Melinda Tamás-Tarr Bonani
GIROVAGANDO NELL’IMPERO DI DISCORSOPOLIS
Illustrazioni ideate
dall'autrice, rielaborate da Daniele Muscolini
(A szerző illusztrációit a szerző elképzelései alapján átrajzolta
Daniele Muscolini)
Illustrazione della copertina:
(Borítólap illusztrációja)
Daniele Muscolini
Edizione Taurus, Torino, 1996 L. 10.000
Versione digitale, Edizione O.L.F.A., Ferrara, 2003
©
Melinda Tamás-Tarr/Osservatorio Letterario
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INTRODUZIONE
Che cosa è la fiaba? La «Nuovissima Enciclopedia Generale De
Agostini» così la definisce: la fiaba è una «narrazione popolare nella quale
predominano il meraviglioso e il fantastico e che ha per protagonisti esseri
sovrannaturali (fate, streghe, maghi, orchi, ecc.). I caratteri essenziali
della fiaba sono: un notevole sviluppo narrativo, la mancanza di una chiara
intenzione morale e satirica (e per questo aspetto si differenzia dalla favola,
con la quale ha in comune l’etimologia, dal latino fabula, e soprattutto la sua popolarità)…» Ma talvolta si usa favola per fiaba. Prima di approfondire la questione della fiaba, fermiamoci
un attimo per riguardare l’origine ed il significato della parola «favola».
Favola
deriva dal latino fabula (come si
legge anche nella definizione dell’enciclopedia suddetta), che a sua volta
viene dal verbo fari (dire,
raccontare). Dapprima, presso i Romani, la parola indicò una narrazione di
fatti inventati, rappresentati sulla scena. In seguito si chiamarono fabulae racconti brevi e fantastici, i
cui protagonisti erano spesso animali (talvolta anche uomini e piante), e che
avevano lo scopo di suggerire insegnamenti morali. Un racconto di questo tipo,
breve e scritto con l’intento di insegnare qualcosa, si chiama anche «apologo».
Nel Medioevo fabula si abbreviò in faula,
da cui nacque il vocabolo fola nel
duplice significato di fantasticheria e falsa notizia, frottola. Da favola deriva il termine favolista che significa (tutti lo
sappiamo) scrittore, narratore di favole.
La favola, dunque, è tanto antica quanto la storia dell’uomo; e dell’uomo
costituisce uno specchio mirabile, ponendone in luce vizi e virtù. Attraverso le favole possiamo ricostruire una
galleria di tipi e di difetti umani, e imparando a conoscere gli altri,
possiamo anche scoprire certe debolezze, che non sospettavamo, proprio dentro
noi stessi…
Anche il termine fiaba deriva dal latino
fabula, divenuto flaba nel
latino parlato e successivamente fiaba. Quindi favola e fiaba hanno la stessa
origine, solo che per fiaba si intende un racconto che narra vicende
fantastiche con personaggi creati dalla fantasia, dotati tutti di straordinari
poteri, capaci di fare incantesimi, prodigi e magie di ogni genere. Anche nelle
fiabe, come nelle favole, compaiono spesso animali parlanti, ma quasi sempre
sono protagonisti donne ed uomini, principesse e principi, trasformati in
animali per qualche malvagio incantesimo. Ma essi (ad esempio per la costanza
di una fanciulla innamorata o il coraggio di un giovane ardimentoso) finiscono
per avere la vittoria sui malvagi. E tutto si risolve con la punizione dei
cattivi seguita naturalmente da matrimoni, grandi festeggiamenti e pranzi che
non finiscono più.
Come
sono nate le fiabe? Ecco un esempio che riguarda le fiabe popolari
ungheresi: in tempi lontani, quando non c’erano ancora le lampade elettriche,
nel filatoio il fuoco del camino faceva un po’ di luce; e lì, le lavoratrici si
riunivano; mentre lavoravano
qualcuna tra loro raccontava
qualche fiaba. Era il loro divertimento raccontare ed ascoltare le fiabe
durante il faticoso lavoro quotidiano. In esse i protagonisti ottengono sempre
un notevole miglioramento di vita: ad esempio le povere ragazze diventano
principesse, regine; pure i maschi poveri, manifestano i loro desideri, i loro
sogni di miglioramento nella vita quotidiana. I poveri buoni sempre vincono
contro i cattivi ricchi. Le favole e le leggende popolari, quindi, sono nate
come racconti orali e sono state tramandate. Non conoscendo precisamente le
loro autrici ed autori, si definiscono «popolari». Poi, per fortuna, alcuni
scrittori le hanno raccolte e trascritte per salvarle e ricordare per sempre.
Grazie a loro ora le conosciamo e possiamo leggere nei libri le fiabe da
raccontare ai nostri figli.
Come
è la struttura della fiaba? Ricorriamo all’aiuto di Vladimir Propp,
studioso russo, che alle fiabe e alla loro struttura dedicò tre delle sue opere
fondamentali, divenute famose nel mondo.
Secondo Propp, tanto tempo fa accadeva
qualcosa che era molto simile a ciò che viene narrato nelle favole: nelle
società primitive i ragazzi prima di essere ammessi a far parte del mondo degli
adulti venivano sottoposti a difficili prove (proprio come i protagonisti delle
fiabe che prima di sposarsi devono cimentarsi in molte straordinarie imprese).
I giovani erano obbligati a partecipare
alle cerimonie religiose e sociali, i cosiddetti riti iniziatici o di iniziazione, durante il periodo di prova e di preparazione alla loro vita
di adulti.
Propp oltre alle sue ricerche sulle
radici storiche della fiaba, ha cercato anche di individuare gli elementi
costanti, stabili, che ricorrono in ogni racconto fiabesco e ne costituiscono,
per così dire, l’ossatura portante o struttura.
Tali elementi sono le funzioni dei
personaggi, che nel sistema di Propp sono trentuno: allontanamento, divieto,
infrazione, investigazione, delazione, tranello, connivenza, danneggiamento (o
mancanza), mediazione, consenso dell’eroe, partenza dell’eroe, l’eroe messo
alla prova dal donatore, reazione dell’eroe, riconoscimento dell’eroe,
smascheramento del falso eroe o dell’antagonista, trasfigurazione dell’eroe,
punizione dell’antagonista, nozze dell’eroe, etc., tanto per citare alcune
delle più famose.
Naturalmente non tutte compaiono
necessariamente in ogni fiaba: nella successione obbligatoria avvengono dei
salti, delle aggregazioni e sintesi, che però non contraddicono la linea
generale. Ogni «funzione» può comprendere il suo contrario: il «divieto» può
essere rappresentato da un «ordine» positivo.
Oltre la teoria antropologica sono state
formulate altre teorie circa l’origine delle fiabe, considerate avanzi di
antiche mitologie (teoria mitica) o, più precisamente, dei miti solari
dell’India (teoria indianista), oppure ricondotte ai sogni (teoria
psicanalitica).
I primi e più cospicui esempi di
raccolte di fiabe letterariamente rielaborate vengono dall’Oriente
(«Pañcatantra», «Mille e una notte»). In Occidente, invece, la fiaba fu del
tutto inesistente come genere autonomo sia presso i Greci che presso i Romani.
Nel medioevo fu oggetto di trasmissione orale, finché, a partire dal
quattrocento, acquistò il massimo rilievo nella letteratura europea, attraverso
le fiabe drammatiche di Shakespeare («Sogno d’una notte di mezza estate», «La
tempesta») e più tardi di C. Gozzi, di F. Fouqué, di A. von Platen, di H. Ch.
Andersen, e così via, mentre nella sua normale forma narrativa veniva
presentata da G. Basile e portata alla migliore elaborazione artistica da Ch.
Perrault. Ma fu merito precipuo dei fratelli Grimm quello di sottolineare
l’importanza dell’origine popolare della fiaba e di promuovere raccolte
sistematiche di fiabe secondo precisi criteri di fedeltà al dettato originale.
PRESENTAZIONE
Il patrimonio delle fiabe popolari
ungheresi è immenso: il solo elenco dei suoi tipi riempie due grossi volumi.
Come tutti i ragazzi ungheresi, anch’io sono cresciuta con queste fiabe
raccontate ogni sera dai miei genitori, poi conosciute anche nei banchi di scuola.
Nella didattica della letteratura
ungherese e nella pedagogia, già a partire dalla scuola materna si sottolinea
l’importanza della conoscenza delle fiabe nazionali. Durante l’educazione e
l’insegnamento della madrelingua, il linguaggio di queste opere popolari dà un
forte contributo allo sviluppo estetico del linguaggio quotidiano dei ragazzi.
Nelle scuole pubbliche ungheresi le
favole, leggende, ballate popolari occupano un posto di rilievo nella didattica
delle materie letterarie.
La raccolta consapevole e sistematica di
queste opere iniziò dal secolo scorso. Fino a quei tempi esse erano trasmesse
soltanto oralmente, la gente semplice le raccontava mentre si riuniva a
lavorare in gruppo. Della stessa favola o leggenda esistono diverse versioni:
vi erano dei narratori che secondo la loro fantasia hanno tolto oppure hanno
aggiunto eventi alla trama di base, addirittura l’hanno rielaborata,
modificata.
Questo volume lo dedico a mia figlia,
Alessandra, con la speranza che, avvicinandosi al mondo fiabesco magiaro, si
interesserà sempre di più anche della civiltà della patria d’origine materna,
che anche a lei non può essere estranea perché oltre all’identità italiana ha
anche quella ungherese. Ella non deve mai dimenticare questo fatto importante e
ha l'obbligo d'essere consapevole ed orgogliosa d'avere una doppia
responsabilità civica che certo sarà per lei un vantaggio; ciò le arricchirà
senz'altro la personalità, la visione di vita, la sua mentalità…
Le favole e le leggende sono da me
rielaborate in lingua italiana; ho ritenuto opportuno lasciare i nomi ungheresi
in forma originale e nelle note ho segnalato i nomi corrispondenti in italiano.
Oltre a mia figlia, che ha oggi quasi
dodici anni, offro con un grande affetto questa raccolta a tutte le persone,
dai ragazzi agli adulti, a cui piacciono le favole e da esse traggono
volentieri i messaggi contenuti…
Ferrara,
Luglio 1997 e Luglio 2002
Melinda Tamás-Tarr
Prof.ssa di Lingua e Letteratura Ungherese
- Storia
Giornalista
Pubblicista
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Bibliografia: Il nuovo leggere,
Zanichelli, Bologna 1992;
Nuovissima Enciclopedia Generale De Agostini;
Gianni Rodari: Grammatica della fantasia,
Torino, Einaudi, 1973
PREFAZIONE
La fiaba popolare può essere definita "la
madre di tutti i racconti":
nasce infatti prima della scrittura, come racconto orale tramandato di generazione
in generazione.
Nasce insieme alla leggenda (che ha un sostrato
storico), al mito (che ha un funzione prettamente religioso), alla saga
(racconto epico delle antiche letterature nordiche che ha per lo più come
protagoniste famiglie eminenti), al proverbio (che raccoglie e simboleggia la
saggezza di un popolo), ma è più "potente" di tutti questi perché
riesce ad assumere aspetti sempre diversi ripetendo e variando i "motivi
del meraviglioso" (S. Thompson), che donano alla fiaba la sua
"proprietà più segreta" (I. Calvino).¹
Inoltre, come disse Kafka nelle "Conversazioni
con Gustav Janouch", "tutte le fiabe sono uscite dalle profondità del
sangue e della paura", quindi la loro potenza suggestiva è talmente alta
che ne assicura nel tempo, modulata dalle varie versioni orali, l'originaria
forte emozione, che ha l'essenziale funzione di preparare il bambino
all'impatto con la vita, in analogia con i riti d'iniziazione ancor oggi
praticati presso certe culture cosiddette "primitive".
Ma per assolvere a questo compito la fiaba dev'essere in primis lineare, semplice; illuminante
è a questo proposito un'osservazione del grande psichiatra per l'infanzia Bruno
Bettelheim: "Le fiabe non potrebbero esercitare il loro impatto
psicologico se non fossero in primo luogo e soprattutto opere d'arte totalmente
comprensibili per il bambino, come nessun'altra forma d'arte…". E prosegue
acutamente lo studioso: "Il loro significato più profondo è diverso per
ciascuna persona, e diverso per la stessa persona in diversi momenti della sua
vita". Non solo dunque nei fanciulli, ma anche negli adulti le fiabe
possono produrre il grande piacere dell'ansia affrontata e dominata con
successo.
La fiaba popolare è altresì detta
"tradizionale" perché chi narra non vuol proporre qualcosa di nuovo e
personale, ma trasmettere ciò che ha ricevuto da altri e che
proviene da tempi remoti: da questa lontananza acquista autorità.
Le fiabe permettono di "affrontare in maniera
esemplare il problema della circolazione culturale delle forme letterarie,
dall'oralità alla scrittura e, viceversa, dalla scrittura all'oralità (C. Lavinio).
