cos'è una risorgiva:

Si tratta di un fenomeno esteso soprattutto nelle nostre zone (Friuli-Venezia-Giulia). Costituiscono la divisione della regione in Alta e Bassa pianura, la prima è ciottolosa e permeabile, la seconda sabbiosa e impermeabile e di conseguenza più fertile, infatti l'agricoltura friulana vanta una grossa produzione.

  1) Alta pianura

 2) Bassa pianura

 3) Terreno permeabile

 4) Terreno impermeabile

 5) Olla

Questo schema esemplifica il formarsi di una risorgiva:

la pioggia percola attraverso il terreno ciottoloso (3) dell'Alta pianura (1)  formando un corso d'acqua sotterraneo, la falda acquifera, essa procede fino a quando trova sul suo percorso un terreno impermeabile (4), la Bassa pianura (2) e quindi riaffiora in superficie, formando delle olle (5), che costituiscono la linea delle risorgive. Nella nostra regione ci sono molti fiumi di risorgiva come il Noncello, il Livenza, il Meduna, lo Stella...  

 

Composizione delle acque superficiali e sotterranee

La composizione chimica delle acque torrentizie sfocianti nella pianura padana Pordenonese è strettamente legata alla litologia dei bacini idrografici dalle quali provengono; nel caso specifico dei torrenti Cellina e Medusa essi sono costituiti per la quasi totalità da rocce carboniche comprendenti la gamma dai calcari alle dolomie.

Tali bacini danno luogo ad acque relativamente povere di elementi fra i quali ovviamente i più abbondanti sono Calcio e Magnesio.

Di composizione assai simile alle acque del sottosuolo nelle conoidi sono ovviamente anche quelle che riemergono lungo la linea delle risorgive fino al Sile escluso.

Questo corso d’acqua e quelli minori che traggono origine dalle sorgive poste fra il Sile e il Tagliamento hanno una composizione differente.

Nelle acque del Tagliamento, e solo in esse, esistono infatti quantità notevoli di solfati e di stronzio, che provengono rispettivamente dai gessi e dalle marne, notevolmente diffusi nel suo bacino idrografico.

Essi fungono quindi da ottimi traccianti naturali per le dispersioni sotterranee di questo corso d’ acqua.

Le condizioni delle acque di risorgiva e gli effetti dell'inquinamento.

La valutazione dello stato di inquinamento delle acque di risorgiva si presenta come un problema estremamente complesso a fronte della grande estensione dell’area interessata e dell’enorme quantità di corsi d’acqua che in questa area si originano. I fenomeni di inquinamento che interessano queste acque, dopo la loro venuta a giorno, dipendono dalle cause più varie e di conseguenza le situazioni possono cambiare continuamente, in relazione alla presenza o meno di scarichi civili, industriali o agricoli. Per tentare un giudizio di sintesi si è ritenuto più utile prendere in considerazione le condizioni delle acque delle falde freatiche ubicate immediatamente a monte della linea delle risorgive prima che potessero subire gli effetti di inquinamenti locali. Allo scopo sono state prese in considerazione le analisi delle acque prelevate da 19 pozzi ricadenti in questa area, di cui sette in provincia di Pordenone, nove in provincia di Udine e tre in provincia di Gorizia. Per quanto riguarda i metalli pesanti (cromo, mercurio, nichel, piombo, rame), nelle provincie di Udine e Pordenone le analisi risultano negative. L’inquinamento dei metalli pesanti (come di altre sostanze chimiche) perciò è un fenomeno recente legato alla forte industrializzazione ed allo sfruttamento agricolo intensivo del territorio che si è sviluppato specialmente in questi ultimi anni. Per quanto riguarda gli erbicidi, fino ad oggi sono stati ricercati con una certa sistematicità l’atrazina, il bentazone e la simazina. Come noto, il limite fissato dalla normativa è pari a 0,1 microgrammi per litro, per ciascuna di queste sostanze e nelle acque dei pozzi presi in considerazione il limite dell’atrazina è spesso raggiunto per cui la Giunta regionale ha vietato la vendita e ogni tipo di impiego di presidi sanitari contenenti il principio attivo atrazina in tutto il territorio regionale. Gli altri diserbanti non vengono di norma rinvenuti, ad eccezione della simazina che a volte compare, comunque sempre entro il limite citato. L’attenzione oggi si sta incentrando sull’alaclor, che risulta essere stato in questi ultimi anni il diserbante di più largo impiego. Un altro parametro oggetto di particolari attenzioni è quello relativo ai nitrati, la cui presenza nelle acque profonde è da attribuire soprattutto alle pratiche agricole. Il limite previsto dalla normativa vigente pari a 50 milligrammi per litro, viene rispettato in tutti i pozzi presi all’esame lungo la zona delle risorgive. Purtroppo i dati analitici, dell’ultimo decennio, evidenziano una tendenza abbastanza netta al costante aumento delle concentrazioni di questa sostanza. Più in generale si può affermare che il problema dell’inquinamento provocato da sostanze tossiche persistenti, quali metalli e non metalli tossici, o di sintesi, quali i solventi e pesticidi, costituisce certamente l’insidia più grave per le acque più profonde. Questo rappresenta la più preoccupante conseguenza, anche su scala mondiale, dell’inquinamento prodotto dalle attività antropiche (agricole ed industriali). I gravi problemi che corrono tutti i paesi altamente industrializzati sono dovuti al fatto che lo sversamento di tali sostanze non è facilmente controllabile e gli effetti dannosi sulla salute dell’uomo, degli animali e delle piante, non sono nella maggioranza dei casi sufficientemente conosciuti. Il problema del microinquinamento provocato da sostanze pericolose per la salute umana, e più in generale della vita animale e vegetale, si presenta estremamente complesso, perché da un lato non sono sempre noti gli effetti nocivi, dall’altro si tratta di un fenomeno difficile da rilevare e le ricerche si presentano quindi molto complesse ed onerose. Le analisi chimiche debbono infatti essere mirate ed eseguite con l’ausilio di apparecchiature sofisticate. La ricerca è poi complicata dal fatto che debbono essere eseguite analisi sistematiche protratte nel tempo su aree molto estese.

