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Il ghiaccio della Groenlandia

 
 

Il ghiaccio della Groenlandia

  Il manto di ghiaccio della Groenlandia sta crescendo: che cosa causa un’era glaciale?

Siete stati imbambolati dalla propaganda di massa sul riscaldamento globale? Laurence Hecht della rivista 21st Century Science and Technology spiega perché la terra è sulla via di una nuova glaciazione.

A dispetto della montagna di propaganda in senso contrario, una montagna di ghiaccio sta crescendo da una decina d’anni al centro della Groenlandia. Anche il ghiaccio galleggiante della banchisa dell’Antartide Orientale, sta crescendo, aggiungendo una massa di ghiaccio marino molto più grande di quella che si è persa nella frantumazione, molto propagandata, della banchisa dell’Antartide Occidentale.

Questi sono alcuni dei risultati sorprendenti di uno studio sui cambiamenti delle masse di ghiaccio dal 1992 al 2002, apparso sulla rivista scientifica Journal of Glaciology. Lo studio, che contraddice molte stime di esperti, è basato sui più precisi dati altimetrici da satellite mai messi insieme, usando i satelliti europei per le misurazioni a distanza European Remote-sensing 1 e 2 e altre osservazioni.

Gli aumenti del ghiaccio della Groenlandia e di quello marino dell’Antartide, tuttavia, sono in parte compensati da una leggera diminuzione nella massa di ghiaccio dell’entroterra antartico. Questo eccesso netto di ghiaccio sciolto rispetto al nuovo ghiaccio formato, aumenterebbe il livello globale del mare, ma non di molto. Il contributo netto al livello del mare è nell’ordine di +0,05 millimetri l’anno, con un margine di errore di +/-0,03 millimetri. Così il contributo all’innalzamento del livello dei mari in dieci anni andrebbe da 0,2 a 0,8 millimetri.

La cosa più importante da capire di questo recente studio è che non dice nulla del futuro del clima della Terra. Nessun trend climatico di breve periodo può dircelo, dal momento che i principali fattori che determinano il clima della Terra sono basati su cicli astronomici orbitali che durano 21.000, 40.000 e 100.000 anni. Comprendere questi cicli orbitali è la chiave per comprendere, con la mente libera da pregiudizi, la massa di propaganda sfornata quotidianamente dalla lobby del riscaldamento globale e per comprendere come il riscaldamento globale stesso sia un mito.

Il Clima è determinato dai fattori astronomici

Nei primi decenni del ventesimo secolo fu messa a punto una teoria scientifica del clima basata su tre cicli di lungo termine nel rapporto orbitale tra la Terra e il Sole. La teoria era fondata sul lavoro del meteorologo russo-tedesco Vladimir Koppen (1846-1940), del genero di questi Alfred Wegener (il fondatore della teoria della deriva dei continenti), e del matematico serbo Milutin Milankovich. La loro opera si inseriva nella tradizione dell’astronomo anglo-tedesco John Herschel.

L’idea centrale è che l’energia solare ricevuta dalla superficie terrestre (insolazione) varia, non solo con le stagioni, ma anche con queste variazioni di lungo termine dell’orbita terrestre. Con il passare del tempo si dimostrò che i grandi cambiamenti climatici delle epoche passate erano correlati con questi cicli orbitali. Nel diciannovesimo secolo, i geologi poterono constatare come un ampio spettro di osservazioni indicasse che l’emisfero settentrionale era passato attraverso uno o più cicli di glaciazione. Quando queste osservazioni furono messe in relazione in diverse parti della Terra, emerse che un manto di ghiaccio si era spostato dalla Groenlandia e dalla regione polare verso sud, seppellendo la parte settentrionale del Nord America e dell’Eurasia sotto una coltre spessa da 1,5 a 3 Km.

I cicli glaciali

Al volgere del ventesimo secolo, si pensò che fossero avvenute da due a quattro di queste glaciazioni, intervallate da periodi temperati. Ma approfondimenti successivi mostrarono che l’emisfero settentrionale era passato attraverso cicli di glaciazione, intervallati da brevi riscaldamenti, conosciuti come periodi interglaciali, quasi ogni 100.000 degli ultimi 1,8-2 milioni di anni. L’ultimo ciclo glaciale di 100.000 anni raggiunse il culmine 18.000 anni fa, quando il Nord America fu coperto da uno strato di ghiaccio spesso da 1,5 a 2 Km che era spinto fino alle latitudini di città come New York e Chicago.

La climatologia nel ventesimo secolo mostrò che questi cambiamenti nella glaciazione seguivano un ciclo che era strettamente correlato con le tre grandi variazioni di lungo termine nell’orbita terrestre. Quindi, se si riesce a capire questi cicli orbitali, si può avere un’idea delle prospettive climatiche future. Esaminiamo brevemente questi cicli orbitali.

Tre cicli orbitali

Cominciamo dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’eclittica (il piano di rivoluzione dell’orbita terrestre), noto anche come obliquità della Terra. Oggi questo angolo è di circa 23,5°. Ma in un periodo di circa 40.000 anni, esso può variare da poco meno di 20° fino a 24°. (Queste variazioni sono dovute alle perturbazioni nell’orbita della Terra causate dall’influenza di altri pianeti, specialmente Giove, a motivo della sua grandezza). Quando l’angolo di inclinazione è minore, la differenza stagionale tra i poli e l’equatore è moderata. Se non ci fosse nessuna inclinazione, non ci sarebbe nessuna stagione.

Attualmente, con 23,5°, l’inclinazione della Terra è elevata e questo comporta un’alta escursione termica ai poli. Consideriamo poi il ciclo orbitale noto come precessione degli equinozi.