Storie narrate da fonti orali anonime o illetterate possono essere infatti
raccolte da grandi autori (es. i fratelli Grimm o I. Calvino), mentre fiabe
letterarie possono passare poi alla tradizione orale e popolare, perdendo via
via i legami col testo scritto (es. alcune fiabe di Andersen).
Le fiabe, orali o scritte, hanno una struttura rigida:
ruolo dei personaggi e sviluppo dell'intreccio si ripetono secondo schemi
ricorrenti, acutamente analizzati dal Propp che individuò le ormai celebri
trentuno "funzioni" che portano il suo nome.
All'inizio, nel copro e nel finale (che raramente, al
contrario della favola, contiene una morale esplicita) è frequente l'uso di
formule fisse ("C'era una volta…", "E vissero tutti felici e
contenti"), proverbi, modi di dire, rime e filastrocche che hanno lo scopo
di far ricordare meglio la fiaba sia al narratore che all'ascoltatore.
Le sequenze narrative sono organizzate per lo più
secondo un ordine cronologico; inoltre vi sono frequenti sequenze dialogiche e
descrittive.
Occorre leggere in modo non superficiale il testo
narrativo- fantastico, così che dal gioco dei personaggi e dallo sviluppo delle
vicende sia possibile comprendere i valori della civiltà d'origine delle fiabe,
valori spesso collegati al mondo contadino, e metterli a confronto con quelli di oggi².
Certamente i lettori conosceranno già molte fiabe,
sentite raccontare o lette nella fanciullezza e oltre: la "Mille e una
notte", Perrault, i fratelli Grimm, Andersen, Afanasjev, Basile, Calvino...
Queste raccolte da Melinda Tamás-Tarr
dalla tradizione popolare
della sua Patria d'origine, l'Ungheria, hanno il pregio della novità (anche se
un paio di esse, "La guardiana delle oche che divenne regina" e
"I tre desideri" le possiamo ritrovare, in differenti versioni, in
altri Paesi) e vanno apprezzate per quanto hanno di fantastico, di
interessante, di originale.
Vanno lette autonomamente: se poi, da soli,
approderete a qualche conclusione di carattere morale o a qualche salutare
riflessione, tanto meglio; ma prima di tutto leggetele e fatele leggere ai
vostri bambini, perché, come tutte le altre fiabe del mondo, hanno soprattutto
la funzione di "divertire", nel senso etimologico di
"distogliere" la mente dalle preoccupazioni della frenetica e superficiale
vita quotidiana in cui siamo immersi. E Dio sa quanto bisogno oggi ci sia di un
sano e costruttivo "relax".
Notevole è la differenza tra le fiabe, racconti di
fatti meravigliosi e fantastici in cui si trovano come protagonisti maghi,
fate, orchi, streghe, personaggi umili accanto a re, regine, principi e
principesse, e le leggende (la cui etimologia risale al gerundivo del verbo
latino legěre, letteralmente vuol
dire "cose da leggere", "che devono essere lette"),
narrazioni di fatti in cui l'elemento storico è mescolato con l'elemento
fantastico, meraviglioso, talora con intenti educativi o religiosi, per
spiegare l'origine di una città, di un'usanza, di un culto, talora come mezzo
per esaltare e tramandare gloriose imprese delle età passate e la fama dei loro
protagonisti, celebrando altresì il popolo cui essi appartengono³.
E il popolo ungherese - dal quale
Melinda Tamás-Tarr narra nella
seconda parte del presente volume alcune delle più belle leggende - è
particolarmente ricco, come tutti i popoli del centro e dell'est europeo, di
racconti in cui verità storica ed elementi fantastici, elaborati e arricchiti e
variati da generazioni di narratori, si alternano e si fondono in un
suggestivo, ricco, indissolubile intreccio.
In conclusione, queste fiabe e
leggende popolari magiare costituiscono una lettura utilissima vuoi per
alimentare la fantasia di bambini e di adulti, vuoi per apprendere cose nuove
sul popolo d'origine della nostra brava Autrice.
Savona, Gennaio 2000
MARCO PENNONE
Professore d'Italiano e Latino
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¹
Queste e le successive citazioni (tranne quella di F. Kafka) sono tratte da AA.
VV., Le vie del meraviglioso. Fiabe dal
mondo, Loescher Editore, Torino, 1996, p. VIII e segg. Di questo ottimo
volume per la scuola media ci si è avvalsi per questa prefazione.
²
Cfr. AA. VV. «Progetto Lettura» (Antologia per la scuola media), Guida per
l'insegnante, La Nuova Italia, Firenze, 1985, p. 34.
³
Cfr. A. VERRA-F. POLLO, «Dialogo aperto» Antologia
italiana per la scuola media, Paravia, Torino, 1966, vol. I, pp. 97-98.
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Uno strano risveglio
Tanto
tempo fa, Sandy, una bambina di dieci anni, che allora frequentava la quarta classe
elementare, un giorno si svegliò trovandosi in un mondo strano. Dove si trovò?
Sulla riva del fiume Parole.
Sandy
con gli occhi spalancati guardò questo stranissimo fiume e domandò a se stessa sottovoce: "Ma
in che razza di posto mi trovo?" - e si avvicinò. Guardate che miracolo!
Sandy vide che le parole e le lettere rotolavano facendo grandi onde. Queste
onde si differenziavano l'una dall'altra: in una si urtavano le lettere, sia le
maiuscole che le minuscole; in un'altra invece danzavano già varie parole facendo
gara per arrivare chissà dove... Sandy era una bambina molto curiosa, volle
sapere tutto, perciò decise di prendere una barca per seguire il corso del
fiume Parole. Girò lo sguardo, ma non vide nessuno intorno a sè. "C'è
nessuno?" - chiese gridando forte più volte.
"Eccomi, ci sono io" - disse
una voce tremolante e si presentò un piccolo uomo anziano.
"Buongiorno! Mi chiamo Sandy.
Posso sapere chi è Lei?"
"Ciao , Sandy! Io sono il Grande
Mago Grammat. Ho ricevuto questo nome dal mio padrino, deriva dalla
denominazione della legge della sua patria."
"Allora il suo paese è la
Grammatilandia! E' vero? Uao!...E' strabuono!" - rispose la ragazzina -
"Ho bisogno proprio di Lei!...Forse lei mi potrebbe aiutare..."
"Dipende...Che cosa vorresti da
me?" - chiese il Grande Mago Grammat.
"Mi piacerebbe fare una gita con
una barca su questo fiume. Vorrei sapere dove scorre, in che tipo di mondo mi
trovo..."
"D'accordo, questo tuo desiderio
sarà esaudito con gran piacere. Aspetta, devo procurare una barca, poi
partiremo. Prima ti farò vedere le isole di questo fiume, che appartengono all'Impero di Discorsopolis..."
A questo punto il Grande Mago Grammat
fischiò e chiamò le lettere maiuscole dalle onde del fiume e le compose per
creare la parola BARCA e ordinò loro di disporsi a forma di imbarcazione. Essa si materializzò così:
Sandy e il Grande Mago Grammat
salirono. Così ebbe inizio la loro avventura nell'Impero di Discorsopolis...
Al Principato del Nome
La
barca avanzò maestosamente sulle onde del fiume Parole, ad un tratto a Sandy
sembrò vedere un'isoletta:
"Per favore guardi, Grande Mago
Grammat! C'è un'isola lì? La vedo bene?"
"Sì, figliola! E' proprio
un'isola. E' una delle tante di
questo fiume che appartiene all'Impero di Discorsopolis."
"Uao!...Possiamo visitarla?"
"Certo! Ma ognuna di esse ha la
sua regola... Non è facile l'attracco sulle loro rive... Poi per mettere il
piede sul suolo si deve conoscere la parola d'ordine..."
"Chi è il padrone di queste
isole?" - chiese Sandy incuriosita.
"E' del Re Verbo Bruno!... Egli è
il più importante personaggio di Discorsopolis... Intorno alla Sua Maestà si
organizzano i suoi sudditi: i suoi prìncipi e l'intera popolazione dell'Impero.
Tutte queste isole che vedremo più da vicino sono principati..."
"Quali sono questi
principati?"
A questo punto il Grande Mago Grammat
cominciò ad elencarli: Principato del Nome, Principato dell'Aggettivo,
Principato del Pronome ed infine l'Isola del Re Verbo... La prima isola che
Sandy vide dalla barca era il Principato del Nome. Si stavano avvicinando alle
sue rive quando una nave di guardia alle coste li fece fermare.
"Alt!" - gridarono attraverso
un altoparlante. Sandy in quel momento ebbe una gran paura.
"Perché non ci lasciano entrare
nel porto?"
"Ti ho già detto che non è facile
entrare nelle isole... Ora sta zitta, risponderò io alle domande!" - le
ordinò il mago.
Nel frattempo la nave della guardia si
era avvicinata alla loro barca e il capitano, una persona molto robusta,
cominciò ad interrogare i nuovi arrivati:
"Chi siete? Che intenzione
avete?"
"Questa bambina è Sandy ed io sono
il Grande Mago Grammat, il suo accompagnatore. Siamo di passaggio e la bambina
vorrebbe visitare l'isola."
"Per quanto tempo desiderate rimanere?"
"Soltanto per qualche ora per
vedere gli abitanti del Principato" - rispose Grammat.
"Parola d'ordine?" - chiese
decisamente il capitano Pio.
"Nome."
"D'accordo, potete entrare" -
egli ordinò.
Finalmente Sandy e il suo accompagnatore
poterono scendere dalla barca. Ma dopo qualche passo li fermò un'altra guardia
che disse:
"Per entrare nel territorio del
Principato del Nome dovete rispondere a questa mia domanda: Che cosa è il
nome?"
"E' una parola che indica una persona, un animale o una cosa, oppure
definisce un concetto..."- le rispose il Grande Mago Grammat.
"Bene, potete accomodarvi. Buona
permanenza!" - la guardia salutò gli ospiti ed aprì sorridendo il
cancello.
Sandy
e Grammat si trovarono finalmente sulle strade del Principato. Camminarono
verso il castello che si trovava sulla cima del monte dell'isola.
Attraversarono parchi verdi e pieni di movimento. Ad un tratto un gruppo di
persone , ragazzi ed adulti, corse sulla strada tutti nella stessa direzione.
Ognuno aveva una penna ed un quaderno nella mano.
"Terra, cielo, acqua, fiume,
luce..." - elencarono, poi scrissero immediatamente nel loro quaderno.
"Cosa stanno facendo?" -
Sandy chiese al mago.
"Non saprei esattamente. Lo
chiederemo." - egli rispose e si avvicinò ad un uomo:
"Buongiorno Signore! Mi scusi per
il disturbo... Potrebbe, per cortesia, dirci che cosa state facendo?"
"Oh, Signore, Voi siete
forestieri?... Perciò non potete sapere... Il principe Nomen ci ha invitato a
fare una gara di parole. Dobbiamo raccogliere e classificare tutte quelle che
si trovano nel Principato... Durante la grande assemblea finale al concorrente più bravo sarà assegnato un
alto riconoscimento, una
parte del Principato, i biglietti
d'ingresso a quelli vicini ed una settimana di vacanza in uno scelto dal
vincitore...
"Allora capisco tutto questo gran
movimento... Possono partecipare anche i forestieri a questa gara?" -
chiese Sandy.
"Senz'altro!" - rispose il
signore sconosciuto e scusandosi si allontanò.
"Caro Mago Grammat, così anche noi
potremo avere la possibilità di vincere l'ingresso in un altro
Principato!...Partecipiamo!...E' d'accordo?"
"Forza, al lavoro! Facciamo la
gara delle parole!" - ordinò alla ragazzina.
Intorno a loro c'era una gran
confusione. Si sentivano molte grida. Tutta la popolazione partecipava a questo
concorso con grande entusiasmo: erano tutti molto eccitati.
Alle tre e mezzo di pomeriggio si udì
il rumore dei tamburi e tramite gli altoparlanti i dignitari invitarono i
concorrenti a consegnare le documentazioni delle loro ricerche esattamente alle
quattro, poi a riunirsi nella Piazza Centrale del Principato alle sette di sera
per l'assemblea e la grand'udienza... Al calar del sole l'emozione era
fortissima. Sandy e il mago si erano sistemati nella prima fila, subito davanti
alla tribuna del Principe Nomen. Egli
nominò i primi dieci finalisti e cominciò ad interrogarli pubblicamente.
Era già mezzanotte quando chiamò Sandy e il suo accompagnatore:
"Dite alcuni nomi! Voglio che
risponda la bambina!" - ordinò a loro.
"Principe, cavallo, cielo,
bellezza, virtù, Dante, Roma..." - elencò Sandy. Il Grande Mago Grammat,
essendo di professione un mago delle parole visualizzò i nomi elencati da
Sandy. Il popolo riunito si stupì assieme al loro principe per questa sua capacità.
Il principe Nomen per proclamare i vincitori assoluti dovette ancora
continuare l'interrogatorio:
"Ora vi leggo una filastrocca.
