituiva la decorazione del merito agrario e industriale istituita da Umberto I il 1° maggio 1898 per premiare gli imprenditori distintasi nelle proprie attività. Il 20 marzo 1921 assumerà la denominazione definitiva. La classe dei cavalieri era unica. Abolito con la caduta della monarchia, sarà ripristinato in chiave repubblicana, con la stessa denominazione, il 27 marzo 1952.

 

Nelle immagini: Vittorio Emanuele III nel 1901; stemma del regno d'Italia (1861-1929); croce dell'ordine.


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Regno d'Italia

Ordine Coloniale della Stella d'Italia

 

L'ordine fu istituito da Vittorio Emanuele III il 18 gennaio 1914, dopo che la Libia era divenuta colonia italiana. Esso fu inteso originariamente come ricompensa per gli indigeni che si fossero distinti per la gloria delle colonie e dell'Italia; per questo motivo, venne stabilito che gli italiani insigniti non superassero la metà del numero massimo dei membri previsti per singola classe e che, comunque, gli insigniti di questa categoria dovessero essere benemeriti delle colonie italiane, residenti nelle stesse oppure diplomatici e ufficiali governativi e d'esercito nel territorio coloniale.
Le classi previste erano cinque: gran croce, grand'ufficiale, commendatore, ufficiale, cavaliere; anche se gran croce era una contraddizione in termini, essendo l'insegna una stella e non una croce. E ciò aveva un suo motivo l'ordine era destinato a sudditi spesso non cristiani e una decorazione in forma di croce avrebbe potuto urtare suscettibilità, tant'è che della corona regia da cui pendeva la stella furono realizzate due versioni: l'una con la crocetta sul globo, l'altra senza.      

 

A sinistra: Vittorio Emanuele III nel periodo della prima guerra mondiale.

A destra: stemma del regno d'Italia (1861-1929); stella dell'ordine nella versione senza crocetta sul globo in cima alla corona.


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Regno d'Italia

Ordine della Besa e Ordine di Scanderberg 

 

Il 16 aprile 1939, a rimorchio di Mussolini, che già lo aveva fatto imperatore nel 1936, Vittorio Emanuele III si proclamò re d'Albania e, il 3 giugno, gran maestro dell'Ordine della Besa e dell'Ordine di Scanderberg, propri di quel regno. L'Ordine della Besa (Fedeltà, in albanese) era distinto nelle cinque classi di gran croce con placca, grand'ufficiale, commendatore, ufficiale e cavaliere; mentre l'Ordine di Scanderberg soltanto in quattro: gran croce, grand'ufficiale, commendatore e cavaliere, alle quali sarà aggiunta quella di ufficiale nel 1940. Le decorazioni di questi ordini, modificate con l'aggiunta di nodi sabaudi e fasci littori, furono attribuite a militari italiani che avevano partecipato all'invasione e a funzionari albanesi del Protettorato Italiano del Regno d'Albania. Nessuno colse il paradosso del fatto che un ordine alla fedeltà verso l'Albania e un altro intitolato a colui che si era battuto contro la dominazione turca di quelle terre fossero attribuiti a nuovi invasori e a loro collaborazionisti. La farsa avrà termine il 27 novembre 1943 con la rinuncia di Vittorio Emanuele III al regno d'Albania.

 

A sinistra: stemma del regno d'Italia (1929-1943) e Vittorio Emanuele III nel periodo imperiale.

A destra: Ordine della Besa e Ordine di Scanderberg con fasci littori e nodi sabaudi.


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Repubblica Italiana

Ordine Militare d'Italia

 

L'ordine fu istituito il 2 gennaio 1947, con decreto del capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, in continuità dell'Ordine Militare di Savoia, di cui conserva i colori del nastro e la foggia della croce, sostituendo in essa la crocetta sabauda con la sigla RI e ponendo al posto della corona regia una coroncina di quercia e alloro. Sui vecchi nastrini da divisa, le corone furono sostituite da stellette a cinque punte, il che bastò a far rientrare i decorati di tutte le guerre sabaude nel nuovo sistema premiale repubblicano. Le classi previste sono cinque: gran croce, grand'ufficiale, commendatore, ufficiale e cavaliere. Le onorificenze sono conferite con decreto del presidente della Repubblica su proposta del ministro della difesa. Possono essere conferite per operazioni di carattere militare compiute in tempo di pace, quando  siano strettamente connesse alle finalità per le quali le forze militari dello Stato sono costituite, alla memoria e alla bandiera, in quest'ultimo caso limitatamente alla classe di cavaliere, e a militari stranieri benemeriti dello Stato italiano per servizi resi in guerra. 

