ARGENTO

 L’argento è noto fin dai tempi assai remoti: è stato infatti trovato nelle tombe di Ur, che risalgono al  II millennio a.C. Insieme all’oro fu oggetto di ricerche da parte degli alchimisti, che lo designavano con il simbolo lunare, e lo chiamavano «metallo della luna», o «di Diana» a causa del suo splendore. Fu largamente usato fin dall’antichità per la fabbricazione di monili, oggetti d’arte ma soprattutto nella monetazione.

Nell’uso corrente, l’argento è largamente impiegato (sebbene assai raramente allo stato puro perché molto tenero) sia per le tue qualità estetiche sia per le sue proprietà fisiche e chimiche, in lega oppure su un supporto (argentatura elettrolitica, placcature, ecc.). Fra le leghe dell’argento ricordiamo quelle usate per pezzi d’argenteria, con contenuti in rame estremamente variabili. Il loro titolo in argento si esprime in millesimi (una lega  800 contiene l’80% di argento e il 20% di rame), Le più usate sono la 808 e la 925, detta anche sterling e impiegata per monete.

L’argento è il meno assorbente di tutti i metalli; ben lucidato, costituisce la migliore superficie riflettente (per cui viene usato nella fabbricazione di specchi per ottica). È, dopo l’oro, il metallo più duttile e malleabile; se ne ottengono fogli di qualche micron di spessore, trasparenti alla luce. Allo stato puro è molto tenero: basta l’unghia per rigarlo. È la sostanza con maggior conducibilità termica ed elettrica; Non attaccato dall’ossigeno alla pressione atmosferica, si appanna e annerisce lentamente al contatto dell’aria, per la presenza di tracce di idrogeno solforato, ma è sufficiente trattarlo periodicamente con un prodotto idoneo o strofinarlo spesso con un panno in microfibra e tornerà a risplendere!

 

Calcedonio

Il Calcedonio è una varietà criptocristallina e fibrosa di silice, che a seconda della colorazione assume diversi nomi: corniola color rosso, sarda color bruno, plasma color verde scuro, crisoprasio color verde mela.

  

AGATA

Quando presenta alternanze di colori diversi, disposti in strati concentrici o in zone ondulate è chiamato agata; la formazione delle fasce di colori è dovuta al modo in cui si forma entro le cavità di rocce vulcaniche, che a volte riempie completamente. All'esterno sembra un sasso comune ma è un geode, una pietra cava durissima e semi trasparente che, tagliata, ha al centro piccoli cristalli. Se non ha alcuna cavità è chiamata mandorla d'agata (o agata piena). Le grandi agate multicolori, tagliate a metà per evidenziarne la cavità interna, sono le più appariscenti  ma le più piccole hanno notevoli qualità.

Curiosità: fin dall'antichità è considerata una pietra sacra ed è usata come amuleto capace di assicurare protezione, successo, salute; è stata usata a scopo decorativo dagli Egiziani per realizzare gli scarabei sacri , dagli Ebrei per ornare le vesti da cerimonia dei grandi sacerdoti, dai Greci e dai Romani per la fattura di cammei . Tra i più pregevoli esempi di agate antiche sono la coppa di Tolomeo e il grande cammeo della Sainte-Chapelle, entrambi a Parigi nella Biblioteca nazionale di Francia.

  

ONICE

quando le zone hanno colori contrastanti e le tinte si distaccano nettamente è detto onice, se è opaco agata-diaspro

  

 CORNIOLA

Quando la varietà di calcedonio è translucida,con colore variabile dal rosso sangue scuro al rosso chiaro con sfumature giallastre è chiamato corniola.

 

 CORALLO

 Coralli è il nome comune dei celenterati antozoi provvisti di esoscheletro calcareo. I coralli vivono in colonie, soprattutto entro una vasta fascia che si estende a nord e a sud dell’equatore fino al 30° parallelo, in particolare negli Oceani Pacifico e Indiano, dove costruiscono con i loro scheletri calcarei potenti scogliere coralline. Sono inoltre presenti nel Mediterraneo. I polipai costruttori vivono solo al di sopra dei 40 m di profondità, in acque pure, limpide, un poco agitate, sufficientemente salate, ossigenate e calde (difficilmente al di sotto di 18°C).