Dovete memorizzare i nomi che sentirete:
Il re di Piripaffi
aveva due baffi
e ne era così fiero
da gridarlo al mondo intero.
- Sono il re Piripaffi!
Due chilometri di baffi!-
Solo un omino distratto
ascolta quel re matto...
Mentre il principe Nomen stava
declamando questa filastrocca, il Grande Mago Grammat materializzò il re di
Piripaffi che si presentò così:
A questo punto Sandy cominciò ad
elencare i nomi che ricordava:
"Re, Piripaffi, baffi, mondo,
chilometri,omino"
"Potresti dire a che tipo di nome
essi appartengono?" - chiese il principe.
"Sono nomi comuni, salvo <Piripaffi> che appartiene invece alla
classe dei nomi propri."
"Brava, vedo conosci bene il mondo
dei nomi. L'hai già dimostrato anche col tuo elaborato consegnato, ed anche
ora. Proclamo te e il tuo accompagnatore
vincitori assoluti! Ecco il vostro premio!"
"Grazie Principe Nomen! Non
vogliamo offenderla ma non possiamo accettare, prendiamo soltanto la pergamena
d'alto riconoscimento ed i biglietti d'ingresso ai principati vicini, il
premio di una parte del Principato e della settimana di vacanze li cediamo alla
persona indigena più brava che è arrivata subito dopo di noi in questa
gara..." - rispose in nome di Sandy il Grande Mago Grammat.
Il popolo del Principato del Nome era
entusiasta della proposta dei due forestieri. In riconoscimento del loro
nobile gesto il principe Nomen li invitò a restare ancora per il periodo delle
feste in qualità di suoi ospiti e nel frattempo volle anche far vedere loro il
suo intero principato. Così Sandy e il Grande Mago Grammat rimasero per una
settimana ospiti nella corte del
principe che personalmente li
guidò.
Il giorno successivo Sandy si alzò
presto, nonostante fosse molto stanca a causa degli avvenimenti di quello
precedente. Essa non volle far aspettare il principe che stava consumando la
colazione sul terrazzo che era circondato da rose rosse. Questi fiori profumati
facevano quasi ubriacare le persone presenti.
"Buongiorno, Principe!" -
Sandy lo salutò- "Avete dormito bene?"
"Magnificamente, Signorina Sandy!
- e da questo momento cominciò a darle del voi al contrario del giorno prima
-"Anche Voi avete riposato bene? Siete pronta per la passeggiata per
visitare il mio paese?"
"Certo Principe! Non vedo l'ora di
conoscerlo. Che onore essere accompagnati da Voi in persona!..."
"Buongiorno Grande Mago Grammat!
Siete pronto anche Voi? Allora partiamo!" - ed ordinò la carrozza più
decorata della sua collezione.
Uscendo dal cortile del castello
attraversarono la città ed i suoi parchi magnifici, pieni d'alberi da sembrare
dei boschi. Dopo mezz'ora
arrivarono alla porta settentrionale dell'isola. In questo quartiere tutto
sembrava immobile. Qui regnava un grande, profondo silenzio .
"Cosa è questo luogo? E' un
cimitero?" - chiese Sandy.
"No," - rispose il principe -
"è il quartiere delle persone
che si occupano dell'archiviazione dei nomi inanimati che si trovano nella nostra isola. Ogni
giorno fanno l'inventario. Questo lavoro è molto difficile e complesso. I nomi
vengono archiviati e raggruppati secondo varie categorie. Tutto questo lavoro
avviene in diversi reparti. In ognuno di essi ci sono anche alcune sale da
gioco. Venite, proviamo ad entrare qua, per esempio."
Entrarono in una grande e luminosa sala
decorata con tabelloni giganti. Gli addetti s'inchinarono davanti al principe
aspettando i suoi ordini:
"Signori, vorremmo provare un gioco di parole!" -
disse a loro.
In questo momento s'illuminò una
tabella magnetica in cui si leggeva il nome del principato in forma verticale.
Accanto alle lettere c'era una riga in cui si dovevano attaccare i nomi 'inanimati'
( cioé quelli che non indicano esseri viventi: nomi di cose o di nozioni),
aventi le stesse iniziali.
Sandy si offrì per prima per fare questo
gioco:
Palla
Diamante
Radio
Idea
Ingegno
Neve
Nave
Carro
Opera
Inferno
Marmo
Penna
Edificio
Armadio
Tende
Orologio
"Brava Sandy!" - disse il
mago.
Un addetto le regalò una fotocopia
raccomandandole:
"Tenga Signorina, avrà bisogno di
questa copia negli altri reparti: queste parole potrà classificarle secondo le
regole del gioco. Complimenti comunque..." - disse mentre accompagnava gli
ospiti fino all'uscita.
"Che divertente! Se la mia maestra
d'italiano sapesse dov'è mi trovo!..." - sorrise Sandy con gran
soddisfazione.
Nel labirinto dell'edificio illuminato
e pieno di pareti di specchi arrivarono al successivo reparto. Si leggeva:
"REPARTO GENERALE DEI NOMI" Questo reparto era il più grande di
tutti, in esso erano smistati i
nomi. Aveva il "Dipartimento di selezione" che era costituito da più
sezioni: "Sezione dei nomi concreti ed astratti", "Sezione dei
nomi comuni-propri-collettivi", "Sezione dei generi
femminili-maschili", "Sezione dei generi promiscui-comuni".
Leggendo i nomi delle sezioni di questo reparto Sandy cominciò ad essere
insicura e si rivolse al suo accompagnatore:
"Mi scusi Grande Mago Grammat, ma
io cominciò a sentirmi perduta. Cosa significa "Sezione dei nomi
concreti-astratti, dei generi promiscui-comuni?... Cosa fanno qui?"
"Ti spiego subito...Ma sai che
cosa fanno nella "Sezione di nomi propri"?
"Ho qualche conoscenza...Ma se lei
vuole, sarei felice se mi
illustrasse questa sezione!"-
ella gli rispose.
"Allora cominciamo colla "Sezione
dei nomi concreti ed astratti"- il mago iniziò la spiegazione -
"Guardiamo la popolazione di questo principato. Chi abita qui?"
"C'è qui il proprietario di quest’
isola: il Principe Nomen; ci sono gli abitanti, i lavoratori, i bambini, anche forestieri come
noi..."
"Giusto! Allora questi nomi che hai appena elencato sono
nomi concreti. Sono concreti perché essi indicano un essere, che cade sotto i
nostri sensi: quindi lo vediamo, lo sentiamo, possiamo anche toccarlo. Vedi, questi esseri esistono realmente, oppure alcuni nomi indicano alcuni
esseri, come esistenti. Così ad esempio il nome di Dio, angelo, diavolo,
eccetera. Un nome astratto invece
definisce un concetto, ovvero indica qualità, sentimento, attività, condizione,
idee e così via... Insomma cose che non esistono di per sé, ma che
gli uomini hanno formato astraendole come esseri concreti. Sono
nomi astratti ad esempio: pigrizia, lavoro, musica, malattia, bontà..."
"Sì, ora capisco... Allora in questa sezione i lavoratori archiviano
queste parole..."
"Esatto. Guardiamo che cosa fanno
nella "Sezione dei nomi comuni-propri..."
"Posso dire? Questo lo so
anch'io!..."
"Va bene, dimmelo, ti
ascolto"-sorrise il mago dalla soddisfazione e pensò: <Allora ha
veramente imparato qualcosa durante le lezioni di grammatica...>
"Io penso che in questa sezione
classifichino ed archivino le parole che indicano nomi comuni e propri. Ad
esempio, il nome "principe" è un nome comune, indica in genere un
essere, una specie di nobil uomo. Ma se diciamo "il principe Nomen",
il nome "Nomen" designa, individua la persona da altre persone, da un
altro principe: "Nomen" è il suo nome proprio. Quindi si scrive con
la maiuscola. E' vero?"
"Sì, è così! Guardiamo il mio
nome: io mi chiamo Grammat, questo è il
nome proprio. Grande Mago è invece il mio cognome. I miei genitori e il
padrino mi distinguevano con l'aggettivo "grande" e con la parola "mago" perché ho avuto
già da piccolo delle capacità straordinarie di magia; ma se questi vocaboli
non sono usati come cognome, non si scrivono con la maiuscola, perché la parola
"grande" è un aggettivo, e quella "mago" è invece un nome
comune nelle normali circostanze. Hai capito?"
"Sì, ma ho qualche dubbio con il
nome <collettivo>... Che cosa significa questo termine?"
"Sandy, per farti capire ti elenco
alcuni nomi. Eccoli ad esempio: battaglione, scolaresca, gregge, fogliame... Questi sono nomi collettivi: pur essendo di
numero singolare, indicano un insieme o una raccolta di più persone, animali,
cose..."
"Grazie Grande Mago Grammat, ora ho capito perfettamente. Guardate
Signori, che reparto è questo DIPARTIMENTO DELL'ETIMOLOGIA.?
"Ve lo spiego io, Signorina
Sandy..." - si offrì il principe Nomen.
"Scusatemi caro Principe " -
il mago lo interruppe - "non voglio offendervi, ma questo compito deve
essere mio, perché la signorina è
ancora molto giovane, non capirebbe
la sua spiegazione. Non
intendo dire che Voi non sappiate spiegare, ma il vostro linguaggio è molto
elevato. Questa ragazzina non ha ancora studiato l'etimologia che è una materia
delle scuole superiori. Quindi io potrei farle capire il significato di questa
parola al suo livello e la funzione di questo reparto. Per questo motivo non è
affatto il caso di
trascorrere molto tempo qui. Mi
capite caro Principe?..."
"D'accordo, ha ragione. Non l'ho
pensato. Prego Grande Mago Grammat, a Lei la parola!" - il principe senza
sentirsi offeso sorrise.
Così il mago spiegò a Sandy che il termine “etimologia” individua una scienza che si occupa dello studio
dell’origine e della derivazione delle parole e le spiega. Quindi in questo
reparto gli studiosi classificano i vocaboli secondo quattro categorie: nomi
primitivi, nomi derivati, composti ed alterati. Un nome primitivo è formato soltanto di radice e di desinenza.
La parola “desinenza” significa “la
terminazione” di essa. Sono
nomi primitivi ad esempio: madre,
figlio, casa, cane, monte, eccetera. Alla categoria di nomi derivati appartengono le parole che sono state costruite da
un’altra parola con l’aggiunta di prefissi
o di suffissi. Il prefisso è la particella che si premette
ad un vocabolo per formare un nuovo; il suffisso invece è l'aggiunta fatta dopo
la radice di una parola. Così ad esempio dal vocabolo "pasto" si era creata la parola
"antipasto" (anti +
pasto); da "madre" "madrina" (madre + ina), da "monte" "montanaro" (monte +
anaro) e potremmo elencare gli
esempi senza fine...
Nella categoria dei nomi composti si trovano i vocaboli che sono stati formati
dall’unione di due parole: fuori + legge = fuorilegge, capo + classe
= capoclasse, ferro + via = ferrovia. E alla quarta categoria, quella dei nomi alterati appartengono quelli ottenuti
con l'aggiunta di un suffisso che
muta il significato cambiando, anche peggiorando la sua natura: librone, libretto, libriccino, libraccio...
Ma qui non perdiamo tempo, ritorneremo
fra qualche anno... Andiamo invece a visitare il "DIPARTIMENTO DEI GENERI". Dove si trova?"
"Seguitemi miei cari ospiti! Ora
ve lo farò vedere" - disse il principe Nomen.
Sandy e il Grande Mago Grammat lo seguirono con gran curiosità. Uscendo
dall'edificio attraversarono un gran bel parco pieno di fiori variopointi,
cespugli strani e tagliati in modo
spettacolare. Ogni cespuglio aveva una forma che assomigliava ad un animale ,
ad un essere umano, oppure ad un oggetto. Al centro del parco splendeva una
fontana di marmo bianco dalla forma d’ una fata buona che teneva il sole nelle
mani sopra la testa. Dai suoi raggi usciva l'acqua. Sandy, presa dalle
meraviglie di questo giardino, non
si preoccupò di controllare il suolo del sentiero in cui camminavano ed
inciampò in un gran sasso. Per fortuna non cadde, soltanto si sbilanciò un po'.
Arrivarono finalmente ad un complesso
di edifici. Si trovarono all'entrata del
"DIPARTIMENTO DEI GENERI".
"Sapete Signorina Sandy, cosa
fanno qui i miei scienziati?" - chiese il principe.
"L'immagino. Forse elaborano i
vocaboli secondo il genere d'appartenenza: li distinguono tra femminili e
maschili."
"Brava! E' così. In questo dipartimento
ci sono quattro sezioni: "Sezione
maschile", "Sezione femminile", "Sezione di genere
promiscuo" e "Sezione di genere comune". Nelle prime sezioni
sono quindi archiviati i nomi di uomini, di donne, di animali, di cose e di
concetti. Nella "Sezione di genere promiscuo" troviamo le schede dei
nomi di animali che hanno un solo genere, sia per indicare il maschio che la
femmina , ad esempio: cammello,
uccello, serpente, civetta, mosca,
eccetera..."
