KontaktusConTatto»

(Dall'Osservatorio Letterario, Anno V/VI - NN. 23/24 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2001/2002)

 

 

Adriana Puppi

 

 

   L'Associazione Culturale «Accademia d'Arte Città di Ferrara» ha organizzato la mostra di Arazzi di Adriana Puppi, artista d'origine ungherese che è stata aperta presso la Galleria del «Carbone» in Via del Carbone 18/a di Ferrara dal 6 a 21 ottobre scorso. Vi ricordo che nel ns. numero 6, Gennaio/Febbraio 1999 abbiamo riportato l'articolo della giornalista Clara Cremonini col titolo «Gli arazzi di Adrien Puppi» (pp.25-26).

   Il tessuto accompagna i gesti e i riti del quotidiano; nato per rispondere ad esigenze d'uso, la ricerca del filato, della tecnica e degli effetti estetici è da sempre funzionale soprattutto al suo utilizzo pratico.

Nel tempo la ricerca è divenuta ricercatezza, il tessuto espressione del gusto comune, cioè della tradizione, ma anche espressione del gusto individuale dell'artefice.

Il tessuto è arte oltre che artigianato.

Adriana Puppi mette ambedue le qualità nei suoi arazzi,  e si   esprime  come donna, come  artista, come persona che vive una storia fatta di razionalità ma soprattutto di ritmo.

Diplomata all'Istituto Statale di Belle Arti di Pécs in Ungheria, della sua formazione artistica nel campo delle arti applicate, ci restituisce un linguaggio in forma di superficie tessuta fatto non solo dell'idea e del progetto, ma anche dei gesti che via, via formano il prodotto artistico, della capacità di comprendere il materiale e di adeguamento alle sue caratteristiche.

 

 

 

La sensazione di contatto delle dita sul filo, la scelta della trama, la varietà dell'intreccio, dello spessore, del colore, della lucentezza, l'uso del telaio a mano, che permette continui interventi creativi, sono questioni di tatto e di gusto. Quando si sente parlare Adriana, si coglie il desiderio di mettere in ogni  tessuto il segno della sua storia, ma si avverte chiaro un suo modo personale di interpretare l'artigianato dei gesti conosciuti e ripetuti sempre uguali, dei colori e dei disegni tradizionali.

Il linguaggio dei tessuti e degli arazzi di Adriana scolorisce le forme più appariscenti, e si appaga di intrecci, di nodi, di strisce sottili tessute con strumenti semplici e poi cucite insieme, di trasparenze ottenute, come tele di ragno, da radi, ben calibrati fili, giocati sull'equilibrio eppure sorprendenti, e non prevedibili.

   Il rigore da scuola d'arte e il rispetto del mestiere, la sensibilità poetica e la conoscenza dei materiali, la coniugazione  dell'abilità  dell'artista e dell'artigiano riportano il lavoro di Adriana Puppi a quell'intuizione che distinse gli artisti della Bauhaus:

...«Perché la tessitura è un tutto estetico, una composizione di forma, colore e materia in un'unica unità. Mentre agli inizi della Bauhaus si era partiti da principi figurativi - per così dire un'immagine di lana [...] oggi sappiamo che il tessuto è un oggetto d'uso ed è una superfìcie che ha in sé elementi statici, dinamici, plastici, funzionali, costruttivi e spaziali.» (Gunta Stultz da «Offser Buch und Verbekunst», Quaderno n°7, 1926) Non a caso Bruno Munari le tributò un omaggio, riconoscendo ad Adriana Puppi quella poesia fatta di stupore, di piacere nel gioco dei gesti, al contatto con la materia, per povera che sia. [LUCIA BONI]

   Adriana Puppi rinnova l'antica arte dell'arazzo, con una pratica quotidiana che dura or­mai da trent'anni, sorretta da studi specifici in Ungheria, dove l'artista di Maranello è nata e vissuta in giovane età. Perpetua un'arte di antichissima tradizione, documentata in quasi tutti i paesi del medio oriente e soprattutto in Egitto. Un'arte che, nel XV secolo, con la «Manifattura reale dei Gobelins», ha costituito vanto ed orgoglio della Francia; ha interes­sato gli artisti dell'Art Nouveau, dediti a ricercare nuovi esiti nell'architettura e nelle arti applicate; ha trovato in  Jean Lurcat, nei primi decenni del nostro secolo, un innovatore che si è posto il «problema di trasferire sulle pareti quei poemi plastici che da due secoli si considerano riservati al quadro di cavalletto»; ha visto impegnato come designer (non solo d'arazzi, ma anche di tappeti e di stoffe) anche il modenese Enrico Prampolini che, fonda­tore a Roma, nel 1918, della Casa d'Arte Italiana, ha partecipato, nel1925, con gli amici futuristi Giacomo Balla e Fortunato Depero (quest'ultimo è stato fondatore a Rovereto di una casa d'Arte con il compito di realizzare soprattutto arazzi, esposti dall'artista, nel 1919, in una personale a Roma) all'Esposizione Internazionale d'Arti Decorative a Parigi.

   Il lavoro di Adriana Puppi porta al riconoscimento dell'arazzo come opera d'arte, come ricca e preziosa decorazione murale, capace di dare importanza e gusto, al pari di un dipinto, all'ambiente in cui viene collocato. Perché ogni composizione diventa non soltanto un raffinato esercizio stilistico ed artigianale, ma anche e soprattutto una creazione con un effetto complessivo di assoluto valore artistico.

Del resto, l'intento è quello di dare vita ad un'opera concepita come quadro, con un linguaggio fortemente controllato, incarnato nel mezzo espressivo e in uno stile che trova autonome valenze anche figurative.

