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Cronache roveredane
dalla preistoria ai giorni nostri

raccolte di Palmiro Bran

Le prime testimonianze di insediamenti abitativi nel territorio del Comune di Roveredo in Piano, risalgono alla preistoria, alla quale appartiene la tradizione delle tombe a tumulo che sono, o meglio, erano presenti nel territorio e che sono state spianate per ignoranza culturale.
I Celti, quindi, con le loro tombe a tumulo hanno lasciato un traccia indelebile del loro passaggio, che però si incrocia con un ancor più antica tradizione o meglio civiltà, quelle dei campi di urne, ripresa dagli antichi romani, della quale è stata rilevata la presenza nelle nostre terre.
Sempre dai ritrovamenti possiamo ricavare l'informazione che anche i romani, già nel 115 a.C., si insediarono nei dintorni di Roveredo, sono infatti stati rilevati tre nuclei a Nord-Est del paese ed hanno lasciato come tracce, frammenti di laterizi, corpi inumati, anelli, fermagli, fibule in bronzo, coltellini in ferro, frammenti di vetro. Nel 42 a.c. eravamo parte della Xa Regio, sotto il Municipio di Concordia e Capoluogo ad Aquileia.
Dagli oggetti ritrovati nel sottosuolo (Forbici per la tosatura, pesi da telaio, raschiatoi per pelli, cardatoi, fusi, aghi, zappe, aratri, falci.) ci arrivano ulteriori notizie. Ad esempio sull'economia: I nostri avi erano agricoltori con la predisposizione per l'allevamento.
Studiando la conformazione del suolo e del sottosuolo, riusciamo a capire dove si insediarono i nostri antenati.
Partendo dai confini con Aviano e fino alla Strada Ungaresca "Vastata Hungarorum " in pratica non esiste, o quasi, la terra nera "fertile", pertanto si deduce che il terreno non fosse coperto da alberi ma un'enorme prateria. I resti dei primi nuclei abitati avanti Cristo sono appunto di questa zona. Più tardi negli anni troveremo chi si è avvantaggiato di questa caratteristica.
Dall' Ungaresca in giù, quindi verso Sud, lo strato di terra nera, che arriva anche ad 1 metro, ci fa capire che c'erano delle foreste o meglio boscaglie, almeno nei tempi a noi più vicini, nelle quali il rovere era predominante. Altre essenze presenti erano le querce, il bosco offriva frutti selvatici per l'alimentazione ed un riposo alle continue invasioni che hanno caratterizzato la nostra regione.
Possiamo quindi affermare che il territorio è stato occupato da insediamenti umani in luoghi diversi secondo il periodo storico.
Infatti i ritrovamenti pre-romani e romani si ritrovavano al di fuori della selva, i più recenti si vedono invece presenti all'interno dei rimasugli del "roboretum" o bosco di roveri, dove è stato costruito il centro abitato che ha dato luogo allo sviluppo attuale.
La vita nel nostro territorio era senz'altro più sicura ed asciutta che nella bassa pianura friulana dove le grandi alluvioni della fine del 400 e del 589 cancellavano le strade, favorendo già allora l'immigrazione verso Nord.
Possiamo senza ombra di dubbio affermare che il centro abitato è sorto in virtù del fatto che c'era un corso d'acqua, molto probabilmente artificiale, proveniente dal Cellina, che garantiva la sopravvivenza sia delle persone che degli animali.
E' giunta a noi pure l'informazione del ritrovamento di due spade longobarde ritrovate in una tomba a Nord-Ovest dell'attuale centro abitato.
Altro dato certo è che originariamente i centri abitati erano due. Il primo, che faceva perno sull'attuale piazza si denominava "Roveredum Sancti Advocati" ovvero Roveredo di San Foca (di San Quirino), quindi territorio soggetto alla Giurisdizione dei templari dell'abbazia di San Foca a sua volta dipendente dall'Abbazia dei Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena.
Il secondo Centro era "Villa Roboreti" che aveva come fulcro l'attuale Chiesa di San Antonio Abate ed era soggetta alla giurisdizione dei Conti di Porcia.
In estrema sintesi narreremo le vicende più attuali e se così si può dire, della storia roveredana.