"Mi scusi caro Principe... Come si
deve dire se si parla ad esempio di un animale femmina ed il suo nome è di genere maschile?" - domandò
la ragazza.
"Allora naturalmente è necessario
specificare il sesso, dobbiamo dire: la femmina del cammello, o al contrario,
il maschio della civetta; oppure il serpente femmina, la mosca maschio...
Guardate, siamo arrivati all'ultima
sezione, a quella del "Genere comune". Questa sezione la chiamiamo
anche "Sezione di ambigeneri", qui sono schedati tutti i vocaboli che
hanno un'unica forma tanto per il maschile quanto il femminile: il loro genere
si può indicare solamente coll'articolo o con un aggettivo. Ecco ad esempio: il nipote o la nipote, un artista o una
(un') artista, bravo giovane oppure brava giovane, un ingegnere o una (un')
ingegnere...
Adesso seguitemi, usciamo qui dietro,
vi faccio vedere una cosa molto interessante..."
Seguendolo arrivarono ad un edificio di
vetro di dieci piani . Sopra
l'entrata si leggeva:
"ISTITUTO DEGLI OMONIMI E SINONIMI". Nel "Reparto degli Omonimi" gli scienziati linguistici
si occupavavano delle parole della stessa forma fonica, ma aventi due o più
significati, per esempio: il vocabolo "era" ha due concetti, uno di quello del "verbo",
l'altro è del "periodo".
"Perché si dice
"omonimi" ? Non capisco esattamente..." - chiese Sandy.
"Perché" - intervenne il mago
- "la parola <omonimo> significa
<avente lo stesso nome>. "
"E cosa fanno nel "Reparto
dei Sinonimi?"
"Qui raccolgono le parole che
hanno forme diverse, ma significato quasi uguale... Ti faccio un esempio: il
termine "frattura" ha i
seguenti significati: crepa, incrinatura, rottura, spaccatura; quindi queste
parole sono sinonimi di "frattura"... Usando i sinonimi il nostro
modo di parlare non è noioso, con essi la nostra lingua diventa più colorita.
E' molto importante curarla. Il principe Nomen tiene molto alla cura di essa ed alla sua alta
qualità..."
"E' vero. Non sopporto quando si
parla in modo monotono, noioso oppure quando certe persone usano parolacce o il
gergo. A proposito, vedete
quell'edificio accanto al lato destro di questo stabile ?" - invitò
i suoi ospiti a guardare fuori dalla finestra - "Quella casa è
"l'Istituto di Cura" in cui ripuliscono i vocaboli della nostra lingua;
quelli che hanno tanti sinonimi italiani vengono evidenziati per evitare l'uso
delle versioni straniere, particolarmente quelle inglesi e francesi tanto
usate. Queste sono eliminate e soltanto in casi rari sono salvate: esclusivamente quando esse sono
intraducibili..."- disse orgogliosamente il principe.
"Finalmente ho trovato in Lei un
vero amico-curatore linguistico!" - esclamò dalla gioia il mago -
"Non può immaginare quanto mi fa piacere sentire i suoi ragionamenti! La
nostra bella lingua è rovinata e deformata dall'eccessivo uso delle parole
straniere e delle parolacce. Non è bello! Ad esempio perché non vogliono usare
invece di training,
love-story, black-out , eccetera i nostri vocaboli corrispondenti?..."
"Ha ragione caro Grammat, io sono
molto sensibile a questi problemi... Ora guardiamo un po'... Penso di aver fatto
vedere i miei istituti principali che meritavano la maggiore attenzione..."
"Vi ringraziamo Principe... Tutto quello che abbiamo
visto mi ha arricchito molto e penso che mi sarà molto utile..."- disse
Sandy.
"Penso" - intervenne il mago
- "che la signorina Sandy abbia imparato molto di più in queste ore che
nei quattro anni di scuola!... Ora però, caro Principe , senza offenderla,
potrei chiedere di farci ritornare al castello? Penso che la ragazzina sia
molto stanca, dovrebbe riposare perché domani partiremo presto per un altro
principato..."
"Già domani volete partire? Vi
volevo ospitare almeno in questa settimana di divertimenti che sono un
tradizionale festeggiamento annuale del nostro principato..." - egli si
rattristò.
"Grazie per la vostra grande e
gentile ospitalità, ma non possiamo trattenerci di più, dovremo ancora
visitare altre isole ed il nostro
tempo stringe" - si scusò il mago.
"Va bene, se non c'è proprio
niente con cui potrei trattenervi, allora torniamo al castello. Vi organizzerò
una gran cena d'addio e poi potete andare a riposare. Ma promettetemi di ritornare
nella mia terra, vi aspetterò con le braccia aperte!..."
"Grazie di cuore carissimo
Principe, ritorneremo..."- disse Sandy e si addormentò immediatamente
nella carrozza. Non si svegliò fino la mattina del giorno successivo. Alla
gran cena d'addio partecipò soltanto il Grande Mago Grammat, ma nessuno si
offese a causa della mancanza di Sandy, la comprendevano: sapevano infatti che
ella era ancora una ragazzina della scuola elementare...
La
mattina successiva era splendida con il sole raggiante. Sandy aprì la finestra
e guardò giù verso il porto: vide tanta gente vestita negli abiti festivi con
fiori nelle mani. Dopo la colazione Sandy e il mago furono accompagnati personalmente
dal principe Nomen fino alla riva del fiume Parole; la gente li aspettava per salutarli. Mentre
procedevano in direzione del porto, venne incontro a loro un giovane guardiano
molto agitato che disse:
"Scusatemi Signori, ma la vostra
barca è sparita, non la troviamo
più..."
Il mago non si spaventò: la sparizione
della barca era opera sua. Già durante la notte facendo la solita magia aveva
chiamato dal fiume Parole le lettere di "aeroplano" e ordinato a loro di disporsi in forma di
un vero aeroplano. Così tranquillizzò il giovane:
"Non si preoccupi guardiano. Noi
continueremo il nostro viaggio coll'aeroplano. Guardi, si trova proprio lì, in
quella portaerei."
Dopo il saluto del principe Nomen e del
suo popolo Sandy e il mago salirono sull'aereo per volare in un altro
principato.
"Dove voliamo adesso?"- Sandy
chiese con grand'eccitazione al suo accompagnatore mentre guardava laggiù sul
fiume Parole.
"All'isola del Principato
dell'Aggettivo in cui il principe Primo Leo di Cuore governa.
"Che tipo di gente vive là?"
"Non la conosco molto bene.
Ma so che gli abitanti ci tengono
molto alle qualità, alla precisione, alcuni di loro sono molto possessivi ed
anche vanitosi. Ho sentito che questa gente cura con gran dedizione il proprio
aspetto ed anche l' ambiente in cui vive... Forse di più del Principato di
Nome... Dopo scopriremo come sarà fatto questo mondo." - terminò il mago.
*
Nel Principato dell'Aggettivo
Sandy
guardò giù dal finestrino dell'aeroplano. Un panorama spettacolare si presentò
sotto gli occhi: tra la schiuma di nuvolette bianche emergevano le cime alte delle Montagne d'Argento che
indossavano un berretto di neve. Davano l'impressione di una panna montata...
Era uno scenario meraviglioso. Dopo le montagne spuntarono i villaggi ordinatissimi. Le case erano costruite
in un preciso ordine geometrico. L'isola aveva la forma di un pentagramma.
Anche le case, gli alberi avevano una forma geometrica.
"Che strano villaggio è
questo!" - esclamò dalla sorpresa Sandy.
"Sì, ma non soltanto il
principato... Ho sentito dire che anche gli abitanti hanno aspetto fisico stranissimo. Non
assomigliano a noi... Dopo potremo conoscerli personalmente...Guarda, siamo già
arrivati, stiamo atterrando. Allaccia la cintura di sicurezza!..."
Dopo
l'atterraggio Sandy e il mago non poterono ancora allontanarsi dall'aeroporto.
La guardia di frontiera controllò tutti i documenti dei nuovi arrivati. Ma che
strana figura! Era un uomo alto, robusto con le parti del suo corpo rettangolari.
Si presentò proprio così:
Egli dopo il controllo dei documenti
chiese il biglietto d'entrata e la lettera di presentazione. Nessun forestiero
poteva entrare nell'isola senza tale lettera. Le guardie di questo principato
erano severissime: tenevano alla
loro buona fama. Qui potevano entrare soltanto persone dotate di essa in cui
si garantiva la buona condotta dei cittadini stranieri. In questo territorio
contavano molto e di più le qualità interiori di quelle esteriori. La guardia,
che sentirono chiamare tenente Quadrilungo, la lesse con grand’ attenzione:
"Io, principe Nomen del Principato di
Nome garantisco che i possessori di questa lettera: la signorina Sandy e il suo
accompagnatore, il Grande Mago Grammat sono persone perbene, non hanno mai
avuto problemi con la giustizia. Il loro scopo è visitare il Principato
dell'Aggettivo ed hanno soltanto buone intenzioni. Essi vogliono fare una
conoscenza approfondita con la vostra diligente ed onesta popolazione, inoltre
desiderano incontrare personalmente il vostro stimato principe: Primo Leo di
Cuore. Con distinti saluti.
Principe Nomen del Principato di Nome"
Dopo aver letto la lettera di presentazione
li lasciò entrare augurando a loro una buona permanenza.
"Finalmente! Ho pensato che non ci
avrebbe lasciati andare..." - sospirò Sandy.
"Quasi-quasi anch'io... Penso che
questo popolo sia molto sospettoso. Ora sbrighiamoci, prima di tutto dobbiamo
andare a trovare il principe.
"Chissà egli che aspetto avrà? Qui tutti sono strani!"- esclamò
Sandy.
Gli abitanti erano veramente creature
particolari, come la loro isola. Le costruzioni degli edifici avevano strane
forme geometriche: alcuni palazzi erano rettangolari, quadrati, triangolari,
altri sembravano essere cilindri giganteschi o globi enormi. Poi i loro
proprietari avevano le stesse caratteristiche delle loro case!... Anche gli
alberi, i cespugli, i fiori, gli animali assumevano varie forme geometriche...
"Che città pulita!" - annotò
Sandy subito.
"Che brava gente abita qui!...
Guarda Sandy, siamo già arrivati. Ecco il castello del principe, al centro di
quella piazza a forma di pentagono."
"Uao! Che bel castello! ... Cosa
vuol dire la parola "pentagono"?
"Non lo sai? E' strano...E' una
figura geometrica che ha cinque angoli..."
"Grazie... Che interessante
castello... Esso è rotondo, sono così anche la torre principale ed i cinque
bastioni; ed hanno l'estremità
superiore a forma di un cuore rovesciato... Tutto il castello è rosso... Anche le finestre e le porte hanno forma di cuore, ma queste invece sono
di color bianco abbagliante... Chissà come sarà fatto il principe?... Lei lo
conosce?"
"No, ma possiamo vederlo prima di
incontrarlo personalmente: è meglio sapere come è fatto per evitare una brutta
figura durante l'incontro... Non si sa... Certe volte per la sorpresa può sfuggire una parola non adatta o un
gesto, oppure una smorfia che sarà meglio evitare... Si può involontariamente offendere
l'interessato... Sarà meglio prepararci... Ecco la mia palla di vetro magica...
Guardala!" - la invitò ad osservare le immagini presentate.
"Mamma mia che strano! Guardi
anche Lei per cortesia! La testa, il busto hanno la forma di un cuore!... Anche
gli occhi! Pure i bottoni del vestito ed anche l'arredamento!..."
"Eh, bene... Così sappiamo come è
fatto il principe. Ho sentito dire
di lui che era sempre un uomo molto buono... Adesso basta, andiamo a
conoscerlo di persona! Comincia ad essere tardi, non voglio disturbarlo all'ora
di pranzo." - invitò Sandy ad affrettarsi.
All'entrata del castello la guardia
dopo aver letto la lettera di presentazione li accompagnò direttamente dal
principe.
Il principe Primo Leo di Cuore era
seduto alla scrivania a forma di cuore
quando la guardia annunciò
gli ospiti . Egli sorrise alla notizia ed andò loro incontro per salutarli.
"Sono molto felice di ospitarvi.
Vorrei anche invitarvi per il pranzo. Prima di tutto vi faccio accompagnare
alla residenza degli ospiti, rinfrescatevi, riposate un po' poi a mezzogiorno
vi aspetto alla gran sala da pranzo " - e chiamò la guardia e gli ordinò
di accompagnarli.
A mezzogiorno, puntualmente tutti erano
già seduti attorno al tavolo: il principe ed i suoi ospiti. La tavola era
apparecchiata in modo molto imponente. I piatti bianchi erano decorati
naturalmente con cuoricini rossi. Le posate avevano il manico rosso. Al tavolo
erano accese anche due candele dello stesso colore con righe d'oro per esaltare
la festosità in onore degli ospiti. I camerieri servirono due-tre antipasti,
quattro portate di primo piatto, cinque di secondo. Tutto era squisito. Certo,
il principe era un vero buongustaio.