Sotto il profilo dell’impatto ambientale potremo dividere il problema dell’ inquinamento in tre diversi gruppi:

  1. inquinamento microbiologico delle falde sotterranee;
  2. inquinamento chimico da metalli;
  3. inquinamento da composti a difficile biodegradazione o non identificati

 

A. Inquinamento microbiologico delle falde sotterranee

Non sempre si pone sufficientemente l’accento su l’aspetto microbiologico delle discariche di residui, in particolare urbani.

Non si considera che il residuo urbano è spesso carico di microrganismi fecali o patogeni e che, pertanto, tale carico non si esaurirà molto rapidamente.

Infatti i processi termici di degradazione biologica, l’elevato tenore in sostanza organica del residuo stesso e l’alta percentuale di umidità, rappresentano condizioni più che sufficienti non solo per conservare i microorganismi patogeni per un tempo lungo, ma per consentire addirittura ad alcuni ceppi di moltiplicarsi.

E’ da ricordare inoltre la persistenza nei prodotti di leaching di residui urbani, di virus patogeni di grande importanza sociale (ad esempio Virus polio) che sopravvivono fuori dall’organismo umano per più di 150 giorni.

 

B. Inquinamento chimico da metalli

Il residuo urbano e quello industriale contengono sempre una elevata quantità di metalli, facilmente si possono trovare residui di ferro e di zinco, difficile trovare tracce per altri tipi di metalli, quali il cromo, il rame o il nichel.

Inoltre si tenderebbe a ritenere che la percolazione di tali metalli nel terreno da una determinata quantità di residuo immesso in una discarica sia omogenea e decrescente fino ad un esaurimento del metallo residuo.

Nel caso di residui industriali si possono reperire, ovviamente i metalli più svariati.

Recentemente, anche nelle nostre regioni è esplosa la casistica dell’inquinamento da mercurio, per discarica di residui industriali contenenti il metallo.

Per vari metri sotto la zona utilizzata a discarica il metallo è stato trovato in concentrazione ben oltre il valore della soglia naturale e le falde immediatamente vicine alla discarica hanno mostrato chiari sintomi di inquinamento.

Una ricerca effettuata all’Università di Venezia ha permesso di rilevare come gli acidi umici siano degli energici complessanti per molti composti di interesse ambientale.

Per i metalli pesanti è stato poi ipotizzato un meccanismo di inertizzazione invertibile, che può spiegare molti fenomeni di "bloom" di certi processi ambientali (la comparsa improvvisa di un metallo in zone ove non lo si scaricava da moltissimi anni).

