LE TRASFUSIONI DI SANGUE

Sergio Pollina

Questo lavoro può essere usato per lo studio e l'approfondimento, con l'unica limitazione di citarne, ogni volta, la fonte.

Storia ed esame delle obiezioni religiose, bibliche e mediche

PRIMA PARTE

Perché i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue? Cosa ha spinto i responsabili di questa organizzazione, a un certo punto della loro storia, ad assumere una posizione riguardo alla pratica dell'emotrasfusione che non ha precedenti nella storia di nessun'altra organizzazione religiosa? Come mai vi sono stati significativi cambiamenti per quanto riguarda le altre due pratiche mediche prima vietate ed ora permesse (vaccinazioni e trapianti) mentre per questa il tabù è rimasto, sebbene con alcuni "ammorbidimenti?" Possiamo pensare che ormai la loro resistenza a cambiare atteggiamento sia dovuta a motivi d'ordine "politico", e ad una consolidata tradizione più che a ragioni strettamente dottrinali?

A questi e ad altri interrogativi cercheremo di dare una risposta basandoci su fatti, documenti e testimonianze che costituiranno la traccia di questo nostro lavoro.

Il punto di vista di Russell sulla questione del sangue

La nostra storia, che vuol essere una ricostruzione storica del cammino seguìto dall'organizzazione dei testimoni di Geova per arrivare alla proibizione formale del 1945 (Torre di Guardia del 1° luglio, citata nell'Annuario del 1976, pagina 223), non può non cominciare se non dalla prima menzione del Concilio di Gerusalemme fatta da C.T. Russell, fondatore e primo presidente della Società Torre di Guardia, nella Torre di Guardia di Sion del 15 aprile 1909, pagina 4374 dei Reprints:

"Un pensiero simile è valido anche per quanto riguarda la proibizione dell'uso del sangue. Ai Giudei esso era proibito, e sotto il suo patto fu reso simbolo della vita: prenderne comportava responsabilità per la vita tolta. Inoltre, nelle tipiche cerimonie della Legge il sangue proibito era usato come simbolo rappresentando l'offerta per il peccato; poiché mediante il sangue si effettuava l'espiazione dei peccati. Per mettere in risalto queste lezioni tipiche, ai Giudei era stato proibito l'uso del sangue. E possono esserci altre ragioni, ragioni sanitarie, in relazione con la cosa, che non ci sono ancora note [1]. Tale divieto non riguardò mai i Gentili, perché essi non erano mai stati sotto il Patto della Legge; ma esso era così profondamente radicato nella mentalità giudaica che per la pace della chiesa fu necessario che anche i Gentili vi si conformassero. Le cose soffocate erano gli animali catturati con le trappole, il cui sangue non era stato versato o scolato mediante dissanguamento, com'era richiesto dalla Legge Mosaica per tutti i tipi di carne usati nell'alimentazione. Questa restrizione si rese necessaria per mantenere l'armonia fra i due rami dell'Israele spirituale, quello proveniente dal giudaismo e quello proveniente dal gentilesimo". (corsivo mio)

Quanto sopra mostra chiaramente che il punto di vista di Russell sulla questione era pienamente in armonia con l'opinione della maggioranza degli studiosi sul significato delle proibizioni del Concilio di Gerusalemme, e cioè che si trattava di un divieto avente lo scopo esclusivo di mantenere la pace fra i giudaizzanti e gli ellenisti. Il trascorrere degli anni ed il cambio della presidenza della Società non apportò alcun cambiamento significativo a questa veduta dell'organizzazione. Sebbene oggi il Corpo Direttivo — la suprema istanza del gruppo — insegni che già ai tempi di Rutherford, secondo presidente dell’organizzazione, vi fosse qualche indizio di ciò, le cose non stanno proprio così. L'Annuario del 1976 dei testimoni di Geova, a pagina 222 contiene infatti questa dichiarazione: "La santità del sangue fu messa in risalto da La Torre di Guardia (inglese) del 15 dicembre 1927. Fra l'altro, il suo articolo "Una ragione per la vendetta di Dio" diceva: "Dio disse a Noè che ogni creatura doveva servirgli da cibo; ma che non doveva mangiare il sangue perché la vita è nel sangue". Qui la citazione si arrestava, lasciando così nella mente del lettore l'idea che già nel 1927 vi fosse stato un cambiamento nell'atteggiamento dei Testimoni nei confronti del sangue. Ma, come spesso accade quando il Corpo Direttivo cita se stesso o altri, la citazione non è né completa né corretta. Lo stesso vale anche per il più recente libro pubblicato da questo gruppo, e intitolato I testimoni di Geova: proclamatori del Regno di Dio, che contiene numerose distorsioni storiche. Ma un'ulteriore lettura dell'articolo della Torre di Guardia del 15 dicembre 1927 chiarisce il pensiero di Rutherford. Egli, nell'8° paragrafo, a pagina 372, così si esprime:

"Senza dubbio le parole del versetto 6 che abbiamo citato in precedenza costituiscono una parte di quel patto, e stabiliscono la regola eterna secondo cui Dio è il Datore della vita e che nessun altro può impunemente togliere la vita eccetto che su mandato o con il permesso di Dio ai suoi servitori o esecutori. Successivamente, Dio diede i suoi statuti, che sono una precisa espressione della sua legge agli israeliti. In essi è espressamente dichiarata la sua norma: "Non uccidere".

Come si vede, egli non intese mai che la legge data prima a Noè e poi a Mosè avesse niente a che fare con la trasfusione di sangue o con l'uso del sangue in generale, ma, anche lui (una volta tanto, correttamente), aveva compreso che si trattava di una legge che aveva la sola ed esclusiva funzione di inculcare nella mente degli Israeliti l'assoluto abominio nei confronti della soppressione della vita umana e dello spargimento cruento di sangue.

Anche la lettura della Torre di Guardia del 1° dicembre 1944 (gennaio 1946 in italiano) citata nell'Annuario del 1976 e nel libro Proclamatori, costituisce lo spunto per un'interessante riflessione. Essa dice, al paragrafo 32 di pagina 362: "Non solo come discendente di Noè, ma ora anche come uno tenuto a osservare la legge che Dio diede a Israele che incorporava il patto eterno riguardante la santità del sangue ed il suo potere di sostenere la vita, allo straniero era proibito mangiare o bere sangue, sia mediante trasfusione che per bocca. (Gen. 9:4; Lev. 17:10-14)". Il lettore che volesse approfondire l'esame dell'argomento presentato troverebbe che quanto asserito con tanta sicumera dalla rivista del 1944 non solo non corrisponde alla lettera del testo biblico, ma nemmeno allo spirito della legislazione mosaica. Infatti, né Genesi capitolo 9, né Levitico capitolo 17 contengono un riferimento che possa in alcun modo far comprendere che allo straniero dimorante in Israele fosse proibito "mangiare sangue ... mediante trasfusione". La Bibbia non lo dice e la parola ‘trasfusione’ è proprio fuori luogo in quel contesto. La stessa Società Torre di Guardia ammette che "Gli esperimenti in tal senso [le trasfusioni di sangue] cominciarono verso l'inizio del XVI secolo"[2]. É chiaro che Nathan H. Knorr volle che il termine fosse incluso nell'articolo che trattava l'argomento per dare allo stesso un maggiore sostegno scritturale, anche se le Scritture tacevano assolutamente al riguardo.

Inizia il problema delle trasfusioni

É nel 1932 che troviamo il primo riferimento al divieto di assumere sangue come cibo, ed è la rivista The Golden Age del 6 luglio 1932 che ne parla:

Secondo la sua legge l’uomo poteva mangiare la carne degli animali, degli uccelli e dei pesci, ma non doveva mangiare il sangue. E ciò a motivo del fatto che nel sangue si trova il principio della vita. Qui, di nuovo, Dio impartisce una lezione sulla sacralità della vita. Poiché la vita è nel sangue, esso non può essere mangiato.

Anni dopo, quando Dio diede la Sua legge a Israele, una parte d’essa, che troviamo nel Levitico cap. 17, versetti 13 e 14, stabiliva che: "In quanto a qualsiasi uomo ... il quale prende nella caccia una bestia selvaggia o un volatile che si può mangiare, ne deve versare in tal caso il sangue e lo deve coprire di polvere. Poiché l’anima d’ogni sorta di carne è il suo sangue mediante l’anima in esso ... Chiunque lo mangia sarà stroncato". Viene quindi comminata la pena di morte per chi mangiava il sangue, o l’essere stroncato dalla vita. Si vede così che Dio considerava questa trasgressione come un’offesa contro la Sua legge e contro la vita di tutte le Sue creature, tanto seria da meritare la pena di morte. (pagine 634-637)

Si arriva, quindi, al 1939, quando La Torre di Guardia del 15 febbraio di quell’anno menziona nuovamente l’argomento. A quel tempo era J.F. Rutherford personalmente che teneva la rubrica delle domande dai lettori, che si intitolava semplicemente "lettere". In essa, a pagina 62 egli risponde ad una richiesta il cui testo non viene riportato, ma che riguarda il fatto se sia appropriato che un cristiano possa mangiare carne di maiale. Ed ecco la risposta che a quel tempo fu data:

Lev. 22:3, 8, 9 ... specifica che una bestia che muoia di morte naturale o uccisa da un’altra non dovrebbe essere mangiata, per il chiaro motivo che il suo sangue non è stato versato. La ragione su cui si basa l’argomento è che la vita è nel sangue e che il sangue non dev’essere mangiato.

Mentre qui la Torre di Guardia ribadisce il fatto che un cristiano non dovrebbe "mangiare" sangue, è significativa l’omissione di qualunque riferimento alle trasfusioni, che pure a quel tempo erano già comunemente praticate, e che i Testimoni accettavano senza alcuna difficoltà. Di conseguenza, fino al 1939 la Società non riteneva che vi fosse alcun collegamento tra le Scritture appena citate e le trasfusioni di sangue. Anzi, alla fine del 1940 essa esprime ufficialmente approvazione nei confronti delle trasfusioni di sangue. In un articolo apparso su Consolazione del 25 dicembre 1940, si narra di una donna che "si era ferita accidentalmente" e di un "medico che le diede un quarto del suo sangue per una trasfusione, ed oggi quella donna vive e sorride gioiosamente pensando a ciò che le è accaduto nei ventitré minuti più cruciali della sua esistenza". (pag. 19)

É soltanto nel 1943 che, troviamo la prima menzione diretta delle trasfusioni in una pubblicazione della Torre di Guardia. Precisamente sulla rivista Consolazione del 22 dicembre 1943, a pagina 23, ma in essa questa pratica medica è condannata solo in quanto posta in relazione all’immunizzazione, nell’ambito della campagna che a quel tempo la Società portava avanti contro le vaccinazioni. Ma è sulla Torre di Guardia del 1° dicembre 1944 che per la prima volta si parla della trasfusione di sangue nel contesto di questa pratica medica, come abbiamo in precedenza già detto.

Il successivo riferimento al sangue lo troviamo sulla Torre di Guardia [inglese] del 1° luglio 1945, alle pagine 198-201. Ad essa abbiamo fatto riferimento all’inizio di questa trattazione. In sostanza, l’articolo inizialmente si richiamava alla rivista del 15 dicembre 1927, e quindi passava a discutere della colpa del sangue. Successivamente veniva trattato l’argomento del mangiare il sangue, che è tutt’altra cosa, senza nulla che facesse da collegamento tra i due. La Società qui cercava di dimostrare che il suo divieto contro il mangiare sangue non era nuovo, ma trovava il suo precedente nell’articolo sopra menzionato. A pagina 199, essa citava poi la Torre di Guardia del 15 febbraio 1939, concludendo che "alcuni lettori della Torre di Guardia hanno detto che tale proibizione contro il mangiare e bere sangue si applica solo ai Giudei vincolati all’osservanza del patto della legge mosaica, e non ai cristiani che sono sotto il Nuovo Patto". Ma nei paragrafi successivi La Torre di Guardia presentava in modo tortuoso una "nuova luce" tendente a dimostrare che, invece, la proibizione del "mangiare sangue" si applicava anche ai cristiani. Ed è questa la prima volta in cui, in modo chiaro la Società Torre di Guardia condanna l’ingestione di sangue, senza però ancora menzionare in modo esplicito la condanna delle trasfusioni. Benché, storicamente, sia questa la prima proibizione ufficiale delle trasfusioni di sangue, l’articolo non era molto chiaro. Tanto è vero che la stragrande maggioranza dei Testimoni non lo interpretò come una proibizione contro il sangue, e solo alcuni lo intesero in tal senso, pur non essendovi un’esplicito divieto. La Società stessa non parlava di trasfusioni di sangue, ma, faceva invece riferimento ad una nota opera di consultazione, l’Encyclopedia Americana che trattava l’argomento delle trasfusioni di sangue. In effetti le trasfusioni di sangue non divennero un problema sino agli inizi degli anni cinquanta.

L’unico riferimento ad esse precedente a tale data nelle pubblicazioni della Società è contenuto nel paragrafo 25 della Torre di Guardia del 1945 più volte citata. Esso diceva che "La proibizione contro il mangiare o bere il sangue non si applica solo agli animali offerti in sacrificio sull’altare, ma a tutti gli animali idonei come cibo". Poiché i pesci, gli insetti, i rettili e così via sono tutti animali che hanno sangue (sebbene non necessariamente sangue rosso emoglobinico), ciò che qui dice la Torre di Guardia è chiaro: si deve scolare il sangue da tutti gli animali, inclusi anche i non mammiferi, prima di mangiarli. Per molti tipi di animali questo è molto difficile, se non impossibile, e per questo motivo questa interpretazione successivamente fu modificata.

Come abbiamo visto, l’affermazione di un divieto chiaro e assoluto sulle trasfusioni di sangue stentò molto ad affermarsi, richiedendo una laboriosa elaborazione durata alcuni decenni. Ma quando si arriva al 1948, ecco che sulla rivista Svegliatevi! del 22 ottobre la Società specificamente dichiara che le trasfusioni sono errate. L’articolo in questione era molto breve e diceva soltanto: "Secondo la legge di Dio, gli esseri umani non devono assumere nel loro sistema circolatorio il sangue di altri". Si citavano quindi Levitico 7:27 e Deuteronomio 12:25, e si concludeva dicendo: "Oltre al pericolo di disobbedire alla legge di Dio, le trasfusioni comportano dei rischi".

Per trovare un altro riferimento alla proibizione del sangue si deve arrivare alla Torre di Guardia del 1951 [inglese] . Questa rivista costituisce, storicamente, il primo forte segnale della futura "guerra" che la Società Torre di Guardia avrebbe dichiarato alle trasfusioni di sangue. Il suo contenuto non è mai stato tradotto nell’edizione italiana, ed essa, nella rubrica dedicata alle "Domande dai lettori", motiva la sua discesa nell’agòne spiegando che:

Un recente caso giudiziario riguardante i testimoni di Geova e la loro posizione sulle trasfusioni di sangue, ha suscitato una vasta eco sulla stampa e fra la gente. Sono state poste molte domande. Le seguenti sono le più comuni e provengono da diverse località del paese.

Il caso in questione era quello del figlio di una coppia di Testimoni, Darrell e Rhoda LaBrenz, ai quali, con un’ordinanza del tribunale era stata sottratta la piccola Cheryl, affetta da incompatibilità Rh, per somministrarle una trasfusione. La rivista a quel tempo fu molto decisa nell’indicare che la norma stabilita in Genesi 9:4 valeva per il "sangue di ogni sorta di carne". É quindi alla luce di quanto abbiamo visto che La Torre di Guardia del 1° febbraio 1973, poté quindi dire che, "La controversia del sangue cominciò a sorgere particolarmente dopo il 1937, quando fu stabilita a Chicago, nell'Illinois, U.S.A., la prima banca del sangue". Nel 1937 vi erano stati i prodromi, ma la piena realizzazione ebbe luogo solo 14 anni più tardi con Nathan Homer Knorr già terzo presidente della Società. Ed al riguardo circola l’ipotesi che il bando sulle trasfusioni non fosse altro che un tentativo di rafforzare e consolidare la sua amministrazione. Si disse infatti che questo nuovo intendimento fosse dovuto ad una rivelazione della volontà divina [3], anche se fu soltanto nel 1961 e cioè 15 anni più tardi [4], che si intrapresero iniziative giudiziarie per l'espulsione dei trasgressori.