 Il corallo propriamente detto è un celenterato ottocorallo dell’ordine dei gorgonacei, caratterizzato da uno scheletro calcareo ramificato, colorato più a meno intensamente di rosso, per la presenza dl sali di ferro, e ricoperto di uno strato di tessuto molle denominato sarcosoma. Nel sarcosoma si osservano molti polipi, provvisti di otto tentacoli ramificati e contrattili, molte piccole spicole calcaree, rosse, e un fitto reticolo di canali che collegano i singoli polipi, a una colonia. Lo scheletro si accresce per deposizione di calcare in superficie. mentre il processo di gemmazione avviene soprattutto alla sommità delle braccia.

Il corallo ha avuto in ogni tempo e ha tuttora largo impiego nelle arti decorative, I Romani, sfruttando le formazioni di Malta e del Mar Rosso, lo usavano per farne collane alle quali attribuivano poteri magici. Queste credenze  continuarono nel medioevo e nel Rinascimento, quando il corallo, fu usalo soprattutto per la fabbricazione di amuleti, spesso in forma di eleganti medaglioni, ma anche per oggetti religiosi, come ad es. qui in Sicilia. Nel  XVI, e nel XIX sec, la lavorazione del corallo assunse caratteri veramente artistici, in particolare a Napoli, a Torre del Greco, dove si produssero collane, anelli, braccialetti, statuine (tutto, spesso, ricavato da un solo ramo di corallo, con incredibile virtuosismo e perizia tecnica), cammei, ecc. Opere di pari raffinatezza erano prodotte da tempo dalla scuola cinese; solo nel secolo scorso, invece, si manifestò su più larga scala la concorrenza giapponese, con opere di grande virtuosismo (specialmente statuine e scene figurate), Il corallo è largamente usato anche oggi: le formazioni sfruttate industrialmente si trovano presso le coste dell’Algeria, della Tunisia, delle Baleari, d’Italia, Francia, Spagna, Giappone. IL corallo viene distinto secondo le dimensioni e secondo, il colore, che varia molto. Mentre il corallo Mediterraneo offre solo il  rosso , e, un tempo, la particolare colorazione rosa-arancio del corallo di Sciacca ormai irreperibile; estesa è la gamma di colori che caratterizza il prodotto asiatico: questo mare propone una varietà che va dal bianco al rosso cupo con macchie bianche(dette “tarlo del corallo”), sfumature e venature contrastanti. Si passa allo shiro(o bianco) al boke (peau d'ange) rosa pallido, al Cerasuolo (o momo) con il suo colore rosso arancio , al moro (detto sangue di bue) compatto, luminoso di un rosso scuro profondo. La purezza è determinata dall’assenza di impurità e dalla compattezza che presenta.

 

 Bambù

Il bambù è una pianta marina (coralloide) di colore bianchiccio, ha la stessa composizione chimica (carbonato di calcio) e peso specifico simile al corallo naturale; successivamente viene tinto di colore ottenendo varie sfumature (rosso, rosa, nero, bianco). Il risultato è un prodotto simile al corallo, solo persone esperte riescono ad individuare la differenza, spesso e volentieri viene venduto per corallo naturale a prezzi esageratamente elevati.

 

 

Corallo fossile

Moltissimo del corallo in circolazione è di provenienza fossile. Il corallo fossile si presenta molto simile al corallo naturale ma la sua età risale a svariati milioni di anni fa. Viene solitamente rinvenuto in miniere molto profonde, le stesse profondità che, evidentemente, una volta erano bui abissi marini. Allo stato naturale è completamente fossilizzato, di colore incerto, bianchiccio, grigiastro tendente anche all'azzurro ma, assolutamente non rosso. Il taglio, la molatura e una generosa colorazione mediante additivi specifici riescono a ridare una parvenza di vita a qualcosa che sarebbe più opportuno definire un sasso invece che spacciarlo come corallo orientale, bambù, di palude ecc.