I fenomeni dovuti agli acidi umici dimostrano quanto sia la zona dei magredi che quella delle risorgive siano doppiamente esposte al pericolo di percolazione del sottosuolo e quindi di inquinamento.

Varrebbe la pena di insistere su una agricolturizzazione delle zone dei magredi, per dare la maggiore protezione ai terreni esposti.

E’ molto importante sottolineare che l’incentivazione di culture agricole in un terreno altamente permeabile deve essere condizionata dall’accertamento di quanto dei normali prodotti usati in agricoltura possa passare nelle falde.

La scelta deve essere condizionata dall’utilizzo che viene fatto dell’acqua sotterranea, a seconda che serva per l’irrigazione o per l’alimentazione umana.

Quello che più preoccupa è la possibile presenza di tutti quei composti denominati "fitofarmaci", sulla cui attività tossica ambientale ed umana non sussistono dubbi.

Tutti noi conosciamo l’effetto mutageno di certi erbicidi, quello che invece non conosciamo è come possano passare certi prodotti nelle acque sotterranee e quanta parte di essi ingeriamo giornalmente con l’acqua alimentare.

A tale riguardo mancano ancora delle ricerche in proposito, ma quello che è certo è che il terreno esplica, in tal senso, un ruolo determinante.

 

C. Inquinamento da composti a difficile biodegradazione o non identificati.

Mentre i prodotti inorganici o comunque solubili in acqua, che provengono dai processi di degrado e di leaching dei residui nel terreno, filtrano attraverso gli strati, pervenendo in linea diretta alle falde sotterranee, ben diverso e più complesso è il comportamento delle sostanze di tipo idrocarburico (nafte, gasoli, ecc.) che sono di norma insolubili in acqua.

La capacità solvente degli idrocarburi (non dimentichiamo che essi sono una miscela di composti a catena di atomi di carbonio ed idrogeno di numero variante e quindi di variabili caratteristiche di reattività chimica nei confronti di altri composti chimici) abbinata alla loro insolubilità, li rende assai temibili come "vettori" di composti liposolubili ed idrofobi.

 

IL CLIMA DELLA REGIONE FRIULANA


I fattori del clima

Fra i fattori ambientali che influiscono sull'insediamento umano, particolare importanza ha il clima, che condiziona la circolazione idrica e il mantello vegetale, l'utilizzazione del suolo e il ritmo stesso di molte attività economiche, in modo che ne risentono la densità e la distribuzione della popolazione, la situazione dei centri e lo stesso tipo delle dimore.
Il clima della regione giulio-friulana è determinato essenzialmente:
· dalla sua posizione astronomica, nella fascia temperata boreale, fra il 45° e il 47° parallelo;
· dalla presenza del rilievo, che con il suo andamento longitudinale costituisce a settentrione una discreta barriera climatica;
· dall'influenza del Mare Adriatico, da cui provengono le masse d'aria calda e umida apportatrici delle precipitazioni.
Scarsa è la funzione termoregolatrice del mare, poco profondo, le cui acque presentano notevoli oscillazioni termiche stagionali; frequenti sono gli scostamenti delle medie metereologiche normali, specialmente per quel che riguarda le precipitazioni. Ne deriva così un clima temperato marittimo, con temperature medie poco elevate ed escursioni annue piuttosto accentuate, precipitazioni abbondanti ed abbastanza ben distribuite.
I caratteri climatici variano notevolmente da zona a zona, dando luogo a diversi tipi di clima, che differenziano i vari "paesaggi" regionali.


I fattori importanti di tali variazioni sono:

· Altitudine. Il territorio comprende zone di pianura, di collina e di montagna, raggiungendo i 2781 m. nel Monte Cogliàns. Con l'altitudine diminuiscono le temperature medie e aumentano le precipitazioni, poiché le masse d'aria umida provenienti dal mare, risalendo le pendici montane, si raffreddano e condensano la loro umidità.

· Andamento altimetrico delle catene montuose. Le cime delle Alpi Giulie nel settore sudorientale si abbassano sotto i 1000 metri, permettendo ai venti del bacino danubiano di peggiorare il clima della parte più orientale della regione. Le Prealpi Carniche invece, a causa della loro notevole altezza, ostacolano l'afflusso dell'aria calda e umida verso le vallate più interne della Carnia, mentre la minore elevazione delle Prealpi Giulie determina una maggiore ricchezza di precipitazioni nel settore più orientale del sistema alpino.
Lungo la fascia costiera le brezze di terra e di mare, provocate dalla diversa capacità termica delle terre e del mare mitigano il clima estivo.