Circa il fatto che questa nuova direttiva fosse il frutto di una "politica" organizzativa, l’ipotesi è di Anthony Wills (Bergman 1994). Infatti, quando Knorr divenne presidente, all’interno della Società vi erano diverse "anime". Alcuni non erano del tutto concordi con le posizioni ufficiali dell’organizzazione, altri avevano nostalgia della precedente amministrazione e osteggiavano Knorr, altri ancora erano d’accordo con le dottrine ufficiali della Società, ma non con la Società stessa. Quando quest’ultima introdusse alcuni cambiamenti radicali, essi vennero a trovarsi in una posizione ancor più distante dall’organizzazione e con molta probabilità avrebbero costituito ben presto un fronte di dissidenza. Sia allora che oggi, la forza dell’organizzazione si basa sull’incrollabile lealtà che è dovuta alla Società Torre di Guardia. Introducendo uno spartiacque di rilevante importanza Knorr sarebbe stato in grado di dividere gli appartenenti all’organizzazione in due schieramenti: a favore o contro la Società. Quelli che nutrivano dubbi si sarebbero ben presto trovati fuori e, di conseguenza, non avrebbero più causato problemi nel futuro. Knorr era difatti dell’opinione che era preferibile perdere anche il dieci per cento di membri "difficili" fonte di difficoltà e disordine all’interno del gruppo, e fors’anche di future defezioni, perché questo avrebbe, sì ridotto i ranghi, ma ne avrebbe migliorato la qualità e, soprattutto, la fedeltà. É significativo il fatto che quello della trasfusione non aveva mai rappresentato un problema rilevante sino alla presidenza di Knorr; è vero che esso affonda le sue radici al tempo di Rutherford, ma, come abbiamo visto, solo indirettamente.

Ma vi sono anche altre chiavi di lettura di questa nuova e rivoluzionaria scelta dell’organizzazione. Una di quelle che trova maggior credito, forse anche più della prima, è quella secondo la quale gli uomini preminenti d’allora nell’ambito dello staff direttivo nutrivano una profonda sfiducia nella classe medica. Il loro atteggiamento è chiaramente rivelato dagli articoli sulla medicina che apparivano periodicamente su The Golden Age, e successivamente su Consolation, oggi Svegliatevi!. Woodworth, Van Amburg ed alcuni di quelli a loro più vicini, sia all’interno che all’esterno della Società, non accettavano la nuova teoria che attribuiva ai microbi la causa di molte malattie. Essi credevano, come molti altri del loro tempo, che esse fossero il risultato di un’alimentazione errata, di squilibri emotivi, o addirittura del peccato. L’idea che le malattie fossero provocate da invisibili microrganismi era considerata addirittura blasfema, poiché essi credevano che se Satana fosse riuscito a convincere le persone di questa nuova teoria medica, e cioè che le malattie non erano il risultato di un disordinato modo di vivere, ma dei germi, ciò le avrebbe maggiormente indotte a peccare. Questa convinzione li spinse a pesanti attacchi contro Louis Pasteur che fu ripetutamente messo alla berlina sulle colonne delle pubblicazioni del tempo (vedi per esempio The Golden Age del 23 settembre 1936, pag. 814).

L'idea che nelle Scritture si trovino indicazioni che riverberano i loro effetti anche sulla salute fisica dei fedeli e che spetti a Dio fare anche da medico indicando ciò che è consentito e ciò che non lo è in quanto all'assunzione di farmaci, a determinate terapie o a specifici interventi chirurgici, non è una peculiarità esclusiva dei testimoni di Geova. Sono molte altre le sètte cristiane che sono caratterizzate da questa caratteristica, fors'anche in misura più incisiva del geovismo [5]. All'interno di quest'ultimo, però, tre sono stati i principali tabù che hanno più volte reso difficile il curarsi agli aderenti dell'organizzazione, e cioè: la questione delle vaccinazioni, quella dei trapianti e il problema del sangue. Le prime due, fortunatamente, sono ormai desuete. Infatti il divieto di praticare le vaccinazioni ebbe vigore dal 1931 al 1952 (ventuno anni), mentre quello relativo ai trapianti d'organo ebbe validità dal 1967 al 1980 (tredici anni). Il divieto delle vaccinazioni è strettamente collegato con quello relativo al sangue, anche se lo precede di parecchi anni. La motivazione ufficiale della loro condanna appare per la prima volta nel 1931 in un articolo di The Golden Age del 4 febbraio, intitolato "Il sangue dell'uomo e della bestia". In esso, fra l'altro, era scritto:

"Le Scritture ... proibiscono ogni tentativo vòlto a creare degli ibridi di esseri umani e di altre creature, anche se si dovesse trattare di creature del reame celeste, come nel caso degli angeli che peccarono prima del diluvio, abbandonando la loro posizione e prendendo per se stessi delle mogli fra le figlie del genere umano".

Poi, passando a narrare di una spedizione scientifica in Africa equatoriale che si proponeva di creare degli incroci fra l'uomo e gli orang-utans, l'articolo così proseguiva:

"Questo è una diretta violazione del comando che Geova Dio diede agli Israeliti. Nelle vene degli animali non deve scorrere il sangue di nessun essere umano, né deve scorrere il sangue delle bestie nelle vene di quelli che sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. 'E non devi dare la tua emissione ad alcuna bestia per divenirne impuro, e una donna non dovrebbe stare davanti ad una bestia per avere rapporti sessuali con essa. É una violazione di ciò che è naturale'. - Lev. 18:23 ... Il sangue dell'uomo è sacro. Non può essere contaminato venendo in contatto con il sangue di un'altra creatura, sia con i metodi descritti in precedenza, che mediante l'insidioso sistema dei sieri, o come cibo ... Se Dio proibì al suo popolo di fare alcun uso del sangue degli animali scannati se non versarlo per terra, quale diritto ha oggi alcuno di dire ai suoi conservi che il sangue di un vitello o di un cavallo, dopo essere stato avvelenato e reso impuro al massimo grado, deve, invece di essere versato per terra, essere iniettato in ciò che di più sacro oggi esiste al mondo, cioè il sangue di bambini vivi? ... Si noti che la proibizione contro il mangiare sangue è perpetua. Essa è valida generazione dopo generazione ... La vaccinazione è una diretta violazione del patto eterno che Dio stipulò con Noè dopo il diluvio ... La cosa più sacra sulla terra agli occhi di Dio è il sangue umano, 'poiché a immagine di Dio egli fece l'uomo'. (Vedi Genesi 9:6.) Dio distrusse l'intera razza umana, eccetto Noè e la sua famiglia, a motivo dell'innaturale contaminazione del sangue umano".

Ma, nel 1952, dopo ventuno anni di questa rigida posizione riguardo alle vaccinazioni che erano considerate una contaminazione contro natura del sangue umano con quello animale, la posizione della Società [Watch Tower] mutò, e nell'edizione italiana della Torre di Guardia del 1° novembre 1953, la nuova posizione fu resa nota con queste parole: "É la vaccinazione una violazione della legge di Dio che vieta di ricevere del sangue nell'organismo? ... Esaminata la cosa, non ci sembra che sia una violazione del patto eterno fatto con Noè ... Neppure può essere messa nella classe descritta in Levitico 18:23, 24, che vieta il contatto di creature umane con animali". Successivamente, nella Torre di Guardia del 15 giugno 1959 venne fornita un'interessantissima precisazione del perché era stata separata la proibizione delle vaccinazioni da quella delle trasfusioni, abbandonando la prima, pur mantenendo la seconda. In essa era scritto: "Ogni volta che la proibizione di prendere sangue è menzionata nelle Scritture è sempre in relazione a prenderlo come cibo, e quindi è in qualità di alimento che a noi interessa tale proibizione ... Nella legge di Mosè il sangue era proibito come cibo, e perciò lo troviamo spesso menzionato insieme al grasso e ad altre cose che non si potevano mangiare"[6].

É molto interessante il fatto che l'astensione dal sangue qui viene messa esclusivamente in relazione al suo uso come cibo. Si noti la precisazione: "e quindi è in qualità di alimento che a noi interessa tale proibizione". Dal che se ne deduce che altri usi del sangue possono essere consentiti, purché non abbiano la funzione di alimentare l'organismo [7].

Ma oltre a questo, vi era un altro motivo che spinse la Società Torre di Guardia ad assumere una posizione di netto rifiuto delle trasfusioni di sangue. Tale motivazione è quella che fu espressa nella Torre di Guardia del 15 luglio 1961 (pagg. 446-448) che diceva: "La legge di Dio dice definitamente che l'anima dell'uomo è nel suo sangue. Quindi chi riceve la trasfusione del sangue si alimenta di un'anima data ad un uomo o a uomini, in quanto è contenuta nel veicolo sanguigno". Non è quindi un problema di quantità, perché l'anima o principio vitale non si può quantificare in grammi o decilitri, ma un problema di rispetto del valore o del significato del sangue. Tanto è vero che successivamente la Società Torre di Guardia ha spiegato che l'uso del sangue non è solo proibito come cibo, ma anche in qualsiasi altra accezione [8]. In armonia con questo pensiero è quanto fu a suo tempo detto dalla Torre di Guardia del 1° marzo 1962: "Data l'importanza che si attribuisce all'uso del sangue nel campo medico, sono di continuo raccomandate nuove cure a base di sangue. Ma si tratti di sangue intero o di frazioni di sangue ... la legge divina ha vigore. Dio non ha dato all'uomo il sangue perché ne faccia uso". Pensiero, questo, che fu ben presto ... annacquato da una successiva edizione della rivista, quella del 1° dicembre 1974, pagine 735, 736: "Che dire dunque dell'impiego di un siero contenente solo una minuta frazione di sangue e impiegato allo scopo di fornire una difesa supplementare contro qualche infezione e non impiegato allo scopo di svolgere la funzione normalmente svolta dal sangue che è quella di sostenere la vita? ... alcuni possono pensare che l'accettazione di un tale siero non costituisca un atto di mancanza di rispetto verso la santità della vita e verso Dio come Fonte della vita". E con questo, il divieto contro le vaccinazioni ebbe termine [9].

Se quello delle vaccinazioni ebbe termine, non sembra che nell’imminente futuro vi siano sintomi anticipatori che prevedano lo stesso per le trasfusioni, anche se giungono voci sempre più insistenti secondo le quali, proprio all’interno della sede centrale del geovismo, esista una forte corrente che vorrebbe, anche se gradualmente, abolire questo anacronistico e pernicioso divieto. Il motivo dell’attuale atteggiamento della Torre di Guardia nei confronti del sangue è che essa lo fa derivare direttamente dalle Scritture, la cui autorità e validità sono indiscusse. Ma anche i testimoni di Geova, pur essendo dei fondamentalisti, riconoscono che non tutte le Scritture possono oggi essere considerate vincolanti per i cristiani, poiché essi stessi insegnano che "il vecchio patto della Legge era scomparso. Era stato annullato, avendolo Dio stesso, per così dire, inchiodato al palo al quale il giorno di Pasqua era stato appeso Gesù Cristo"[10]. Poiché, quindi, i Testimoni accettano il fatto che la Legge di Mosè sia stata "abolita", e ciò in base a scritture come Romani 6:14; Galati 3:13 e Colossesi 2:14, devono basare la proibizione del sangue e di tutti i suoi usi principalmente su parti della Scrittura che appartengano alla legislazione mosaica ed alle sue leggi dietetiche. É ovvio che questo riduce notevolmente il campo della ricerca del sostegno scritturale. Sebbene, come dice l’opuscolo Salvare la vita col sangue, (Roma, 1990) "la Bibbia ... lo menzioni [il sangue] più di 400 volte" (pag. 3) — per l’esattezza 423 volte —, si riscontra che soltanto Genesi 9:4 e Atti 15:20, 29 sono gli unici due versetti non appartenenti alla Legge mosaica che possono essere usati per sostenere in qualche maniera la condanna dell’uso del sangue, anche se, come vedremo, essi chiaramente non facciano alcun riferimento ad esso come nutrimento, ma a qualcos’altro. Poiché, come abbiamo visto, la Torre di Guardia è d’accordo sul fatto che la legge mosaica non si applica più ai cristiani, inizieremo la nostra considerazione esaminando proprio i due versetti che non appartengono ad essa. Vi è, però da dire che, sebbene questa sia la posizione ufficiale dell’organizzazione, non può porsi assolutamente in dubbio il fatto che tutti i loro atteggiamenti e divieti è proprio da tale legge che traggono la loro ragion d’essere [11]. Se la proibizione sull’uso del sangue può facilmente essere sostenuta facendo riferimento alla legge di Mosè — e non è ad essa che i testimoni di Geova fanno riferimento — la loro posizione sul sangue è profondamente diversa da quella della legge ebraica. Per esempio, il noto biblista Joachim Jeremias, nel suo libro Gerusalemme al tempo di Gesù (Roma, 1989), spiega che nel primo secolo "Gli ortolani comperavano il sangue dai tesorieri del Tempio e l’utilizzavano come fertilizzante; chi se ne serviva senza pagarlo rubava al Tempio. Yoma V, 6. Si trattava di una grande quantità di sangue, soprattutto durante le feste; b. Pes. 65b ne dà testimonianza quando dice: "I figli di Aronne erano fieri di sguazzare fino alle caviglie nel sangue (delle vittime)" (pag. 79)". Posizione, questa, che pone gli attuali difensori della norma ebraica sull’uso del sangue, i Testimoni, in totale contrapposizione con gli ortodossi custodi del tempio di Gerusalemme ai quali ci sia consentito di prestare maggior credito in merito al rispetto delle norme della legge di Mosè (Vedi La Torre di Guardia del 15 ottobre 1964, pag. 639).

Siamo poi costretti a dire che, anche se è vero che due soli versetti in tutto il corpo delle Scritture parlano di divieto dell’uso del sangue, non è proprio possibile inferire dalla loro lettura tutto ciò che i testimoni di Geova ne hanno dedotto. É invece vero che tutte le norme e regole che attualmente costituiscono la legislazione geovista sul sangue, traggono la loro origine interamente dalla legislazione mosaica che, senza dubbio alcuno, è stata abolita e non è più vigente anche per i seguaci di Russell e di Rutherford. É allora ai due versetti cruciali che rivolgeremo adesso la nostra attenzione.

Note

[1) Questo è il punto esatto dove si arresta la citazione che di questo numero della Torre di Guardia di Sion del 15 aprile 1909 fa La Torre di Guardia del 1° giugno 1968, a pagina 334. Il perché della citazione parziale è subito chiaro se si prosegue nella lettura, come noi facciamo, dell'intero paragrafo.(Torna al testo)

[2] Salvare la vita col sangue: In che modo? Roma 1990, pagina 6.[Torna al testo]

[3] La Torre di Guardia del 1° febbraio 1973, pagina 86.[Torna al testo]

[4]I Testimoni di Geova: Proclamatori del Regno di Dio Roma 1993, pagine 183, 184. Vedi anche La Torre di Guardia del 15 luglio 1959, pagina 447; 15 luglio 1961, pagine 4446, 447.[Torna al testo]

[5]Vedi, per esempio, la Scienza Cristiana. Al riguardo, però, per la prima volta negli Stati Uniti una sentenza esemplare sembra abbia inaugurato un nuovo modo di affrontare il problema da parte della magistratura, riconoscendo la colpevolezza non solo dei diretti interessati coinvolti nella morte di un bambino non curato, ma anche dell’organizzazione religiosa nel suo insieme.[Torna al testo]

