Riflessioni

L'essere umano è il capolavoro dell'Ente Creatore; ha racchiuso in lui tutto ciò che ne costituisce l'essenza: pensare, creare, soffrire e gioire: doti queste che fanno parte sì di questo scrigno dove sono tutto ma non sempre vengono esercitate insieme od in ordine cronologico.

Le une o le altre hanno il sopravvento e allora abbiamo di fronte l'uomo arido quale sabbia al sole inerte e privo di ogni sentimento.

Non guarda, non vede perché non sa vedere, non soffre perché non sa sentire, non gioisce perché piatto come l'elettro del morente.

La natura non la vede nella sua arcana bellezza, i cieli  profondamente stellati non gli dicono nulla, gli abissi profondi del mare non gli cantano i loro canti di morte e l'ardue cime nevose non gli incutono timore e rispetto.

Al contrario, quando dall'interno dell'animo si sprigionano prepotenti i sentimenti più disparati, allora si che è un tutto che sa di vita, di fermento, di volontà, di orgoglio, di tenerezza, di pianto, di disperazione, di tenero e indescrivibile amore. Più questi sentimenti sono forti più l'animo è vivo, è divino e dà all'Essere umano quindi una somiglianza divina.

Tutto questo è meraviglioso, tutto questo è terribile perché si ama, si vuole, si agita, ci  tormenta continuamente senza occasione di soste.

L'Essere umano sa di infinito e quindi la sua mente non ha limiti se non con la morte.

Ho letto con molta attenzione, caro Maresciallo le tue poesie che senza cuore e senza anima potrebbero essere degli aridi versi. Leggendo man mano  con gli occhi dello Spirito  e  dell'Anima ne ho colto l'intimo tormento, l'intima gioia, la straziante solitudine, la tenerezza  infinita  e  struggente.

La tua vita nelle successive tappe segnate dagli anni e dai luoghi in cui hai vissuto e vivi ha saputo sprigionare da te le più intime, intense e struggenti sensazioni che può intendere chi sa provarle, chi può mettersi sulla tua onda, chi ha dovuto capire e soffrire come te nel silenzio del suo animo temendo che i propri sentimenti venissero alterati da eventi a noi estranei o da persone non aduse a queste intime sofferenze  a questi  intimi  risvegli  che ogni volta riescono a farci vedere cose nuove e quindi a descriverle.

Ci astraiamo dal mondo esterno in continua ricerca di noi stessi  e quando da questo mondo che ci circonda arriva la sollecitazione dolce o amara siamo sempre lì pronti a coglierla e farla nostra per sempre.

Tu farai sempre così perché non potrai fare altro, dovrai obbedire a questo impulso poetico più forte di te, perché benché adulti siamo sempre i bambini che non sanno mai dire di no.

Penseremo sempre, ameremo sempre, creeremo sempre, soffriremo sempre, ci spingerà sempre il desiderio di gridare a tutti quel che dentro ci anima e ci tormenta.

Non arrestare questo impulso narrativo e creativo perché questo è la nostra ragione di vita e per vivere meglio e totalmente abbiamo bisogno di liberarci dalle nostre creazioni.

I titoli stessi delle tue poesie: Rinascere, Tornerò, Ipocrisia, Cielo, Per non vederti ( ti amavo ora ti odio), Il Mare (al crepitar del fuoco d'inverno lo vedremo nelle vicina scogliera infrangersi), Uomo (sei un burattino nelle mani di un altro, peggiore di te) e altre...dicono che l’uomo è uomo solo se si avvicina a Dio! Per quanto cattivo in lui brilla sempre la luce della Divinità.

A me, caro Maresciallo, sembra così.

Dopo un pur breve  excursus dei piccoli brani poetici che hanno creato in te sempre nuovi sentimenti, hanno arricchito il tuo animo per poi riesprimerli con uno stile semplice, vero, intimo, appagante ed a volte triste, dopo che ti sei liberato da quanto si formava e si agitava in te, hai saputo darci, caro Maresciallo, delle piccole lezioni di vita non dalla cattedra, ma con quel linguaggio che ha saputo dare molto anche nella sua alta semplicità.

Nel silenzio di te stesso ascoltali sempre e lascia a te stesso quanto puoi a saprai  esprimere con l'ingenuità che distingue i veri grandi di spirito.

      Con cordialità

                                                           Trento Prof. Cappelletti

Norma 28 gennaio 1997

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