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a cura di Vincenzo de Simone

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Archivio storico comunale - via Salvatore de Renzi, 26

 

L'Archivio storico e la biblioteca comunale di Salerno sono ospitati dal 2006 presso l'ex monastero di San Lorenzo, all'epoca appena restaurato. L'edificio, riconducibile storicamente alla fondazione di Gisulfo I (principe di Salerno fra il 946 e il 977), compare nelle fonti giunte fino a noi nel 976. Nel 1059 Gisulfo II lo rende dipendente dalla badia di Montecassino; nel 1242, non vi troviamo più l’abate, ma solo un priore, il monaco cassinese fra Gioele, a dimostrazione di una lenta decadenza che si concluderà con la sua sottrazione ai benedettini ufficializzata con bolla del 9 agosto 1295 di papa Bonifacio VIII che, accogliendo l’istanza di Giovanni da Procida, vi istituisce una comunità di clarisse avente quale badessa la figlia di questi, Giovanna, che, seguita da alcune consorelle, lascia il monastero di Santo Spirito fuori le mura. Poco meno di tre secoli dopo, nel 1589, per effetto della riforma di Sisto V, le clarisse lasciano il San Lorenzo e sono accolte nel Santo Spirito nuovo, per unirsi, poi, alla nuova comunità istituita nell’attiguo e ricostruito San Michele Arcangelo.

L’11 ottobre 1616, nel convento della Croce in Napoli, i frati minori riformati deliberano la fondazione di una casa con infermeria nella città di Salerno; la scelta della sede cade sul monastero di San Lorenzo. Il 16 dicembre viene emesso il decreto favorevole della Santa Sede e il 22 successivo giunge il consenso dell’arcivescovo; lo stesso giorno il vicario generale immette i frati nel possesso dei locali. Il complesso è ricostruito dalle fondamenta su ispirazione dell’instancabile padre Nicolò da Spinazzola, che, tuttavia, non vedrà ultimata l’opera, poiché essa giungerà a compimento soltanto nel 1707 con il completamento dei locali della biblioteca. Alla fine, le celle abitabili saranno settantacinque, con il quarto piano adibito ad infermeria per i religiosi vecchi e sofferenti della provincia. Nel 1779 la comunità conta quarantuno religiosi professi, di cui ventidue sacerdoti.

In seguito alle leggi napoleoniche, il convento è soppresso il 31 maggio 1811. Il 22 dicembre 1813 il Re di Napoli, aderendo alle suppliche dell’arcivescovo Pinto, dispone che la chiesa sia conservata alla pubblica devozione; vi rimangono addetti alcuni religiosi che aumenteranno di numero con la restaurazione borbonica, per cui, anche se giuridicamente soppresso, il convento continuerà ad esistere fino alla legge del 7 luglio 1866. A seguito della nuova e definitiva soppressione il fabbricato è unito al vicino orfanotrofio provinciale maschile Umberto I, istituito nei locali dell’ex monastero di San Nicola de la Palma.

Con la soppressione dell'orfanotrofio, il Serraglio, nella parlata corrente salernitana, l'immobile perviene nella disponibilità del Comune.