Avventure di orrore e mistero

Avventure di orrore e mistero

 

Un quarto di secolo dopo il genere nero Dylan Dog e Martin Mystère rappresentano l’altra grande novità a livello di montaggio e sceneggiatura. Le storie sono montate in maniera assai creativa; realtà oggettiva e realtà soggettiva (sogni, allucinazioni, ecc.) si mescolano, e la dimensione spazio-temporale assume una sincronicità junghiana: secondo Minelli (1992) la comprensione di questi albi richiede l’elasticità mentale di accantonare la logica causale; in particolare il pensiero dei protagonisti è spesso guidato dalla simultaneità di un determinato stato psichico con uno o più eventi esterni, che sembrano paralleli significativi della condizione momentaneamente soggettiva. Specchio di una generazione che s’interroga sui grandi temi del bene e del male, e che non ha più bisogno di manifestare caratterialità per difendersi dai tratti psicotici. I riferimenti letterari sono molteplici: E.A. Poe, F. Kafka, G. Meyrink, S. Freud e così via; spesso vengono esplicitamente citati.

Gli eroi di questi albi si comportano in maniera assai meno violenta di quelli delle avventure classiche .

Infatti finiscono per prendere più pugni di quanti non ne diano, e sebbene anch’essi si distinguano nel portare con loro assistenti fedeli e singolari, hanno un Super-io molto meno rigido, hanno risolto l’Edipo, e spesso tra un’indagine ed una ricerca si concedono delle avventure sessuali. Le figure femminili che compaiono nelle storie sono generalmente donne indipendenti ed emancipate. Del resto la diffusione di questi albi risale agli anni ’90.    

 

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