Dal punto di vista della chimica è avvenuto che nel corso dei millenni particelle infinitesimali di silicio sono riuscite a penetrare nelle spore del corallo, quello vero, già morto, sostituendosi lentamente con le particelle in decomposizione; così penetrando nella struttura esistente, sono diventate con il passare dei millenni, una autentica copia del primordiale corallo, simile in tutto perfino nei dettagli più trascurabili.

 

Ematite

L’ematite è un  ossido di ferro trigonale, chiamata ferro oligisto quando si presenta in cristalli grigi con lucentezza metallica, con abito romboedrico o tabulare o lamellare talora in aggregati a forma dì rosa (rosa di ferro).

 Spesso si presenta anche in masse fibrose, in concrezioni mammellonari nere con zonature rosse o in masse granulari terrose (ocra rossa) o in cristalli monometrici pseudomorfi su magnetite. In Italia viene sfruttata l’ematite dell’Elba, che si presenta spesso in bei cristalli; in piccole quantità si trova anche sul Vesuvio e sull’Etna, come prodotto di fumarole.

 

Fluorite

 La fluorite è composta da fluoruro di calcio, monometrico è trasparente e lucente come il vetro, si presenta in masse spatiche (spatoftuoro) e più spesso in cristalli cubici che mostrano quattro piani di sfaldatura paralleli alle facce dell’ottaedro, È incolore e limpida quando è pura, variamente colorata in giallo, azzurro, viola, verde, a volte anche fluorescente, quando contiene impurezze.

La fluorite si trova come ganga nei giacimenti dl solfuri di piombo, zinco, stagno e argento; è un minerale industriale sfruttato in metallurgia come fondente, nella preparazione degli smalti, nella produzione della criolite sintetica, Quando è limpida e incolore se ne ottengono obiettivi apocromatici per strumenti ottici, quando è in grandi masse se ne ricavano oggetti ornamentali come vasi, coppe, ecc. .

 

GIADA

La giada, dallo spagnolo ijada, pietra del fianco, perché si credeva guarisse le malattie renali, è il nome usato comunemente per indicare sia la giadeite sia la nefrite. Con tale denominazione vengono indicati altri minerali di aspetto simile, come le varietà di granato provenienti dal Transvaal o dalla California o dall’isola d’Elba; le varietà dl serpentino; la varietà di vesuviana. Per essere perciò distinte da questi minerali la nefrite e la giadeite vengono chiamate anche giade imperiali.

Le diverse varietà di giada furono ricercate e utilizzate sin dai tempi preistorici per farne punte di lance e di frecce, asce. I popoli orientali, in particolare Giapponesi e Cinesi, le consideravano le pietre più preziose e attribuivano loro virtù magiche e curative delle malattie renali; le utilizzano per insegne di comando, per idoli, statuette, vasetti,, strumenti musicali e gioielli. Oggetti di giada erano fabbricati anche dai Maya e dagli Aztechi, nel Messico e dai Maori nella Nuova Zelanda.

La giadeite è un composto di silicato di alluminio e sodio, contenente anche ferro, calcio, magnesio e appartenente al gruppo dei pirosseni monoclini. La giadeite non si presenta mai in cristalli ma in masse compatte formate da aggregati di microscopici granuli o fibre; è opaca e traslucida con lucentezza vitrea; ha una colorazione a macchie, con fondo biancastro a volte leggermente violetto o roseo e con chiazze verde chiaro o verde smeraldo; rare e pregiate sono le varietà con colorazione uniforme verde smeraldo dovuta a tracce di cromo, La giadeite si trova in filoni in rocce serpentinose o in conglomerati o in alluvioni.

 

GRANATI

Granati è il nome dato a vari minerali appartenenti a un gruppo molto omogeneo di silicati di un metallo trivalente (alluminio, ferro, cromo, titanio) e di un metallo bivalente (calcio, magnesio, ferro, manganese), formanti una serie isomorfa, usati come gemme.

