il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Moneta di Gisulfo II,

riproduzione.

La moneta con la dicitura Opulenta Salernu (1052-1059, durante il principato di Gisulfo II) ci consegna la più antica rappresentazione della città giunta fino a noi e, forse, anche la prima prodotta. Si tratta di un’immagine fortemente idealizzata nella sua stilizzazione, tuttavia consente di riconoscere la città triangolare con una torre centrale e la porta di Mare aperta nella difesa meridionale, il muricino del linguaggio notarile dell’epoca. Oltre le merlature sulle cortine calanti lungo i crinali del colle Bonadies, si osserva una serie di costruzioni dai più, fra gli storiografi cittadini, interpretate come torri, alcune lungo quelle stesse cortine e interne alla città, altre lungo il fronte a mare; in realtà, mentre sono documentate le prime, sopratutto nell’area dell’antica porta Rotense, e almeno una torre interna dovette esistere lungo il perimetro del palazzo arechiano, probabilmente quelle lungo il lato meridionale, ove effettivamente di torri dovesse trattarsi, furono poste nell’immagine più per colpire la fantasia degli estimatori del principe e indurre timore nei detrattori che nell’intento di ritrarre una situazione oggettiva, poiché la documentazione giunta fino a noi ci narra più di chiese addossate al lato esterno della muraglia verso il mare (Santa Croce, San Nicola, Sant’Angelo, San Vito) che di strutture militari.

L’idealizzazione della forma urbis della mitica Salerno la ritroviamo

nel manoscritto 801 della Pierpoint Morgan Library di New York e, qui anche nel mito della scuola medica,  in una delle miniature del Canone di Avicenna.

Fra l’ultimo ventennio del Quattrocento e la prima metà del Settecento diverse saranno le vedute prospettiche di Salerno ad essere prodotte; fra di esse posto preminente per accuratezza e oggettività descrittiva occupano la veduta Rocca del 1584 e l’affresco nell’abside destra della cripta della cattedrale, raffigurante l’assedio alla città del 1544 ma prodotto nel primo ventennio del Seicento.  . 

 

 

Manoscritto 801m Pierpoint Morgan Library,

New York.

 

 

Canone di Avicenna.

 

Roma, Biblioteca Angelica, disegni Rocca, Salerno, 1584.

 

Salerno, cripta della cattedrale, abside destra. Affresco raffigurante l'assedio alla città del 1544.

 

La veduta Rocca descrive con molta accuratezza le mura calanti dal castello lungo il crinale occidentale del colle Bonadies, con la porta, che ancora oggi osserviamo, che permetteva di uscire verso la Bastea, e i cambi di direzione, il primo a valle del monastero di San Nicola de la Palma lungo i terrazzamenti del giardino della Minerva, il secondo nell’area della porta dei Respizzi, per altro non disegnata, che conducevano la cortina alle spalle della difesa intorno all’ospedale che sarà di San Giovanni di Dio. La porta dell’Annunziata la si indovina fra l’ospedale e la chiesa, di cui risalta il campanile verso oriente; si tratta della prima versione della Santissima Annunziata Nuova che sarà travolta da un alluvione del torrente Fusandola il 4 dicembre 1626, per essere poi ricostruita con il campanile sul lato opposto. Ad occidente della chiesa, la torre omonima chiude con una breve murazione verso settentrione un cortile dello stesso luogo di culto.

L’affresco nella cripta della cattedrale è poco accurato nella descrizione delle mura, che addirittura non sembrano esistere a ridosso del castello, mentre si indovinano nell’area di San Nicola de la Palma; diviene più preciso relativamente alla torre e alla chiesa dell’Annunziata, la stessa prima versione descritta dalla veduta Rocca, di cui si indovina l’abside semicircolare.

Entrambi gli elaborati mostrano, fuori le mura, il convento di San Francesco da Paola, ex Santissima Annunziata Vecchia, raffigurandolo con un disegno praticamente identico. 

 

 

Dalla torre dell’Annunziata, la murazione meridionale corre verso la porta di Mare, che mentre nella veduta Rocca appare schematica e poco attendibile, assume connotazione più realistica nell’affresco. In realtà, questa parte del fronte a mare nella veduta Rocca presenta tratti di approssimazione anche nella resa della torre di Santa Lucia, molto meglio definita nell’affresco, per riprendere una ricchezza di dettagli nell’area di Sant’Agostino ove ben si delinea il bastione che si avanzava dall’allineamento del muro, particolare che rimane meno definito nell’affresco che pur mostra l’edificio proteso verso il mare.