[6]É significativo questo riferimento al "grasso", in quanto nella legge mosaica era incluso fra gli alimenti assolutamente proibiti, come il sangue. Tanto è vero che nel 1974 sulla Torre di Guardia del 15 novembre, apparve una "Domanda dai lettori" che chiedeva: "Perché la legge mosaica proibiva di mangiare grasso?" La risposta chiariva che sia il sangue che il grasso erano vettori di un simbolismo di facile comprensione: il primo "rappresenta la vita", il secondo "serviva evidentemente a imprimere negli Israeliti che le "prime parti o le parti migliori appartengono a Geova" ... vi sono indicazioni secondo cui questa proibizione di non mangiare grasso si applicava al grasso di tutti gli animali ... E il sangue di tutti gli animali era proibito come cibo". Come mai, allora i Testimoni non osservano più il divieto sul grasso mentre mantengono quello sul sangue? La rivista proseguiva con questa spiegazione: "a Differenza della proibizione relativa al sangue, che è in vigore per l'intera razza umana dal giorno del diluvio di Noè, oggi i cristiani non sono sotto le restrizioni della legge mosaica inerenti ai cibi (Gen. 9:4)". Questa argomentazione, però, solleva un problema. Se i Testimoni non sono tenuti ad osservare le restrizioni della legge mosaica, perché, per esempio, rifiutano la tecnica della conservazione del proprio sangue per la successiva reinfusione, dato che la disposizione noachica non ne fa alcun menzione, né ne parlano gli Atti, ma solo il libro del Levitico, che dice di versare il sangue per terra e che, come ben si sa, appartiene al codice ormai abolito? (Rom. 2:27, 29). Sullo stesso argomento La Torre di Guardia ritorna con la sua edizione del 15 aprile 1982, proprio perché, evidentemente, si era resa conto della inconsistenza della sua posizione. In essa si argomenta che esiste una differenza fondamentale fra l'uso del sangue e quello del grasso. Mentre del primo è non è consentito alcun uso, del secondo è detto che "il grasso ‘poteva usarsi per qualsiasi altra cosa concepibile, ma che non lo dovevano mangiare affatto’". Per cui la rivista ne traeva la conclusione che "sebbene non potessero mangiare né il sangue né il grasso, Geova diceva che potevano utilizzare il grasso in modi diversi dal sacrificio. Ma Dio non disse una cosa simile riguardo al sangue". (corsivo nel testo) Se le cose stanno così, allora l'organizzazione dovrebbe spiegare perché consente che il sangue umano venga usato, per esempio, per eseguirvi delle analisi cliniche, per estrarvi il Fattore VIII antiemofiliaco del quale l'uso è consentito, perché possa venire sottoposto a trattamenti di depurazione e di filtraggio e per molti altri usi? -- La Torre di Guardia 1° novembre 1978, pag. 31; Svegliatevi! 8 giugno 1985, pagine 18-22.[Torna al testo]

[7] Un simile punto di vista, naturalmente, non ha alcuna base medica. Che si ricorra alla somministrazione endovenosa di sostanze nutrienti per alimentare l'organismo è certamente vero, ma si tratta di sostanze, come le soluzioni glucosate, che hanno proprio quella funzione specifica. Ciò non è assolutamente possibile con il sangue, la cui funzione è tutt'altra. I testimoni di Geova, invece, insistono che la funzione delle trasfusioni sia quella di "nutrire" o "alimentare" l'organismo, ma non avendo alcuna autorità medica da citare a sostegno della loro tesi stravagante e antiscientifica, sono costretti a citare medici dei secoli scorsi che, ovviamente, non avevano le idee chiare sulla reale funzione del sangue. La Torre di Guardia del 1° marzo 1962, per esempio, cita un medico del XVII secolo, il dott. Denys, francese e "uno dei primi ricercatori nel campo delle trasfusioni ... "facendo la trasfusione non si fa altro che nutrire seguendo una via più breve dell'ordinaria, vale a dire versando nelle vene il sangue completamente formato anziché prendere ciò che si trasforma in sangue solo dopo parecchi cambiamenti"". Svegliatevi! dell'8 settembre 1986, invece, cita uno "studioso del XVII secolo", secondo il quale "Prendere sangue per bocca o attraverso una vena serve al medesimo scopo, quello di alimentare o risanare con questo sangue il corpo malato". Vedi anche La Torre di Guardia del 15 aprile 1985, pagina 13, Sangue, medicina e la legge di Dio (1969), pagine 14 e 15. La scienza moderna ha invece dimostrato con chiarezza che la trasfusione di sangue non equivale alla nutrizione per via endovenosa. In effetti, come ha anche riconosciuto la stessa Società Torre di Guardia, la trasfusione è, piuttosto, un trapianto di un organo allo stato liquido (Vedi: I testimoni di Geova e il problema del sangue, pagina 41; Svegliatevi! del 22 ottobre 1990, pagina 9). Il caso del trapianto di rene, per esempio, è abbastanza significativo. Un rene trapiantato, rimane un rene, non si trasforma in nient'altro, esso continua a svolgere la sua funzione che è quella di ripulire il sangue. Allo stesso modo il "trapianto" di sangue, lascia al sangue la sua funzione peculiare che non è quella di nutrire, ma quella di portare ossigeno, e le tante altre funzioni che ad esso sono preposte. Il paragone che fa la società tra la trasfusione di sangue e l'infusione di alcol nelle vene non regge in quanto si tratta di due liquidi con caratteristiche completamente differenti. La composizione chimica dell'alcol lo rende direttamente assorbibile dalle cellule del corpo come sostanza nutriente, mentre ciò non può accadere assolutamente con il sangue. Altra ingiustificabile incoerenza in quanto stabilito dalla Torre di Guardia summenzionata, è che mentre essa stabilisce che la proibizione riguarda solo la funzione che svolge il sangue come "alimento", la successiva Torre di Guardia del 1° settembre 1963 (pagina 540), testualmente dice che "questo principio [l'astensione dal sangue] non si applica solo al sangue intero, ma a qualsiasi cosa tratta dal sangue e usata per sostenere la vita e rafforzare la persona". Quindi non solo alimentare, ma anche rafforzare. Evidentemente dimentico di questo ulteriore giro di vite, il Corpo Direttivo, molti anni dopo entra in contraddizione con se stesso, e sulla Torre di Guardia del 1° giugno 1990, in una domanda dai lettori relativa all'accettare frazioni di sangue come le immunoglobuline, spiega che "Altri hanno ritenuto che il caso di un siero contenente un'antitossina, come l'immunoglobulina, il quale dunque contiene solo una minuscola frazione del plasma di un donatore ed è usato per rafforzare il loro meccanismo di difesa contro le malattie, è diverso da quello di una trasfusione di sangue fatta per mantenersi in vita. Pertanto la loro coscienza può permettere loro di assumere immunoglobuline o frazioni simili". Si può o non si può accettare una frazione di sangue solo per rafforzare la persona? Nel 1963 la risposta è no, nel 1990 la risposta è sì. Qual è quella giusta?[Torna al testo]

[8] La Torre di Guardia del 1° novembre 1964 spiegava che anche usi diversi dal suo impiego nell'alimentazione sarebbero stati una violazione della legge di Dio: "Ma ora, che dire del concime che contiene sangue? Colui che vuole mostrare rispetto per la legge di Dio sul sangue non lo userà. É vero che secondo la legge mosaica il sangue preso da un corpo doveva essere versato in terra e coperto di polvere. (Lev. 17:13, 14) L'obiettivo, tuttavia, era che il sangue così usato non servisse a nessuno scopo utile (questa è un'idea della Società, non della Bibbia). Non era messo per terra con l'idea che servisse da concime". Si noti, quindi, che quì il Corpo Direttivo aggiunge di sua iniziativa un altro divieto all'uso del sangue: non si può usare come cibo, non si può usare per nessuno scopo utile. Vedi anche La Torre di Guardia del 1° maggio 1965, pagine 283, 284).[Torna al testo]

[9] A questo punto della storia non posso non ricordare un episodio che si svolse nel lontano 1971 all'assemblea di circoscrizione di Caltanissetta, in Sicilia. Uno dei "fratelli" che lavorava alla preparazione dei pasti si ferì seriamente con un coltello. Immediatamente fu chiamato il sorvegliante di distretto, Giuseppe Cialini, affinché suggerisse il da farsi. Il problema era che lo strumento con il quale il Testimone si era ferito era sporco e vi era il fondato timore che potesse sopravvenire un'infezione tetanica. Poiché nel 1971 non era stato ancora tolto il divieto all'utilizzazione dei sieri, ricordo ancora vividamente con quale trepidazione tutti noi attendevamo che "il rappresentante della Società" ci dicesse cosa fare, comprendendo che dalla sua decisione poteva dipendere la vita di quell'uomo. Quando Cialini, che probabilmente si rese conto della gravità della situazione, disse solennemente che benché disapprovata da Dio, la questione doveva essere decisa in base alla coscienza, nessuno di noi ebbe un'esitazione: accompagnammo immediatamente il "fratello" all'ospedale per fargli praticare un'antitetanica, con sollievo di tutti. Una cosa era evidente: la coscienza dei presenti a quell'assemblea aveva un'orientamento univoco, in quanto nessuno levò la sua voce per disapprovare la scelta fatta.[Torna al testo]

[10]L’eterno proposito di Dio ora trionfa per il bene dell’uomo, Wiesbaden 1975, pag. 158. [Torna al testo]

[11] Nella Newsletter di Gennaio 1995, Peter Barnes fa un acuto ragionamento in merito alla proibizione assoluta della trasfusione autologa che vige tra i testimoni di Geova. Egli infatti osserva che: "Se i testimoni di Geova non sono sotto la legge di Mosè, perché la loro Torre di Guardia del 1° marzo 1989 che tratta l’argomento dall’autotrasfusione fa riferimento alla norma contenuta nel Vecchio Testamento che imponeva di versare il sangue per terra come base per il oro divieto alla conservazione del loro stesso sangue quando esso è necessario in vita di un intervento chirurgico? Si noti che l’articolo del 1° marzo 1989 dice che: "I testimoni di Geova NON accettano questa metodica. Da molto tempo abbiamo compreso che tale sangue conservato di certo non fa più parte della persona. É stato asportato completamente da essa, per cui va eliminato in armonia con la legge di Dio: ‘Devi versarlo sul suolo come acqua’. — Deut. 12:24". É ovvio che questo ragionamento non sta in piedi. Infatti in nessuna parte del libro di Genesi (che tratta della storia umana prima della stipula del patto della Legge) troviamo un comando che imponga di "versare il sangue degli animali sul suolo". Né un comando del genere si trova nel Nuovo Testamento. Lo ritroviamo, invece, nella legge di Mosè. Tuttavia i testimoni di Geova, che ripetutamente asseriscono di non essere vincolati a tale legge, è proprio ad essa che fanno riferimento nel negare ai loro membri la possibilità di utilizzare il loro stesso sangue in circostanze di estrema importanza.[Torna al testo]

SECONDA PARTE

Genesi 9:4

É l’unica scrittura in tutto il Vecchio Testamento alla quale la Torre di Guardia può fare riferimento per sostenere la sua tesi, poiché tutte le altre appartengono alle norme del codice sacerdotale. Un attento esame di questo versetto che tanta importanza assume per i testimoni di Geova mostra che esso, a stretto rigore di termini non proibisce il mangiare sangue, ma, piuttosto, ciò che esso vieta è il mangiare carne con il sangue al suo interno. Quasi tutte le traduzioni di Genesi concordano su ciò. Esse infatti dicono: "Non mangerai la carne con la vita ancora in essa, cioè con il suo sangue". Un esame rigoroso del testo, quindi, mostra che ciò che qui è espressamente proibito non è il mangiare il sangue, ma la carne con il sangue ancora al suo interno. In poche parole sarebbe proibito anche mangiare la carne, quando essa non è ancora stata dissanguata. É la combinazione dei due elementi che reca con sé la proibizione, non il mangiarli singolarmente. Ma non è possibile che sia proibito mangiare la carne, dopo che nel versetto 3 è stato esplicitamente consentito nutrirsene. Pertanto è ovvio concluderne che il divieto non riguarda nessuno dei due elementi, di per sé, ma ciò che essi simboleggiavano una volta associati insieme.

La parola ebraica basar, significa "carne" o "corpo"[12] e, per estensione, l’intero essere umano. Così nell’originale ebraico Genesi 9:4 non dice che sia proibito mangiare la carne con il sangue, ma che lo è il mangiare la carne o meglio il "corpo" con il sangue ancora in esso. Se l’antico redattore avesse voluto indicare semplicemente la carne in se stessa, avrebbe fatto certamente uso del termine ebraico mazown che significa cibo o carne in generale. In questo passo, invece, le parole "sangue" e "anima" sono sinonimi. Esso sta quindi ad insegnare che si può mangiare il corpo degli animali, ma solo i corpi di quegli animali nei quali non vi è più la loro anima, o nei quali sia ancora la vita. Al riguardo, in Sangue e antropologia biblica [13], troviamo questa osservazione: "Nel suo commento a Genesi e, in particolare, a Gen 9,3 lo scrittore più famoso afferma: "Solo ... la carne, in cui è la sua anima, non mangiate, cioè la carne che non sia macellata e il cui sangue, che è la sua anima, non sarà scorso, non mangiate" ... "Però la carne strappata da una bestia viva mentre la sua anima vi si trova ancora o che è strappata da una bestia uccisa prima che il suo sangue se ne sia uscito voi non mangerete". É quindi chiaro il reale significato di Genesi 9:4: Dio nel concedere al genere umano di nutrirsi della carne degli animali, impone che ci si assicuri che prima di essere mangiato l’animale sia morto. E ciò allo scopo di assicurarsi che gli uomini non si nutrano di animali ancora vivi, e ciò, ovviamente, per mostrare il dovuto rispetto per la vita, oltre che per una forma di umanità nei loro confronti. Per migliaia di anni gli uomini avevano mangiato gli animali ancora vivi, ed era questa una crudeltà che qui si intendeva prevenire.

La conclusione che la proibizione di Genesi 9:4 era finalizzata a prevenire abusi del genere, pur non essendo l’unica, è probabilmente quella che trova maggior credito presso gli studiosi. Non si tratta, d’altronde, di una nuova interpretazione. Era stata già avanzata da Martin Lutero, del quale riportiamo una citazione sul soggetto, per i motivi che saranno meglio compresi un po’ più avanti. Ecco come si espresse Lutero:

... in questo passo il Signore proibisce di mangiare di un corpo che ha ancora in se un’anima attiva e operante, proprio come il falco che divora un uccello, e il lupo che divora una pecora, lo fanno mentre le loro vittime sono ancora vive. É questa procedura crudele che il Signore quì proibisce, regolamentando il permesso di uccidere. Egli non consente più di perpetuare un comportamento disumano che comporta lo smembramento di esseri viventi mentre i loro corpi ancora palpitano; così viene stabilita una nuova maniera di togliere la vita, che si conforma a quella che ha luogo presso l’altare del sacrificio, dove l’animale è ucciso senza nessuna crudeltà ed è infine offerto a Dio dopo essere stato accuratamente privato del suo sangue. Questo, io credo, è il semplice e chiaro significato della Scrittura, sul quale concordano anche alcuni studiosi ebrei, e cioè che non dobbiamo mangiare pezzi di carne e di membra che ancora fremono di vita, come facevano i Lestrigoni o i Ciclopi. (Bergman 1994:92).

Se abbiamo citato l’opinione di Lutero non è perché la consideriamo particolarmente autorevole, anche se si tratta di un’opinione in linea con quella di molti commentatori moderni, bensì per mostrare un sistema di [il]logico ragionamento seguito dalla Torre di Guardia. Nel suo più recente opuscolo sul sangue, intitolato Salvare la vita col sangue: in che modo? a pagina 5, in un riquadro dove appare una vecchia incisione del grande riformatore, viene presentata questa dichiarazione:

Martin Lutero illustrò le implicazioni del decreto apostolico dicendo: "Ora se vogliamo avere una chiesa che si conformi a questo concilio ... dobbiamo insegnare e insistere che da ora in poi nessun principe, signore, cittadino o contadino mangi oca, coniglio, cervo o maiale cotti nel sangue ... E i cittadini e i contadini devono specialmente astenersi dalle salsicce rosse e dalle salsicce di sangue.

Lette così, le parole di Lutero, con le omissioni e i trattini di sospensione, non possono che avere un significato: Lutero condivideva appieno le posizioni del Corpo Direttivo. Ma era proprio questo il pensiero dell’ex monaco agostiniano? Lasciamo che a darci la risposta sia la stessa Società [Watch Tower] in una sua precedente pubblicazione, e cioè La Torre di Guardia del 1° novembre 1978, dove la stessa citazione viene però riportata con delle omissioni in meno:

Se vogliamo avere una chiesa che si conformi a questo concilio (com’è giusto, giacché è il primo concilio e il più importante, e fu tenuto dagli stessi apostoli), dobbiamo insegnare e insistere che da ora in poi nessun principe, signore, cittadino o contadino mangi oca, coniglio, cervo o maiale cotto nel sangue, ... [e] devono specialmente astenersi dalle salsicce di sangue, ... Or dunque, cominci chi vuole o chi può a mettere la cristianità in armonia con questo concilio; allora io sarò lieto di seguirlo". Egli pensava che, essendo difficile rispettare la decisione di Atti 15:28, 29 ed essendo essa largamente ignorata, era impossibile esigere che tutti i membri della chiesa la seguissero. Per cui non l’avrebbe rispettata neppure lui.