I granati cristallizzano nel sistema monometrico in rombododecaedri o in icositetraedri. I tipi principali di granato sono: la grossularia, verde pallido o giallo o rosa: il piropo, rosso fuoco; l’almandino, detto anche carbonchio o granato orientale, rosso bruno: la spessartite, rosso giacinto o giallo: l’andradite, nera;: l’uvarovite,verde smeraldo. Esistono poi varietà formate da miscele isomorfe dei tipi principali: la melanite, varietà titanifera, di andradite, nera: il demantoide, varietà ferrifera di andradite, verde smeraldo o verde oliva; l’essonite, varietà ferrifera di grossularia, di color giallo ambra; la topazzolite, varietà gialla di andradite. Curiosità: Il termine carbonchio fu usato nel medioevo come sinonimo di rubino o di granato; oggi indica soltanto il granato almandino, di colore rosso intenso. Fu designata con il nome di carbonchio anche una pietra immaginaria, che oltre alla proprietà di irradiare luce sufficiente per rischiarare una stanza, aveva fama di preservare dalle malattie degli occhi e dalla peste.

 

MADREPERLA

È una sostanza dura, bianca, a riflessi iridescenti, che si trova in  numerose specie di conchiglie e che viene adoperata in ebanisteria. La madreperla forma lo strato interno della conchiglia di un gran numero molluschi, viene secreta dall’epitelio esterno del mantello di questi animali sotto forma lamelle sottili che si sovrappongono, alternativamente costituite di una sostanza azotata, la conchiolina, e di carbonato di calcio. La sovrapposizione di un gran numero di lamelle trasparenti, produce fenomeni interferenza in seguito ai quali appaiono le iridescenze brillantemente colorate caratteristiche della madreperla. La madreperla viene ricavata per uso industriale da diversi molluschi bivalvi, i principali dei quali sono le ostriche perlifere, nelle quali è molto spessa, per esempio la Meleagrina margaritifera,che può raggiungere 20 cm di diametro, con madreperla di vari centimetri di spessore. Sono note madreperle di diverse tinte: bianco, rosa, grigio, blu. Gli unioni e gli anodonti, molluschi di acqua dolce, producono madreperla, ma di qualità meno brillante. Tra i gasteropodi se ne possono citare alcuni dalla madreperla vivacemente colorata: le aliotidi, i trochi, gli Strombus e i Turbo. Tra i cefalopodi anche i nautili forniscono madreperla.

Nel medioevo la madreperla fu utilizzata per .fabbricazione di oggetti di lusso. Dal XVI sec. in poi divenne di uso più frequente e servi per decorare mobili, per fabbricare suppellettili (cofanetti, statuette, ecc.) e bottoni.

Le località principali per la raccolta della madreperla corrispondono soprattutto a quelle dove si trovano le perle più pregiate: Nuova Caledonia, Australia settentrionale e orientale, Tahiti, isole di Ganibier, le coste del Messico che si affacciano sul Pacifico, il Madagascar. Bisogna fare eccezione per Ceylon, dove le ostriche perlifere, molto piccole, danno un tipo di madreperla troppo sottile per essere utilizzato. I gasteropodi che secernono la madreperla, soprattutto le conchiglie madreperlifere, si trovano nelle regioni tropicali del Pacifico, dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso; le grandi conchiglie rosse e verdi delle aliotidi sono particolarmente abbondanti nei mari del Giappone.

 

PERLE

È la concrezione di varia grandezza e forma, prodotta da diverse specie di molluschi marini e d’acqua dolce con le stesse sostanze che costituiscono la madreperla della loro conchiglia.

 Le perle vennero usate come ornamento fin dalla più remota antichità e, come molte pietre preziose, ispirarono numerose leggende. Furono usate in oreficeria e gioielleria (diademi, collane, orecchini, anelli, ecc.) e per ornare vesti; nel medioevo apparvero anche nei paramenti sacerdotali. Tuttora costituiscono un elemento prezioso sia per gioielli destinati all’ornamento della persona, sia per oggetti d’arte, sacri e profani.

Soltanto poche specie di molluschi producono le vere perle, quelle apprezzate in gioielleria.