Nell’area oggi dell’edifico della Camera di commercio, la veduta Rocca mostra con dovizia di particolari lo sperone proteso verso il mare con il suo sottopasso che permetteva il transito lungo la spiaggia. In quest’area l’affresco è approssimativo e soltanto perché ne conosciamo l’esistenza riusciamo ad individuare l’elemento. Oltre, l’affresco si riscatta mostrando chiaramente la porta dell’Angelo, che la veduta Rocca ignora. All’estremità orientale della muraglia, il torrione di Portanova è definito magistralmente nell’affresco, così come il monastero di San Pietro in Camerellis oltre le baracche della fiera.

Rispetto all’affresco, la veduta Rocca presenta altre due aree particolarmente dettagliate: quelle della fiera e del primo sito di Santa Maria Maddalena.

Nella prima si nota il torrione di Portanova proteso verso est, al cui settentrione si apriva la porta; quindi la merlatura lungo il lato occidentale dell’attuale piazza Flavio Gioia fin sotto il monastero di San Benedetto e la murazione intorno all’altopiano della Torretta, oggi rione Mutilati, con il fortilizio d’angolo; infine, gli acquedotti alle spalle della badia benedettina.

Nella seconda è evidente il muro orientale longobardo che, calando dal

castello, lascia esterno alla città il primo sito di Santa Maria Maddalena, attualmente Montevergine, per convergere verso il capo della via attualmente delle Botteghelle ove incontrava la prima porta Rotense; all’oriente del monastero si innesta il muro angioino che, circondando l’area di San Domenico, cala verso il sito della seconda porta dallo stesso nome. 

Nel corso del Seicento e del Settecento altre vedute prospettiche saranno prodotte, ma nessuna presenterà il realismo dei due elaborati sopra esaminati, con un ritorno di fatto alle rappresentazioni fantastiche.

In Pinto, Salerno assediata da francesi, 1653, la città appare posta sul fondo di una profonda insenatura con all’imbocco ad occidente Porto Salvo, attuale Sant’Anna al Porto, e ad oriente la Carnale; dal fronte a mare si protendono in forme assolutamente abnormi la torre dell’Annunziata, quella di Santa Lucia e lo Sperone; sulla cima del colle il castello appare oltre misura dilatato, raggiungendo circa la metà dell’estensione della cinta meridionale della città. Unico elemento reso realisticamente è la Bastea sullo sfondo.

Due vedute settecentesche, Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva, 1703, e Salmon, Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo, 1741, appaiono praticamente identiche

fra di loro al di là dello stile del disegno.

 

Scipio Galiano in Fabrizio Pinto,

Salerno assediata da francesi, 1653-

Ridimensionato il castello, lungo il fronte a mare la torre dell’Annunziata ha moltiplicato la sua altezza, la porta di Mare appare sulla cima di una improbabile scarpata, un accenno di abside dovrebbe  rappresentare il monastero di Sant’Agostino  proteso oltre l’allineamento della muraglia che presenta una serie assolutamente irreale di arretramenti procedendo da ovest verso est, lo Sperone è scomparso, appare la porta dell’Angelo; la Carnale è posta arretrata dal mare, su una collina altissima rispetto alle proporzioni del disegno, moltiplicata nei piani; anche la Bastea è moltiplicata divenendo un piccolo castello.

 

 

Salerno in Giovanni Battista Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva, 1703.

 

Salerno in Thomas Salmon, Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo, 1741.

 

 

Archivio di Stato di Salerno, Gran Corte Criminale, Serie II, 1818.

I disegni della prima metà dell’Ottocento presentano la novità dell’assenza delle mura verso il mare. Nel primo, che rappresenta il lato meridionale del largo Dogana Regia, tale assenza è sottolineata dalla vista del mare, con le barche a vele spiegate, attraverso l’arco che tuttora vediamo, anche se inserito in immobili profondamente mutati. Il secondo, pur nella fantasiosa resa dell'ambiente, presenta la Porta Nova isolata, priva del torrione, mentre resiste lo sperone. il terzo appare troppo generico per poter essere oggetto di considerazioni.

 

Salerne, incisione in rame tratta da L'Italie par Le Chevalier Artaud, Paris 1835.

 

Veduta di Salerno dalla parte di Vietri, col romitorio di S. Liberatore nel lontano dal periodico Poliorama pittoresco, anno I (1836-37), fascicolo 47.

 

 

Veduta di Salerno in Principali città del Regno di Napoli, 1842.

 

 

1879. Al di là delle strutture del porto, l'allora fronte mare.