Le temperature

Le condizioni termiche della regione variano fra le zone pianeggianti e quelle montane e la diversa distanza del mare comporta variazioni fra la fascia costiera e le zone più interne, specialmente riguardo l'escursione termica annua.

La rete delle stazioni termometriche è però molto scarsa e mancano poi del tutto osservazioni di alta montagna, poiché la stazione più elevata raggiunge appena i 1298 metri; la distribuzione delle stazioni è inoltre irregolare. Le considerazioni hanno perciò un valore relativo e indicativo.
In generale le temperature medie annue oscillano fra i 5°e i 14°, con dislivelli termici sensibili fra pianura, montagna e regione interna montana. Le escursioni termiche giornaliere variano molto durante l'anno:


- generalmente basse durante la stagione invernale;
- in aumento progressivo in primavera ed estate, in misura diversa fra le zone costiere, che subiscono l'influenza mitigatrice del mare, e quelle più interne, dove si hanno le massime differenze termiche fra le ore diurne e quelle notturne. Nella fascia costiera le temperature medie annue sono rispettivamente di 14,2° e 13,9°. Nella pianura friulana le medie annuali sono invece leggermente più basse.



Le precipitazioni

L'umidità dell'aria e le precipitazioni sono in stretto rapporto con le condizioni barometriche e termiche dell'atmosfera; variano perciò notevolmente da una stagione all'altra e, sotto l'influenza del rilievo, da zona a zona.
L'umidità relativa è generalmente maggiore lungo la costa e nella pianura, mentre diminuisce in montagna.
Le precipitazioni sono dovute normalmente al passaggio di masse d'aria d'origine ciclonica. In montagna invece sono molto comuni le precipitazioni di versante, dovute al raffreddamento delle masse d'aria costrette a risalire i versanti alpini.
Le precipitazioni meno abbondanti si registrano lungo le coste, mentre nella pianura friulana la piovosità aumenta lentamente.

Le Prealpi Friulane, per la vicinanza al mare e per la disposizione a barriera rispetto ai venti umidi marittimi, costituiscono il settore più piovoso della regione. L'intensità delle piogge aumenta progressivamente da occidente a oriente.

        TEMPERATURA E PIOVOSITA'  PORDENONE CENTRO

GENNAIO

1998

1999

2000

FEBBRAIO 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

42.7

49.9

1

Precipitazioni mm 3 24 7.9

Giorni di pioggia

6

4

1

Giorni di pioggia

1

4

2

t° media min. (C°)

1.2

-0.6

-3.5

t° media min. (C°)

0.5

-1.4

0.2

t° media max (C°)

7.1

6.69

3.9

t° media max (C°)

10.6

6.7

8.0

t° media mensile

4.2

3.0

0.3

t° media mensile

5.5

2.6

4.1

 

MARZO

1998

1999

2000

APRILE 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

7

132.2

115.2

Precipitazioni mm

322.6

159

77.1

Giorni di pioggia

2

8

5

Giorni di pioggia

17

14

8

t° media min. (C°)

2.6

4.8

3.9

t° media min. (C°)

8.7

8.9

9.8

t° media max (C°)

12.2

12.6

12.2

t° media max (C°)

15.4

16.6

18.1

t° media mensile

7.4

8.7

7.9

t° media mensile

12.1

12.8

14.0

 

MAGGIO

1998

1999

2000

GIUGNO 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

81.5

130.3

211.5

Precipitazioni mm

113.2

126.4

106.3

Giorni di pioggia

11

13

10

Giorni di pioggia

10

13

12

t° media min. (C°)

13.4

14.9

14.1

t° media min. (C°)

18.2

16.4

17.3

t° media max (C°)

22.5

22.7

22.5

t° media max (C°)

26.85

25.7

26.6

t° media mensile

17.9

18.8

18.3

t° media mensile

22.5

21.0

22.0

 

LUGLIO

1998

1999

2000

AGOSTO 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

62

82.9

122.8

Precipitazioni mm

33.8

136.8

78.1

Giorni di pioggia

7

7

11

Giorni di pioggia

4

10

8

t° media min. (C°)

19.7

18.0

16.8

t° media min. (C°)

20.1

17.9

18.6

t° media max (C°)

28.6

27.5

25.1

t° media max (C°)

29.6

26.2

27.4

t° media mensile

24.1

22.8

20.9

t° media mensile

24.9

22.1

23.0

 

SETTEMB.