Come si vede, le conclusioni cui era pervenuta la Società nel 1978 non erano le stesse che avrebbe presentato nel 1990. Nella citazione più antica, che è anche più completa, la posizione di Lutero è di non aderenza alla disposizione, ed è coerente con quella che abbiamo più sopra riportato, nella quale presentava la sua reale opinione che non era di rifiuto totale del sangue come alimento, ma, piuttosto, era quella di attribuire al divieto noetico un significato profondamente diverso, e cioè quello dell’esercizio della benignità nei confronti degli animali adesso concessi come cibo. Anche Lutero, quindi, condivideva l’opinione universalmente accettata che il divieto di nutrirsi di sangue aveva un solo, grande significato: quello, cioè di mostrare rispetto per la vita e il suo datore. Anche l’impianto grammaticale del passo di Genesi 9:4 ci orienta in tal senso, che è quello, poi, chiaramente indicato dalla traduzione biblica dei Testimoni, la Traduzione del Nuovo Mondo, che in questo passo così, testualmente, recita: "Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, il suo sangue". L’autorevole commento della Torah aggiunge peso al nostro assunto:

Il detto della Torah ... "Perché il sangue è l’anima" (Deut. XII, 23) non vuol dire che il sangue e l’anima siano la stessa cosa, ma solo che il sangue è la sede della vita, che a sua volta è governata dall’anima. Il sangue è presente in tutte le parti del corpo, ed è così il visibile messaggero dell’onnipresente, e invisibile anima che presiede a tutte le funzioni della vita ... É a questo tipo di rapporto che le Scritture fanno riferimento con le parole [in ebraico] ... che vogliono in effetti dire: "in quanto il sangue è governato dall’anima". Il corpo degli animali può essere usato come cibo solo dopo che esso non è più sotto il controllo dell’anima; ma la vita o anima dell’animale che ha la sua sede nel sangue non dovrebbe mai divenire parte dell’anima o della personalità umana  [14].

Prima di continuare il nostro esame relativo alla validità o meno dell’interpretazione della Watch Tower Society sull’uso del sangue, che ci porterà adesso a confrontare la sua posizione con quella degli Ebrei moderni che dell’antico popolo d’Israele sono i discendenti e le cui leggi e ordinanze tutt’oggi osservano con pedissequa scrupolosità, ci sembra opportuno fare una digressione e dedicarvi un po’ di spazio, perché essa non solo illustra l’opinione dell’autore sulla formazione e trasmissione del testo biblico, ma può essere d’aiuto per una migliore comprensione del suo significato.

Quando fu scritto realmente Genesi 9:4?

Pur se i testimoni di Geova e con loro tutti i fondamentalisti in generale respingono a pie’ pari l’ipotesi a suo tempo formulata da Wellhausen, conosciuta meglio come "teoria documentaria", ed anche se dal tempo del grande studioso tedesco ad oggi vi sono stati notevoli passi avanti nello studio della formazione e trasmissione del testo biblico, la sua impostazione resta uno dei dati fondamentali della critica del Pentateuco in cui quasi tutti gli studiosi accettano l’esistenza di tradizioni diverse identificate dalle varie sigle J[ahwista], E[lohista], P[sacerdotale], D[euteronomista]. Il che vuol dire che quando ci accingiamo ad esaminare il contenuto ed il significato delle parole di Genesi 9:4 (come di ogni altro passo del Pentateuco) non possiamo prescindere dalla data della loro composizione e dall’ambiente in cui esse furono elaborate.

Genesi 9:4 appartiene alla redazione che è stata definita "Sacerdotale", cioè quella che sembra essersi formata al di fuori di Israele, e la cui preoccupazione fondamentale è legalistico-religiosa. Essa viene comunemente attribuita al periodo postesilico, all’incirca tra il 538 e il 450 a.C. Il che non vuol dire di certo che anche il materiale raccolto dalla tradizione sacerdotale sia databile nello stesso periodo. Anzi, è proprio nella redazione più recente che troviamo tutta una massa di materiali antichi ed antichissimi. La redazione sacerdotale, che certamente non è attribuibile alla mano di Mosè, non è un’opera narrativa; si tratta, piuttosto, di un vero e proprio scritto sacerdotale, cioè interamente dottrinale, e trascrizione di un pensiero densissimo e teologicamente articolato. Tutto quello che in essa è presentato è pensato in funzione teologica, il suo interesse è concentrato esclusivamente su ciò che procede da Dio, sulla sua parola, i suoi disegni, i mandati, gli ordinamenti. La redazione di questo documento, dato lo sviluppo infinitamente lento delle tradizioni sacre, non può essere stata completata nel giro di un anno e neppure di un secolo. La sua forma definitiva può averla ricevuta soltanto in epoca postesilica; però, come abbiamo già detto, accanto a materiali più recenti e fortemente elaborati dal punto di vista teologico, essa conserva ancora materiale antichissimo, che riporta quasi intatto, nella sua veste molto arcaica.

É alla luce delle considerazioni che abbiamo appena presentato, che può comprendersi meglio il significato della disposizione descritta in Genesi 9:1-6. L’epoca noachica, che si è ora iniziata nella storia che Dio intesse con l’uomo, viene descritta dalla fonte ‘Sacerdotale’ con precisione e finezza teologica. É fondamentale, per comprenderla a dovere, notare che "P" non parla di cose lontane, riguardanti l’umanità primordiale, ma risponde a certi problemi elementari che avevano importanza attuale per la fede d’Israele. Anzi, l’oggetto di cui parla questa sezione è proprio l’era presente. Ciò che il discorso di Dio presuppone come un dato, è un grave disordine e una degenerazione della creazione, che era uscita ‘assolutamente perfetta’ dalla mano divina. Violenza e uccisioni reciproche caratterizzano la convivenza delle creature; la condizione di pace tra loro è scomparsa. Ecco quindi delineate le questioni teologiche a cui Gen. 9 dà una risposta. Tali risposte per Israele scaturivano da una complessa e penetrante riflessione su ciò che costituiva il patrimonio della sua fede e dalle conclusioni teologiche che ne venivano tratte. anche quì perciò abbiamo a che fare con una dottrina teologica, cioè con materiali che erano trattati in tale forma solo dai sacerdoti.

Non ci troviamo di fronte, pertanto, a formulazioni astratte che avevano la funzione di prevenire e di disciplinare le future azioni dell’uomo, ma, viceversa, di fronte a risposte a domande che incombevano sull’uomo e alle quali bisognava dare un’acconcia formulazione. Una delle domande più cogenti era: quali ordinamenti devono ormai valere nei rapporti, irrigiditi dalla violenza, delle creature fra loro? Soprattutto, come si poteva conciliare il potere sulla terra e l’uccisione, con il diritto divino di sovranità assoluta su tutte le creature? Il rapporto dell’uomo verso gli animali non è più simile a quello descritto nel primo capitolo del Genesi. Il regno animale è pieno di terrore e di paura di fronte all’uomo. Manifestamente, il versetto 2 presuppone che fino allora abbia dominato la pace paradisiaca fra le creature. L‘uomo ora diventa carnivoro. Ed ecco la risposta di "P": all’umanità discendente da Noè Dio come ha rinnovato il comando della procreazione, così rinnova anche il diritto di dominio sugli animali. Ma c’è, di nuovo, che Dio vuole permettere all’uomo di uccidere gli animali; gli sarà consentito cibarsi di carne, purché non tocchi il sangue, che per la mentalità antica era la sede peculiare della vita. Della proibizione di gustare il sangue umano parlano, sotto diversi aspetti, le leggi cultuali dall’Antico Testamento. Originariamente il sangue era ritenuto in qualche modo la parte essenziale, spettante alla divinità, nel sacrificio o nella macellazione, di cui troviamo tracce nel Levitico (7:26 segg.) Con la rigida distinzione tra sacrificio e macellazione profana operata dal Deuteronomio, nacque, per questo secondo caso la necessità di un altro regolamento, e cioè che anche nella macellazione profana non si doveva gustare il sangue; esso doveva essere versato ‘come acqua’ (Deut. 12:16-24; 15:23). Al rito, quindi, veniva chiaramente negato un carattere sacro in senso stretto (‘come acqua’), pur conservando l’azione un rapporto generico con un postulato della fede, questa ‘secolarizzazione’ dell’antico costume è chiaramente presupposta dal divieto del versetto 4, che si presenta, quindi, dal punto di vista generale della storia del sacro, come una riflessione tardiva. La novità tuttavia è questa: il precetto viene preso dal culto israelitico e applicato all’umanità in genere, e nella sua nuova interpretazione viene ridotto, per così dire, al suo denominatore universale: il diritto sovrano di Dio su ogni vita. Abbiamo quindi a che fare con tutt’altra cosa che con un isolato ‘comandamento alimentare’; si tratta di un ordinamento che riguarda l’intera umanità. Anche quando colpisce e uccide, l’uomo deve sapere che colpisce qualcosa che, essendo vita, è proprietà particolare di Dio; per significarlo, dovrà astenersi dal sangue. Questo regolamento del rapporto dell’uomo con la vita animale potrebbe essere definito un ordinamento di emergenza. Ma vi è un’altra caratteristica in questa nuova disposizione che ci mostra con chiarezza che piuttosto che trattarsi di una novità nei rapporti che adesso devono intercorrere tra gli uomini e tra gli uomini e gli animali, tradisce il fatto che ci si trova in una fase della storia dell’uomo molto avanzata, e cioè come abbiamo detto nel periodo postesilico. L’indizio ci è fornito dal versetto 6, che è certamente di fonte antichissima, ma che pur presentandosi come innovativo, non fa altro che ricalcare ciò che in tempi prenoetici già era una norma giuridica che si perdeva nella notte dei tempi e che si trova menzionata in Genesi 4:14 dove è espresso il timore di Caino di poter cadere vittima del ‘vendicatore del sangue’; disposizione, questa, che dimostra come già al tempo dei cainiti esistesse la legge che regolava la punizione dell’omicidio. Genesi 9:4, quindi, vuole, data la natura crudele dell’uomo, porre un freno allo spargimento di sangue, attribuendo, come già dalla remotissima antichità, un particolare stigma, un significato su di esso sì da prevenire sia la crudeltà contro l’uomo che contro gli animali.

Una rilettura del testo ebraico originale di Genesi 9:1-4 ci aiuterà a meglio collocare l’intera vicenda.

Elohim benedisse Nòach e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore di voi, il terrore di voi sia su tutti gli animali della terra e su tutti i volatili del cielo. Tutto ciò che striscia sul suolo e tutti i pesci del mare, sono dati nelle vostre mani. Ogni rettile che vive sarà a voi di cibo, come la verzura dell’erba: vi do tutto questo. Solo la carne che ha la sua vita, il suo sangue, non mangerete, solo del sangue vostro, cioè della vostra vita, ne chiederò conto. Alla mano di ogni animale ne chiederò conto; alla mano dell’uomo, alla mano di ogni suo fratello chiederò conto della vita dell’uomo. (testo tratto da La Bibbia, a cura di Mario Nordio, Longanesi, Milano 1975)

Si noti la differenza che esiste fra le due proposizioni: nella prima è stabilito ciò che si può mangiare senza regole particolari e cioè i rettili, i pesci e la vegetazione. Nella seconda viene introdotta la limitazione, relativa, però, solo alla "carne che ha la sua vita". Cosa vuol dire?

Dopo il diluvio niente è più come prima. Il rapporto dell’uomo con gli animali superiori (cioè gli animali della terra e volatili del cielo) è impostato su timore e terrore. Dopo l’età dell’oro, quella della convivenza paradisiaca, si sancisce la rottura dell’armonia del creato. Gli animali inferiori (i rettili e i pesci) sono adesso dati "nelle mani dell’uomo", espressione che in altre parti della Bibbia indica il potere di vita e di morte. Si apre, così, all’uomo la possibilità di cibarsi di carne. I rettili, ritenuti con i pesci privi di sangue, possono esser mangiati alla stessa stregua dei vegetali. Il "tutto questo vi do" sembra quì sancire il limite posto all’uomo e non alludere ai pesci nominati nel versetto precedente.

In che cosa consiste, dunque, la nuova disposizione? Viene espressamente proibito di cibarsi di "carne che ha la sua vita". Sangue e vita, per i semiti, erano la stessa cosa. In aramaico, la parola dam significa sangue e vita. Solo più tardi verrà dato il permesso di cibarsi di questi animali. Ma anche quando si potrà mangiare della carne degli animali che hanno il sangue, questi devono essere dissanguati, e il loro sangue dovrà ritornare alla terra ed esser coperto, cioè rispettato. Ritorneremo più avanti sul problema del dissanguamento del pesce. Per il momento esaminiamo in che modo l’attuale giudaismo che ha scrupolosamente preservato tutte le sfumature della lingua ebraica, considera la trasfusione di sangue.

É noto che gli Israeliti moderni accettano senza difficoltà le trasfusioni di sangue senza per questo ritenere di violare in alcun modo la legge. Essi non hanno infatti mai considerato che la legislazione mosaica relativa al sangue potesse in qualche modo applicarsi alle utilizzazioni mediche del sangue. Persino gli scrupolosissimi ebrei ortodossi che fino ad oggi osservano con maniacale ortodossia i precetti della legge, non hanno mai ritenuto che quella sul sangue si possa applicare al suo uso in medicina. Attualmente la moderna interpretazione giudaica al riguardo ritiene che la proibizione della legge riguardasse principalmente il mangiare il sangue di quegli animali che normalmente erano sacrificati nel corso delle cerimonie religiose. Per questo motivo, sebbene gli insetti, i pesci ed altri animali posseggano un sistema circolatorio, potevano essere mangiati senza scolarne il sangue. Non troviamo mai nelle Scritture Ebraiche la proibizione indiscriminata relativa al mangiare il sangue di ogni tipo di animale perché, secondo la legge giudaica, molti tipi di animali (pesci e insetti, per esempio) non erano idonei per i sacrifici, e quindi il loro fluido circolatorio poteva essere ingerito. É vero che secondo la traduzione che fa di Levitico 17:14 la Traduzione del Nuovo Mondo, il versetto in questione proibisce di mangiare "ogni sorta di sangue", ma la parola ebraica in questione è lì "basar", ed essa normalmente si riferisce a ciò che noi classifichiamo come mammiferi, o grandi animali. La radice di questo termine ci aiuta in tale comprensione in quanto evidenzia che parole quali genere umano, nudità, pelle, ed altre derivano tutte da essa [15]. I dizionari della lingua ebraica in generale precisano che "basar" normalmente si riferisce alla "comune definizione di animale, e non alla sua definizione biologica". In italiano la parola "animale" generalmente esclude i batteri, i pesci, gli insetti, i nematodi, i ragni ed altri simili, in quanto principalmente fa riferimento ai mammiferi.

Inoltre, non esiste alcuna evidenza scritturale o storica che possa anche solo far pensare che il sangue (o fluido interstiziale) degli insetti, dei pesci, ecc. non potesse essere mangiato. Esistono, invece, testimonianze del contrario, e cioè del fatto che gli Ebrei si cibavano comunemente sia di insetti che di pesci senza averli preventivamente dissanguati. Per esempio, Matteo 3:4 sottolinea il fatto che Giovanni Battista si cibava di locuste e di pesce. La Bibbia non solo non dispone di scolare il sangue o i fluidi vettori di ossigeno dai pesci o dagli insetti, ma apertamente consente di cibarsi di queste specie tutte intere. Chiaramente, né la legge ebraica né gli insegnamenti cristiani hanno mai proibito di mangiare tutte le sorta di sangue, ma solo quello di certi animali.

La posizione della Torre di Guardia sul cibarsi di pesci, uccelli e altri animali.

Allineandosi alla norma valida per gli ebrei, nemmeno la Società Torre di Guardia ha mai proibito direttamente la consumazione del sangue degli insetti, dei molluschi o dei pesci, sebbene, molto stranamente, essa insegni che la proibizione del sangue riguardi gli uccelli (vedi Perspicacia, pag. 1152). La sua posizione in merito alla eliminazione del sangue dai pesci è piuttosto ambigua, e spesso incoerente. Essa infatti dichiara che "Evidentemente non richiedeva alcuna speciale attenzione per dissanguare il pesce, dato che non c’è alcuna regola al riguardo; ma le esigenze concernenti la cacciagione di uccelli e animali sono specifiche e devono essere osservate"[16]. Levitico 17:13, 14 specifica che chiunque "prende nella caccia una bestia selvaggia o un volatile che si può mangiare, ne deve versare in tal caso il sangue e lo deve coprire di polvere. D’altra parte, la Società così traduce Levitico 17: " ... L’anima d’ogni sorta di carne è il suo sangue ... non dovete mangiare il sangue il sangue di nessuna sorta di carne perché l’anima d’ogni sorta di carne è il suo sangue" (TNM) Qui la Torre di Guardia fa un’applicazione a ogni sorta di animali viventi inclusi gli esseri umani, includendovi in tal modo molto di più di ciò che comunemente viene inteso nella definizione di "animale", ed è pertanto scorretta. Così secondo l’uso che essa fa della parola "basar", la legge si applicherebbe al pesce e ad ogni sorta di insetti e di molluschi, e per essere coerente essa dovrebbe applicarla anche oggi. Tuttavia i testimoni di Geova non si comportano così e consentono senza alcuna restrizione, di mangiare il sangue di molte specie di animali. Come abbiamo già visto gli Ebrei non proibirono mai indiscriminatamente di mangiare il sangue di tutti gli animali, ma solo quello di alcuni animali, primariamente destinati ai sacrifici ed in determinate circostanze.