 

 

L'esecuzione a mano su speciali telai e la singolare tecnica rendono lunga e difficile la lavorazione dell'arazzo.

Senza fratture con i procedimenti più autentici del passato, la Puppi tesse sull'ordito le varie immagini, intrecciando fili di materiali puri (lana grezza e seta, sisal che è una fibra vege­tale ricavata dalle foglie di una varietà di agave, ma anche ritagli di tessuti vari) e di diversi colori per riprodurre, dare consistenza ai vari modelli che la stessa artista prepara, secondo disegni ben prestabiliti. Con paziente lavoro, l'immagine si precisa sul telaio nella varietà dei dettagli, ma l'artista non rinuncia al dettato delle diverse suggestioni, per cui anche i paesaggi, nati da uno sforzo di volontà costruttiva, manifestano un insieme di sorprese nel sapiente gioco delle variazioni, degli accostamenti cromatici all'interno di una ininterrotta e dolce divisione del colore.

La scena spesso incentrata su elementi di natura, osservati attraverso una lente d'ingrandimento e quasi in una sospensione temporale. La ricerca attenta degli accordi di colore e delle proporzioni rispetto al disegno preparatorio (posto dietro l'ordito), che si fa portatore di uno scambio tra mo­mento  creativo  e  quello  della  riflessione,   sembra  determinare   una esplorazione in profondità della realtà che viene aperta su prospettive analitiche. La trama lenta si precisa, senza possibili ripensamenti, sull'ordito, si dilata progressivamente in sottili sfumature, per cui l'arazzo si presenta come poesia dello sguardo lento, analitico, minuzioso.

 

 

     

 

La struttura dell'immagine crea un'effetto di prolungato stupore, non solo quando l'artista riproduce l'incanto e le emozioni di un fiore o di un paesaggio mediterraneo, con le case che si stagliano, in lontananza, alte e solenni in una dimensione astratta, ma anche nel momento in cui la Puppi, raffinata esecutrice persino di ritratti, riporta un articolato registro di scritture, di alfabeti personali, con un'attenzione verso il privato, con una disincantata ricognizione di acuta nostalgia per ciò che ha conosciuto nella vita, per rinnovare, con infinita  dolcezza,  la  nostalgia del distacco dalla sua

terra natale, memorie, sentimenti amorosi del mondo dell'infanzia, dai contorni favolosi e incantati.

Dietro ogni immagine si percepisce la storia dell'artista che si riappropria, anche negli attraversamenti  degli  stili,   del passato,  con  il suo carattere magico e lontano, facendolo rivivere nella sua identità  e  prestigio,  attraverso  il  recupero  del virtuosismo tecnico, del «fare artigianale», del mestiere artistico, della fattualità dell'opera.  

 

    

 

 

Non si può, certo, restare indifferente al fascino sottile di un'arte tanto raffinata nell'intreccio di trame e orditi, in cui si può ritrovare il contatto con le espressioni più alte della creatività prodotta da un'artista intenta a nuove sperimentazioni strutturali e linguistiche, in una richiesta sempre esi­gente e mai appagata. [MICHELE FUOCO]

 

     

 

 

Adriana Puppi è nata nel 1948 a Pécs (Ungheria), dove ha frequentato il liceo artistico statale. Dopo aver conseguito, nel 1967, la maturità artistica e l'abilitazione per la tessitura di tappeti e arazzi, l'artista è stata chiamata ad insegnare arte decorativa e tessitura nello stesso liceo in cui aveva portato a termine i suoi studi.

Trasferita, nel 1969, in Italia, la Puppi ha continuato la sua attività artistica ed ha insegnato le tecniche della tessitura in vari corsi, sia per adulti che per bambini. La sua attività espositiva è iniziata nel 1976 con una personale alla galleria Antelami di Parma. Seguirà, nel 1977, una mostra a Milano presso l'Associazione Culturale Ungheria.

La sua opera sarà presentata, nel 1980, a  Modena nella saletta del Hotel Real Fini; nel 1985, alla Galleria Tarocchi di Minerbio (Bologna) e all'Associazione Culturale Italo-Ungherese di Bologna; nel 1988, a Bologna nello Spazio Cultura Naville; nel 1990, nella Sala Mostre del Comune di Budrio (Bologna) e  al  caffè  Caucigh  di  Udine; nel 1993, a Vignola nel salotto di L.A. Muratori e a Serramazzoni nella Biblioteca comunale. Nel suo curriculum non mancano mostre collettive di rilievo, tenute anche in spazi pubblici importanti. Nel 1990 ha partecipato a Udine alla 111° biennale Internazionale di Arti Visive. L'Artista  vive ed opera a Garzano di Maranello.

 

  

 

 

 

 

 

 

Fotók: © Dr. B.-né Tamás-Tarr Melinda

© Dr. Bonaniné Tamás-Tarr Melinda

OSSERVATORIO LETTERARIO

*** Ferrara e l'Altrove ***

 

____________________________________

 

 

COMUNICATO DI SAMPA

 

 

Comune di Castel Guelfo (Bo)

 

Assessorato alla Cultura

 

Presenta

 

Il 27-28-29 Giugno 2003

 

Mostra dell'artista ungherese

 

ADRIANA PUPPI

 

«ConTatto»

 

presso

 

Palazzo Malvessi

Via Gramsci, 10

 

Inaugurazione il giorno 27 Giugno ore 20.30

 

 

Orario di apertura ore 20.00 - 24.00

Domenica ore 16 - 24.00

 

La serata di inaugurazione sarà allieta dal complesso di musica popolare MENTE. Sarà presente il Console  Elisabetta Miliczky

 

Con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura Guelfese e dell'Ass. Culturale Italo-Ungherese

A cura di Carla Lionelli

 

 

 

O.L.F.A.