SCRITTI PATRISTICI |
LETTERA A DIOGNETO |
Questo
scritto, che si può far risalire al II° secolo d.C., è un piccolo gioiello
della letteratura cristiana antica. L'attribuzione di questo testo è
assolutamente incerta, come pure impossibile (e forse poco rilevante) è
rintracciare l'identità del destinatario, Diogneto.L'autore modula lo
stile con grande abilità, da quello umile a quello retorico, ma dà alla
lettera una forma sorprendentemente nobile. Il periodare ha la cadenza
ritmica di un'opera poetica, e nonostante la semplicità della lettura, la
dimostrazione cristiana procede secondo i canoni della retorica più
raffinata. Esordio I. 1. Vedo, ottimo Diogneto, che
tu ti accingi ad apprendere la religione dei cristiani e con molta
saggezza e cura cerchi di sapere di loro. A quale Dio essi credono e come
lo venerano, perché tutti disdegnano il mondo e disprezzano la morte, non
considerano quelli che i greci ritengono dèi, non osservano la
superstizione degli ebrei, quale amore si portano tra loro, e perché
questa nuova stirpe e maniera di vivere siano comparsi al mondo ora e non
prima. 2. Comprendo questo tuo desiderio e chiedo a Dio, che ci fa parlare
e ascoltare, che sia concesso a me di parlarti perché tu ascoltando
divenga migliore, e a te di ascoltare perché chi ti parla non abbia a
pentirsi. L'idolatria
II. 1. Purìficati da ogni
pregiudizio che ha ingombrato la tua mente e spògliati dell'abitudine
ingannatrice e fatti come un uomo nuovo da principio, per essere discepolo
di una dottrina anche nuova come tu stesso hai ammesso. Non solo con gli
occhi, ma anche con la mente considera di quale sostanza e di quale forma
siano quelli che voi chiamate e ritenete dèi. 2. Non (sono essi) pietra
come quella che si calpesta, bronzo non migliore degli utensili fusi per
l'uso, legno già marcio, argento che ha bisogno di un uomo che lo guardi
perché non venga rubato, ferro consunto dalla ruggine, argilla non più
scelta di quella preparata a vile servizio? 3. Non (sono) tutti questi
(idoli) di materia corruttibile? Non sono fatti con il ferro e con il
fuoco? Non li foggiò lo scalpellino, il fabbro, l'argentiere o il vasaio?
Prima che con le loro arti li foggiassero, ciascuno di questi (idoli) non
era trasformabile, e non lo può (essere) anche ora? E quelli che ora sono
gli utensili della stessa materia non potrebbero forse diventare simili ad
essi se trovassero gli stessi artigiani? 4. E per l'opposto, questi da voi
adorati non potrebbero diventare, ad opera degli uomini, suppellettili
uguali alle altre? Non sono cose sorde, cieche, inanimate, insensibili,
immobili? Non tutte corruttibili? Non tutte distruttibili? 5. Queste cose
chiamate dèi, a queste servite, a queste supplicate, infine ad esse vi
assimilate. 6. Perciò odiate i cristiani perché non le credono dèi. 7. Ma
voi che li pensate e li immaginate tali non li disprezzate più di loro?
Non li deridete e li oltraggiate più voi che venerate quelli di pietra e
di creta senza custodi, mentre chiudete a chiave di notte quelli di
argento e di oro, e di giorno mettete le guardie perché non vengano
rubati? 8. Con gli onori che credete di rendere loro, se hanno
sensibilità, siete piuttosto a punirli. Se non hanno i sensi siete voi a
svergognarli con sacrificio di sangue e di grassi fumanti. 9. Provi
qualcuno di voi queste cose, permetta che gli vengano fatte. Ma l'uomo di
propria volontà non sopporterebbe tale supplizio perché ha sensibilità e
intelligenza; ma la pietra lo tollera perché non sente. 10. Molte altre
cose potrei dirti perché i cristiani non servono questi dèi. Se a qualcuno
ciò non sembra sufficiente, credo inutile parlare anche di più. Il
culto giudaico
III. 1. Inoltre, credo che tu
piuttosto desideri sapere perché essi non adorano Dio secondo gli ebrei.
2. Gli ebrei hanno ragione quando rigettano l'idolatria, di cui abbiamo
parlato, e venerano un solo Dio e lo ritengono padrone di tutte le cose.