I molluschi marini più noti e più importanti produttori di perle sono le meleagrine, che comprendono quattro specie principali:

la Meleagrina margaritifera, detta anche grande pintadine o meleagrina di Tahiti, diffusa nell’Oceano Pacifico, più rara a Ceylon e nel Golfo Persico; può raggiungere anche i 20 cm di diametro e il peso di 8- 10 kg;

la Meleagrina vulgaris, detta anche di Ceylon, diffusa nell’oceano Indiano, nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, ma che si ritiene trasmigrata anche nel Mediterraneo dopo il taglio dell’istmo di Suez: ha dimensioni variabili, con diametri che raggiungono anche i 12 cm;

la Meleagrina Martensi, considerata la meleagrina propria dei mari del Giappone, di dimensioni minori fra le specie perlifere più importanti;

la Meleagrina californica, propria delle acque dell’America Centrale, di dimensioni notevoli (raggiunge anche i 15-17 cm di diametro), ma con uno spessore di madreperla modesto.

Vi sono altri lamellibranchi perliferi: la Pinna nobills che produce perle di vario colore e poco pregiate, la Tridacna gigas, il Mytilus che fornisce perle generalmente di colore verde chiaro o violaceo, il Pecten con perle di varie colorazioni, lo Spondylus, la Venus, l’Arca noae che produce perle viola, l’Anomia con perle purpuree, il Malleus con perle di colore bronzeo, il Plagiola securis che produce perle magnifiche di splendente lucentezza. Anche gasteropodi marini producono perle assai pregiate: lo Strombus giga. delle Antille, che fornisce perle di colore rosa, l’Haliotis che vive nei mari del Giappone e produce perle dai colori stupendi, la Cassis madagascarensis, il Turbo, il Trochus che produce perle di iridescenze vivaci.

Tra i molluschi di acqua dolce perliferi i più importanti sono: la Margaritana margaritifera, molto frequente in Francia, in Baviera e in Scozia; l’Unio, molto perlifero; l’Anodonta, che predilige le acque tranquille. Le perle dei molluschi d’ acqua dolce sono generalmente poco iridescenti.

La perla si forma nello stesso modo della madreperla, la quale costituisce il rivestimento interno delle valve della conchiglia. Lo strato della madreperla è quello di accrescimento della conchiglia, in quanto l’epitelio secernente è a contatto diretto con la zona madreperlacea. Se un corpo estraneo (parassita, granello di sabbia o altro) penetra tra l’epitelio secernente e lo strato madreperlaceo, viene coperto da uno strato di madreperla e incorporato. Si forma così una bolla di madreperla o anche una mezzaperla, o bisperla, aderente alla conchiglia. La perla libera, di forma sferica più o meno regolare. si forma nell’interno del mantello quando un corpo estraneo viene avvolto da una particella di epitelio secernente che forma il “sacco perlifero”, il quale inizia a sua volta la secrezione degli strati concentrici formando la perla.

La composizione chimica della perla è la stessa di quella della madreperla:

carbonato dl calcio 91,12%

materia organica 5,94%

acqua 2,23%

perdite d’analisi 0,11%-

La materia organica, denominata conchiolina, è una sostanza ricca di azoto, coriacea, insolubile nell’acqua, nell’etere e nell’alcool; fa da scheletro al carbonato di calcio. Sembra che il colore delle perle sia determinato da pigmenti contenuti nella conchiolina e non nella materia calcarea. I colori comprendono una vastissima gamma di tonalità; la colorazione è generalmente distribuita a strati colorati e chiari che dal nucleo si alternano fino alla superficie. Le caratteristiche esteriori delle perle sono determinate dallo splendore, che è il punto luminoso che la perla rivela se posta su un piano orizzontale, dalla lucentezza, consistente nell’aspetto vellutato e iridescente della perla, e dall’oriente, che consiste in una calda traslucidità causata dalla scomposizione della luce bianca. La lucentezza e l’oriente costituiscono insieme l’acqua della perla. Varie possono essere le sue forme: oltre alle mezzeperle, o bisperle, le perle complete, o libere, possono essere sferiche, a goccia, a bottone (tonde ma appiattite), irregolari, o barocche o scaramazze.