Se, come la Società adesso insegna, Genesi 9:4 vietava di mangiare il sangue di tutti gli animali viventi, ciò dovrebbe includere i pesci, gli insetti, ed anche i molluschi. Genesi 9:3 chiaramente parla di "ogni cosa che si muove e che ha vita", o come dice la versione della Società [Watch Tower] , "ogni animale che si muove ed è in vita", ma qui non usa la parola ebraica "basar", limitando così la proibizione del versetto 4 ai "mammiferi o grandi animali". Il termine è uguale a quello che troviamo in Levitico 17:14, ma quì vi è un’espressione che fa riferimento a tutte le creature viventi eccettuate le piante, volendo indicare l’intero regno animale secondo l’uso che se ne fa in campo scientifico. La Società ha insegnato fino agli anni cinquanta che Genesi 9:4 proibiva solo di mischiare sangue umano con quello animale. La loro dottrina in dettaglio, è spiegata sulla Golden Age del 4 febbraio 1931, pagine 292, 293 [17]

Genesi 9:10 ci dice che il patto stipulato con Noè vincolava non solo Dio e gli esseri umani, ma anche gli animali. Se attribuiamo a Genesi 9:4 il valore di proibizione solo contro il mangiare sangue, e se questo fa parte del patto, perché Dio stesso avrebbe creato molte specie animali con una specifica predisposizione a nutrirsi normalmente di sangue, come per esempio accade per i pipistrelli, le lamprede, le sanguisughe, le zanzare e moltissimi altri? Anche i carnivori mangiano sempre carne con il sangue ancora in essa, e sembra strano che Dio abbia predisposto una parte notevole della sua creazione in modo che essa violasse sistematicamente la Sua stessa legge. Possiamo dunque comprendere Genesi 9:4, 5 nel senso che lì si proibisca a tutti gli animali di mangiare sangue e di fare tuttavia parte della legge che viene promulgata a partire da Genesi 9:8?

Mentre sono solo alcuni animali che si nutrono di sangue, tutti quanti sia che uccidano la loro preda prima di divorarla, o che la ingoino per intero, evitano di mangiarla mentre è ancora in vita. Essi di solito prima uccidono la loro preda, spesso con delle tecniche che ne causano la morte immediata, e anche se sono molto affamati essi attendono che la loro vittima sia senza vita prima di iniziare il pasto. Soltanto quando si rendono conto che la loro preda è ormai morta essi se ne nutrono. Se Genesi 9:4 si applicasse sia agli esseri umani che agli animali proibendo a entrambi solo di mangiare la carne di animali ancora in vita, non vi sarebbe nessun problema di comprensione.

L’edizione di Svegliatevi! del 22 luglio 1963, pagina 31, diceva che "Il mandato menzionato in Genesi 9:7 è separato e distinto dalla promessa divina del patto dell’arcobaleno. Quel mandato fu semplicemente una ripetizione del mandato che Dio aveva dato ad Adamo ed Eva ... ". Il "patto dell’arcobaleno" inizia con il versetto 10, ed è vincolante per "ogni anima vivente che è con voi, fra i volatili, fra le bestie e fra tutte le creature viventi della terra con voi". Così, se Genesi 9:4 si applica agli animali, questo non viene insegnato in questo versetto.

Tutto sommato, è chiaro che Genesi 9:4 non poteva far parte della legislazione sacrificale che fu emanata molto più tardi. É probabile, invece, che si lo si debba leggere come parte della legge data al genere umano e che inizia con Genesi 9:1. Genesi 9:8 sembra invece voler precisare soltanto che tipo di comando era quello dato in Genesi 9:1-6. La sua universalità si desume chiaramente dai versetti 10, 12 e 17.

Il danno arrecato al donatore e il problema del pesce

La distinzione fra il sangue che si ottiene privando della vita colui che lo provvede e quello che si può ottenere senza danneggiare il donatore è di grande rilievo. Poiché le moderne donazioni di sangue non richiedono assolutamente che si uccida o si faccia alcun male al donatore, è del tutto pacifico che esse non incorrono nella violazione della legge a suo tempo data a Noè. Non vi è nulla nelle Scritture che faccia riferimento a perdite di sangue di piccola entità. A tal riguardo il sangue trasfuso si potrebbe paragonare all’uso del sangue proveniente dalle carcasse; si trattava di un sangue per così dire, meno "sacro" di quello degli animali scannati, ed oggi, poi, non è sacro del tutto. La Società [Watch Tower] ritiene che la proibizione del sangue riguardasse indiscriminatamente "ogni sorta di sangue", pena la morte, ma ciò che abbiamo mostrato in precedenza fa comprendere che il contesto modificava la proibizione. E questo non può non avere un peso di rilievo sulla comprensione del decreto apostolico di Atti 15, in quanto le "cose strangolate" probabilmente si riferiscono alla legge di Mosè sulle carcasse non dissanguate, ed è difficile che i cristiani d’allora potessero considerare gli animali non dissanguati più rigidamente di quanto non lo facesse la Legge.

Inoltre, Gesù e gli apostoli, l’esempio dei quali è certamente illuminante, in effetti si cibarono spesso di animali "strangolati" (e pertanto non dissanguati), cioè dei pesci. Il pesce che i pescatori pescano normalmente muore per mancanza di ossigeno, esattamente come accade nel processo di strangolamento. Se fosse valido il punto di vista che i Testimoni assumono riguardo alla comprensione della Legge, ci troveremmo di fronte ad una trasgressione di rilevante entità. Tuttavia, le Scritture tacciono assolutamente sul dissanguamento del pesce, né vi è menzione del fatto che i primi cristiani se ne preoccupassero. Le leggi relative al sangue ponevano restrizioni solo per quanto riguardava il sangue "dei volatili che quello della bestia" (Lev. 7:26), e quello di una "bestia selvaggia o di un volatile che si può mangiare" (Lev. 17:13). Non vi è menzione alcuna del sangue né dei pesci né degli esseri umani. Se è vero che il sangue dei mammiferi non è meno sacro di quello di un essere umano, lo stesso dev’essere anche per il sangue dei pesci, dei rettili o degli insetti. Tuttavia, se ci limitiamo a leggere semplicemente ciò che dicono le Scritture, emerge chiaramente il fatto che sia Cristo che gli apostoli, così come tutti gli israeliti timorati di Dio, regolarmente si cibavano di pesce. E se il pesce si poteva mangiare senza incorrere nella violazione della legge, sembra ragionevole che la stessa cosa valga anche per la trasfusione di sangue umano, che non richiede né l’uccisione né il ferimento del donatore.

Nel 1955 la Società riconobbe formalmente per la prima volta che le leggi sul sangue non includevano il pesce, e perciò i cristiani non avrebbero dovuto preoccuparsene: "Evidentemente non richiedeva alcuna speciale attenzione per dissanguare il pesce, dato che non c’è alcuna regola al riguardo" (La Torre di Guardia del 15 marzo 1955, pag. 191). Questa posizione fu in parte modificata in una risposta che la Torre di Guardia diede nel 1973, nella quale dichiarò che: "Il sangue di ogni sorta di creatura ne rappresenta la vita ed è perciò sacro. Se, dunque, aprendo un pesce, si vede un accumulo di sangue, lo si dovrebbe eliminare". (La Torre di Guardia del 1° ottobre 1973, pag. 608; vedi anche La Torre di Guardia del 15 luglio 1962, pagg. 447, 448). A tutt’oggi non vi è stata alcuna modifica di questa dichiarazione. La legge di Mosè, comunque, non dice questo quando consente di nutrirsi di "ogni cosa che ha pinne e scaglie nelle acque, nei mari e nei fiumi" (Lev. 11:9; cfr. Deut. 14:9). Se era sbagliato mangiare il sangue di questi animali scannati, se ne sarebbe certamente fatta menzione quando agli esseri umani fu dato il permesso di mangiare il pesce. L’assenza di qualsiasi regola al riguardo può solo significare che non si doveva prestare assolutamente nessuna attenzione al sangue di questi animali. Non vi è dubbio che anche i pesci hanno in sé la "vita" o "anima" esattamente come tutti gli altri esseri viventi, ed essa risiede nel loro sangue (Gen. 1:20, 21; Riv. 16:3) Così, se la legge di Mosè avesse voluto attribuire al sangue lo stesso valore che gli attribuisce la Società Torre di Guardia, avrebbe dovuto proibire di cibarsi di pesce o per lo meno richiedere delle forme di purificazione o di dissanguamento.

Il motivo per cui nulla di tutto ciò esiste nelle Scritture non può essere dovuto al fatto che i pesci " ... non contenevano una quantità di sangue sufficiente da essere versato e coperto di polvere" come vorrebbe far credere la Torre di Guardia (La Torre di Guardia del 1° ottobre 1973, pag. 608). Infatti sono molte le specie di pesci che contengono una considerevole quantità di sangue, ed il sangue dei pesci, come quello di tutti i vertebrati, contiene una considerevole quantità di plasma e di globuli rossi, ed è in effetti più denso di quello umano. Il vero motivo è molto verosimilmente dovuto al fatto che questa legge non riguardava il sangue di per sé, ma solo in relazione ai sacrifici che richiedevano la morte degli animali validi come offerte. La nota Cyclopedia di McClintock e Strong, cui la Società [Watch Tower] molto spesso fa riferimento così scrive al riguardo:

Michelis (Mos. Recht. iv.45) ha osservato che il sangue dei pesci non sembra essere proibito. Le parole di Lev. vii, 26, menzionano espressamente solo quello degli uccelli e del bestiame. Questo è in armonia con il motivo per il quale esisteva la proibizione relativa al sangue, in quanto che i pesci non potevano essere offerti al Signore, sebbene essi costituissero uno dei sacrifici offerti alla divinità nelle religioni pagane.

Ciò che dice il Nuovo Testamento

Come sappiamo, il solo luogo dove nel Nuovo Testamento si parla dell’argomento del sangue è negli Atti degli Apostoli capitolo 15:20, 29 e capitolo 20:25, che in aggiunta alla richiesta di "astenersi" dal sangue, comanda, altresì, ai cristiani di "astenersi dalle cose sacrificate agli idoli". A dire il vero queste scritture sono un po’ oscure su ciò che voglia veramente dire il comando di "astenersi" dal sangue. Alcuni credono che voglia dire di "non fare bagni di sangue", cosa che era comune nell’antica Roma (molte donne romane ritenevano che un bagno nel sangue — normalmente si trattava di sangue di maiale — facesse bene alla pelle). Altri ritengono che esso voglia dire "non uccidere". La Torre di Guardia è dell’opinione che la proibizione sia un permanente divieto che si applica a tutti i cristiani fino ad oggi. Che, invece, quell’ingiunzione non rappresenti un comando permanente, vincolante tutti i cristiani di ogni tempo lo si evince chiaramente dalle parole dell’apostolo Paolo che, circa 5 o 7 anni più tardi, troviamo in 1° Corinti 8:4, 7, 8: "Ora circa i cibi offerti agli idoli ... essendo finora abituati ... [a mangiare] il cibo come qualcosa sacrificata all’idolo, e la loro coscienza, essendo debole, è contaminata [dal far questo]. Ma il cibo non ci raccomanderà a Dio; se non mangiamo, non veniamo meno, e se mangiamo, non ne abbiamo nessun credito". Paolo si spiega ulteriormente in 1° Corinti 10:25-30:

Continuate a mangiare ogni cosa che si vende al macello, senza informarvi a motivo della vostra coscienza; poiché "a Geova appartengono la terra e ciò che la empie". Se qualcuno degli increduli vi invita e desiderate andarvi, mangiate di ogni cosa che vi è posta davanti senza informarvi a motivo della vostra coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: "Questo è qualche cosa offerta in sacrificio", non ne mangiate a motivo di colui che ha avvertito e a motivo della coscienza. "Coscienza", dico, non la tua, ma quella dell’altra persona. Difatti, perché sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza di un’altra persona? Se io partecipo rendendo grazie, perché si parlerebbe di me ingiuriosamente a motivo di ciò per cui rendo grazie?

Qui Paolo chiarisce oltre ogni dubbio che la proibizione relativa al mangiare le "cose sacrificate agli idoli" di cui si parlava in Atti 15:20, 29, non era già più vincolante per i cristiani, sebbene lo fosse quanto era stato emanato il decreto di Atti 15. Inoltre, ed è degno di nota, il codice Efraim Rescritto omette l’inciso "e dalle cose strangolate", di Atti 15:20. Se questa porzione di Atti 15 non era più vincolante (come è chiaro, sebbene la Società asserisca il contrario), come possiamo arguirne che lo sia il resto di Atti 15:20, 29?

Tutte e quattro le proibizioni probabilmente riguardano l’adorazione dei "falsi dei". La fornicazione potrebbe riferirsi sia alla fornicazione sacra che ai matrimoni irregolari e gli altri divieti chiariscono il loro significato all’interno del loro contesto. In effetti, secondo la cronologia indicata nella Traduzione del Nuovo Mondo, la prima lettera ai Corinti sarebbe stata completata verso il 55 E.V. ed il libro degli Atti nel 61 E.V., ma gli eventi di cui si parla nel capitolo 15 di quest’ultimo libro, secondo il dizionario biblico della Società, l’Ausiliario, avrebbero avuto luogo nel 49 E.V., cioè sei anni prima che fosse completata la lettera ai Corinti. Alcuni studiosi collocano gli eventi discussi in Atti fra il 46 e il 48 E.V. Poiché la prima ai Corinti fu redatta in forma di lettera, l’ammonizione di Paolo avrebbe avuto il suo effetto al tempo in cui essa fu posta per iscritto, non necessariamente quando fu ricopiata nel libro degli Atti. Il contesto di Atti 15 indica che i quattro divieti rappresentavano a grandi linee una summa delle leggi giudaiche che i proseliti convertiti ai giudaismo erano tenuti ad osservare. I Gentili convertiti al giudaismo dovevano osservare solo quegli aspetti della legge che riguardavano i "residenti forestieri", incluso quello relativo al non mangiare sangue (Lev. 17:10). Atti 15:20, 29 in fondo ci dice che i primi convertiti Gentili dovevano osservare solo quelle parti della legge giudaica che erano vincolanti per i proseliti giudei.

Note

[12] Vedi il Grande Lessico dell’Antico Testamento, Paideia 1988, coll. 1731-1763.[Torna al testo]

[13]A cura di Bruno Vattioni. Edizioni Pia Unione Preziosissimo Sangue, Roma 1981, pagina 10. [Torna al testo]

[14]Grunfeld, Dayan I. The Jewish Dietary Laws, New York: Soncino Press, 1972.[Torna al testo]

[15] Vedi il Grande lessico dell’Antico Testamento, coll. 1721-1766, Paideia, Brescia 1988.[Torna al testo]

[16]La Torre di Guardia del 15 marzo 1955, pag. 191.[Torna al testo]

[17] Per un approfondimento sull’argomento vedi "Alluminio e vaccinazioni". [Torna al testo]

Terza parte

Le ragioni di Atti 15:20, 29

Atti 15:20, 29 probabilmente fu imposto ai Cristiani provenienti dal gentilesimo per attenuare le eventuali frizioni con i cristiani provenienti dal giudaismo. E questo è evidente dall’ammonizione che, se i Gentili si fossero "astenuti da queste cose avrebbero prosperato", il che significa che la congregazione avrebbe prosperato proprio perché avrebbe attratto un maggior numero di convertiti giudei. La reiterazione della proibizione relativa al "sangue" di Atti 15:21 e le scritture seguenti, viene giustificata a motivo del fatto che "la Legge di Mosè è stata predicata nelle sinagoghe del paese per generazioni" (Atti 15:21) La Legge aveva svolto un ruolo così rilevante nella vita giudaica per così tanto tempo che sarebbe stato veramente difficile per loro non tenerne più conto una volta abolita. I Giudei, perciò, continuarono a seguirla, ma i convertiti Gentili dovevano attenersi solo a ciò che era già richiesto a quelli che si convertivano al Giudaismo. Secondo le parole di Paolo in 1° Corinti 10:32, i cristiani Gentili dovevano "astenersi dal divenire cause d’inciampo ai Giudei e ai Greci e alla congregazione di Dio". Quando Paolo riconsiderò la decisione espressa in Atti 15:20. egli sottolineò che Dio "aveva reso il precedente [patto della legge] antiquato. Ora ciò che è reso antiquato e invecchia è presso a sparire". (Ebrei 8:13) La Legge, perciò, doveva gradualmente sparire fino a ridurre a nulla le cause d’inciampo per i neo convertiti Giudei. Così, nell’arco di tempo coperto da Atti 15 i convertiti Gentili dovevano osservare solo parte della legge, ma a partire dal tempo in cui fu scritto 1° Corinti, a loro non era più richiesto di osservare alcuna parte della legge eccetto quelle che potevano essere d’nciampo ad altri. Ed è questo un concetto che, come abbiamo visto in precedenza, ha costituito il punto di vista della Società [Watch Tower] per molto tempo.