L’asse terrestre non sempre punta verso la stessa posizione nei cieli. Nell’arco di circa 26.000 anni, la Terra compie una movimento basculante come una trottola, così che l’asse traccia un cono nel cielo. Un effetto di ciò è il cambiamento di posizione della Stella Polare. Oggi è vicina a Polaris nel Piccolo Carro. Circa 13.000 anni fa era vicina alla stella Vega nella costellazione della Lira. Il termine “precessione degli equinozi” deriva dal fatto che gli antichi astronomi osservarono un graduale cambiamento nell’allineamento del Sole rispetto allo sfondo delle stelle all’alba del primo giorno di Primavera (equinozio di Primavera).

L’effetto sul clima di questo movimento conico dipende dall’interazione di due elementi geometrici: l’angolo di inclinazione già discusso e il fatto che l’orbita della terra non è tonda, ma ellittica, con il Sole in uno dei due fuochi. La variazione nell’insolazione che si produce dipende in parte dalla legge delle aree uguali di Keplero. Le due posizioni estreme dell’orbita si chiamano perielio (più vicino al Sole) e afelio (più lontano dal Sole).

Come abbiamo visto, le stagioni sono causate dall’inclinazione dell’asse della Terra. Nell’Emisfero Settentrionale l’estate si verifica quando la Terra è inclinata verso il Sole, ed è così più direttamente esposta ai raggi solari. Tuttavia l’estate può verificarsi sia al perielio che all’afelio. Attualmente l’asse è così inclinato per quanto riguarda il ciclo della precessione, che l’estate dell’emisfero settentrionale avviene alla più grande distanza dal Sole. L’estate si è verificata all’afelio approssimativamente nell’anno 1250, piuttosto recentemente in questa scala temporale. Ciò conduce a estati più fredde nel Nord, con la conseguenza che neve e ghiaccio che si formano in inverno non vengono sciolti molto facilmente.

Il terzo ciclo, che si estende in un arco di 100.000 anni, riguarda il cambiamento della forma ellittica dell’orbita stessa, che passa da eccentrica a quasi circolare. Quando l’eccentricità è ridotta, la differenza tra l’insolazione all’afelio e quella al perielio è leggera. L’eccentricità dell’orbita può variare da quasi 0 a 0,07. Al massimo di eccentricità la differenza tra le due insolazioni è circa del 28%. L’attuale valore è 0,017, che causa una variazione dell’insolazione del 7% circa. Questo basso valore dell’eccentricità è il fattore astronomico che può ritardare l’inizio della prossima glaciazione.

L’era glaciale in corso

La presenza di numerosi ghiacciai e lo spesso manto di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide stanno ad indicare che la terra sta ancora attraversando un’era glaciale. C’è allora da chiedersi: quando l’Emisfero Nord entrerà di nuovo in un periodo di avanzamento dei ghiacci come quello che terminò 10-12.000 anni fa? I cicli orbitali ci dicono che andiamo verso una nuova glaciazione. Nel passato i cicli di forte glaciazione da 100.000 anni furono intervallati da un periodo interglaciale di 9-12.000 anni.

L’attuale periodo interglaciale ha circa 10.700 anni. Andiamo quindi incontro ad una ripresa della glaciazione. Tuttavia, nessun trend di breve periodo o di scala decennale o persino centennale riesce a rivelare con una certa affidabilità se stia per cominciare o meno una glaciazione.

Ci sono stati almeno tre periodi ciclici di riscaldamento e raffreddamento all’interno dell’attuale periodo interglaciale. L’ottimo climatico ha raggiunto il suo picco 7.000 anni fa, quando la temperatura media dell’aria, dedotta dal volume di ghiaccio, era di 1,11 °C più alta del presente. È proprio quel periodo che lo studioso indiano B.G. Tilak indica come la data più recente possibile per la composizione dei Veda, quando l’Equinozio di Primavera era in Orione. La sua ipotesi dell’origine polare del gruppo linguistico indo-europeo, tuttavia, non esclude la datazione ad un più antico ciclo di precessione.

I due lunghi cicli di riscaldamento che si sono verificati da 4.000 a 8.000 anni prima dell’attuale possono avere poco a che fare con l’effetto serra che si sostiene causato dalla produzione industriale di biossido di carbonio. Una Piccola Era Glaciale cominciò circa 650 anni fa e durò fino al diciannovesimo secolo. Da allora la Terra si è riscaldata lentamente, ma la temperatura media non si è mi avvicinata all’ottimo di 7.000 e 4.500 anni fa.

Le ragioni di questi trend climatici più brevi non sono tutte ancora pienamente comprese. Tra i tanti fattori che occorre prendere più attentamente in considerazione ci sono la posizione della Terra nella galassia, i mutamenti nelle emissioni solari, le variazioni cicliche più piccole nell’orbita terrestre e le correnti oceaniche.

Per Approfondimenti

Da 21st Century Science & Technology su www.21stcenturysciencetech.com: Laurence Hecht, “The Coming (or Present) Ice Age” (Winter 1992-93) Zbigniew Jaworowski, “Ice Core Data Show No Carbon Dioxide Increase” (Spring 1997) Zbigniew Jaworowski, “The Ice Age Is Coming!” (Winter 2003-04). Altre fonti: John Imbrie and Katherine Palmer Imbrie, Ice Ages: Solving the Mystery (Hillside, N.J.: Enslow Publishers, 1979) H.J. Zwally et al., “Mass Changes of the Greenland and Antarctic Ice Sheets and Shelves and Contributions to Sea-Level Rise: 1992-2002,” Journal of Glaciolology, Vol. 51, No. 175 (2005).