1998

1999

2000

OTTOBRE 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

259

61.5

192.3

Precipitazioni mm

306

176.2

154.7

Giorni di pioggia

12

4

8

Giorni di pioggia

10

10

8

t° media min. (C°)

14.4

15.4

14.0

t° media min. (C°)

9.9

10.2

13.5

t° media max (C°)

21.9

23.3

22.3

t° media max (C°)

16.3

16.5

17.6

t° media mensile

18.2

19.3

18.2

t° media mensile

13.1

13.4

15.6

 

NOVEMBRE

1998

1999

2000

DICEMBRE 1998 1999 2000

Precipitazioni mm

41.8

96

282.7

Precipitazioni mm

5.9

101

74.1

Giorni di pioggia

3

8

13

Giorni di pioggia

2

7

7

t° media min. (C°)

2.7

3.6

7.7

t° media min. (C°)

-1.4

-0.6

3.8

t° media max (C°)

9.4

9.5

12.6

t° media max (C°)

5.1

5.4

9.0

t° media mensile

6.0

6.6

10.1

t° media mensile

1.8

2.4

6.4

 

  Aspetti Geologici e Morfologici  

Con il termine di "risorgive" si definiscono le venute a giorno di acque sotterranee legate alla variazione della permeabilità dei sedimenti. Ciò significa che le acque della falda, che circolano - più o meno liberamente - all'interno dei sedimenti a granulometria grossolana (ad esempio ghiaie), affiorano nel momento in cui vengono ad incontrare livelli più fini e quindi meno permeabili, cioè quando l'incremento di livello determinato dalla riduzione di permeabilita fa sì che la tavola d'acqua intersechi la superficie.

Associato al termine risorgiva si ritrova, quello di fontanile. I due termini però, non sono affatto sinonimi: mentre la risorgiva è un fenomeno naturale, il fontanile rappresenta, in alcuni territori, il prodotto dell'intervento umano che ha modificato una risorgiva o ne ha "provocata" una con un intervento di scavo.

Le risorgive sono presenti e diffuse, spesso con continuità, in più aree della Pianura Padana dove rappresentano uno degli elementi ambientali più tipici, e questa tipicità è legata sia agli aspetti naturali che alle caratteristiche modificazioni opera dell'intrervento umano.

 

Distribuzione delle aree di risorgiva nella pianura padana

La linea delle risorgive - in realtà si tratta di una fascia la cui ampiezza è variabile e dipende dalla topografia dell'area, dalla geometria dei corpi di rocce sciolte interessati, dalla potenza della falda e dalle periodiche variazioni della stessa in funzione dell'alimentazione a monte - si estende in maniera pressochè continua ai piedi delle Alpi e ha un'ampiezza che si aggira da pochi chilometri sino ad oltre venti.

Ad oriente si origina nella zona delle foci dell'Isonzo e risale lungo la Pianura Friulana, all'altezza di Codroipo (risorgive dello Stella), passa presso Pordenone sino a sfiorare la base dell'Altopiano del Cansiglio. La linea scende poi rapidamente verso Treviso (risorgive del Sile), prosegue verso Vicenza e si interrompe in corrispondenza dei Monti Lessini. Il fenomeno delle risorgive ricompare a Sud di Verona in destra idrografica del fiume Adige; superato il Mincio la linea risale fino a sfiorare Brescia e segue poi all'incirca l'isoipsa 200 m slm sino a raggiungere Novara e risalire verso Borgomanero: è qui, fra Sesia e Ticino, che la fascia delle risorgive è più ampia, superando i 50 Km.

La linea ridiscende lungo il Fiume Sesia e, passando ad ovest di Vercelli, sfiora il fiume Po e risale verso Rivarolo nel Canavese per poi riportarsi verso Torino; da questo punto essa prosegue in maniera sempre più discontinua in direzione di Cuneo. Aree di risorgiva sono presenti anche al di fuori della fascia, come nella pianura che si estende, in Friuli, fra I'Anfiteatro Morenico del Tagliamento e gli ultimi rilievi alpini (Campo di Osoppo).