"Astenersi dalle cose sacrificate agli idoli" è una delle cose chiaramente proibite in Atti 15:20, 21, che viene con altrettanta chiarezza permessa in 1° Corinti 8:1-10, se così facendo non si ferisce la coscienza degli altri. La proibizione di Atti 15:20, di cui Paolo parla in 1° Corinti 8:1-13 deve, perciò, essere temporanea, e promulgata solo allo scopo di non far inciampare altri. Sebbene le Scritture qui non proibiscano apertamente il comando riguardante la proibizione del sangue, se una delle quattro proibizioni fosse stata consentita successivamente, e lo fosse stata a motivo di non far inciampare altri, se ne deve concludere che il resto delle proibizioni, a meno che non fossero ribadite altrove, dovevano similmente essere loro pure temporanee ed avere quindi un’applicazione limitata.

La Torre di Guardia insegna che Atti 15:21 (dove è detto che "Mosè ... è letto ad alta voce") si riferisce solo a quei comandamenti che sono antecedenti la promulgazione della legge giudaica, e specificamente a Genesi 9:4 che condanna il "mangiare carne con il sangue". Essi spiegano che "Mosè" significhi i libri che Mosè scrisse (i cinque libri del Pentateuco) e non la "legge di Mosè", l’intera legge mosaica. Atti 15, comunque, si riferisce chiaramente alla Legge di Mosè. Sebbene Atti 15:1 usi l’espressione l’usanza di Mosè, Atti 15:5 si riferisce specificamente ad essa come alla Legge di Mosè e 15:21 solo come "Mosè". Come ammette Svegliatevi! dell’8 settembre 1976, pagine 26 e 27, "Ma il problema di base era se i convertiti non Giudei dovessero osservare tutta ‘la legge di Mosè’", e la soluzione fu quella di osservare solo quelle parti che avrebbero potuto essere d’inciampo a Giudei, ma solo fino a quando esse avessero costituito un problema.

La Legge di Mosè

Nel Nuovo Testamento troviamo varie espressioni come, "l’usanza di Mosè", "la Legge di Mosè", e "Mosè", ed esse sono tutte dei sinonimi per indicare la Legge di Mosè. Non vi sono ragioni per credere che a parti del Pentateuco o della Torah si facesse riferimento come a "Mosè" o che tale espressione fosse costantemente riferita ai comandi che Dio diede al genere umano prima che fosse promulgata la legge di Mosè. Nella tradizione sia ebraica che cristiana Mosè è considerato l’autore dei primi cinque libri della Bibbia (cosa che, ovviamente, non è sostenibile alla luce della moderna critica testuale) e quindi espressioni come "la Legge di Mosè", "la predicazione di Mosè", oppure "Mosè", devono tutte essere intese come riferentisi sicuramente all’intera legge che Dio diede a Mosè, cioè alla legge mosaica, e non a parti d’essa, come vedremo meglio più avanti.

Esaminando il contesto di ciascuna delle espressioni sopra menzionate nelle quali è incluso il nome di Mosè, comprendiamo chiaramente che in ciascuna d’esse "Mosè" vuol dire sempre immancabilmente la legge mosaica. Per esempio, 2° Corinti 3:13-15 contiene due volte il nome Mosè, e tutte e due le volte il riferimento è senza dubbio fatto alla "legge di Mosè". Per rendersene conto basta leggere il contesto:

E non facciamo come quando Mosè si metteva un velo sulla faccia, affinché i figli d’Israele non fissassero attentamente la fine di ciò che doveva esser soppresso. Ma la loro percezione mentale era intorpidita. Poiché fino al giorno presente lo stesso velo rimane non sollevato alla lettura del vecchio patto, perché è soppresso per mezzo di Cristo. Infatti, sino ad oggi ogni volta che si legge Mosè, un velo giace sui loro cuori.

1° Corinti 9:8 si riferisce alla legge di Mosè solo come alla Legge, ma come alla Legge di Mosè nel versetto 9. Romani 10:4, 5 mette in contrasto il fine della Legge (Cristo) con la legge mosaica, alla quale fa riferimento semplicemente con "Mosè". In Atti 6:14 si fa riferimento all’insegnamento che troviamo nel capitolo 15° dello stesso libro, con le parole: "questo Gesù il Nazareno abbatterà questo luogo e cambierà le usanze tramandateci da Mosè". Vuol forse dire qui la narrazione biblica che Gesù volesse cambiare la legge mosaica, o gli scritti di "Mosè" (che contenevano anche tutte le narrazioni storiche precedenti la promulgazione della Legge) o si riferisce soltanto alla Legge Mosaica? (Svegliatevi! 8 settembre 1976, pag. 27). Le parole di Gesù indicanti che la Legge "sarebbe passata" furono il principale motivo di scandalo per i cosiddetti "Libertini". Secondo Atti 6:11, la loro risposta a questa dichiarazione fu la seguente: "Noi l’abbiamo udito dire parole blasfeme contro Mosè e contro Dio".

Atti 13:39 fa riferimento alla Legge di Mosè come fa anche Atti 21:21 dove si decide di non imporre la circoncisione ai convertiti: "Ma essi hanno udito a tuo riguardo la voce che tu hai insegnato a tutti i Giudei fra le nazioni l’apostasia da Mosè, dicendo loro di non camminare secondo le solenni usanze". Si noti che Atti 15:21 usa solo il termine "Mosè" e, alla luce di Atti 21:20 che recita: "Tu vedi, fratello, quante migliaia di credenti vi sono fra i Giudei; e tutti sono zelanti per la Legge", il termine "Mosè" nel versetto 21 può solo riferirsi alla Legge menzionata nel versetto 20. così, ogni volta che nelle Scritture Greche è usato il Nome "Mosè", con la sola eccezione di Marco 12:26, esso non si riferisce agli scritti precedenti la Legge Mosaica, ma solo alla Legge mosaica stessa. Ecco perché molte traduzioni di Atti 15:21 traducono: "Infatti dappertutto ci sono uomini che, ogni Sabato, nelle sinagoghe predicano la legge di Mosè". Parola del Signore LDC ABU. L’unica eccezione, come abbiamo già detto, è quella di Marco 12:26, dove è chiaro dal contesto che si fa riferimento non alla legge di Mosè per intero, ma solo ad Esodo 3:6: "Non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del rovo"? Così, la conclusione alla quale perviene la Torre di Guardia che "Mosè" in Atti 15 si riferisca ai comandamenti dati prima della Legge e non alla Legge Mosaica nel suo insieme non è sostenibile. Il che vuol dire che l’"astenersi dal sangue" di Atti capitolo 15, si riferisce solo alle proibizioni della legge mosaica, e non anche alla proibizione del sangue contenuta in Genesi 9:4 come vorrebbe far credere la Società Torre di Guardia.

Il sangue come cibo non è proibito nelle Scritture Greche Cristiane.

É importante notare che ai primi cristiani non solo era consentito mangiare ogni cibo (e sappiamo che il sangue era comunemente mangiato ai giorni di Gesù), ma era anche insegnato che tutti i cibi avrebbero dovuto essere presi "con rendimento di grazie". (1° Tim. 4:4). In Matteo 15:10, 11 Gesù disse: "Ascoltate e afferratene il significato: Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo; ma ciò che esce dalla bocca contamina l’uomo".

Seguendo la sua consolidata politica di liberare i cristiani da ogni vestigia dell’osservanza della legge mosaica, Paolo chiarì efficacemente il suo pensiero ai romani scrivendo loro queste parole:

Un uomo ha fede di mangiare di tutto, ma l’uomo che è debole mangia vegetali. Colui che mangia non disprezzi colui che mangia, poiché Dio l’ha accolto. Chi dei tu da giudicare il servo di un altro ... Ma tu perché giudichi il tuo fratello? O anche tu perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio ... Perciò non ci giudichiamo più gli uni gli altri, ma sia piuttosto questa la vostra decisione ... che nulla è contaminato in se stesso ... Poiché il regno di Dio non significa mangiare e bere, ma significa giustizia e pace e gioia con spirito santo ... Smettete di abbattere l’opera di Dio per amore del cibo ... Certo tutte le cose sono pure. — Romani 14:2-20.

Troviamo una notevole somiglianza con le parole di Gesù in Marco 7:19, pronunciate nel contesto della sua reprimenda contro i Farisei che trincerandosi dietro i cavilli della loro tradizione religiosa, contravvenivano ai principi della legge di Dio. A loro egli disse: "Giacché [il cibo] non passa nel suo cuore, ma nei suoi intestini [dell’uomo] e va a finire nella fogna. Così dichiarò puro ogni cibo". Benché queste parole non contengano alcun invito a mangiare cibi più o meno strani, più o meno proibiti da legislazioni religiose, è del tutto ovvio che da qualsiasi tipo di sostanza ingerita come cibo quì Gesù toglie formalmente ogni divieto. Un’obiezione che alcuni sollevano al riguardo è che sia Cristo che Paolo non facessero alcun riferimento al sangue quale cibo in queste loro considerazioni, perché il sangue a quel tempo non poteva essere assolutamente classificato in questa categoria. V’è però, al riguardo, da dire che Tannahil, in un suo interessante saggio sul "cibo nella storia", dopo aver approfondito per più di dieci anni l’argomento, è giunto alla conclusione che: "Uno dei cibi più caratteristici dei nomadi [e i Semiti, non dimentichiamolo, furono nomadi per gran parte della loro storia] era il sangue degli animali vivi". Il vantaggio dell’usare tale cibo come alimento per delle popolazioni che vivevano spostandosi con frequenza era che "esso non necessitava nè di cure per il trasporto, né per la preparazione né per la conservazione. Per gli uomini delle steppe molto spesso il fuoco rappresentava un problema a causa della scarsità di combustibile o perché il fumo dei fuochi poteva essere visibile a grandi distanze, rivelando la loro posizione ai nemici". Tannahil quindi conclude dicendo che "Sembra che il bere sangue in una forma in un’altra, sia stato molto comune nelle comunità pastorali in tutto il corso della loro storia". (pag. 130)

Il problema delle frazioni di sangue

Nonostante gli alti proclami relativi alla sua integrità nei confronti dell’assunzione di sangue, la Società non è immune da gravi incoerenze che, esaminate attentamente, mostrano con chiarezza che essa cerca di contemperare le esigenze di tutela della salute che si fanno sempre più pressanti al suo interno, con quelle di mantenere inalterata la sua posizione dogmatica sul sangue. Il suo fallimento in questo è chiaramente mostrato dal cambiamento di attitudine nei confronti delle frazioni di sangue che rappresentano il "punctum dolens" di quest’organizzazione.

Sebbene essi ufficialmente dichiarino di aver continuato a mantenere una posizione ferma e immutabile, la realtà è che con il trascorrere del tempo hanno abbandonato molti dei loro versetti preferiti ai quali facevano ricorso per sostenere la loro posizione, come quello riguardante il racconto di Davide, che usavano per stabilire che l’interdizione relativa al sangue riguardava anche quello umano e perciò le trasfusioni. In Sangue, medicina e la legge di Dio (1969, pagg. 5, 6) essi fanno riferimento alle scritture di 2° Sam. 23:15-17 e 1° Cron. 11:16-19 a sostegno della loro vecchia veduta. Ancora nell’Ausiliario, (edizione inglese del 1971) si fa riferimento a quest’argomentazione, ma già nell’edizione italiana, riveduta e corretta del 1981 non vi è più traccia del paragrafo intitolato "Sangue Umano" contenente questo episodio e le relative scritture di sostegno. Lo stesso vale per l’edizione di Svegliatevi! del 22 novembre 1975 dove queste importanti scritture non vengono più menzionate. E da allora a quest’argomento ritenuto una volta di importanza decisiva, non si è più fatto riferimento. Nell’opuscolo I testimoni di Geova e il problema del sangue (1977), sebbene vi fosse un sottotitolo dedicato al problema del sangue umano, al vecchio argomento non veniva fatto alcun riferimento. Lo stesso discorso vale per il più recente Salvare la vita col sangue: in che modo? In essi il vecchio argomento e le scritture di sostegno furono sostituite con un discorso basato sull’uso di Giovanni 6:60-66. Parimenti, nella Torre di Guardia del 1° novembre 1978, dove si trattava principalmente della questione del sangue, non appare nemmeno un riferimento a 2° Sam. 23:15-17. Al vecchio argomento se ne associava sempre un altro, anch’esso adesso abbandonato che, nel vecchio opuscolo era così illustrato:

Davide aveva rispetto per la legge di Dio, e voleva evitar di fare qualsiasi cosa che perfino somigliasse alla violazione di quella legge. Fu un uomo secondo il cuore di Dio. La condotta che seguì è stata narrata per nostra guida ... Davide che in quanto al sangue, evitò di fare qualsiasi cosa che persino somigliasse alla violazione della proibizione divina (Sangue medicina e la legge di Dio, pagg. 6, 15.

La legge di Dio e l’omicidio

Sono ormai parecchi decenni che il problema del sangue costituisce un serio problema per i testimoni di Geova. E non è un problema da poco. Essi sono infatti perennemente sui corni di un tremendo dilemma: disubbidire alla legge di Dio che, secondo la loro particolarissima interpretazione, proibisce le trasfusioni, oppure, molto spesso, perdere la loro vita o quella di un loro caro. Ammettiamo che si tratta di un conflitto che esercita una notevole pressione emotiva su chi vi è sottoposto e su chi ha la responsabilità di gravi scelte che riguardano i propri figli. É per questo motivo che la Società [Watch Tower] ha scelto da un certo tempo a questa parte di privilegiare sempre più l’aspetto medico della loro posizione, come è evidente nella lettura del nuovo opuscolo Sangue del 1990, dove si tratta il problema quasi esclusivamente sotto il profilo medico, benché, nel passato, ed anche oggi, essa abbia sempre precisato che la sua è un’obiezione squisitamente religiosa, pur se ragionevole sotto il profilo scientifico.