I piatti serviti erano piacevoli anche da vedere:
erano decorati per stuzzicare sempre di più l’appetito. Dopo una breve pausa
servirono i dolci: una torta enorme e vari tipi di pastine, naturalmente
anch’essi a forma di cuore.
Dopo il pranzo Sandy e il mago ringraziarono
per il magnifico trattamento.
“Mi fa tanto piacere che vi sia
piaciuto tutto. Adesso se volete scusarmi dovrò ritirarmi per alcuni impegni di
stato. Riposate pure, potete passeggiare nel mio parco, oppure se desiderate
cavalcare. Per la cena non rientrerò, quindi cenate pure senza di me. Ci
vedremo domattina alla colazione e vi farò vedere alcune cose interessanti del
mio principato. Riposate e buon divertimento. A domani."- ed uscì dalla
sala da pranzo.
Erano già le cinque di pomeriggio: il
pranzo era durato a lungo. Sandy e il mago erano sazi e stanchi. Dopo mezz'ora di passeggiata al parco
si ritirarono nella loro residenza.
La
mattina seguente tutti erano seduti intorno al tavolo della terrazza e stavano
facendo la colazione in una gran
serenità. Il principe Primo Leo di Cuore prese la parola: raccontò alcune cose
della sua isola e del progetto di visita della città.
"Penso che abbiate notato miei
cari ospiti che in quest' isola regna una gran severità, ma nello stesso tempo anche serenità. Noi teniamo molto al nostro modo di vivere.
Il nostro motto è: "Qualità-onestà-bontà". Il mio popolo sia nella
vita pubblica che nella privata,
agisce nel migliore dei modi. La mia gente è educata secondo questi
principi già dalla culla. Nelle nostre scuole coltiviamo la stessa tradizione
ormai secolare... E per questo io sono, anzi tutti noi siamo molto orgogliosi.
Dovete sapere che noi evidenziamo particolarmente le buone qualità del nostro animo. Da noi non esiste
intolleranza, razzismo, nonostante che d'aspetto siamo diversi. Noi ci
giudichiamo per le qualità del nostro animo e delle nostre capacità lavorative.
Nessuno è escluso dalla nostra comunità perché ha la testa rettangolare od
ovale, oppure a forma di cuore come la mia. Tra i miei abitanti regna una splendida armonia. Posso dirvi
senza vantarmi che il mio popolo
è qualificativo, anche molto determinativo nello sviluppo
spirituale."
"Oh, caro Principe, non abbiamo
parole!"- disse Sandy, poi subito chiese - "Potremo vedere una
scuola?"
"Certo, era mia intenzione iniziare la visita dalla scuola che si
trova non lontano dal castello. E' nella Via Scolaresca... Se siete pronti,
possiamo partire..."
Essi arrivarono in tempo per assistere
ad una lezione di grammatica. I ragazzi studiavano proprio l'aggettivo.
L'insegnante era una graziosa giovane donna.
INSEGNANTE: "Se io dico: <La
professoressa loda gli alunni.>, che cosa sappiamo da questa frase? Chi mi
risponde? Forza Pallina Quadrata,
rispondimi!"
PALLINA QUADRATA: "Questa frase è
vaga: non so di quale professoressa si parla, poi non conosco, perché la frase
lo non precisa, le qualità degli
alunni lodati."
INSEGNANTE: "Per essere più
precisi, cosa si potrebbe dire?"
PALLINA QUADRATA: "La mia professoressa loda gli
alunni attenti e diligenti."
INSEGNANTE: "Brava Pallina! Come
vedete, ragazzi, Pallina con la parola "mia" ha determinato di quale professoressa si parla e con le
parole "attenti","diligenti"
ha specificato alcune qualità degli alunni lodati. Quindi "mia",
"attenti", "diligenti" sono AGGETTIVI: sono parole aggiunte ai nomi per
qualificarli e determinarli. Cosa esprimono le parole "attenti",
"diligenti"?.."
SCOLARI in coro: "Le qualità degli
alunni."
INSEGNANTE: "Bravissimi! Queste
parole quindi si chiamano nel linguaggio della grammatica AGGETTIVI QUALIFICATIVI che esprimono una qualità del nome.
Adesso state attenti! Copiate queste
frasi nel vostro quaderno:
Filippo è ricco.
Tommaso è più ricco di Filippo.
Tommaso è ricchissimo.
Tommaso è il più ricco della città.
Che cosa sappiamo delle parole
sottolineate? Guardiamo un po'... Nella prima frase si afferma una qualità di
Filippo con un semplice aggettivo: "ricco",
che è di grado positivo.
Adesso guardiamo la seconda frase! Qui si fa un paragone tra due persone: Tommaso e Filippo,
dicendo che Tommaso è più ricco. "Più
ricco" è il grado comparativo
di "ricco".
Nel terzo caso si dice che Tommaso è
ricco nel grado massimo, senza alcun confronto. "Ricchissimo" è il grado superlativo assoluto di ricco.
Nell'ultimo caso si dice che Tommaso,
in relazione agli altri della sua città è il più ricco, senza escludere che in
qualche altra città esista qualcuno più ricco di lui. "Il più ricco" è dunque il grado
superlativo relativo di ricco.
Quindi ragazzi, l'attributo quanti gradi può avere? Chi mi risponde?...
Prova allora tu, Carlo Magro!"
CARLO MAGRO: "L'attributo può
avere quattro gradi: il grado positivo, il grado comparativo, il grado
superlativo assoluto e il grado superlativo relativo."
INSEGNANTE: "Bravo Carlo,
siediti!..."
A
causa dei numerosi impegni il principe ed i suoi ospiti non assistettero alla
lezione fino alla fine, uscirono
un po' prima. Mentre si allontanavano dalla scuola il principe disse a loro:
"Ora vi farò vedere un altro
istituto. Nella Via della Bella Lingua, parallela a questa in cui ci troviamo,
c'è l'Istituto di Arricchimento Linguistico. Ora andremo là..."
"Cosa si fa in
quest'istituto?"- domandò Sandy.
"Qui gli scienziati della scuola
si occupano della cura della nostra lingua. Ora sarò più preciso. Voglio dire
che qui raccolgono gli attributi, li classificano e contro l'impoverimento
della nostra lingua li
collezionano. Il numero dei reparti è corrispondente a quello delle
specie degli attributi. Ecco, siamo già arrivati..." - e il principe fece
accomodare i suoi ospiti in un'edificio di vetro. Entrarono nel Reparto
Qualificativo.
"Vedete" - continuò- "in
questo reparto ci sono le schede elettroniche dei nomi, ed intorno ad essi
sono raccolti gli attributi di qualità. Vediamo qualche esempio. Questo
computer ci segnalerà tutto
quanto. Ecco le schede di mano, occhi, bocca e guance. Guardate cose si può
leggere su di esse:
________________________________________________________________________________________________
LA MANO
può essere
affusolata, bianca, callosa, delicata,
grassoccia, scarna, nervosa, rattrappita, intirizzita, tremante, intrecciata,
penzolone, aperta, giunta, esperta, industre, abile, grande, piccola, larga,
stretta, tozza, bucata...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
GLI OCCHI
possono essere
chiari, scuri, azzurri, grigi, cerulei,
neri, verdi, castani;
ardenti, acuti, attoniti, assassini,
amorosi, cupi, dolci, espressivi, furbi, fieri, feroci, limpidi, innocenti,
malinconici, mansueti, miti, puri, penetranti, pietosi, supplici, smarriti,
spiritati, torvi, truci, vivi, vispi, vivaci, vigili;
aperti, chiusi, sbarrati, assonnati,
fissi, vitrei, guerci, strabici, lacrimosi, asciutti, lustri, lividi,
infossati, spenti, stralunati, sbarrati, sgranati, sanguigni...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
IL NASO
può essere
lungo, adunco, affilato, aquilino,
camuso, rincagnato, rosso, paonazzo, rubicondo, gonfio, spugnoso, intasato,
chiuso...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
LA BOCCA
può essere
larga, piccola, rossa, pallida,
esangue, ridente, amara, triste, torta, serrata, spalancata, sdentata, bavosa,
vorace, tumida, chiusa...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
LE GUANCE
possono essere
paffute, grassocce, fresche, sode,
pienotte, vizze, cascanti, flosce, rinsecchite, scarne, infossate, rosee, rosate,
esangui, pallide...
________________________________________________________________________________________________
" Principe, cosa sono queste
schede?" - Sandy indicò lo
schermo di un altro computer.
"Quelle? Qui sono raccolti
attributi di qualità che corrispondono
a qualità e a difetti."
"A cosa servono tutte queste
parole schedate?"
"Sono raccolte e custodite per non
essere dimenticate e la nostra lingua non diventi monotona, i nostri discorsi siano più vari,
coloriti: il nostro linguaggio sia quindi più sostenuto... Non è indifferente
come si parla!"- rispose il
principe.
"Lo sa Principe, io conosco un
detto ungherese che dice: <Apri la bocca, ti dico chi sei!> Anche i miei
genitori danno una grande importanza al bel modo di parlare..." - aggiunse
Sandy.
"Brava signorina Sandy! Ma come
mai le è venuto in mente questo detto ungherese? Comunque è un detto molto felice!...”
"E' facile rispondere. Sono
bilingue: la mamma è ungherese, è
professoressa di lingua e letteratura ungherese e di storia; papà è un
ingegnere italiano... Così parlo entrambe le lingue...Questo detto l'ho
imparato dalla mamma, lei me lo ripeteva spesso quando tentavo di esprimermi
in modo trascurato...Così mi ammoniva..."
"Molto bene! Vedete, anche noi ci
teniamo allo stile curato... Lo avete potuto notare e dobbiamo severamente
vigilare contro l'inquinamento linguistico..."
"E' molto importante questa
vigilanza" - lo interruppe stavolta il mago - "perché
l'inquinamento della lingua
comincia ad estendersi in modo preoccupante... Non è vero?..."
"Ben detto caro Mago e penso che
voi ne sappiate più di me di questo fenomeno..."
"Grazie Principe di averci presentato gli istituti più importanti
della vostra patria. E' un mondo veramente straordinario ed abbiamo imparato
tante cose... Se ci permette ora vi salutiamo e vorremmo continuare il nostro
viaggio che è ancora molto lungo... Il tempo stringe e vogliamo vedere tutti i principati dell'Impero
di Discorsopolis..." - disse
Grammat.
Dopo
il saluto reciproco il principe ritornò ancora all'istituto per alcuni impegni
d'obbligo, Sandy e il mago si diressero verso il porto sul fiume per
riprendere il viaggio di nuovo con la loro barca.
"Che impressioni hai avuto da
questo principato?" - il mago si rivolse a Sandy mentre si avvicinavano
alla barca.
"E' un mondo molto interessante
anche questo... Ho visto personaggi vari, figure diverse... Mi ha colpito
particolarmente il loro modo di
vivere sereno... Per la diversità d'aspetto nessuno era preso in giro e offeso.
Tra questi abitanti che sono di razze diverse regna una gran pace... Mi viene
in mente, che noi ragazzi a scuola quante volte abbiamo fatto male ai nostri
compagni prendendoli in giro per la loro diversità o per i loro difetti...
"Vedi, si impara sempre
qualcosa... In questa isola c'è una grande armonia, mi è piaciuta tanto la loro filosofia di vita: la voglia di
migliorare ed evitare qualsiasi sporcizia che inquina sia l'ambiente , la
lingua o l'anima degli abitanti..." - concluse il Grande Mago Grammat.
*
Nel piccolo Principato di Pronome
Il
viaggio con la barca fu breve, il piccolo Principato di Pronome era situato a
quaranta minuti dall'isola dell'Aggettivo. Sandy e il suo
piccolo anziano accompagnatore notarono che il porto dell'isola era
sorvegliato dai militari.
"Cosa sta succedendo?" -
chiese Sandy con un filo di voce.
"Non lo so... Ma… Ho paura che ci
sia una rivolta... Ho letto nei giornali alcuni giorni fa che una piccola parte
degli abitanti non vuole dipendere
dai principati di Nome, di Aggettivo e di Avverbio. Perciò il capitano Gigante
Nessuno ha invitato i suoi sostenitori a combattere per la totale autonomia. Ha
occupato il trono del principe Ego Bravo Qualcuno e ha proibito l'uso di
qualsiasi nome, numero, aggettivo ed avverbio. E' obbligatorio usare soltanto i
pronomi che sostituiscono essi.
"Parlare così è molto
difficile!... E' una pazzia!..."- esclamò Sandy.
"Certo! Ma noi aiuteremo il
legittimo principe: rimetteremo tutto in ordine...
"Ma come?!"
"Diventeremo invisibili...
Abracadabra, ciribù-ciribà...plici-placi-ploci... Diventiamo subito
invisibili!..."
"Uao! Non la vedo Grande Mago.
Dov'è?"
