08-mag-2008 08.16

 
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Marco Comandè - Recensioni
 

Chi vuole descrivere la musica di Marco Comandè fallisce se cerca in quale categoria essa è inquadrata. Così come enumerare tutte le tecniche e gli stili musicali che sono affluiti nelle sue composizioni, sarebbe una audace ma inutile impresa, poiché potrebbe nascere l’impressione che la sua musica non sia stilisticamente unitaria. Però non è questo l’importante. Usando con la massima facilità il materiale musicale, egli crea qualcosa di assolutamente nuovo: i limiti che generalmente sono associati alla chitarra vengono senza fatica superati. I colori che egli ricava dallo strumento e le mai ascoltate combinazioni sonore raggiungono talvolta dimensioni orchestrali. Aggiunta a ciò, vi è nelle sue composizioni una marcata vitalità ritmica che raggiunge raffinatezze poliritmiche tali da suscitare la più viva meraviglia in ogni esperto musicista. A chi ricevesse ora l’impressione che la musica di Marco Comandè sia dominata da tecniche virtuose, gli si dica che tutte queste tecniche si sottomettono alle sue emozioni ed alla sua volontà espressiva. La sua musica contiene inoltre così tanti elementi meditativi, da rendere possibile all’ascoltatore, non di afferrarne i dettagli, bensì ad occhi chiusi lasciarsi da essa prendere e come totalità viverla.

Peter Muehlbauer


L’Italia è come un ponte naturale tra l’Europa e i mondi musicali dell’Africa, Arabia o anche dell’America Latina” disse il giovane chitarrista romano Marco Comandè, che da un anno vive nella RFT prima delle prime note del suo concerto (partecipazione straordinaria) berlinese. In conformità di ciò, si schiude nella sua pura opera strumentale un totale cosmo musicale collegato a determinate forme strutturali compositive ed anche alle speciali abitudini di ascolto della musica classica e da camera europee. Le transizioni che partendo da questa base in direzione jazz, folklore o musica meditativa andando oltre agli stili, agiscono così senza rottura e plausibili, si fondono così naturalmente nello scorrimento armonico, che gli ascoltatori di questa sera nella Ballsaal del Forum Kreuzberg sono sempre più strabiliati che la tradizionale barriera tra musica “seria” e “le altre”, perlomeno per queste due meravigliose ore di concerto, è completamente sollevata.
Ci sono a disposizione del 28enne italiano una eminentissima tecnica, una prodigiosa virtuosità e una sicurezza anche in parti difficilissime, che lo facilitano nell’accesso a tutti i generi chitarristici.
Improvvisazione libera non è cosa sua e le due metà di quaranta minuti del concerto, suonate in suite, e che sono praticamente dalla prima all’ultima nota predeterminate, presentano una successione di pezzi singoli intrecciati tra loro attraverso dei leitmotive ricorrenti, che Marco Comandè ha da poco pubblicato su un primo disco.
La chiara accentrazione ritmica, dalla verve derivata indubbiamente spesso da una concezione jazzistica, con la quale egli in “Dualismo” o “Hotel Luna” presenta anche figure melodiche molto complesse, non cambia il fatto che la pura musica per chitarra acustica di Marco Comandè globalmente conduce piuttosto ad una contemplativa avventura uditiva, condizionata anche dal coscientissimo “spiel” con i varianti e mai eccedenti colori sonori. I confini, ma assolutamente mai troppo precipitati allontanamenti in sviluppo dei motivi introducenti, non preoccupano un pubblico concentratissimo ad ogni sfumatura, che anche nei velocissimi passaggi dall’estrema pulizia diteggiativa, nelle serie di flagioletti assolutamente privi di tintinnamenti o dagli improvvisi ritmi sincopati di grande effetto, è sempre completamente “dentro”.
Dalle brevi escursioni in una graziosa pentatonica orientale, così come una piccola parodia all’”ode alla gioia” di Beethoven, provano che questo grande talento chitarristico non vuole accettare per se stesso confini musicali. Questo tipo di “fusion music” ha coinvolto moltissimo un pubblico impressionato.

Der Tagesspiel, Berlin-JochenMetzner