Ma, se è vero che la stragrande maggioranza dei Testimoni subisce in perfetta buona fede i tormenti di una scelta a volte angosciante, che la Società, intesa come gruppo dirigente abbia una cattiva coscienza al riguardo è altrettanto chiaro. E ciò emerge chiaramente quasi da ogni articolo che essa pubblica sull’argomento. Poiché non è disposta, almeno per il momento, a modificare la sua ostinata posizione, essa esalta ogni novità della medicina che riguardi l’argomento del sangue con un’enfasi e un’attenzione veramente significative. Essa infatti spera che l’evoluzione della chirurgia senza sangue e qualche nuovo ritrovato sostitutivo del prezioso liquido la sollevi dal problema senza che che sia, prima o poi, costretta a recedere dalla sua intransigenza, ammettendo così d’essersi sbagliata. Che siano essi stessi i primi a non accettare le loro argomentazioni "teologiche" non è difficile capirlo. E questo perché essa, cioè il Corpo Direttivo, sa bene di insistere su una dottrina senza basi bibliche nella quale esso stesso non crede ormai più. Un esempio di notevole importanza è costituito dalla loro posizione relativa alle frazioni di sangue. Se essi dovessero essere costretti ad ammettere di essersi completamente sbagliati sulle trasfusioni di sangue (così come hanno dovuto fare con le vaccinazioni e i trapianti) gli sarebbe veramente molto difficile continuare a far credere d’essere lo "schiavo fedele e discreto" e sarebbe subito evidente che ciò di cui accusano gli altri si applica proprio a loro stessi:

Poiché i testimoni di Geova portano il nome di Dio, insudiciando in questo modo il loro nome molte persone sono state volte contro Dio e la sua Parola come irragionevoli e privi di amore (Sangue, medicina e la legge di Dio, pag. 16)

Allo scopo di costituire un tabù invalicabile contro le trasfusioni di sangue, la Società Torre di Guardia ha ritenuto di dover definire illegittimo quasi ogni uso del sangue. Tuttavia, esistono molte eccezioni, fra le quali l’albumina, il fattore VIII e IX, le immunoglobuline, il sangue che non viene fatto uscire da un sistema circolatorio chiuso ed altri. Ma, come chi legge le pubblicazioni dell’organizzazione sa bene, la Società cerca di far sì che queste sue aperture siano considerate come semplici opzioni coscienziali di alcuni dei suoi aderenti, così da potere all’occorrenza, dichiarare di non aver cambiato i suoi punti di vista, ma di lasciare che ciascuno individualmente faccia le sue scelte. La realtà è, invece, che con il trascorrere del tempo, essa è stata costretta a modificare la sua posizione originaria, per intenderci, quella precedente gli anni ‘60, quando dichiarava che il sangue e tutti i suoi derivati o le sue frazioni erano proibiti:

Il Concilio Apostolico Cristiano proibì il "sangue" senza distinguere il sangue umano dal sangue animale, in modo categorico! (La Torre di Guardia del 1° giugno 1968, pag. 334, corsivo mio). Se un medico vi dicesse di astenervi dall’alcool, significherebbe ciò semplicemente che non dovreste prenderlo per bocca ma che lo potreste trasfondere direttamente nelle vostre vene? Naturalmente no! E così, ‘astenersi dal sangue’ significa non immetterlo affatto nel nostro corpo (La verità che conduce alla vita eterna, 1968, pag. 167).

Sebbene il fatto che siano consentite ai Testimoni alcune pratiche mediche, quali gli esami del sangue, e l’uso di alcune sue frazioni come quelle elencate sopra, che essi continuano a praticare delle distinzioni fra i vari componenti del sangue, ammettendone alcuni e rigettandone altri non è più accettabile. Poiché, come abbiamo già detto, non sono disponibili ad una franca ammissione d’errore, essi sono costretti a fare ciò nonostante dei passi indietro e a giustificarli in questo modo:

La Società non approva alcuno dei moderni usi medici del sangue, come gli usi del sangue in relazione all’inoculazione. L’inoculazione, comunque, è una circostanza praticamente inevitabile in alcuni settori della società, e quindi lasciamo alla coscienza dell’individuo decidere se accettare o no un siero contenente frazioni di sangue allo scopo di dar origine alla formazione di anticorpi per combattere una malattia (La Torre di Guardia del 1° maggio 1965, pag. 283. Corsivo mio. Cfr. La Torre di Guardia del 1° giugno 1962, pag. 351).

Anche la trasfusione di sangue è praticamente inevitabile in alcune circostanze in alcuni settori della società, di conseguenza, se si vuol essere coerenti, neanche essa dovrebbe essere condannata. Un’altra delle ragioni a cui la Società [Watch Tower] fa ricorso per difendere questo suo cambiamento di posizione è che un’iniezione di siero contiene solo una "piccola quantità di una frazione di sangue ... una minuta frazione di sangue ... una piccola quantità di un derivato del sangue" (La Torre di Guardia del 1° dicembre 1974, pagg. 735, 736; La Torre di Guardia del 1° novembre 1978, pag. 31). Non è difficile vedere come in questa circostanza ricorrano ad un’argomentazione che in altre circostanze rifiutano senza appello. Conosciamo bene la posizione di totale rigetto della Società nei confronti del Natale. Il fatto che essi rifiutino l’albero, consentirebbe loro di approvare un alberello, specialmente in considerazione del fatto che questa tradizione è universalmente accettata e virtualmente inevitabile in tutto il mondo occidentale, se solo si desidera farne parte? Ovviamente, la risposta sarebbe no, specialmente in considerazione del fatto che la Scrittura dice che "chi è fedele nelle piccole cose lo è anche nelle grandi" (Luca 16:10). Questo punto di vista sulle vaccinazioni (che in alcune vecchie edizioni della Torre di Guardia sono chiamate "inoculazioni") contraddice apertamente il precedente insegnamento della Torre di Guardia, e mostra la difficoltà di sostenere la loro posizione sul sangue. Il problema della loro mancanza di coerenza non è di poco rilievo, specialmente se si tiene conto del fatto che oggi viviamo in una società in cui l’uso del sangue e dei suoi derivati è virtualmente universale. La Torre di Guardia del 15 dicembre 1966, pag. 755, in base a 1 Sam. 15:22 condannò vigorosamente il"sacrificare solo un po’ del proprio sangue per preservare la vita di un altro, specialmente se colui che ha bisogno è la propria carne e il proprio sangue". La Torre di Guardia spiegò ai Testimoni come dovevano comportarsi quando veniva chiesto loro di accettare derivati del sangue, come il plasma o i globuli rossi:

Forse il cristiano non s’intende molto di medicina. Chiamerà il servitore di congregazione o la Società? Non sarà necessario, se è preparato a portare il suo carico di responsabilità. Deve solo chiedere al medico: "Da che cosa è tratto il plasma?" "Come sono ottenuti i globuli rossi?" "Da che cosa è stata tratta questa sostanza?" Se la risposta è "Dal sangue", sa quale condotta deve seguire, poiché questo principio non si applica solo al sangue intero, ma a qualsiasi cosa tratta dal sangue e usata per sostenere la vita o rafforzare la persona. (1° settembre 1963, pag. 540, corsivo mio).

Logicamente, il principio summenzionato esclude categoricamente l’uso delle frazioni di sangue, proprio a motivo del fatto che sono tratte dal sangue. Si noti inoltre un aspetto di rilievo. Sono chiaramente esposti i motivi per cui sono banditi i derivati del sangue: sia l’uso per "sostenere la vita" che quello avente come scopo quello di "rafforzare la persona". Questa distinzione fu fatta evidentemente per escludere dal bando i derivati del sangue come il siero. Poche righe più avanti, la Società infatti conclude che, una trasfusione "non è la stessa cosa come quando viene inoculato in una persona sana un vaccino per scongiurare una malattia. Viene dato il sangue alla persona debole o malata per rafforzarla, come le viene dato il cibo per nutrirla".

La Società [Watch Tower] ha quindi stabilito che la funzione svolta dai globuli bianchi del sangue o di altri suoi componenti allo scopo di scongiurare le malattie, è solo una funzione secondaria "insignificante del sangue" e perciò i sieri sono consentiti. In effetti, la funzione più importante del sangue è proprio quella di salvaguardare la salute!

Che dire dunque dell’impiego di un siero contenente solo una minuta frazione di sangue e impiegato allo scopo di fornire una difesa supplementare contro qualche infezione e non impiegato allo scopo di svolgere la funziona svolta normalmente dal sangue che è quella di mantenere la vita? Crediamo che in questo caso debba decidere la coscienza di ciascun cristiano (La Torre di Guardia del 1° dicembre 1974, pagg. 735, 736).

Se il sangue intero o alcuni suoi derivati, come per esempio i globuli rossi sono iniettati o trasfusi nel torrente sanguigno, per la Torre di Guardia ciò equivale alla funzione nutritiva del cibarsi ed è perciò assimilabile al "mangiare". Quando sono invece iniettati "altri" derivati del sangue, poiché essi non "svolgono la funzione svolta normalmente dal sangue che è quella di mantenere la vita", la loro inoculazione non equivale a "mangiare". In effetti questo nuovo loro atteggiamento era stato già preso in considerazione alla fine degli anni ‘50, e mostra le lampanti contraddizioni che esistono all’interno del corpo degli scrittori. Non furono pochi i Testimoni che si sorpresero leggendo La Torre di Guardia del 15 giugno 1959, pag. 382 nella quale erano adesso esclusi dal divieto relativo al sangue quei suoi componenti che svolgono funzioni difensive. Così fu presentato il ragionamento:

Ogni volta che la proibizione di prendere sangue è menzionata nelle Scritture è sempre in relazione a prenderlo come cibo, e quindi è in qualità di alimento che a noi interessa tale proibizione.

Si noti che essi fanno riferimento al contesto della proibizione. Abbiamo già visto, comunque, che il contesto nel quale Dio promulgò le sue leggi sul sangue, consente ampiamente alla moderna scienza medica il suo uso nelle terapie senza per questo venir meno al comando divino, cosa che la Società ignora del tutto.

Poiché la Società consente l’uso del siero di sangue che, per sua stessa ammissione è "ottenuto dal sangue di uomini o di animali" (La Torre di Guardia del 1° dicembre 1974, pag. 735) la sua incoerenza è chiaramente evidente talché difficilmente essa può sostenere di "evitare di fare qualcosa che persino somigli alla violazione della" legge sul sangue. Per essere coerente nella sua interpretazione essa dovrebbe rifiutare qualsiasi tipo di siero di sangue. Se era sbagliato mangiare qualunque sorta di sangue, lo sarebbe certamente anche l’impiego del siero di sangue, specialmente in considerazione dell’importanza dell’"essere fedeli nelle piccole cose".

Che la Torre di Guardia continui a mostrare una colpevole leggerezza nei confronti della salute e della vita degli appartenenti alla sua organizzazione è evidenziato anche da ciò che è accaduto nel caso degli emofiliaci. É noto che l’unica soluzione medica attualmente disponibile per questo problema ematico è la somministrazione regolare di un fattore di coagulazione del sangue, chiamato fattore VIII, che ha la funzione di bloccare le emorragie. Mentre per un lungo periodo di tempo anche la somministrazione di questo rimedio era rigorosamente vietata, ad un certo momento vi fu un cambiamento anche in questo tipo di terapia. La modifica consistè nel fatto che adesso la Società consentiva alla somministrazione, per una volta sola, del fattore VIII, poiché tale somministrazione una tantum non avrebbe costituito una pratica regolare, e non avrebbe potuto essere considerata alla stregua del mangiare (che è notoriamente una pratica necessariamente ripetitiva). Ci si rese ben presto conto, però, che la somministrazione per una sola volta sarebbe servita a poco, sicché poco dopo si stabilì che poiché non si trattava di sangue intero ma solo di una frazione di sangue, l’assunzione del fattore VIII non era apertamente condannata dalle Scritture. Non sappiamo esattamente cosa determinò questo notevole cambiamento di rotta, ma sicuramente deve avervi avuto un ruolo non indifferente la pressione da parte delle madri che vedevano morire i loro figli, ben sapendo che sarebbe bastata, per salvarli, la somministrazione di una fiala di preparato. Anche in questa circostanza, però, il comportamento della Società fu moralmente riprovevole, poiché non infornò ufficialmente i testimoni di Geova del cambiamento, ma soltanto chi le scriveva per avere informazioni. Un approfondito esame di ciò che accadde si può trovare nel libro di Raymond Franz, Crisi di coscienza, alle pagine 161, 162.

Noi al riguardo vogliamo però esporre alcune considerazioni. La Società Torre di Guardia sull’argomento dell’emofilia non ha mai preso una posizione chiaramente definita, ma ha solo trattato l’argomento dedicandovi poche righe. Una posizione abbastanza chiara la ritroviamo su Svegliatevi! dell’8 agosto 1975, pagina 29. In essa, nella rubrica "Uno sguardo al mondo" era detto:

Certi "fattori" coagulanti ricavati dal sangue sono ora estesamente impiegati nella cura dell’emofilia, affezione che causa emorragie incontrollabili. comunque, quelli a cui è somministrata questa cura corrono un altro rischio mortale: il settimanale svizzero Schweizer Med Wocheschrift riferisce che questi il 40 per cento dei 113 emofiliaci esaminati erano affetti da epatite. "Tutti questi pazienti avevano ricevuto sangue intero, plasma o derivati del sangue contenenti i fattori]", osserva la relazione. Certo i veri cristiani non impiegano questo pericoloso trattamento, dando ascolto al comando biblico di ‘astenersi dal sangue’. — Atti 15:20, 28, 29 (la sottolineatura è mia).

É solo ipotizzabile lo sconcerto del Testimone che, dopo aver appreso che "i veri cristiani" non possono accettare questo componente piccolissimo del sangue chiamato fattore VIII, apprende solo tre anni dopo, quanto apparve sulla Torre di Guardia del 1° novembre 1978:

Che dire però di accettare iniezioni di sieri per combattere malattie, come il siero antidifterico, antitetanico, antirabbico, il siero contro l’epatite virale, l’emofilia e l’incompatibilità da fattore Rh? Pare che rientrino in una ‘zona grigia’. alcuni cristiani credono che accettando a tale scopo una piccola quantità di un derivato del sangue non si manchi di rispetto alla legge di Dio; la loro coscienza glielo permetterebbe ... Quindi si ritiene che ciascuno debba risolvere personalmente tale questione (pag. 31).

C’è una notevole differenza tra il dire che "i veri cristiani non impiegano" e dire invece che "alcuni cristiani" possono impiegarlo, se credono. Si tratta, com’è chiaramente evidente, di due posizioni antitetiche.

Sta di fatto che, alla luce di quanto detto nella più recente edizione del 1978 ed alle lettere private spedite su richiesta dalla Società a chi desiderava informazioni, i Testimoni emofiliaci hanno continuato a curarsi con il fattore VIII che ha contribuito a tenerli in vita. Appare all’orizzonte, però, un’ulteriore virata sull’argomento, foriera di gravi conseguenze per i portatori di questo grave handicap; essa è rappresentata da ciò che è stato pubblicato sulla Svegliatevi! dell’8 giugno 1995, pagina 21, dove, in un articolo intitolato "L’inchiesta sul "sangue contaminato" in Canada" è narrata l’esperienza di un testimone di Geova emofiliaco di 75 anni il quale "Essendo testimone di Geova ... ha evitato il sangue e i fattori della coagulazione a motivo della sua coscienza religiosa". Sembra quindi che, ancora una volta, il Corpo Direttivo abbia deciso di recidere la tenue speranza che animava i suoi conservi affetti da questo male, per ritornare ad una posizione draconiana e mortale.

L’immunizzazione ottenuta dall’uso consentito del sangue

Un’altra delle eccezioni di notevole rilievo che la Società ha fatto sull’uso del sangue, e che continua ad essere tuttora valida è quella relativa all’immunizzazione ottenuta dall’utilizzazione di sangue. Sulla rivista Svegliatevi! dell’8 agosto 1993 vi è un articolo, intitolato "Dovrei far vaccinare la mia famiglia?", attribuito alla penna (anonima) di un medico che, presumibilmente è un testimone di Geova. In esso si spiega che in contrasto con l’immunizzazione attiva, con l’unica eccezione dell’Heptavax-B, tutte le immunizzazioni passive vengono fatte con siero iperimmune "che è stato ottenuto dal sangue". I sistemi di immunizzazione passiva in questo caso sono quelli che conferiscono un’immunità passiva ottenuta artificialmente, o quelli nei quali ad una persona sono inoculati anticorpi già pronti, portatori di immunità contro una determinata malattia. In questi casi poiché gli anticorpi non sono prodotti dallo stesso organismo che li riceve l’immunità che essi conferiscono è molto breve e non supera le due settimane. Questo tipo di terapia viene comunemente adottata per le persone con gravi immunodeficienze e per le quali non si può attendere il tempo necessario perché sviluppino normalmente i loro anticorpi. Un esempio è quello delle donne incinte che vengono a contatto con il virus della rosolia durante i primi mesi della gravidanza. In casi del genere vengono praticate delle iniezioni di gamma globuline per provvedere immediatamente la necessaria immunità nei primi mesi dello sviluppo fetale. La rivista spiega anche che sia dopo essersi feriti con un chiodo arrugginito che dopo essere stati morsi da un cane, è necessario proteggere la persona con "un siero iperimmune che è stato ottenuto dal sangue".

La Società fa quindi un elenco degli immunizzanti ottenuti dal sangue come l’Heptavax-B, il Rhogam, le antitossine, gli antiveleni, le gammaglobuline, le immunoglobuline, e i sieri iperimmuni. Essa insegna che l’uso di questi immunizzanti dipende dalla coscienza individuale di ciascun Testimone, il che, nel suo linguaggio significa che i testimoni di Geova possono accettarli.

