Con l’arrivo di
Diabolik (1962) il fumetto comincia ad avvalersi di tecniche di montaggio di
tipo cinematografico. Gli albi sono caratterizzati da svariati episodi di violenza.
Il protagonista delinquente viene connotato anche da caratteristiche positive,
allo scopo di non impedire l’identificazione. Questi eroi non sono mai soddisfatti;
sembrano continuamente in preda alle loro brame che non riescono mai a saziare.
Come se il ripetere le medesime gesta criminose sia l’unico mezzo per
difendersi dalla situazione depressiva. Si tratterebbe quindi di una difesa
maniacale contro la depressione, di una difesa che si è stabilizzata attraverso
la condotta delinquenziale, in una caratterialità che preserva dal pericolo di
diventare psicotici (Diabolik, Kriminal, Satanik). Il genere nero ebbe non a
caso un grande successo negli anni della contestazione giovanile. Oggi, soltanto
Diabolik, che ha sempre potuto contare sul saldo legame sentimentale con Eva
Kant, può proseguire la sua razzìa.
Un ulteriore approfondimento delle dinamiche del fumetto nero lo trovi QUI .
Imbasciati (1970)
ha identificato la dinamica degli eroi dei fumetti neri; l’assenza del senso di
colpa indicherebbe che la figura paterna è venuta a cadere o non si è mai
costituita. Pertanto anche il Super-Io risulta debole: nei fumetti neri i
protagonisti uccidono tutti,si appropriano di tutto, ma sono solitari, senza
amicizia e senza affetti. Secondo Imbasciati il furto coatto e continuativo
indica una regressione a livello orale, e gli oggetti rubati rappresentano
spesso il seno materno.