Il mare.

Il mare

E tu che vieni,

da dove il mare,

era padrone, ad esso,

sei tornata.

Questo stupendo nostro mare;

una sera d' Estate,

al biancheggiar della luna,

alle onde argentee

ci lasceremo andar.

Dal bosco, d' Autunno

lo guarderemo, accanto

al crepitar del fuoco;

d'Inverno, lo vedremo,

sulla vicina scogliera,

infrangersi;

a Primavera, godremo

del suo profumo,

ringraziando Iddio,

suo creatore.

 

Gaeta, 2 novembre 1976 

 

Certamente esercita un fascino meraviglioso sia quando ha appena le acque increspate, sia quando mosse un po' dal vento cercano di invadere la spiaggia e di accarezzare le bianche scogliere che ne trattengono i flutti. Nelle notti lunari continua a far sognare in un mondo pieno di irrealtà, dove tutto è bello, tutto si tinge di rosa. Anche nelle notti stellate quando di più le stelle lo occhieggiano lascia andare lontano il suo canto incantatore. D’inverno, d’estate, o d’autunno o in primavera esercita sempre il suo fascino capace di far dimenticare ciò che addolora per proiettarci in un’atmosfera d’una realtà da sogno, da dove non vorremmo mai uscire. La sua immensità rispecchia l’immensità dell’animo e da lui sembrano potenziarsi tutti i desideri di un mondo migliore, di una realtà che sappia esprimere quanto possa essere concepito e desiderato. La divinità è il suo artefice e quindi la sua immensità e bellezza lo rischiara continuamente facendone sentire la sua continua prepotente dolcezza.

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