La lavorazione delle perle consiste essenzialmente nella pulitura, eseguita per togliere la lieve tinta verdastra che esse di solito presentano appena pescate, e nella perforazione, operazione molto delicata. Inoltre, alle perle barocche, o a quelle che presentano difetti esterni, si asportano uno o più strati esterni per migliorare la forma o eliminare i difetti; tuttavia tale operazione comporta dei rischi in quanto potrebbe rivelare ulteriori difetti.

Il valore delle perle è determinato, oltre che dallo splendore, dalla lucentezza e dall’oriente, anche dalla forma e dal peso. L’unità di peso usata nel commercio delle perle è il grano.

Oltre alle perle vere, dette perle naturali accidentali, esistono le perle coltivate o di coltura, ottenute sottoponendo molluschi perliferi marini e d’acqua dolce a trattamenti speciali. Fin dai tempi antichi (XIII sec, circa) i Cinesi producevano bisperle introducendo corpi estranei fra il mantello e la conchiglia del mollusco. I Giapponesi seguirono, perfezionandolo, tale sistema, ma solo verso 1913 il giapponese K. Mikimoto riuscì ad ottenere perle coltivate libere. Il procedimento è il seguente: si raccolgono le piccole meleagrine e le si rinchiudono in gabbie di rete metallica che vengono poste in mare; qui vengono mantenute, ben sorvegliate e curate, per tre anni circa. Dopo tale periodo

molluschi vengono tolti dalle gabbie; una parte di essi viene sacrificata per fornire l’epitelio secernente a quelli che verranno coltivati. Una sferetta di madreperla viene avvolta in un lembo di epitelio secernente, con un sacchetto, di cui viene chiusa l’imboccatura. Inserito questo sacchetto nel mantello della meleagrina, si toglie la legatura sacchetto, si disinfetta la ferita e si ricollocano le meleagrine innestate in altre gabbie che vengono immerse in mare a opportune profondità. Dopo un periodo da cinque a sette anni, che può essere abbreviato o aumentato determinando un minore o maggiore pregio della perla, si raccolgono i molluschi e si estraggono te perle.

 

QUARZO

Il quarzo è un ossido di silicio, che si trova in cristalli trigonali prismatici, incolori o di colore vario, isolati o riuniti in druse o in geodi.

Il quarzo è uno dei più diffusi minerali della crosta terrestre. I suoi cristalli, spesso geminati secondo diverse leggi, per cui assumono aspetto pseudoesagonale, possono raggiungere dimensioni gigantesche .  Nel quarzo fu scoperta, nel 1811, da Arago, la polarizzazione rotatoria, e, nel 1880, dai Curie, la piezoelettricità.

Le principali varietà di quarzo, diverse per il colore sono: il quarzo ialino, trasparente e incolore, detto cristallo di rocca se perfettamente limpido; il quarzo affumicato, trasparente e bruno, detto fumè, detto morione se bruno intenso quasi nero; l’ametista, trasparente e viola chiaro fino a viola cupo; il citrino,trasparente, giallo limone; il quarzo rosa, quasi trasparente, roseo; il quarzo latteo, più o meno opaco, bianco latteo; il giacinto di Compostella o quarzo ematoide, opaco, rosso, rosso-arancione, rosso-violaceo, Le principali varietà contenenti inclusioni che danno origine spesso a gatteggiamenti e iridescenze sono: l’occhio di falco, l’occhio di gatto, l’occhio di tigre, l’avventurina, il quarzo aeroidro, con inclusioni gassose e liquide.

Le varietà più belle di quarzo vengono usate come gemme di non grande valore; più importanti sono gli usi del quarzo nella tecnica che usa alcune sue proprietà fisiche o la sua composizione chimica.

 

CRISTALLO DI ROCCA

 Il quarzo ialino, trasparente e incolore, è detto cristallo di rocca se perfettamente limpido. Quando è ben cristallizzato, si presenta in prismi esagonali terminanti con due piramidi a sei piani. Considerato come pietra preziosa, il cristallo di rocca è stato impiegato dagli Egiziani, per farne vasi e incrostarne statue; anche i Greci e i Romani lo lavorarono con grande perfezione, Dal medioevo in poi fu usato in oreficeria e in gioielleria per la fabbricazione di oggetti diversi (reliquiari, vasellame da tavola, coppe, cofanetti, orologi, tabacchiere, lampadari, candelieri).