Ma sbagliano se gli tributano un culto simile a quello dei pagani. 3. Come
i greci, sacrificando a cose insensibili e sorde dimostrano stoltezza,
così essi, pensando di offrire a Dio come ne avesse bisogno, compiono
qualche cosa che è simile alla follia, non un atto di culto. 4. “Chi ha
fatto il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi”, e provvede tutti noi
delle cose che occorrono, non ha bisogno di quei beni. Egli stesso li
fornisce a coloro che credono di offrirli a lui. 5. Quelli che con sangue,
grasso e olocausti credono di fargli sacrifici e con questi atti
venerarlo, non mi pare che differiscano da coloro che tributano riverenza
ad oggetti sordi che non possono partecipare al culto. Immaginarsi poi di
fare le offerte a chi non ha bisogno di nulla! Il
ritualismo giudaico
IV. 1. Non penso che tu abbia
bisogno di sapere da me intorno ai loro scrupoli per certi cibi, alla
superstizione per il sabato, al vanto per la circoncisione, e alla
osservanza del digiuno e del novilunio: tutte cose ridicole, non
meritevoli di discorso alcuno. 2. Non è ingiusto accettare alcuna delle
cose create da Dio ad uso degli uomini, come bellamente create e ricusarne
altre come inutili e superflue? 3. Non è empietà mentire intorno a Dio
come di chi impedisce di fare il bene di sabato? 4. Non è degno di scherno
vantarsi della mutilazione del corpo, come si fosse particolarmente amati
da Dio? 5. Chi non crederebbe prova di follia e non di devozione inseguire
le stelle e la luna per calcolare i mesi e gli anni, per distinguere le
disposizioni divine e dividere i cambiamenti delle stagioni secondo i
desideri, alcuni per le feste, altri per il dolore? 6. Penso che ora tu
abbia abbastanza capito perché i cristiani a ragione si astengono dalla
vanità, dall'impostura, dal formalismo e dalla vanteria dei giudei. Non
credere di poter imparare dall'uomo il mistero della loro particolare
religione. Il
mistero cristiano
V. 1. I cristiani né per regione,
né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2.
Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia,
né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella
scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una
corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città
greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del
luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita
sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria,
ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono
distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni
patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non
gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono
nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma
hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi
stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da
tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati.
Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti;
mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei
disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono
ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene
vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero
la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci
perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo
dell'odio. L'anima
del mondo
VI. 1. A dirla in breve, come è
l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L'anima è diffusa
in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3.
L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel
mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo
visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è
invisibile. 5. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto
ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non
ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri.
6. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano
coloro che li odiano. 7. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene
il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi
sostengono il mondo. 8. L'anima immortale abita in una dimora mortale;
anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono,
aspettando l'incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle
bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più
si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è
lecito abbandonare. Dio
e il Verbo
VII. 1. Infatti, come ebbi a dire,
non è una scoperta terrena da loro tramandata, né stimano di custodire con
tanta cura un pensiero terreno né credono all'economia dei misteri umani.
2. Ma quello che è veramente signore e creatore di tutto e Dio invisibile,
egli stesso fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verità, la parola
santa e incomprensibile e l'ha riposta nei loro cuori. Non già mandando,
come qualcuno potrebbe pensare, qualche suo servo o angelo o principe o
uno di coloro che sono preposti alle cose terrene o abitano nei cieli, ma
mandando lo stesso artefice e fattore di tutte le cose, per cui creò i
cieli e chiuse il mare nelle sue sponde e per cui tutti gli elementi
fedelmente custodiscono i misteri. Da lui il sole ebbe da osservare la
misura del suo corso quotidiano, a lui obbediscono la luna che splende
nella notte e le stelle che seguono il giro della luna; da lui tutto fu
ordinato, delimitato e disposto, i cieli e le cose nei cieli, la terra e
le cose nella terra, il mare e le cose nel mare, il fuoco, l'aria,
l'abisso, quello che sta in alto, quello che sta nel profondo, quello che
sta nel mezzo; lui Dio mandò ad essi. 3. Forse, come qualcuno potrebbe
pensare, lo inviò per la tirannide, il timore e la prostrazione? 4. No
certo. Ma nella mitezza e nella bontà come un re manda suo figlio, lo
inviò come Dio e come uomo per gli uomini; lo mandò come chi salva, per
persuadere, non per far violenza. A Dio non si addice la violenza. 5. Lo
mandò per chiamare non per perseguitare; lo mandò per amore non per
giudicare. 6. Lo manderà a giudicare, e chi potrà sostenere la sua
presenza? 7. Non vedi (i cristiani) che gettati alle fiere perché
rinneghino il Signore, non si lasciano vincere? 8. Non vedi, quanto più
sono puniti, tanto più crescono gli altri? 9. Questo non pare opera
dell'uomo, ma è potenza di Dio, prova della sua presenza. L'incarnazione
VIII. 1. Chi fra tutti gli
uomini sapeva perfettamente che cosa è Dio, prima che egli venisse? 2.