Nella fascia pedeappenninica le risorgive appaiono sporadicamente non distanti dal fiume Po, a nord di Voghera, presso Piacenza, Parma, Modena e ad Oriente di Bologna. Le aree di maggiore rilievo sono quelle presso i torrenti Secchia, Enza e Arda: le loro portate, dell'ordine di alcune centinaia di mc/sec, sono irrisorie rispetto a quelle delle risorgive pedealpine.

 

 

Origine geologica della Pianura Padana

Quella Padana è una delle più vaste pianure europee ed occupa da sola 1/6 del territorio italiano, comprendendo anche la Pianura Veneto- Friulana; essa si estende fra il Mare Adriatico e i primi contrafforti alpini ed appenninici; per circoscriverne i limiti ci si puo riferiree indicativamente alla isoipsa 200 m slm, ma in alcuni casi si può raggiungere anche la quota di 500-600 m slm.

Già alla fine delle più intense fasi dell'orogenesi alpina (verificatesi fra Cretacico e Paleocene e fra Miocene e Pliocene) si era formato un vasto "golfo" compreso fra i rilievi alpini e quelli dell'Appennino Tosco-Emiliano. Durante il Pliocene e il Pleistocene inferiore questa insenatura viene gradualmente riempita da depositi arenaceo-argillosi di origine marina, soprattutto per quanto riguarda la fascia più orientale; nella zona occidentale prevalgono invece i depositi di tipo fluvio-lacustre. Con il Pleistocene medio-superiore la Pianura Padana emerge e si imposta su di essa un reticolo drenante anche se, particolarmente in corrispondenza del settore sud-orientale, si possono ancora verificare brevi fasi di ingressione marina.

L'aspetto attuale della Pianura Padana è però soprattutto il risultato dell'azione dei ghiacci durante il susseguirsi delle fasi glaciali e dei successivi postglaciali.

Le variazioni delle condizioni climatiche, legate soprattutto a fatti astronomici, hanno favorito in alcuni periodi degli ultimi milioni di anni - la formazione di estese calotte glaciali che hanno coperto, fra I'altro, l'intero arco alpino. La temperatura media era di solo alcuni gradi (4°-6°) inferiore all'attuale ma ciò era sufficiente a mantenere una enorme distesa di ghiacci che copriva tutte la attuali valli alpine con spessori a volte superiori ai 1000-2 000 m. Variazioni di pochi gradi delle temperature portarono a fasi di espansione o di ritiro dei ghiacci con conseguente azione modellatrice o di deposito.

Nella Pianura Padana sono presenti depositi glaciali connessi alle varie fasi Gunz, Mindel, Riss e, soprattutto, Wurm. Per quest'ultima fase glaciale il massimo avanzamento si verifica circa 30-40 mila anni fa e l'ampia estensione viene a coprire, quasi sempre, anche i depositi legati alle glaciazioni precedenti.

Estesi sono soprattutto i livelli fluvio-glaciali collegati al postglaciale wurmiano (il ritiro dei ghiacci si avvia in maniera marcata circa 15-10 mila anni fa): è in questo periodo che si formano gli attuali bacini idrografici che trasportano verso valle i prodotti dello smantellamento delle catene montuose. Si tratta di ampie conoidi formate dai depositi più grossolani nelle aree più vicine ai rilievi e più fini man mano che il pendio dell'alveo diminuisce e ci si avvicina al mare o, nel caso specifico, a quel grande collettore di acque che è il fiume Po. I fiumi divagavano nell'ampia pianura da loro, stessi originata, spostandosi continuamente, formando nuovi alvei, abbandonando meandri, modificando continuamente il proprio letto: spesso la storia di queste continue variazioni è ricostruibile tramite adeguate indagini.

Rilevante nel determinare le caratteristiche della pianura è quindi il peso delle litologie presenti nelle aree montuose, con una evidente differenziazione fra la catena alpina, in cui dominano i depositi carbonatici e comunque più resistenti che danno origine a granulometrie maggiori, e quella appenninica che presenta litologie arenaceo-marnose le quali disgregandosi producono sedimenti piuttosto fini.