 

AMETISTA

L’ametista è una varietà viola di quarzo, a cui anticamente si attribuiva la proprietà di preservare dall’ubriachezza. È costituita da quarzo colorato in tutte le sfumature del viola, probabilmente dovute alla presenza di Ossidi di ferro o di manganese, e viene usata come gemma. Nel medioevo, se ne facevano vasi e coppe; nel XVII sec, serviva a decorare mobili preziosi. Si distinguono l’ametista occidentale (che proviene da Spagna, Francia, Germania e soprattutto Brasile) e l’ametista orientale, più pregiata (che proviene soprattutto da Ceylon e dagli Urali).

 

 

RADICE DI SMERALDO

Lo smeraldo è una varietà di berillo di colore verde chiaro fino a cupo, usata come pietra preziosa. Lo smeraldo orientale è una varietà di corindone verde, è una delle più pregiate pietre preziose, il cui colore dipende forse da tracce di ossido di cromo. Raramente è limpido e puro, più spesso presenta striature o contiene inclusioni sia solide sia liquide sia gassose (smeraldo ghiacciato). Le più antiche miniere di smeraldi sono nell’Alto Egitto e nella Scizia e vennero sfruttate sino al tempo dei faraoni, come indicano i ritrovamenti sulle mummie.

 Gli smeraldi erano anche conosciuti e usati come gemme da Greci e Romani. Verso la fine del Cinquecento furono introdotti in Europa gli smeraldi provenienti dalla Colombia, che ancora oggi ha giacimenti altamente produttivi, molto nota è la Mina Real de Muzo. Gli smeraldi si trovano in vene di calcite o dolomite o entro druse di dolomite, quarzo, apatite, fluorite, parisite. o in conglomerati di dolomite, intercalate a scisti carboniosi. Il colore degli smeraldi colombiani è di un verde più o meno intenso, dovuto alla soluzione di ossido di cromo e ferro.

Altri giacimenti dì smeraldi sono in Russia, negli Urali, che danno, particolarmente per quelli trovati in micascìsti neri, smeraldi di bellissimo colore e ottima trasparenza.

Recentemente hanno acquistato importanza anche i giacimenti brasiliani. Gli smeraldi del Brasile non sono, generalmente, di tinta molto bella (verde giallognolo) ma sono, per lo più, molto puri. Vi sono altri giacimenti in Rhodesia, nel Transvaal e in India e questi ultimi danno pietre di bellissimo colore.

Tra gli smeraldi celebri ricordiamo quello del tesoro della Corona di Vienna, di 2205 carati; quello posseduto dal duca di Devonshire, non tagliato, notevole per le sue dimensioni (pesa 1.225 carati metrici) e per il bellissimo colore: lo smeraldo Patricia, di 632 carati, conservato al Museo di storia naturale di New York; lo « smeraldo di Napoleone » di eccezionale bellezza, donato da Napoleone a Giuseppina Beauharnais, che pesa 24,38 carati, passato in proprietà del gioielliere parigino Mauboussin; altri smeraldi ai trovano al British Museum di Londra, al Grùnes Gewdlhe di Dresda, al Museo del Gran Serraglio (Topkapi) di Costantinopoli . La colorazione dello smeraldo si ritiene determinata dall’ossido di cromo ed è interessante osservare che in pietre intensamente colorate si è rilevata la presenza di vanadio. Il valore dello smeraldo è dato dalla trasparenza, dal colore, dall’assenza o presenza di difetti, È rarissimo trovare smeraldi di grandi dimensioni perfetti, in quanto inclusioni e fessure sono, generalmente, abbondanti; sono quindi rarissimi gli smeraldi puri o quasi puri e, in questi casi, si tratta di solito di pietre piccole, da 1 a 4 carati, di valore molto alto. Alle pietre anche di un certo peso e di buona trasparenza ma di colore poco forte e soprattutto se tendente al giallo, viene dato scarso valore.