Vorrai accettare i discorsi vuoti e sciocchi dei filosofi degni di fede?
Alcuni affermavano che Dio è il fuoco, ove andranno essi chiamandolo Dio,
altri dicevano che è l'acqua, altri che è uno degli elementi da Dio
creati. 3. Certo, se qualche loro affermazione è da accettare si potrebbe
anche asserire che ciascuna di tutte le creature ugualmente manifesta Dio.
4. Ma tutte queste cose sono ciarle e favole da ciarlatani. 5. Nessun uomo
lo vide e lo conobbe, ma egli stesso si rivelò a noi. 6. Si rivelò
mediante la fede, con la quale solo è concesso vedere Dio. 7. Dio, signore
e creatore dell'universo, che ha fatto tutte le cose e le ha stabilite in
ordine, non solo si mostrò amico degli uomini, ma anche magnanimo. 8. Tale
fu sempre, è e sarà: eccellente, buono, mite e veritiero, il solo buono.
9. Avendo pensato un piano grande e ineffabile lo comunicò solo al Figlio.
10. Finché lo teneva nel mistero e custodiva il suo saggio volere, pareva
che non si curasse e non pensasse a noi. 11. Dopo che per mezzo del suo
Figlio diletto rivelò e manifestò ciò che aveva stabilito sin dall'inizio,
ci concesse insieme ogni cosa, cioè di partecipare ai suoi benefici, di
vederli e di comprenderli. Chi di noi se lo sarebbe aspettato? L'economia
divina
IX. 1. (Dio) dunque avendo da sé
tutto disposto con il Figlio, permise che noi fino all'ultimo, trascinati
dai piaceri e dalle brame come volevamo, fossimo travolti dai piaceri e
dalle passioni. Non si compiaceva affatto dei nostri peccati, ma ci
sopportava e non approvava quel tempo di ingiustizia. Invece, preparava il
tempo della giustizia perché noi fossimo convinti che in quel periodo, per
le nostre opere, eravamo indegni della vita, e ora solo per bontà di Dio
ne siamo degni, e dimostrassimo, per quanto fosse in noi, che era
impossibile entrare nel regno di Dio e che solo per sua potenza ne
diventiamo capaci. 2. Dopo che la nostra ingiustizia giunse al colmo e fu
dimostrato chiaramente che come suo guadagno spettava il castigo e la
morte, venne il tempo che Dio aveva stabilito per manifestare la sua bontà
e la sua potenza. O immensa bontà e amore di Dio. Non ci odiò, non ci
respinse e non si vendicò, ma fu magnanimo e ci sopportò e con
misericordia si addossò i nostri peccati e mandò suo Figlio per il nostro
riscatto; il santo per gli empi, l'innocente per i malvagi, il giusto per
gli ingiusti, l'incorruttibile per i corrotti, l'immortale per i mortali.
3. Quale altra cosa poteva coprire i nostri peccati se non la sua
giustizia? 4. In chi avremmo potuto essere giustificati noi, ingiusti ed
empi, se non nel solo Figlio di Dio? 5. Dolce sostituzione, opera
inscrutabile, benefici insospettati! L'ingiustizia di molti viene riparata
da un solo giusto e la giustizia di uno solo rende giusti molti. 6. Egli,
che prima ci convinse dell'impotenza della nostra natura per avere la
vita, ora ci mostra il salvatore capace di salvare anche l'impossibile.
Con queste due cose ha voluto che ci fidiamo della sua bontà e lo
consideriamo nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico,
mente, luce, onore, gloria, forza, vita, senza preoccuparsi del vestito e
del cibo. La
carità
X. 1.
Se anche tu desideri questa fede, per prima otterrai la conoscenza del
Padre. 2. Dio, infatti, ha amato gli uomini. Per loro creò il mondo, a
loro sottomise tutte le cose che sono sulla terra, a loro diede la parola
e la ragione, solo a loro concesse di guardarlo, lo plasmò secondo la sua
immagine, per loro mandò suo figlio unigenito, loro annunziò il Regno nel
cielo e lo darà a quelli che l'hanno amato. 3. Una volta conosciutolo, hai
idea di qual gioia sarai colmato? Come non amerai colui che tanto ti ha
amato? 4. Ad amarlo diventerai imitatore della sua bontà, e non ti
meravigliare se un uomo può diventare imitatore di Dio: lo può volendolo
lui (l'uomo). 5. Non si è felici nell'opprimere il prossimo, nel voler
ottenere più dei deboli, arricchirsi e tiranneggiare gli inferiori. In
questo nessuno può imitare Dio, sono cose lontane dalla Sua grandezza! 6.