Non va poi dimenticato che, mentre l'area alpina ha subito fortemente l'azione modellatrice dei ghiacciai quaternari, altrettanto non è avvenuto per l'area appenninica. Il risultato finale di questa serie di eventi è l'aspetto morfologico della Pianura Padana. Il versante settentrionale, quello in cui più esteso e continuo è il fenomeno delle risorgive, è in linea di massima formato dal succedersi di un'area collinare con presenza di ampi depositi morenici (Anfiteatro del Tagliamento, Anfiteatro del Garda, Anfiteatro di Rivoli) cui segue la fascia dell'Alta pianura per poi passare alla Bassa pianura che degrada lentamente verso il fiume Po oppure, nel caso della porzione orientale, verso l'Adige o il Mare Adriatico.

Caratteristiche litologiche

La fascia definita come alta pianura è la più prossima ai rilievi e si estende quindi a partire dal punto di rottura di pendenza dei corsi fluviali, quello che corrisponde in sostanza ad una forte perdita della capacita di trasporto da parte dei fiumi: è allora che inizia la fase di deposito con la presenza di materiali grossolani, costituiti da ciottoli, ghiaie e rare sabbie.

Scendendo ulteriormente verso il Po (o nel caso della Pianura Veneto-Friulana verso I'Adriatico) i fiumi perdono ulteriormente capacità di trasporto e depositano materiali via via più fini. Si tratta dei materiali sabbiosi e limoso/argillosi che formano la bassa pianura.

Questo schema non è però rigido e cambia in funzione del variare sia delle condizioni geologico-geografiche sia di quelle climatiche: importanti fasi alluvionali possono, ad esempio, depositare materiali grossolani nella Bassa pianura cosi come fasi di magra portano alla sedimentazione di materiali fini in Alta pianura. Nella breve storia geologica della Pianura Padana, inoltre, i fiumi hanno sempre divagato in questo ampio territorio non essendo ancora costretti ail'interno degli argini che l'uomo costruirà per regolarne la capacità distruttrice (che è in realtà una normale azione modellatrice, del territorio).

Il risultato del succedersi di queste azioni modellatrici per migliaia di anni è una pianura che, in sezione verticale, vede un continuo alternarsi di livell fini (limoso-argillosi e quindi sostanzialmente impermeabili) e di livelli grossolani (ghiaie e sabbie a volte cementate e a vario grado di permeabilità) interessati da falde idriche più o meno potenti. Se osserviamo invece una sezione NordSud della porzione in sinistra Po della Pianura Padana e di quella Veneto-Friulana possiamo notare come i livelli grossolani dominano verso Nord (Alta pianura) e quelli fini verso Sud (Bassa pianura).

In linea di massima è possibile porre il limite fra Alta e Bassa pianura in corrispondenza delle isoipse 50-100 m sIm (ma anche 200 nella porzione più occidentale), anche se è spesso riconoscibile una fascia intermedia definita da alcuni autori come Media pianura, con una ampiezza che varia dai pochi ai 50 chilometri e che, quindi, corrisponde a quella che viene definita "fascia delle risorgive".

La composizione litologica delle ghiaie e delle sabbie che formano la pianura alluvionale dipende ovviamente dalle rocce che costituiscono le aree ove i fiumi esplicano la loro attività erosiva. Nella Pianura Veneto-Friulana quelli grossolani rappresentano litologie sedimentarie calcareo-dolomitiche (nelle aree montane sono diffuse diverse rocce sedimentarie, ma quelle arenacee non sono particolarmente resistenti al trasporto).

Analoghe sono le caratteristiche litologiche della Pianura Lombarda, mentre i bacini che fanno capo all'Adige ed all'area piemontese presentano anche abbondanza di rocce magmatiche e metamorfiche, spesso molto resistenti.

I materiali più fini sono prevalentemente silicei in quanto è questo il più diffuso minerale resistente all'erosione.

Forme delle risorgive

Le venute a giorno delle acque vengono classificate, in base alla loro morfologia, in "polle" (dette anche "olle"), dalla forma subcircolare e ben definita, "fontanai", nei quali 1'emersione delle acque è favorita dalla presenza di cavità più o meno profonde ed a volte collegate da fossati, e "affioramenti" se la fuoriuscita delle acque avviene attraverso le ghiaie senza alcuna struttura particolare presente.

Spesso polle o fontanai sono riuniti fra loro e vengono a perdere parte della forma originaria.

La genesi di queste morfologie avviene in depressioni del terreno, appena percettibili, che vengono ampliate dalla risorgenza delle acque. Queste infossature sorgentifere fungono così da richiamo per le acque della falda e si vengono a costituire piccoli canali di raccolta che confluiscono in canali collettori.