"Sono qui... Ora siamo
invisibili... Prendi questa pastiglia: così noi potremo vederci, ma gli altri
non si accorgeranno di noi e non sentiranno la nostra voce, mentre noi potremo
parlarci tranquillamente... Così possiamo andare dal principe inosservati ed
offrirgli il nostro aiuto..."
"Mi scusi caro Mago Grammat...
Fino ad ora ho capito che qui c'è un gran disordine. Ma non so che cosa sono i
pronomi... Non li abbiamo ancora studiati a scuola..."
"I pronomi, bambina mia, sono
parole che si adoperano al posto del nome, dell'attributo, dell'avverbio per
evitarne la ripetizione e per dare snellezza al periodo. I pronomi sono di sei
specie: pronomi personali che sostituiscono un nome di persona, animale o
cosa (io, tu, gli, ci...); pronomi possessivi che indicano il
possesso o l'appartenenza (mio, nostro, proprio, altrui...); pronomi dimostrativi ( o indicativi)
che indicano la posizione di una persona, animale o cosa (questo, codesto,
quello...); pronomi relativi (o congiuntivi) sostituiscono il nome e congiungono due proposizioni (che,
il quale, cui...); pronomi interrogativi
ed esclamativi che introducono una
domanda diretta, indiretta od un'esclamazione (chi?, quale?,
quanto?...); infine i pronomi indefiniti: essi danno un'indicazione
indeterminata o approssimativa del nome che sostituiscono (qualcuno, nessuno,
alcuno...)."
"Grazie caro Mago, adesso andiamo a cercare il principe
Ego Bravo Qualcuno.
"D'accordo Sandy...Andiamo... Vedi
quel gruppo di persone?... Sono i rivoltosi... Ascoltiamo cosa dicono..."
Sandy e il vecchio mago si avvicinarono
ad un gruppo di persone che stavano raccontando qualcosa. Due signorine nobili
conversavano: Piccola Azzurra, la figlia di Qualcuno Azzurro e la sua amica
Frittella Cremosa:
"Chi è lui ?"-
chiese la Piccola Azzurra
all'amica vedendo il suo accompagnatore.
"Lui è quello che esso per te ."
"Oh, allora vi sposerete forse?"
"Non ancora...Aspetteremo..."
“Perché?”
"Esso non ne vuole ancora quello."
"Mi dispiace tanto per te."
"Mah, lasciamolo stare..."
"Dio mio, non si capisce
niente!"- esclamò Sandy.
"Ora ascoltiamo altre persone...
Forse capiremo di più, riusciremo a sentire qualche cosa d'importante..."- le propose il mago.
Un po' più lontano due giovani uomini
chiacchieravano:
"Ho parlato con lui.
"Con chi?"
"Con quello che dovrà azionare tutto quanto."
"Ho capito. Finalmente. Allora
attaccheremo!"
"Sì, ma tu con chi vieni?"
"Con alcuni...Contribuirò qualcosa
anch'io..."
"Va bene. Ti attendo."
"Ciao, ora corro. Ci vediamo."
A questo punto Sandy supplicò: “Andiamo presto dal principe, mi sembra
che qui siano tutti matti. Non si capisce niente! Dobbiamo ripristinare
l'ordine!"
Abbandonarono questo luogo di incontro
della gente e si diressero alla residenza estiva del principe Ego Bravo
Qualcuno. Davanti al palazzo ritornarono visibili. Le guardie li annunciarono
al principe che li accolse con gran gioia:
"Benvenuti cari forestieri! Cosa
posso fare per voi?" - chiese ad essi.
"Oh, Principe - rispose il mago - siamo venuti ad aiutarvi a
rimettere l'ordine giusto in quest'isola. E' spaventosa la situazione!
"Grazie, siete arrivati in
tempo... Avete visto come hanno ridotto la mia isola? Mi hanno cacciato via!
Poi che legge assurda padroneggia la vita degli abitanti! Quando ho iniziato a
governare tutti parlavano normalmente. Io non ho mai proibito l'uso dei nomi e
le altre parti del discorso. Il mio popolo nel parlare ha usato correttamente i
pronomi, con una giusta misura,
così è riuscito ad evitare le ripetizioni inutili. Ma ora? Il mio nemico, quel
maledetto principe ribelle Gigante Nessuno ha peggiorato tutto. Dovrei
riprendere il mio potere di governare. Ma ci vuole l'aiuto di un mago... Dove
potrei trovarlo? Voi conoscete qualcuno?" - si rivolse disperatamente ai
suoi ospiti.
"Io sono proprio un mago! Scusatemi,
se non mi sono presentato: mi chiamo
Grande Mago Grammat... Penso che potrò aiutarvi, insieme alla mia
piccola compagna, Sandy!" - rispose Grammat.
"Che cosa intendete fare?"
"Alla mezzanotte tutti i suoi
fedeli abitanti debbono riunirsi davanti al castello che è ora occupato da
Gigante Nessuno. Tutti noi insieme dobbiamo dire in alta voce questa
filastrocca scioglilingua" - egli gliela consegnò, poi continuò a dire:
"Dovete distribuirla affinchè la gente possa esercitarsi per non
sbagliare. Altrimenti il mio incantesimo non sarà efficace..."
Quando
arrivò la mezzanotte, tutti i fedeli del principe Ego Bravo Qualcuno erano già
in gruppi disciplinati e silenziosi davanti al castello. Precisamente all'ora
indicata colla guida del mago tutti insieme recitarono ad alta voce insistentemente,
anche attraverso gli altoparlanti, la filastrocca scioglilingua ripetendo
trenta volte:
Apelle, figlio
d'Apollo
fece una palla
di pelle di pollo
e tutti i pesci
vennero a galla
per vedere la
palla di pelle di pollo
fatta da Apelle
figlio d'Apollo...
Nello stesso tempo il Grande Mago
Grammat fece l'incantesimo mormorando: "Abracadabra, ciribù-ciribà, voglio
che il principe Gigante Nessuno perda il suo potere maligno e riporti al trono
il legittimo sovrano del Principato di Pronome. Abracadabra, ciribù-ciribà,
tutti i nemici del principe Ego Bravo Qualcuno , tutti questi ribelli perdano
la memoria e ritornino persone obbedienti e fedeli sudditi del sovrano
legittimo di questa isola. Abracadabra, ciribù-ciribà, tutto ritorni come prima
era! Così sia!"
In questo momento il capitano Gigante
Nessuno, lontano parente di Ego Bravo Qualcuno uscì dal castello
riconsegnandogli il trono. Egli perdette la memoria insieme a tutti i
rivoltosi. Era grande la gioia, finalmente tutto era tornato alla normalità.
Il
giorno dopo il principe Ego Bravo Qualcuno esultante per la gioia non trovò le parole giuste per
ringraziare il mago per la riconquista del trono. Per gratitudine organizzò un
gran ballo in onore degli ospiti forestieri che durò per sette giorni e sette
notti.
Dopo
questa gran festa prima di salutare il principe ed andarsene Sandy non riuscì a
fermare la propria curiosità e si rivolse ad esso:
"Scusatemi Principe, potrei farvi una domanda?"
"Certo."
"Che tipo di nome è <Ego>?
E' così strano..."
"Questo mio nome è d'origine
latina, significa <io>..."
"Tante grazie... Addio Principe, spero di rivedervi
ancora!"
"Arrivederci miei cari amici!
Tengo molto alla vostra amicizia,
vi aspetto in qualsiasi momento... Le mie porte saranno sempre aperte per
voi!"
Dopo il commovente saluto d'addio Sandy
e il vecchio mago ripresero la loro barca per arrivare finalmente all'Isola di
Verbo.
*
Nell'Isola di Verbo
Finalmente
Sandy e il Grande Mago Grammat erano riusciti ad arrivare alla riva senza
problemi. Il viaggio era stato fastidioso a causa della bufera, la barca
ondeggiava violentemente sulle grandi onde del Mare Frasi. Sì, avete sentito
bene, ho detto il mare... Il fiume Parole era sfociato in esso e qui loro dovettero
continuare il viaggio perché
l'ultima tappa della loro avventura si trovava ad un ora di viaggio con la
nave dalla riva. Con la loro piccola barca durò di più. Per fortuna erano già
di nuovo sulla terra ferma.
"Ecco Sandy, siamo arrivati. Questa
è la mia casa... Guarda là, ci aspetta il mio autista, si chiama Robi Roller...
Forza, andiamo allora!"
L'autista
Robi Roller li portò alla residenza del primo ministro Grande Mago Grammat.
Egli aveva questa alta funzione
nell'Impero di Discorsopolis. Sandy si sentiva stanca per il viaggio nel mare
in tempesta. Alle sei di sera non riuscendo a stare in piedi dopo la doccia e
il cambio degli abiti andò a letto e dormì profondamente fino alle otto della
mattina succesiva saltando anche la cena.
"Buongiorno, Sandy!" - la
salutò il mago - "Hai dormito bene? Non hai cenato... T'ho fatto portare
la colazione...Ora mangia, poi preparati e ti farò vedere la nostra
isola!"
"Grazie mille. Tra mezz'ora sarò
pronta..."
"Non devi aver fretta. Fai con
comodo. Verrò a prenderti alle nove. Ci vediamo" - ed egli uscì.
Alle
nove il mago fu puntualissimo. Coll'autista Robi Roller girarono tutta la città: questa era l'isola del
Re Bruno Verbo, era un grande territorio,
un'enorme metropoli.
"Qui ci sono tante automobili che
circolano... Non inquinano l'aria? Nel mio paese il problema dell'inquinamento
è molto grave... Proprio le macchine sono le vere responsabili..."
"E' vero... Ma da noi per fortuna
questo tipo di inquinamento non esiste. Esse vengono avviate tramite la magia
delle parole, precisamente dai verbi imperativi. Si deve inserire una carta
d'avvio con la parola comando "Avvia!", e la macchina parte subito
senza fumo, senza puzza di carburanti."
"Che strano! E' anche
magnifico!"
"E' veramente straordinario, ma
nella nostra isola esiste un altro tipo di inquinamento: quello linguistico!
Per noi questo è un problema enorme. Poi esiste un altro fenomeno:
l'oppressione della nostra lingua..."
"Non lo capisco..."
"Voglio dire che si sono diffuse
tante parole straniere, particolarmente quelle inglesi. La nostra bella lingua
si sta degradando, non la si può
più riconoscere. Ma ora siamo ancora in tempo per salvarla,
proteggerla."
"Dove vi porto signor ministro?" - l'interruppe Robi
Roller.
"Ci porti, per cortesia, al
Centro, al Palazzo dei Robot!"
"Palazzo dei Robot?!... Esiste
anche questo?" - Sandy si meravigliò.
"Senz'altro. Ti farò vedere che cosa sta succedendo in quel
palazzo..."
Appena il mago finì la risposta
l'autista si fermò esattamente davanti ad esso.
"Ecco" - disse il mago -
"siamo arrivati. Qui c'è anche il mio ufficio. Entriamo..." - invitò
Sandy.
Il palazzo era un enorme edificio.
Entrando si trovarono in un vasto atrio. Su di esso si aprivano gli uffici di
progettazione, nel sotterraneo invece si trovavano i laboratori. Il mago e
Sandy si diressero verso di essi.
"Perbacco! Quanti robot ci sono
qua!" - Sandy esclamò con sincera meraviglia - "Che cosa fanno? A
cosa servono?"
"Negli uffici di progettazione
vengono ideati i robot da me e dai miei stretti collaboratori. Io dò poi il via
libera per la realizzazione e per gli esperimenti nei laboratori... Tutti
questi robot mi servono per aiuto. Anche se sono un mago, non posso essere
dovunque nello stesso tempo. Anche il mio potere magico ha i suoi limiti... Per
questo ho ideato e progettato tutti questi robot..."
"Essi hanno varie forme: alcuni hanno la forma di esseri
umani, altri quelle di animali... Perché alcuni hanno questa forma?"
"E' semplice: io amo molto gli
animali... Per ciò ho dato questa forma a parte dei robot... Devi inoltre sapere che ho anche un piccolo zoo
privato con alcuni animali protetti che rischiano di scomparire dalla faccia
della terra... Ritornando ai robot a forma di animali ti svelo che essi si
occupano di varie faccende. Molti hanno anche ruoli d'assistenza verso gli esseri umani bisognosi... Ad
esempio, questi orsi-robot aiutano nelle miniere di marmo della nostra isola o
nelle montagne in cui si devono escavare le pietre... I robot-procioni lavatori
lavorano nelle lavanderie e li utilizzano anche le persone anziane in
difficoltà..."
"E questi strumenti a cosa
servono?"
"Questi invece, che stai ora
guardando provocano vari fenomeni atmosferici...Quello che ha una forma di
doccia, fa cadere la pioggia e la
neve..."
"E' incredibile! Ma come
funzionano i robot?"
"Col computer ho progettato un
programma di comando e l' ho installato nel loro cervello elettronico. Ho
posizionato anche una manopola in ognuno ad essi. Su di essa si trovano i verbi
imperativi che sono indispensabili per il loro funzionamento... Ora basta
parlare, andiamo invece al Castello dei Comandi in cui si trova anche il
Re Verbo Bruno in persona!" -
egli invitò la ragazza.
