"L'11 settembre del 1978 lo svedese Ronnie Peterson, pilota della Lotus, perse la vita all'ospedale milanese di Niguarda in seguito alle grave lesioni riportate il giorno prima in un incidente al via del GP d'Italia a Monza. Tre anni dopo, mercoledì 28 ottobre, Riccardo Patrese e il direttore di corsa Gianni Restelli sono stati assolti dall'accusa di omicidio colposo e lesioni gravi dai giudici della sesta sezione del tribunale penale di Milano, dove è stato celebrato il processo.

Patrese e Restelli erano stati rinviati a giudizio al termine dell'inchiesta giudiziaria avviata dalla magistratura subito dopo il tragico incidente di Monza. Il primo, in base alle documentazioni filmate e fotografiche e alle accuse di alcuni colleghi, era accusato di aver provocato l'incidente con una manovra azzardata, che aveva mandato la Mc Laren di Hunt a sbattere contro la Lotus di Peterson e quindi a schiantarsi contro il guard rail. Peterson venne estratto dalla vettura in fiamme con gravissime fratture alle gambe e il giorno dopo fu stroncato da un'embolia gassosa, mentre Vittorio Brambilla, pure coinvolto a sua volta nella «carambola», versò in gravi condizioni per alcuni giorni per poi guarire completamente. Patrese fu quindi «punito» dai suoi colleghi impedendogli di partecipare al GP USA Est di quell'anno.

Restelli era invece accusato di aver favorito l'imbottigliamento delle vetture al termine del rettilineo di partenza dando il via quando le macchine in fondo allo schieramento non erano ancora ferme

Mercoledì scorso, in tribunale, il pubblico minístero Armando Spataro ha chiesto otto mesi di reclusione con la condizionale per il pilota padovano e l'assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» per Restelli.

Alla fine i giudici, dopo appena sette minuti di riunione in camera di consiglio, hanno emesso il verdetto: assoluzione piena di entrambi gli imputati per non aver commesso il fatto. Applausi in aula e abbraccio della mamma a Riccardo.

Il processo era iniziato in mattinata con le deposizioni dei testi (assente James Hunt che in fase di istruttoria era stato il più feroce accusatore di Patrese) fra cui, oltre a quelle degli stessi Patrese e Restelli e di Brambilla, ha avuto notevole importanza quella del commissario CSAI Alberto Librizzi, che dalla torre Fiat aveva potuto assistere da vicino a tutto l'incidente e che ha scagionato il pilota italiano.

Patrese, durante la sua deposizione ha detto: «Nella mia testimonianza, riportata a verbale, ho spiegato come avvenne la partenza. La mia macchina era pressoché ferma. Non so quanti secondi siano passati tra l'apparire della luce rossa e l'apparire del verde. Comunque, allo scattare del verde io sono partito. Sono partito bene. Ero in sesta fila. Hunt, davanti a me, ha invece avuto una cattiva partenza ed è rimasto sorpreso. E'insoma scattato meno bene di me. Effettivamente io ho scartato sulla destra, superando la linea bianca. Io non potevo arrestare la mia vettura, per non tamponare Hunt. Una manovra del genere avrebbe potuto significare grossi guai per quelli che ci seguivano. Mi sono affiancato alla Mc Laren di Hunt e lo stavo sfilando gradualmente sulla destra. Una volta superatolo in maniera completa, e visto che a sinistra non c'era nessuno, mi sono riportato sulla sinistra, là cioè dove non c'eranno ostacoli ed ho riattraversato la linea bianca che avevo superato in fase di avvio. Confermo di aver superato Hunt di una vettura e che tra me e lui c'era uno spazio di almeno due metri. Quindi io avevo il diritto di assumere la traiettoria. Ero infatti davanti a lui che avrebbe dovuto prevedere, a norma di regolamento, il mio comportamento e regolarsi di conseguenza. Aggiungo che non esiste articolo che non si deve superare la linea bianca. Le linee bianche servono solo per indicare la pista. Insomma, la linea bianca è li per l'omologazione. Ricordo anche che la linea bianca veniva regolarmente superata all'uscita della curva parabolica. Nel 1979, lungo quella linea bianca sulla linea di partenza hanno poi messo dei coni di segnalazione».

Come testimune a favore dell'accusa era invece presente Arturo Merzario, che ha dichiarato di aver visto bene la manovra compiuta da Patrese subito dopo il via e che fu questa ad innescare la serie di collisioni.

Il pomeriggio è stato occupato dalle deposizioni congiunte dei periti d'ufficio e dei consulenti di parte. Del collegio dei periti facevano parte Cesare Fiorio, l'ex pilota Paul Frére e i tecnici Giovanni Dini, Giovanni De Rio e Carlo Doniselli: di questi, solamente Dini era favorevole a una condanna di Patrese, mentre gli altri hanno sostenuto che al momento dell'incidente la Arrows di Patrese sopravanzava quella di Hunt (dopo averla superata sulla destra oltrepassando la linea bianca che delimita la pista) e che il suo rientro è stato effettuato con una traiettoria retilinea, senza brusche variazioni. Inoltre Patrese, sempre secondo i periti, aveva il diritto di scegliere la traiettoria trovandosi davanti. In precedenza il PM aveva chiesto la ricusazione di Cesare Fiorio in quanto questi si era pubblicamente espresso contro il rinvio a giudizio ed inoltre era stato DS di Patrese alla Lancia; ma il presidente della corte, dottor Petrelli, ha respinto la richiesta.

La requisitoria del pubblico ministero è durata un'ora e 42 minuti: Spataro ha incentrato le sue accuse sul fatto che Patrese aveva superato la famosa linea bianca compiendo una violazione del regolamento: «Nessuno è così ottuso - ha detto il PM - da definire Patrese responsabile di una violazione come un qualsiasi utente della strada. Però se una violazione della legge sportiva provoca un evento che prevede l'apertura di un procedimento penale, la magistratura non può non intervenire. Come magari nel caso di un pugile che colpendo sotto la cintura provoca il ferimento del suo avversario. Colpire sotto la cintura è violazione della legge della boxe e pertanto la magistratura interviene». Spataro ha quindi chiesto per Patrese la condanna a otto mesi con la condizionale, premettendo che «Patrese deve rispondere di determinati reati ed è oggi un pilota diverso dal 1978. Un pilota che l'anno venturo militerà in un team di avanguardia e ci si augura che la sua attività possa andare avanti. Purtroppo è imputato di omicidio colposo. Credo che per lui si possano invocare le attenuanti generiche anche per l'estrema correttezza tante volte dimostrata e per le particolari circostanze che lo coinvolsero quel giorno a Monza».

Di Restelli, chiedendone l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato, il pubblico ministero ha invece detto: «Nessuna scusante per lui. La scelta di azionare il semaforo in anticipo è stata una scelta colpevole. Il regolamento non solo non gli dava facoltà di agire così, ma gli vietava espressamente di fare quello che ha fatto». Sono seguite le repliche degli avvocati difensori e infine, come abbiamo già detto, la sentenza assolutoria per entrambi gli imputati. L'accusa, dal canto suo, non è ricorsa in appello e il processo, quindi, non avrà «code». Un triste capitolo della storia delle corse si è chiuso definitivamente."

Thanks to Michel Sterrenberg

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