FUORI DALL'ABISSO

Carlo, autore della testimonianza, racconta come sia riuscito a guarire da una grave forma depressione, dall'alcolismo e dall 'abitudine al peccato, attraverso l 'intercessione dei fratelli del gruppo e il completo abbandono all'azione di Dio.

Io sono stato educato a un cristianesimo dalle tinte un po' fosche. In riferimento a Dio, le parole: comandamento, giudizio, castigo, quasi mai erano temperate dalle parole: amore, misericordia, perdono. Tra i venti e trent'anni ho subito il fascino di un certo laicismo anticlericale: bisogna lasciare fuori Dio, la religione, dai problemi, affinché gli uomini senza remore religiose possano incontrarsi da soli. E' il fascino del pensiero scientista: solo la scienza ha valore di verità, tutto il resto, religione compresa, è opinabile, è dubbio, è sospetto. Sotto il loro influsso mi sono abituato a sentire, a percepire la Chiesa e il culto come una specie di verità, ingombrante, una pelle troppo stretta, costringente, vecchia, inutile.

L'imperativo morale ad essa era: bisogna sgusciare fuori, bisogna separarsene. La promessa, la meta, erano queste: libertà, realizzazione di sé, giustizia sociale, conquiste; in una parola: l'autosalvezza, l'uomo si salva da solo. Come conseguenza, io non sapevo più dove e come collocare Dio rispetto alla mia esistenza. Ho disertato i sacramenti, ma non la messa dornenicale, a causa dei controlli della pressione esercitata dal mio ambiente, ma essa ormai assumeva per me il significato di ritualismo vuoto, avulso dalla mia vita. Tra i trenta e i quaranta anni intossicato da dottrine sull'uomo, contrapposte al cristianesimo, dichiaratamente atee - come certe scuole di psicanalisi, certe psicologie dello sviluppo del potenziale umano, vicine al movimento nascente della Nuova Era - ho rimosso la figura di Dio Persona e così molti valori della tradizione.

Emozioni e istinti sono diventati i miei padroni: peccavo fortemente, fortissimamente. Seminavo molto male e molta sofferenza intorno a me, soprattutto alle persone che mi erano vicine. La vita ha pareggiato i conti quasi subito. Ho cominciato a soffrire di crisi depressive, via via più ricorrenti e durature. Di esse non saprei esattamente dipanare le cause, tuttavia devo imputare proprio al disordine morale un'importanza fondamentale, per il vissuto di vuoto esistenziale, di mancanza di senso, conseguente anche a quel modo di vivere.

Vuoto, nausea della vita. Sono caduto nella trappola della compensazione autolesionistica: abuso di alcool, psicofarmaci e poi forti impulsi al suicidio. Si sono deteriorate gravemente le facoltà intellettive, ho perso la normale funzionalità fisica e psichica, ho perso il contatto con le mie emozioni, i miei sentimenti, eccetto la paura. Sentivo il mio corpo non più abitato da me, ma da un estraneo che non riconoscevo più. Delirio e panico mi sono stati compagni. Con un senso di colpa interpretavo questi fenomeni come giusto giudizio divino. Intanto, avevo iniziato il pellegrinaggio della speranza: dalla medicina tradizionale a quella cosiddetta naturale. 1 confini di esse a volte sono molto fluidi, molto mobili. Un itinerario che si è snodato tra sette e pseudo religioni, la psicologia, movimenti esoterici e guaritori. Sono approdato al Rinnovamento cinque anni fa, nel bel mezzo dell'ultima crisi depressiva che è stata la più grave e che forse è durata tre anni ininterrotti, dopo che tutti gli approcci terapeutici erano falliti, oppure avevano sortito, in qualche caso, effetti dannosi e avendo già fatto spese milionarie. Chiedevo con urgenza (ora) preghiere di guarigione proprio come ultima spiaggia: rimedio estremo. Sono stato convocato ad Albiate (MI) (era anche il giorno dell'effusione): durante la preghiera fatta su di me, è uscito un passo della Bibbia che parlava della ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Una sorella l'ha interpretato così: "La Parola dice che sei tempio dello Spirito Santo". Chi, io? Proprio io. Mi sono sentito trafiggere il cuore e ho creduto perché avevo un disperato bisogno di credere.

Mi sono aggrappato, Signore, a questa tua parola. Da allora non mi hanno più sfiorato pensieri e desideri di morte, sono uscito subito dalla trappola delle compensazioni autolesionistiche e non sono naufragato più nella disperazione, anche quando le ondate di angoscia, ancora, mi' squarciavano il petto.

Quanto sei sceso in basso, Signore, per incontrarmi dove ero! il signore non mi ha sanato all'istante, almeno nel corpo, nella mente. Il cammino arduo della guarigione è durato un anno intero, accompagnato dalle preghiere dei fratelli, scandito dalle messe, dalle comunioni quotidiane e dalla lettura della Parola. Durante le funzioni dei venerdì santo successivo ho smesso di chiedere al Signore di guarirmi, e gli ho domandato di aiutarmi a portare la mia croce: mi sono sentito molto sorpreso di aver fatto una tale richiesta. Stavo imparando l'atteggiamento cristiano verso la sofferenza: crescere nella pazienza, nella fiducia, nell'abbandono e nell'offerta di sé. Nell'interiorità più profonda, ho trovato la strada verso un angolino piccolissimo di riposo nella pace di Dio, al riparo da tutto e da tutti. La mia croce è diventata leggera: mesi e mesi dopo, Gesù me la faceva deporre. Ma il Signore non mi aveva guarito semplicemente. Paradossalmente, aveva usato proprio la malattia come terapia, la stessa depressione come cura, per guarirmi fino alle radici, per potarmi, per purgarmi, per fondermi, per liberarmi da molti tratti nevrotici, da molte abitudini al peccato, per riplasmarmi, per istruirmi nel segreto, nell'intimo e darmi un bel paio d'ali che tutti i figli di Dio devono avere. Per tutti quei lunghi mesi ero stato il suo cantiere e io l'avevo sentito sempre di più.

Un anno dopo ho ricevuto la preghiera di effusione; ma questa è già storia di vita nuova nello Spirito.

Ora voglio lodare e celebrare il Signore perché mi ha amato quando, ai miei stessi occhi, non valevo più nulla. Mi ha sollevato dall'abisso. Mi ha perdonato quando io non sapevo più perdonarmi né perdonare. Mi ha guarito nel corpo, nella mente, e nello spirito. Anche l'amore per me stesso, l'autostima, sono fondati sul suo amore per me, non più su quello che riesco o non riesco a fare.

Secondo la promessa della Scrittura, il Signore mi ha dato un cuore nuovo e uno spirito nuovo, ha posto la sua dimora dentro di me. Ha riacceso il mio stupore, la gioia di vivere, l'interesse per tutte le cose, mi ha dato occhi nuovi per vedere la sua grazia che agisce ovunque: lode e gloria a lui!

Carlo

Tratta dalla rivista "Rinnovamento nello Spirito Santo "ottobre 98"

 

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