Entrarono in un ascensore che li portò
proprio alla sala dei comandi. Quando il re vide il mago egli venne subito a dargli un benvenuto e lo
avvertì:
"Finalmente caro mio ministro
posso vedervi: avevo tanto bisogno di voi..."- poi raccontò tutto quanto
era successo durante la sua assenza: alcuni robot sembravano impazziti.
Per fortuna che il Grande Mago Grammat
era ritornato. Dopo la presentazione Sandy indirizzò subito una domanda al re:
"Maestà perdonatemi se ve lo
chiedo: come fate ad attivare tutti questi robot?"
"Girando la manopola in modo
che la freccia indichi il verbo del comando, per esempio "lava": il robot a forma di
procione lavatore inizierà a fare
bucato, a lavare piatti e tegami, a lavare il pavimento... Per scegliere
il tipo di lavaggio si deve aggiungere la carta del lavoro in cui sono digitati
i nomi "bucato","pavimento", "piatti"
"bicchieri" eccetera... Ma li si può comandare anche da questa sala
tramite questo sistema computerizzato. Tutti questi bottoni se vengono premuti
attivano i pulsanti dei robot ... E' una faccenda molto complicata, sarebbe difficile per lei capire e per
me spiegare come avviene tutto questo. Per lei è più che sufficiente quello che
ho detto finora... In ogni modo si deve fare molta attenzione perché sbagliando
un pulsante i robot possono impazzire e non si devono mai confondere i codici
dei robot... Ieri l'altro ad esempio uno in particolare è sfuggito al
controllo ed abbiamo fatto una gran fatica a neutralizzarlo. Caro Grammat, Lei
non c'era, così non siamo riusciti a ripararlo..."
"Di quale robot si tratta?"-
chiese il mago.
"Eccolo, quello di TEMPO-rale. Ha
lanciato dei fulmini e noi eravamo preoccupati che potesse saltare in aria
tutto il castello... Meno male che siamo riusciti a fermarlo... Adesso andiamo
in un'altra parte. Vorrei farvi vedere l'Istituto dei Modi in cui si fanno gli
studi e le ricerche dei vari comportamenti verbali. E' un'organizzazione molto
importante perché qui tutti i verbi esistenti sono schedati secondo la forma
che assumono nei vari modi. Queste schede - naturalmente sempre computerizzate
- sono: l'indicativo, il congiuntivo, il
condizionale, l'imperativo, l'infinito, il participio e il gerundio...
Arrivando all'Istituto dei Modi il re
salutò i suoi ospiti lasciandoli soli in modo che potessero tranquillamente
proseguire la visita e ritornò alla sala dei comandi. L'Istituto dei Modi si
trovava nell'ala destra del castello. Sandy osservò attentamente le schede
visualizzate nel computer e si accorse di non conoscere ancora alcune cose. Che
cosa contenevano queste schede? Eccole:
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I° scheda
L'INDICATIVO
(il modo della certezza)
....parlo; parlavo, parlai, ho parlato,
avevo parlato, ebbi parlato; parlerò, avrò parlato......
...vendo; vendevo, vendei(-etti), ho
venduto, avevo venduto, ebbi venduto; venderò, avrò venduto.....
parto; partivo, partii, sono
partito(a), ero partito(a), fui partito(a); partirò, sarò partito(a)....
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
II° scheda
IL
CONGIUNTIVO
(il modo
dell'incertezza e del dubbio)
parli; abbia parlato, parlassi, avessi
parlato...
venda; abbia venduto, vendessi, avessi
venduto...
parta; sia partito(a), partissi, fossi
partito(a)...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
III° scheda
IL CONDIZIONALE
(il modo in cui
l'azione può verificarsi solo se
si avvera una data condizione /da ciò il nome di condizionale/)
parlerei, avrei parlato...; venderei,
avrei venduto...; partirei, sarei partito(a)...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
IV° scheda
L'IMPERATIVO
(il modo del
comando)
parla!...,
venda!..., parta!...
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________________________________________________________________________________________________
V° scheda
L'INFINITO
(presenta
l'azione in un modo indefinito o indeterminato)
parlare, avere parlato...; vendere,
avere venduto...; partire, essere partito(a)...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
VI° scheda
IL PARTICIPIO
(presenta
l'azione come attributo di un sostantivo, ed è detto così, perché partecipa
della doppia natura di verbo e di aggettivo)
parlanti, parlato...; vendente,
venduto...; partente, partito...
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
VII° scheda
IL GERUNDIO
(indica
propriamente il modo, il tempo, il mezzo, la condizione o la causa dell'azione)
parlando, avendo parlato...; vendendo,
avendo venduto...; partendo, essendo partito(a)...
________________________________________________________________________________________________
Sandy
dopo aver osservato tutte le sette schede prima di uscire dall'Istituto dei
Modi gettò un'occhiata dalla finestra del corridoio e vide una villa al fondo
del parco.
"Cosa è quella villa? Appartiene a
quest'istituto?..." chiese al mago.
"Lì stanno i sette gemelli, i
principi d'Avverbi, cugini del re Verbo Bruno."
"Che cosa fanno loro? Chi sono
esattamente?..."
"Quei fratelli hanno un ruolo non
indifferente nelle relazioni, nei rapporti del nostro Impero... Sono in stretto
contatto col re: sono vicini a lui per modificare le sue azioni. Essi sono
suoi importanti collaboratori. Questi fratelli sono: i principi Lassù,
Prima, Ada-Giò, Abbas-Tanza, Vero,
Mica e Dubbi. Ognuno tra loro ha un suo preciso ruolo accanto al nostro re
Verbo Bruno. Ad esempio, il principe Lassù ed i suoi famigliari hanno il ruolo dimostrativo: indicano un luogo
vicino a chi parla, vicino a chi ascolta, o lontano da chi parla ed ascolta (là, lì, colà, laggiù, lassù...). La
principessa Prima indica circostanze varie di tempo (ora, ancora, domani,
prima, poi, raramente), il principe Ada-Giò indica il modo (maniera) in cui
avviene un'azione o un fatto (lentamente,
veloce, bene, forte, adagio...),
la principessa Abbas-Tanza esprime sempre quantità o misura (molto,
poco, appena, assai...), il principe Vero sempre afferma (sì, appunto, certo), la principessa Mica invece nega (no, mai, neppure...) ed infine il
principe Dubbi è sempre dubbioso, guarda tutti con sospetto, indica l'incertezza ed esitazione (forse, probabilmente, se mai, quasi
quasi...)
Ma adesso basta chiacchierare, forza,
dobbiamo sbrigarci, altrimenti non possiamo entrare nella Villa del Tempo che
si trova nell'altra parte della città."
Davanti
al Castello di Comandi Robi Roller aspettava i suoi passeggeri con un po'
d'impazienza: era già abbastanza tardi e per arrivare alla Villa del Tempo
sarebbero servite almeno due ore col gran traffico che c'era sempre in questa
città. Essendo così tardi il mago usò i suoi poteri e la macchina si trasformò
in un elicottero. Così riuscirono ad arrivare un ora prima della chiusura,
tempo sufficiente per visitare l'interno. Erano le cinque quando atterrarono
nella gran piazza situata davanti alla villa che era ben isolata e lontana dai
rumori della città. L'edificio era enorme, assomigliava piuttosto ad un piccolo
castello che ad una villa tradizionale. Per entrare in questo palazzetto non
servì alcuna magia, si dovettero pronunciare soltanto tre parole: "c'era,
c'è, ci sarà" ed immediatamente le grandi porte si aprirono. All'interno
tutto sembrava molto misterioso. Sandy e il mago si trovarono in un grande e
luminoso atrio in cui le pareti erano costruite con specchi dal pavimento fino
al soffitto. Era arredato con poltrone, divani e tavolini che erano collocati
negli angoli davanti alle piante di kentia. Al centro dell'atrio invece c'erano alcune palme giganti, disposte a
cerchio, analogamente a quelle che si vedono in una delle torri gemelle di New
York. Intorno al loro tronco c'era
una panchina rotonda. Si respirava un'aria misteriosa.
"Cosa dobbiamo fare qui?" -
chiese la ragazza.
"Dobbiamo aspettare finché non ci
chiameranno. Però, prima di
visitare tutta la villa faranno una scheda personale con i nostri dati e
poi ci consegneranno una tessera magnetica con la quale potremo aprire le porte
delle sale. Per aspettare il nostro turno sediamoci!" - il mago propose
alla ragazza.
"Io leggerei qualcosa" -
disse Sandy ed in questo momento si trovavano davanti a lei varie riviste e
libri.
"Uao! Che magia! E' la sua
magia?"
"No, Sandy... E' della villa
incantata..."
"Questo non l'ho ancora letto!"
- Sandy indicò un grosso volume
dal titolo "Il grande libro delle scoperte". Ma ha appena
pronunciato questa frase , tutti i libri e riviste scomparvero.
"Ma cosa succede qui? Ora dove
sono finiti?... Perché sono scomparsi?"- si lamentò.
"Perché hai pronunciato il verbo
usando il passato prossimo, hai detto "non ho letto". Siamo in una
villa incantata. Ma non preoccuparti, puoi riaverli di nuovo: devi parlare in
tempo futuro... Provalo!"
"Questo libro lo leggerò"-
Sandy disse la frase in futuro, ed in quel momento i libri e le riviste
ricomparvero sul tavolino.
"E' incredibile!- la ragazza
esclamò dalla sorpresa.
Non aspettarono neanche dieci minuti e
furono chiamati. Entrarono nell'ufficio di ricevimento in cui consegnarono
loro la tessera magnetica. Prima aprirono la porta del tempo passato. Entrando
essi si trovarono immediatamente nel passato. Qui furono fermati da una fiera che faceva una guardia
severa. Per poter vagabondare nei tempi remoti dovettero elencare tutti i
cinque tempi del passato. Sandy e il mago elencarono in coro: l'imperfetto, passato prossimo, passato remoto,
trapassato prossimo, trapassato remoto. La fiera li lasciò passare.
Attraversarono un lungo corridoio buio. Alla fine del tunnel un’altra fiera
consegnò loro un modulo da compilare in cui dovettero determinare i cinque
tempi del passato riportando anche alcuni esempi:
________________________________________________________________________________________________
L'IMPERFETTO
Indica,
riferendosi al passato, un’azione continuata o ripetuta, o contemporaneamente a
un'altra anch'essa passata.
Esempio:
Gabriele studiava. (azione continuata)
La mattina
Gabriella si alzava tardi. (azione ripetuta)
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
IL PASSATO PROSSIMO
Indica
un'azione, la quale è avvenuta in un periodo di tempo non interamente
trascorso, o i cui effetti durano ancora al presente.
Esempio:
Oggi Giorgio ha lavorato molto.
Giulia ha scritto una lettera all'amica.
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
IL PASSATO REMOTO
Indica
un'azione avvenuta in un tempo compiutamente trascorso.
Esempio:
Gesù salvò l'umanità.
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________________________________________________________________________________________________
IL TRAPASSATO PROSSIMO
Indica
un'azione compiuta nel passato, poco prima che ne avvenisse un'altra,
anch'essa passata.
Esempio:
Avevo appena finito di fare il
compito, quando arrivò l'amica.
________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
IL TRAPASSATO REMOTO
Indica
un'azione già del tutto compiuta prima che ne accadesse un'altra, anch'essa
passata ed espressa con il passato remoto ed indica il momento in cui essa si
compie.
Esempio:
Dopo che la
maestra ebbe guardato il mio
compito, mi chiamò.
________________________________________________________________________________________________
Quando questo modulo fu compilato essi
finalmente poterono vagabondare nei tempi passati. Fecero appena qualche passo
quando videro Napoleone, l'imperatore francese in compagnia d'un signore.
"Perbacco! Qui si vedono tutti i
personaggi famosi della storia! Chi c'è accanto a Napoleone?"
"E' il nostro Alessandro Volta.
Siamo a Parigi adesso, nella capitale della Francia ottocentesca. Esattamente
nel novembre 1801... Il giorno preciso non lo ricordo: anche la memoria di un
mago può invecchiare... Il nome di Volta è ben conosciuto in tutto il mondo...
Forse tra poco studierete che egli è l'inventore della pila elettrica. Da
ragazzo non mostrava grandi capacità, ma i suoi biografi sottolineano che la
sua grande scoperta era dovuta al fatto che osservava tutto e rifletteva a
lungo sulle sue osservazioni. La fama della sua scoperta si propagò in tutta
l'Europa. Nel 1801 Napoleone l'invitò a Parigi e lo pregò di leggere all'Accademia
delle Scienze la sua dissertazione riguardo alla sua nuova scoperta: quella
pila elettrica... L'imperatore francese lo ricevette in forma solenne circondato dai membri dell'Accademia
delle Scienze e dal corpo diplomatico. La conversazione fu cordiale e piena
d'interesse. Alessandro Volta era un uomo semplice e cordiale. Non si
vergognava a trattare o a stare insieme con gli uomini. Villeggiando si
intratteneva volentieri coi contadini, nei campi, sulle aie, sulle panche di
una rustica cucina. Si occupò non solo di problemi scientifici, ma anche di
poesia. Morì all'età d'ottantadue anni, il 6 marzo 1827..."