CURIOSITA’: lo smeraldo è la pietra magica per eccellenza: si riteneva favorisse le imprese amorose, facilitasse la divinazione e i sogni profetici, desse vigore ai vecchi, calmasse gli epilettici e cacciasse gli spiriti maligni. Era chiamato pietra di castità e ai credeva che ai rompesse quando chi lo portava commetteva un peccato di lussuria.

 

RADICE DI RUBINO

Il rubino è una varietà di corindone, di colore da rosa a rosso più o meno intenso fino a violaceo, usata come pietra preziosa.  Il rubino è una delle pietre preziose di maggior valore, il cui colore deriva da tracce di ossido di cromo. Una varietà che mostra il fenomeno dall’asterismo è detta rubino asteria. I giacimenti di rubino si trovano in rocce calcaree alluminifere dove si forma per fenomeni di metamorfismo di contatto o in depositi alluvionali, i principiali giacimenti sono localizzati in Birmania, nella Thailandia e a Ceylon. Rubino spinello, varietà di spinello di colore rosso vivo.

Curiosità: Il termine carbonchio fu usato nel medioevo come sinonimo di rubino o di granato; Fu designata con il nome di carbonchio anche una pietra immaginaria, che oltre alla proprietà di irradiare luce sufficiente per rischiarare una stanza, aveva fama di preservare dalle malattie degli occhi e dalla peste.

 

RODOCRASITE

La rodocrosite è composta da carbonato di manganese, contenente anche ferro, magnesio e calcio, e si presenta in cristalli trigonali e, più spesso, in masse concrezionate, talvolta con zonature di colore diverso, dal rosa chiaro al rosso vivo. La rodocrosite può essere sfruttata per l’estrazione del manganese quando si trova in giacimenti abbastanza ricchi come in Sassonia, nell’URSS, nel Nevada, Colorado e Montana, in USA. Le varietà compatte e zonate sono usate anche per oggetti ornamentali.

 

SODALITE

La sodalite è un composto di alluminiosilicato di sodio, contenente cloro, appartenente al gruppo dei feldspatoidi, che si presenta in cristalli monometrici di colore grigio, giallo, bluastro. La sodalite dà il nome a un gruppo di minerali costituente una serie isomorfa, che comprende anche hauyna, noseana e lapislazzuli.

 

 

LAPISLAZZULO

Il lapislazzuli è composto da alluminiosilicato di sodio e calcio contenente anche zolfo e cloro appartenente al gruppo della sodalite. Il lapislazzuli si trova in. aggregati compatti color azzurro oltremare in cui sono inclusi spesso cristalli di pirite;i cristalli monometrici di lapislazzuli sono rari. E’ usato come gemma, e per realizzare tessere per mosaici; un tempo se ne ricavava la sostanza colorante detta oltremare, che Michelangelo utilizzò per dipingere il cielo della cupola della Cappella Sistina.

 

TURCHESE

La turchese (pietra turca, perché originaria dell’oriente) è costituita da fosfato idrato di alluminio e di rame, opaca, di colore chiaro dall’azzurro cielo al verde azzurro al verde mela, usata come gemma. La turchese, in natura, si presenta in masserelle compatte a struttura criptocristallina, raramente in aggregati raggiati di minuti cristalli triclini, spesso mostra macchie biancastre o venature scure. Si trova in spaccature di rocce ricche di allumina, dove si forma per alterazione. Viene usata come gemma, per lo più tagliata a superficie curva. è più pregiata se di colore celeste intenso; se di colore pallido o tendente al verdastro, viene trattata con azzurro di Prussia, ma in tal caso alla luce artificiale si presenta grigia. In commercio viene chiamata anche turchese orientale o turchese di vecchia roccia per distinguerla da altri minerali simili, soprattutto dall’odontolite, detta anche turchese occidentale, turchese di nuova roccia o turchese d’ossa e dalle imitazioni, come quella ottenuta comprimendo fosfato di alluminio colorato con sali di rame e detta turchese viennese o impropriamente turchese sintetico.