Dall'alto: croce dell'ordine; nastrino da divisa dell'Ordine Militare di Savoia; nastrino da divisa dell'Ordine Militare d'Italia.


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Repubblica Italiana

Ordine della Stella d'Italia

già della Stella della Solidarietà Italiana

 

Istituito il 27 giugno 1947 come particolare attestato a favore di tutti coloro che, italiani all'estero o stranieri, avessero specialmente contribuito alla ricostruzione dell'Italia con la denominazione di Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, è stato rinominato e ristrutturato il 3 febbraio 2011 con cambio di scopo in particolare attestato a favore di tutti coloro che, italiani all'estero o stranieri, avessero acquisito benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l'Italia e gli altri Paesi.

Le originarie tre classi di cavaliere, commendatore e grand'ufficiale sono state portate a sei aggiungendo quelle di ufficiale, gran croce e gran croce d'onore. Le decorazioni già erano state cambiate nel 2001, mutando foggia alla stella e invertendo i coloro del nastro, con il rosso divenuto centrale e dominante in luogo del verde.  
 

In alto: stella dell'ordine 1947-2001. In basso: stella dell'ordine dal 2001.


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Repubblica Italiana

Ordine al Merito della Repubblica Italiana

 

Si tratta del principale fra gli ordini della Repubblica Italiana, istituito con la legge 3 marzo 1951 e reso operativo nel 1952 con decreto presidenziale del 3 maggio con lo scopo di riconoscere benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini filantropici, sociali ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Le classi sono cinque: cavaliere, ufficiale, commendatore, grande ufficiale e cavaliere di gran croce; per altissime benemerenze può essere eccezionalmente conferita ai cavalieri di gran croce la decorazione di gran cordone. Il colore è il verde listato di rosso. Nel 2001, una ristrutturazione portò alla decisione di sostituire l'originale croce pomellata e accantonata da quattro aquile, pendente da una corona civica turrita (inconfondibile nel panorama internazionale delle decorazioni), con una banale croce patente simile a decine di altre decorazioni. .

Il15 dicembre 1974, il cavalierato di gran croce decorato di gran cordone fu concesso all'appena quattordicenne Reza Ciro Pahlavi, principe ereditario e teorico pretendente al trono dell'Iran. L'11 marzo 2010, di un altro gran cordone fu insignito il presidente siriano Bashar al-Assad, al quale si ebbe il buon gusto di revocarlo il 28 settembre 2012. 

 

In alto: croce dell'ordine 1951-2001.

In basso: croce dell'ordine dal 2001.


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Repubblica Italiana

Ordine al Merito del Lavoro

 

Ricostituzione in chiave repubblicana del 27 marzo 1952 dell'ordine di pari intitolazione del regno d'Italia posto in quiescenza con la caduta dell'istituto monarchico il 2 giugno 1946. L'onorificenza, classe unica di cavaliere, è destinata ad imprenditori e manager, anche stranieri, che con la loro attività hanno contribuito in modo significativo al progresso economico nazionale nei settori dell’agricoltura, dell’industria, del commercio, turismo e servizi, dell’artigianato, del credito e delle assicurazioni. L'ordine ha mantenuto colori e tipologia della croce, sostituendo solo il monogramma VE con la stella repubblicana.


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Repubblica Italiana

Ordine di Vittorio Veneto

 

L'ordine fu istituito, con la classe unica di cavaliere, il 18 marzo 1968 quale tardivo riconoscimento per chi avesse combattuto almeno per sei mesi nel corso della prima guerra mondiale e avesse la fortuna di essere ancora in vita. È stato dichiarato estinto nel marzo 2010 per esaurimento delle liste di possibili aventi diritto.

La croce insegna dell'ordine è la più brutta che si potesse disegnare. 


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