"E quell'altro uomo chi è?" -
Sandy indicò un altro signore che si stava occupando di un telescopio
antichissimo.
"Lui è invece un altro nostro
grande scienziato, Galileo Galilei. Siamo arrivati ancora più indietro nel
tempo. Egli era un prodigio d'uomo. Sicuramente hai già sentito spesso dire la
frase "eppure si muove"...Queste parole vengono attribuite dalla
leggenda al grande scienziato che le avrebbe pronunciate quando l'inquisizione
lo costrinse a ritrattare la sua affermazione sulla Terra. Grazie a lui per noi
la sua teoria è naturale, ma ai suoi tempi passava per eresia... Con il termine
< eresia> erano definite tutte le teorie e le scoperte scientifiche che
si opponevano ad una verità rivelata o proposta dalla Chiesa cattolica. Le
teorie che lui sostenne circa il moto della terra intorno al sole, e circa la
rotazione della medesima sul proprio asse, scatenarono lo sdegno di Roma e
dell'inquisizione. L'inquisizione era l'organizzazione e procedura della
Chiesa per la repressione dell'eresia. Quindi dopo un processo durato venti
giorni, fu dichiarato sospetto d'eresia e condannato al carcere. Più tardi fu
relegato in una villa ad Arcètri, presso Firenze, dove, cieco ma illuminato
dalla mente, morì l'8 gennaio 1642. La leggenda racconta che quando Galileo fu
obbligato dall'inquisizione a
ritrattare la sua difesa del sistema astronimico di Copernico, che pure
lui era dichiarato eretico, egli si alzò davanti all'altare e disse a bassa
voce: "Eppur si muove". Galilei non si piegò mai all'autorità. Né il
carcere, né la relegazione sconfissero la sua volontà. Oltre al telescopio
molte invenzioni sono legate al suo nome, come ad esempio l'individuazione dei
satelliti del pianeta Giove, e non c'è quasi ramo della fisica in cui non abbia
avuto importanti intuizioni: egli per primo applicò il pendolo dell'orologio,
costruì il termometro, ideò la bilancia idraulica, illustrò la meccanica, la
dinamica, la statica, l'ottica e tutte le scienze filosofiche. Di queste cose
studierai e capirai di più quando sarai molto più grande..."
"Galilei era vecchio quando
morì?"
"Aveva settantotto anni. Nacque
nel 1564 a Pisa. Studiò dapprima la medicina, poi le scienze matematiche nell'università
della città natia. All' età di venticinque anni ottenne una cattedra
all'Università di Padova in cui insegnò per diciotto anni. Era proprio un gran
cervello... Le scienze d'oggi possono ringraziarlo per tante cose e come lui
anche tutti gli altri scienziati dei tempi remoti della nostra storia!" -
concluse il mago.
"Queste persone intorno a noi sono
tutti grandi personaggi?"
" Sì... Ad esempio quello è Michelangelo,
il grande pittore, scultore e scienziato; quell'altro uomo è invece il
compositore ungherese Ferenc Liszt, accanto a lui il nostro grande musicista
Giuseppe Verdi...Un po' più lontano è invece l'autore di Pinocchio, Carlo
Collodi: il suo vero cognome è Lorenzini..."
"Quello è invece Cristoforo
Colombo! Riconosco anche lui come ho fatto con Napoleone... E' vero?..."
"Brava, hai indovinato. Ma adesso
dovremo andare, non possiamo trattenerci qua per tanto tempo..."- il mago
insistette per proseguire ed uscire dal passato.
"Sì, soltanto un attimo... Avrei
una osservazione... Io qui vedo pochissime donne famose... So anche il perché,
ma non era affatto giusto! Che razza di legge hanno costruito gli uomini nei
loro confronti?! Alle femmine era proibito studiare! Soltanto i maschi hanno
avuto questo diritto! Era una grande ingiustizia!.."
"Hai ragione ,Sandy... Non era
affatto giusto nei loro confronti. Per fortuna che ora non è così... Altrimenti
non potresti studiare neanche tu! E' vero, non soltanto i maschi sono capaci
di grandi scoperte... Anche tra le donne ci sono e ce ne sarebbero state delle
capaci, come vale anche al contrario che non tutti maschi sono adatti alle
scienze, ai vari ruoli di lavoro e di studio..."
"Sono d'accordo! Anche la mamma me lo diceva sempre! Ad
esempio anch'io vorrei diventare un fisico o chimico. Mi interessano molto
queste materie. A conferma di quanto detto prima posso citare l'esempio dell'amica della mamma che è una nota
ingegnere civile e nello stesso tempo ha anche una cattedra all'Università! La
mia zia è una scienziata della chimica... La mamma è invece letterata e
storiografa... Posso portare anche
un esempio famigliare dai tempi remoti, quando era quasi impossibile per le
femmine studiare nelle scuole pubbliche ed ancor più nelle università: la trisnonna di mia mamma, la contessa
Vilma Hugonnai fu la prima laureata in medicina d'Ungheria... Eccola , caro
Grande Mago Grammat, la vede? La
riconosco, l'ho vista tante volte tra le vecchie fotografie di famiglia:
quelle foto in bianco e nero sono veramente storiche..."
"Quella bella signora alta coi
capelli biondi portati in concio?"
"Sì, è lei!"
"Ricordo il suo nome, ho anche
letto alcune notizie di lei...Tu che ne sai a proposito?"
"La mamma mi ha fatto vedere il
suo diario da cui abbiamo saputo che essa si laureò il 3 febbraio 1879 a
Zurigo. Quest'università se ricordo bene, nel 1872 aprì la porta per la prima
volta alle donne... Ma nell'Ungheria d'allora non la accettarono come medico
perché era donna! A seguito della laurea ottenuta in Svizzera, dopo tanti anni
di calvari riuscì ad ottenere il
permesso di fare prima l'esame di maturità in Ungheria, poi di nuovo sostenere
tutti gli esami di medicina. La trisnonna di mamma aveva cinquant'anni quando nel
1897, dopo diciotto anni di lotta, finalmente ebbe anche la laurea ungherese e
la riconobbero e poté ufficialmente esercitare la sua professione di
medico!..."
"E' una storia molto bella e
commuovente...Guarda Sandy, accanto a lei c'è la nostra italiana Lidia Poet...
Lei si laureò invece nel 1892 insieme a cinque donne connazionali in
giurisprudenza ed anche a lei venne rifiutata l'iscrizione all'albo. Era la
prima laureata italiana in legge, ma non poté esercitare la professione
soltanto perché era donna. Se fosse stata maschio, non avrebbe avuto questo
problema..."
"Anche la mamma mi diceva sempre
che la sua trisnonna e le coetanee ci hanno preparato la strada con
grandissima fatica e sofferenza. Mi dice anche che le donne neanche oggi
possono gioire completamente nonostante i grandi progressi: ancora si scontrano
continuamente coll'ostilità maschile. Ma non posso capire ed accettare tutta
questa ingiustizia... Perché i maschi del mondo debbono trattare così le donne
e chiudere davanti a loro tante possibilità? La mamma dice che comunque anche
adesso noi donne dobbiamo lottare da leonesse per poter ottenere i nostri
legittimi diritti..." - disse
Sandy, ma in questo momento il pavimento della sala del passato si era messo in
moto.
"Ahi!... Aiuto! Che cosa sta
succedendo? Sono quasi caduta..."- Sandy si spaventò molto.
"Aggrappati al mio braccio! Hai
pronunciato alcune frasi al presente ed ora stiamo ritornando ai
nostri tempi... Non si deve dimenticare che ci troviamo nella Villa del Tempo
che è un edificio incantato... Reggiti forte! Tra un po' arriveremo nella sala
del presente... Eccoci di nuovo. Prendi in mano la tua carta magnetica!"
"Perché ci siamo fermati davanti alla porta del
futuro?... Andremo forse là?"
"Certo, ma non spaventarti...Qui
cadremo giù velocemente. E' importante che tu ti aggrappi al mio braccio.
Vedrai, sarà soltanto un attimo... Sei pronta ?... Allora, via! Apriamo questa
porta!..."
Eran appena entrati quando cominciarono
a cadere in giù molto velocemente. Durò soltanto un attimo... Si trovarono a
bordo di un disco volante che stava dirigendosi verso il pianeta Marte.
"Dio mio, dove ci troviamo?"
- e Sandy si spaventò veramente.
"Siamo nel futuro e stiamo volando
verso Marte. Ora potrai conoscere
gli esseri extraterrestri... Vedi tutti questi altri dichi volanti? C'è un
grande traffico tra i pianeti del nostro Universo. Noi, abitanti della Terra
abbiamo, precisamente avremo, contatti con la popolazione di Marte... La gente
non andrà più soltanto al mare ed alle montagne terrestri per le vacanze, ma
verrà anche in questo pianeta... Adesso ti farò vedere in anticipo qualcosa
sulla vita degli abitanti di Marte... Guarda questo schermo!"
Sandy vide gli extraterrestri che
assomigliavano agli esseri della nostra Terra, ma avevano qualche piccola
differenza: erano un po' più bassi di statura, pelati, la loro testa era molto
grande rispetto al loro corpo. Gli occhi avevano la forma ovale e molto grande,
mentre al posto della bocca c'era soltanto un taglio sottile, non avevano le
labbra carnose come noi... La loro pelle sembrava un po' grigiastra. Poi Sandy
vide anche parecchi esseri terrestri come noi che trattavano, dialogavano con
loro.
"Noi conosceremo davvero
personalmente questi extraterrestri?"
"Certo. Avremo buoni contatti con
loro... Anzi ci aiuteranno a salvare la nostra Terra dai disastri atmosferici
che abbiamo provocato proprio noi... Ci daranno un grande contributo
scientifico per sconfiggere le malattie oggi incurabili come il cancro, la
sclerosi multipla, le malattie dell'epatite ed anche l'AIDS!"
"Posso vedermi nel futuro? Che
cosa farò?..."
"Senz'altro" - ed il mago
spinse un pulsante sul cruscotto di comando del disco volante. Sullo schermo
Sandy poté vedere se stessa come una signora di mezz'età con figli e nipoti,
con un marito buono e ancora bello. Sandy sarà una famosa scienziata di fisica,
mentre il marito eserciterà la professione dell'ingegnere chimico. Entrambi
avranno una posizione di guida: Sandy dell'Istituto Nazionale delle Scienze Fisiche, il marito invece
dell'Istituto delle Ricerche Extraterrestri in cui egli avrà un incarico
importante di contatto con gli
abitanti di Marte. La sua famiglia a causa del lavoro del marito spesso volerà
su Marte...
"Uao! Quella sarei io e la mia futura famiglia? E'
fantastico!"- appena pronunciò queste frasi improvvisamente ricaddero nel presente.
"Che peccato! Avrei voluto vedere
ancora tante altre cose!"- Sandy si lamentò.
"Non avresti dovuto pronunciare le
frasi in presente...Ora non possiamo ritornare più al futuro. Soltanto un altro
giorno... In ogni modo anche il nostro tempo è scaduto... E' l'ora di chiusura
della Villa del Tempo, dobbiamo andarcene..."
"Allora torniamo a casa caro
Grande Mago Grammat... Mi sono anche stancata tanto... Erano troppe per me
queste straordinarie e strane esperienze... Vorrei riposare e dormire,
dormire..."- disse con gran fatica e si addormentò immediatamente.
Il mago la prese in braccio ed approfittandone la riportò al
suo mondo reale in cui viveva dalla nascita. Mormorò qualche parola
d'incantesimo e Sandy si ritrovò nella sua stanza di Ferrara. Quando si
svegliò la sua mamma stava baciando la sua fronte augurandole una buona
mattina.
"Buongiorno mia piccola Sandy! E'
ora di alzarti!" - ella la salutò poi recitarono insieme la preghiera
mattutina.
"Mamma, se tu sapessi dove mi
trovavo! Ho visto e sentito tante-tante cose interessanti! Ero in un mondo
incredibile!..."
"Dopo la scuola mi racconterai, va
bene? Ora sbrigati perché è già molto tardi!.."
"D'accordo mammina!" -
rispose e cominciò a prepararsi.
Da
questo risveglio al suo mondo vero si sentì un'altra persona. Era felice di
ritrovarsi di nuovo a casa con i
suoi genitori. L'unico dispiacere
per lei era di non aver potuto salutare il Grande Mago Grammat. Forse un giorno
lo rivedrà... Promise a se stessa di non dimenticarlo e ringraziarlo, perché
esclusivamente a lui dovette tutte
queste avventure miracolose. E chissà, forse un giorno le racconterà anche all'intera
classe...