Ma chi prende su di sé il peso del prossimo e in ciò che è superiore cerca
di beneficare l'inferiore; chi, dando ai bisognosi ciò che ha ricevuto da
Dio, è come un Dio per i beneficati, egli è imitatore di Dio. 7. Allora
stando sulla terra contemplerai perché Dio regna nei cieli, allora
incomincerai a parlare dei misteri di Dio, allora amerai e ammirerai
quelli che sono puniti per non voler rinnegare Dio. Condannerai l'inganno
e l'errore del mondo quando conoscerai veramente la vita nel cielo, quando
disprezzerai quella che qui pare morte e temerai la morte vera, riservata
ai dannati al fuoco eterno che tormenta sino alla fine coloro che gli
saranno consegnati. 8. Se conoscerai quel fuoco ammirerai e chiamerai
beati quelli che sopportarono per la giustizia il fuoco temporaneo. Il
loro maestro
XI. 1. Non dico stranezze né cerco
il falso, ma, divenuto discepolo degli apostoli, divento maestro delle
genti e trasmetto in maniera degna le cose tramandate a quelli che si son
fatti discepoli della verità. 2. Chi infatti, rettamente istruito e
fattosi amico del Verbo, non cerca di imparare saggiamente le cose che dal
Verbo furono chiaramente mostrate ai discepoli? Non apparve ad essi il
Verbo, manifestandosi e parlando liberamente, quando dagli increduli non
fu compreso, ma guidando i discepoli che, da lui ritenuti fedeli,
conobbero i misteri del Padre? 3. Egli mandò il Verbo come sua grazia,
perché si manifestasse al mondo. Disprezzato dal popolo, annunziato dagli
apostoli, fu creduto dai pagani. 4. Egli fin dal principio apparve nuovo
ed era antico, e ognora
diviene nuovo nei cuori dei fedeli. 5. Egli eterno, in eterno viene
considerato figlio. Per mezzo suo la Chiesa si arricchisce e la grazia
diffondendosi nei fedeli si moltiplica. Essa ispira saggezza, svela i
misteri, preannuncia i tempi, si rallegra per i fedeli, si dona a quelli
che la cercano, senza infrangere i giuramenti della fede né oltrepassare i
limiti dei padri. 6. Si celebra poi il timore della legge, si riconosce la
grazia dei profeti, si conserva la fede dei Vangeli, si conserva la
tradizione degli apostoli e la grazia della Chiesa esulta. 7. Non
contristando tale grazia, saprai ciò che il Verbo dice per mezzo di quelli
che vuole, quando vuole. 8. Per amore delle cose rivelateci vi facciamo
partecipi di tutto quanto; per la volontà del Verbo che lo ordina, fummo
spinti a parlare con zelo. La
vera scienza
XII. 1. Attendendo e ascoltando con
cura, conoscerete quali cose Dio prepara a quelli che lo amano rettamente.
Diventano un paradiso di delizie e producono in se stessi, ornati di
frutti vari, un albero fruttuoso e rigoglioso. 2. In questo luogo,
infatti, fu piantato l'albero della scienza e l'albero della vita; non
l'albero della scienza, ma la disubbidienza uccide. 3. Non è oscuro ciò
che fu scritto: che Dio da principio piantò in mezzo al paradiso l'albero
della scienza e l'albero della vita, indicando la vita con la scienza.
Quelli che da principio non la usarono con chiarezza, per l'inganno del
serpente furono denudati. 4. Non si ha vita senza scienza, né scienza
sicura senza vita vera, perciò i due alberi furono piantati vicino. 5.
L'apostolo, comprendendo questa forza e biasimando la scienza che si
esercita sulla vita senza la norma della verità, dice: “La scienza gonfia,
la carità, invece, edifica”. 6. Chi crede di sapere qualche cosa, senza la
vera scienza testimoniata dalla vita, non sa: viene ingannato dal
serpente, non avendo amato la vita. Lui, invece, con timore conosce e
cerca la vita, pianta nella speranza aspettando il frutto. 7. La scienza
sia il tuo cuore e la vita la parola vera recepita. 8. Portandone l'albero
e cogliendone il frutto abbonderai sempre delle cose che si desiderano
davanti a Dio, che il serpente non tocca e l'inganno non avvince; Eva non
è corrotta ma è riconosciuta vergine. Si addita la salvezza, gli apostoli
sono compresi, la Pasqua del Signore si avvicina, si compiono i tempi e si
dispongono in ordine, e il
Verbo che ammaestra i santi si rallegra. Per lui il Padre è glorificato; a
lui la gloria nei secoli. Amen.
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