Seguire con il cuore

Ho scritto e riscritto questa riflessione più volte e tutte le volte era una cosa fredda, allora mi sono fermato e ho chiesto a Dio di aiutarmi affinchè questa mia testimonianza non fosse bella o poetica ma che, una volta letta, fosse utile a qualcuno magari, e che aiutasse me a tirare fuori tutta la mia umanità, quella che scoccia dire davanti ad altri.

La figura di Dio che mi è stata insegnata da giovane è stata quella di un Dio buono, giusto, paziente, magari giudice ma che in definitiva incarnava tutte le più buone qualità che all’età di 10-11 anni si vedono incarnate nella figura protettiva della famiglia, qualità e buoni sentimenti che proprio la famiglia mi ha insegnato. Poi sono cresciuto e mi sono affacciato al mondo e alle prime esperienze di vita comune con gli altri ragazzi della mia età, le prime ragazze, le prime amicizie e lì sono sorti i primi problemi.

Mi avevano insegnato il rispetto degli altri, il rispetto della famiglia, il voler bene alle persone, e a non far mai del male in maniera volontaria a qualcun altro. Ben presto mi accorsi che non era così, imparai che chi pecora si fa il lupo se la mangia e che al mondo nessuno ti dava niente per niente.

Dentro di me pensavo che i genitori degli altri bambini fossero tutte persone poco perbene e quanta fortuna avevo avuto io ad avere dei genitori così; crescendo però cominciai a pensare che i miei genitori si fossero sbagliati e che solo io ero quello che, vivendo un’altra realtà al di fuori, nella strada, capivo che si stavano sbagliando.

Mi ricordo quando ancora mio padre era in casa con noi e la sera, guardando il telegiornale, discutevamo dei fatti che succedevano nel mondo, e mi ricordo che lui era fiero di me e della prova di maturità che davo nell’essere così oggettivo e critico e.......Insomma un bravo figlio che aveva imparato bene la lezione, pronto ad affrontare la vita.

Alle superiori, quando cominciò a farsi sentire la voglia di emergere il mio IO cominciò ad uscire fuori, dovetti affrontare tutte le insicurezze del mio carattere, compreso il bisogno di essere accettato dagli altri in qualunque modo mi avessero voluto. DIO era sparito dalla mia vita, i miei problemi erano altri e il mio bisogno di LUI non esisteva. Ero stato tradito, mi avevano ingannato, gli scout, il prete che mi aveva fatto catechismo, i miei genitori, e io non sapevo più come fare per risolvere la situazione : mi trovavo imprigionato con delle ambizioni grandi in un corpo che non faceva al caso mio. Quante volte ho incolpato mia madre e mio padre di avermi fatto debole e di non avermi mai insegnato ad essere sufficientemente cattivo!

Sì, cattivo, per poter affrontare il mondo a testa alta, sicuro di me, e sempre con la situazione sotto controllo. In quei momenti il mio cuore non era che d’impaccio; buono di natura, mi diceva che era giusto rispettare gli altri, commuoversi e piangere, provare sentimenti insomma, ma gli altri se lo avessero saputo non mi avrebbero rispettato, ero un debole, era questa la verità e non riuscivo ad accettarla. Sembrava che gli altri lo sapessero che io ero un debole, perchè da 18 a 23 anni non ho fatto altro che trovare situazioni dove avrei dovuto far ricorso alla violenza, alla forza, ma non ne sono mai stato capace. In tutto questo periodo, figuriamoci se nella mia testa c’era la voce di DIO. Lui che mi aveva fatto questo scherzo e che sembrava si divertisse a vedere come me la sarei cavata; LUI non aveva capito come ero fatto e i bisogni che avevo, e non aveva secondo me il tempo per ascoltare tutti i miei problemi; io non mi amavo e non volevo ascoltare le parole del mio cuore, e ancora, come potevo amare gli altri se gli altri non amavano me?

Il problema era piuttosto come farsi accettare dagli altri senza essere schiacciati da loro. Per questa richiesta spasmodica di appartenenza a qualche cosa, ho cominciato a frequentare anche un gruppo di buddisti. Quelli almeno non ti chiedevano niente, non erano come i preti che ti imponevano delle leggi assurde, visto come va il mondo, e ti chiedevano di amare un DIO che in fondo era troppo grande per poterLo rapportare a me. Per non parlare delle confessioni che erano secondo me troppo fiscali e scomode, e in fondo, mi consolavo dentro di me dicendo che c’era in giro gente molto peggio di me.

Il gruppo dei buddisti durò poco per fortuna, perchè, trovando in casa mia una certa avversione da parte di mia madre, e non avendo risolto granchè, mi stancai e tornai nel mio beato nulla silenzioso.

Il disagio che provavo, la paura di non riuscire a farcela da solo, la paura degli altri, ha caratterizzato il mio atteggiamento, facendo di me una persona caotica, confusionaria, mai serena e perennemente depressa per qualsiasi motivo.

Le umiliazioni che ho provato per questo mi sono rimaste dentro, hanno contribuito a non farmici capire più niente, e a continuare a navigare nel mio nulla silenzioso.

Il Rinnovamento è stato per me come una rivoluzione, la speranza di poter risolvere i miei problemi. All’inizio mi ha caricato tantissimo ma con me ho portato, oltre che alla speranza, anche tutto quel bagaglio scomodo e pesante che era diventato il mio modo di vivere, il mio atteggiamento nei confronti della vita, e quello non era cambiato.

Mi sono accorto, dopo 6 mesi di cammino di fede, che non ero cambiato io, ma soltanto le cose che facevo.

E’ stato qui che il SIGNORE mi ha fermato, mi ha chiesto di guardare, di ascoltare, e di seguire con il cuore; proprio quel cuore che mi aveva tanto ostacolato ora era così importante, proprio quel corpo e quel carattere che avevo sempre disprezzato ora erano diventati la mia arma migliore.

E’ cambiato qualche cosa quando ho visto la volontà di DIO come la miglior cosa per me. Il Seminario di effusione è per me l’ennesima mano che il Signore mi da, una realtà nuova, il dare amore perchè sai di poter essere uno strumento di Dio, non per imposizione ma per scelta.

Quella che prima era una speranza ora è una certezza, la certezza che LUI mi può davvero guarire dalle mie ferite, che mi parla e che mi ascolta; la possibilità di cambiare c’è davvero e io non voglio perderla.

Riccardo

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speranza,

ascolta la mia preghiera:

non permettere che per stanchezza

lasci di cercare il tuo Volto.

Concedimi la forza di cercare te,

che mi hai fatto il dono di trovarti

e mi hai dato la speranza

di avvicinarmi a te sempre di più.

Il mio impegno e la mia fragilità

sono davanti a te, Signore:

rafforza il mio impegno,

guarisci la mia fragilità.

O Dio, vieni in mio aiuto,

perchè non mi dimentichi mai di te

e viva sempre alla tua presenza.

Fà, o Signore, Dio mio,

che io ti conosca sempre più

e ti ami con tutto il cuore.

Sant’Agostino