Un innamorato può rivolgersi alla persona che ama anche in versi. Il termine poesie è forse un tantino eccessivo per queste righe custodite chiuse in una scatola fra la tua biancheria. Spero non ti dispiaccia che io le renda di pubblico dominio. Non per ambire ad apprezzamenti letterari, che onestamente non meritano, ma per testimoniare il nostro amore.

Penso a te, penso a me, penso a tutti e due.
Il sonno di notte tarda a venire
'chè cerco il sorriso delle labbra tue
e senza un tuo sguardo posso morire.

Quando poi sogno, ma lì tu non ci sei
al mio risveglio ne resto deluso.
Ti vorrei sempre nei pensieri miei
anche se temo di restar confuso.

Dolce pensiero crederti vicina
ed io essere per te un cavaliere
pronto con la spada alle tue preghiere.

Nessuna gioia è più piena di questa:
un amore che sconvolge la testa
di me che ti credeva una bambina.
Luglio 1981


Quando ho scoperto te nella vita,
io sono cambiato da così a così.
Ora so che tu te ne sei partita
e un dolore mi ferisce notte e dì.

Quanti ricordi ci uniscono ancora...
Ieri sera m'hanno parlato di te
come di una bella e dolce signora
che ha lasciato qui, solo, proprio me.

Ma è troppo triste guardare al passato
perchè allora c'erano molte gioie
che adesso lasciano posto alle noie.

Oh, se potessi comandare al tempo!
Subito vorrei tornare a quell'età
in cui eri la mia amatissima metà.
Luglio 1981 - Sembra di oggi ed invece la scrissi ben vent'anni fa. In realtà pensavo ad una tua dipartita in senso figurato: una rottura di fidanzamento.


Credevo di volare in alto,
sopra gli uccelli,
vicino al sole.
Invece mi dibattevo a terra,
nel fango,
tra le rane.

Avevo il volto triste
e gl'occhi privati del sorriso.
Poi ho udito la tua voce
e n'è nato dal di dentro
un turbamento salutare.

Ti dissi tutto;
non pensai più a niente.
Un cenno aspettai da te
che ammutolivi senza risposta.

<<Non so; vedrò>>, dicesti piano
e il mio sguardo si perse lontano.

Non seppi più che fare.
Il tempo ti nascondeva ancora,
ma cominciai a sperare.

Ripresi fiato.
Le mie ossa leggere;
la mente risanata,
senza ragnatele.

Mi venisti incontro,
privandomi della fuga.
Ti dissi nuovamente tutto
perchè star nascosto non volevo.

Cominciava per me
un grande gioco.
Avevo perso la gioia
ed ora,
lieto vincitore,
divoravo le notti e i giorni
per poter restare
un attimo a guardare te.

Temevo di parlarti ancora.
Il passo già mosso,
il discorso fermo alla gola.

Mi sembrava di dirti tanto.
Da solo m'accorgevo
d'essere stato muto.

Ti volli vicina
per poterti sentire,
ma ero l'unico a parlare.
M'ascoltavi paziente
e timorosa apprezzavi
quella faccia che dianzi
sembrava imputridire.

Il resto
non lo dico più.
E' custodito
nel nostro cuore
con un eterno
sigillo d'amore.
Novembre 1981


Vorrei intonarti una canzone,
ma non ho una bella voce.
Ti farei un bel ritratto:
purtroppo non ho colori.
Un regalo ti comprerei,
ma non ho soldi;
se li accetti, questi pochi versi
li dedico a te.

Se avessi un pennello
con dei colori ad acquarello
dipingerei i monti
le nuvole e il mare.
In fin dei conti
tutti sanno apprezzare
quelle cose
semplici e grandiose.

La luce i vetri fende
e s'apre il giorno.
Mi guardo intorno
e gl'uccelli che girano
costruendo il loro nido
vedo in alto volar.
Disfo le bende che legano la mano
pensando ch'è uno stupido
chi la morte suol cercare.

Breve è il sorriso d'un bimbo
breve la notte e poi il giorno
breve è una poesia senza pretese.

Sulla natura si posa,
come l'ape sulla rosa,
il mio estatico sguardo.

Bello, io penso,
volare nel cielo immenso
come fulmineo dardo.

Bello, ma che vale,
se quando sei lontana
ogni attesa è vana
e soffro da star male?

Tira vento,
che tormento!
Ci fosse almeno il sole...
ma torna a piovere.
Certo non è piacevole
dover al chiuso rimanere.
Sarà per un sol momento;
uffa, non son contento.
Pasqua 1983 durante il servizio di leva.