Essa inoltre aggiunge che "precedenti articoli di questa rivista e della rivista ad essa abbinata, La Torre di Guardia, hanno presentato una posizione coerente: sta alla coscienza del singolo cristiano, addestrata con la Bibbia, decidere se accettare questo trattamento per sé o per i propri familiari". Fa quindi riferimento alla Torre di Guardia del 1° novembre 1978, pagina 31 che contiene la risposta alla domanda, "Le iniezioni di sieri sono compatibili con la fede cristiana?". In tale articolo era spiegato che "i medici ricorrono sempre meno alle trasfusioni di sangue intero. Invece, il sangue umano è suddiviso nelle parti principali che si possono trasfondere: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e plasma". Si passa poi a condannare l’uso trasfusionale di tali componenti perché essi sono usati per sostenere la vita (un motivo piuttosto strano per condannarli!). La rivista continua poi il suo ragionamento piuttosto complicato cercando di far accettare ai suoi lettori il concetto che l’accettare iniezioni di siero per combattere contro alcune malattie come la difterite, il tetano, l’epatite virale, la rabbia, l’emofilia e l’incompatibilità Rh "Pare che rientri in una zona grigia". Dopo aver fatto notare che alcuni testimoni di Geova "si sentono in coscienza obbligati a rifiutare i sieri perché contengono sangue, sebbene in piccola quantità", essa conclude che poiché si tratta di una quantità molto piccola, spetta al singolo testimone di Geova decidere se accettare o no un trattamento medico del genere. Certo è che un ragionamento simile ci fa pensare seriamente che alla sede centrale dei Brooklyn sconoscano ciò che disse Gesù circa l’essere fedeli nelle piccole cose.

La loro incoerenza è ulteriormente mostrata da una delle loro più recenti pubblicazioni. Nel libro Proclamatori, del 1993, è detto in modo inequivocabile che "in base alle Scritture solo l’uso sacrificale del sangue era approvato da Dio" e che "disprezzare il requisito secondo cui i cristiani devono ‘astenersi dal sangue’ sarebbe stata una prova di grave mancanza di rispetto per il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo" (pag. 183). Come abbiamo già detto, qui il problema è rappresentato dal fatto che i Testimoni usano enormi quantità di sangue per usi tutt’altro che sacrificali, come quello impiegato per il controllo del diabete, del colesterolo e per dozzine di altri esami di laboratorio che, se essi fossero coerenti, dovrebbero essere vietati. Ogni anno sono letteralmente milioni gli esami del genere a cui si sottopongono i Testimoni in tutto il mondo. E non vi è dubbio che se l’uso del sangue per le trasfusioni è errato, lo è pure quello che, in enormi quantità, viene usato per i test di laboratorio.

Inoltre, se è condannato l’uso dei globuli rossi del sangue, che dire di questi ultimi quando sono prodotti da processi di ricombinazione genetica? Essi possono essere prodotti mediante batteri, ma sono pur sempre globuli rossi provenienti da esseri umani.. E i globuli rossi prodotti con tecniche particolari? Anche in questo caso vi sarebbe violazione del principio? Sempre in ossequio alla coerenza, dovrebbe essere così. Sarebbe sbagliata anche la produzione chimica in laboratorio di cellule del sangue (anche se i progressi a tutt’oggi compiuti in questa direzione non sono molto avanzati, tuttavia un rilevante numero di ricercatori stanno studiando la possibilità di produrre sangue mediante alcune tecniche di crescita cellulare). Il fattore VIII può adesso essere prodotto mediante la ricombinazione genica del DNA, anche se questo è irrilevante, in quanto il fattore VIII è il fattore VIII a prescindere dal metodo di ottenimento, sia che esso provenga dal sangue o dai batteri. Chimicamente è identico. L’attuale insegnamento della Torre di Guardia è che ciò che è sbagliato non è l’uso del sangue, ma ciò che conta è la sua provenienza. Cioè, se è derivato da sangue umano, allora è peccato, se proviene dai batteri, va bene. É singolare che nei tribunali la Società faccia credere di non obiettare all’autotrasfusione, ma solo alle trasfusione eterologhe, anche se sappiamo benissimo che anche questa tecnica terapeutica è da essi assolutamente vietata. Di seguito, indichiamo quali sono e in che ammontare, le quantità di prodotti del sangue che i Testimoni sono attualmente autorizzati ad usare:

Albumine: Vi sono circa 45 grammi di albumina in ogni litro di plasma, ma possono esserne estratti solo 25 grammi per litro circa. Per ottenerne, quindi, 600 grammi, sono necessari 45 litri di sangue. Una persona con ustioni di terzo grado sul 30-50% ha bisogno di non meno di 600 grammi di albumina.

Immunoglobuline (gamma globuline): Per produrre gamma globulina in quantità sufficiente per una iniezione (indispensabile per chi si reca all’estero, in paesi dove vi sono malattie infettive, compresi i testimoni di Geova) sono necessari quasi tre litri di sangue per ottenerne una quantità accettabile. Si tratta di una quantità di sangue molto maggiore di quella che generalmente viene usata in una comune trasfusione di sangue. E ancora una volta, la gamma globulina è tratta dal sangue conservato e non "versato per terra".

Preparati per emofiliaci: Per produrre solo 3 grammi di fattore VIII, sono necessarie 150 tonnellate di plasma, e cioè più di 270 tonnellate di sangue intero! Una dose (un’iniezione) contiene 0,1 grammi di Fattore VIII, per il quale sono state necessarie 5 tonnellate di plasma (equivalenti a nove tonnellate di sangue intero). Un emofiliaco grave può aver bisogno di un gran numero di dosi, corrispondenti a decine di tonnellate o addirittura a centinaia di tonnellate di sangue, annualmente, per poter continuare a vivere! La Società accetta (anche se con tutti i distinguo e le recenti modifiche) l’uso di enormi quantità di sangue, ma non consente di accettare l’uso di pochi litri del proprio sangue per un’autotrasfusione, perché, essa spiega, si tratta di sangue conservato!

Sangue per usi agricoli, colle e altri usi

Abbiamo visto che la Società Torre di Guardia non proibisce in modo assoluto l’uso del sangue, ma solo se esso serve a nutrire, cioè a sostentare la persona, ecco perché — essa spiega — l’uso dei sieri e dei vaccini è ammissibile. Ma se lo sono questi ultimi dovrebbero esserlo anche molti altri usi del sangue per scopi medici e non, che, invece, la Società etichetta come "non appropriati dal punto di vista biblico". La Torre di Guardia del 1° maggio 1965, dice che l’uso del sangue negli "adesivi per il legno compensato", nel "bitume emulsionato", e nei "fertilizzanti" (pag. 282) è sbagliato sia per chi lo produce che per chi lo compra (per quanto riguarda il suo uso come concime vedi a pagina 8). Poiché l’uso del sangue in tali prodotti non serve certamente come cibo, sottolineiamo ancora una volta come la coerenza richiederebbe che gli argomenti citati prima a favore dei sieri consentissero l’impiego di questi prodotti.

Il divieto della Torre di Guardia sull’uso del sangue quale fertilizzante crea diversi problemi. La Torre di Guardia del 15 ottobre 1964 (già citata in precedenza) tratta in dettaglio il problema se sia "consentito usare concimi che contengono sangue". Invece di consentire a tale uso, cosa che ci si attenderebbe alla luce del suo atteggiamento sui sieri, essa invece lo condanna considerandolo una "violazione della Parola di Dio", asserendo che "colui che vuole mostrare rispetto per la legge di Dio sul sangue non lo consentirà". Le sue spiegazioni, comunque, sono in netto contrasto con le ragioni spiegate in precedenza per consentire l’uso dei sieri di sangue:

Ai servitori di Dio è stato detto nelle Scritture che cosa si deve fare col sangue. così essi sanno che sarebbero ritenuti responsabili da Geova di qualsiasi cattivo uso del sangue su cui avessero controllo. Ciò che più conta, poiché amano Dio sono spinti a osservare le leggi e i principi della sua Parola. Sono quindi stimolati a osservare la legge di Geova sul sangue e anche in modi che ad alcuni potrebbero sembrare insignificanti (La Torre di Guardia del 15 ottobre 1964, pagg. 639, 640).

Anche se l’uso dei concimi animali oggi è regolato dalle stesse norme che vigevano al tempo d’Israele in quanto al dissanguamento degli animali, secondo la Società esso è comunque antiscritturale:

É vero che secondo la legge mosaica il sangue preso da un corpo doveva essere versato in terra e coperto di polvere. (Lev. 17:13, 14) L’obiettivo, tuttavia, era che il sangue così usato non servisse a nessuno scopo utile. Non era messo per terra con l’idea che servisse da concime. Quindi, oggi nessun contadino cristiano può giustamente spargere sangue sui campi per concimare il suolo, né userà un fertilizzante commerciale contenente sangue. Tale uso del sangue significherebbe commerciare con qualcosa che Dio ha riservato a sé. Sarebbe una violazione della Parola di Dio (La Torre di Guardia del 15 ottobre 1964, pag. 639; il corsivo è mio).

Il fatto è che il sangue che viene interrato non può non servire come concime, e le parole di J. Jeremias che abbiamo citato in precedenza, mostrano chiaramente che era abitudine del popolo d’Israele fare proprio questo con il sangue degli animali. Anche se i sieri possono essere considerati differentemente dagli altri derivati del sangue, in contrasto con il sangue intero, il punto di vista relativo al valore "nutritivo" del sangue adottato dalla Società per consentire al loro uso, non regge, poiché tali sieri servono "allo scopo importante di sostenere la vita", esattamente la stessa funzione che svolgono i fertilizzanti messi al bando perché contengono sangue! Nel condannare anche l’autotrasfusione, la Società ha spiegato che "il sangue rappresenta la vita" e che pertanto "non può essere usato per qualche scopo personale" (La Torre di Guardia del 1° novembre 1978, pag. 30). Tuttavia, l’uso medico del siero ovviamente è quello di usare il sangue "per qualche scopo personale". E le argomentazioni usate per proibire l’uso dei fertilizzanti a base di sangue oltre che le trasfusioni di sangue autologo, dovrebbero valere per proibire, similmente, l’uso dei sieri.

Il ragionamento geovista posto a base della condanna dell’uso dei fertilizzanti contenenti sangue si basa sul fatto che questo "uso del sangue costituirebbe commerciare con qualcosa che Dio ha riservato a se". Secondo la Società [Watch Tower] , l’espressione "Dio ha riservato a se", nel caso del sangue vuol dire che:

Il sangue che rappresentava la vita non apparteneva a Dio e alla sua famiglia ma al Datore della vita ... Egli può far notare che agli antichi Israeliti fu detto che il sangue tolto doveva essere ‘versato sulla terra come l’acqua’, per mostrare che era di Dio e che non doveva servire a sostenere la vita di una creatura terrena (Deut. 12:24). (La Torre di Guardia del 1° novembre 1978, pag. 30).

Non si doveva mangiare, non si doveva conservare. L’anima, la vita, era nel sangue; apparteneva a Dio ed Egli aveva comandato che si versasse a terra. (Sangue, medicina e la legge di Dio, pag. 4).

La serietà con la quale la Società ufficialmente considerata "peccato" conservare il sangue per la trasfusione autologa è chiaramente presentata nell’opuscolo Sangue, medicina e la legge di Dio:

Non pensano che se prendono parte del loro proprio sangue conservato per una trasfusione sia più accettevole del sangue di un’altra persona. Sanno che Dio richiede di versare a terra il sangue. Né pensano che una piccola infrazione come quella , come quella di conservare momentaneamente il sangue in una siringa quando è stato estratto da una parte del corpo per iniettarlo in un’altra parte, sia in un certo senso meno riprovevole che se si conserva per un periodo di tempo più lungo (1969, pag. 15; corsivo mio).

Le summenzionate citazioni non sono in armonia con l’attuale posizione della Società sui sieri. Se il sangue (che include anche il siero) "appartiene a Dio" e dovrebbe essere versato a terra" invece di essere conservato e iniettato, coloro che ne fanno uso non sarebbero responsabili davanti a Geova, anche se si tratta solo di una parte del sangue, di aver usato in "modo non appropriato" tale sangue di esclusiva proprietà di Dio?

Naturalmente, il siero di sangue richiede una conservazione molto più lunga di quella "momentanea" di una siringa usata per prelevare del sangue "da una parte del corpo per iniettarlo in un’altra parte". Né si può sostenere che il siero non svolga la "normale" funzione del sangue, cercando così di una scappatoia per non classificare il siero fra quei componenti del sangue di cui è vietata la conservazione. I sieri sono tratti dal sangue intero, che dev’essere prima prelevato da un donatore, conservato, separato, e nuovamente conservato prima di essere iniettato. Tuttavia, secondo la Società, il sangue appartiene esclusivamente a Dio, e perciò non può essere conservato, nemmeno per un secondo, ma dev’essere versato a terra, così ritornando al suo proprietario, Dio.

Inoltre, la Società condanna l’uso del sangue e di tutte le sue frazioni quando vi sono implicati aspetti commerciali. Allo stato attuale non vi è nulla che è collegato al sangue che non sia implicato in aspetti "commerciali" Né il sangue intero, che è la materia di base, né i suoi derivati fra i quali i sieri sono esclusi dai grossi circuiti commerciali. L’uso dei sieri equivale a "commerciare con qualcosa che Dio ha riservato a se", e quindi dovrebbe costituire una "violazione della Parola di Dio" secondo il punto di vista dei Testimoni. Mentre da una parte essi si avventurano in bizantini e tortuosi ragionamenti allo scopo di dimostrare che l’uso del sangue come fertilizzante sia sbagliato, benché esso consista proprio nel versarlo per terra, esattamente come la legge mosaica imponeva agli Israeliti, dall’altra, sebbene l’uso dei sieri non sia assolutamente conforme alle disposizioni mosaiche, essi lo consentono. La Torre di Guardia spiega che usando i sieri i Testimoni non lo "conservano o vendono". Ma se questo può essere vero per ciascuno di loro individualmente, in quanto possono non conservarlo o venderlo direttamente, poiché essi sono costretti a comprarlo, pagandolo, inevitabilmente prendono parte alla commercializzazione di "qualcosa che Dio ha riservato a se" proprio come avviene per i concimi a base di sangue. Inoltre, una persona che sa d’acquistare un’auto rubata da chi non ha alcun diritto di vendergliela è altrettanto colpevole quanto chi gliel’ha venduta. Né la colpa è minore se la macchina gli viene venduta pezzo a pezzo. Accettare del siero di sangue è esattamente la stessa cosa che acquistare il provento di un furto se si vuole seguire nella sua interezza il ragionamento della Società Torre di Guardia. E, certamente, un cristiano non vorrebbe cooperare con chi infrange la legge prendendo per se qualcosa che appartiene legittimamente a qualcun altro, che in questo caso è Dio stesso.

Non ci si sognerebbe nemmeno di sollevare obiezioni del genere se la Società fosse coerente e assumesse una posizione uniforme su tutti i derivati del sangue e tutti gli usi medici del sangue, incluse le trasfusioni. Nel consentire l’uso dei sieri la Società alla fine asserisce che, se una persona si sottopone all’"inoculazione di un siero contenente frazioni di sangue allo scopo di dar origine alla formazione di anticorpi per combattere una malattia", potrebbe " trarre conforto nelle circostanze derivanti dal fatto che egli non mangia direttamente sangue, cosa espressamente proibita nella Parola di Dio" (La Torre di Guardia del 1° maggio 1965, pag. 283). Non sarebbe illogico estendere "questo ragionamento confortante" alle trasfusioni di globuli rossi o perfino al sangue intero. Come abbiamo già notato, la Società insegna che ciò che non è consentito è "l’uso del sangue come alimento". Di conseguenza, l’uso del sangue per qualsiasi ragione medica che non equivalga a tale uso potrebbe essere consentito ed è ovvio che le iniezioni di anticorpi tratti dal sangue non sono "la stessa cosa che prendere sangue, per bocca o mediante trasfusione, come alimento per ricostituire le forze vitali del corpo (La Torre di Guardia del 15 giugno 1959, pag. 382). Se la Società insiste sul fatto che alcune iniezioni di sangue o di parti del sangue devono essere considerate come cibo, tale ragionamento deve valere anche per i sieri. Se le iniezioni di sangue intero e di alcuni derivati del sangue sono fatti equivalere al "nutrimento" sebbene non passino assolutamente per il sistema digestivo, in tal caso si devono condannare le iniezioni di tutte le frazioni di sangue in quanto equivalenti al "mangiare". I sieri, come i globuli rossi o il sangue intero, sono prodotti dal corpo per mantenerlo in buona salute, e svolgono così la stessa funzione del cibo. Non si può in alcun modo separare le funzioni del sangue in "normali" e "non normali". Se si stabilisce che una trasfusione di sangue equivale a "mangiare" il sangue, allora anche l’iniezione di un siero di sangue è anche "mangiare" il sangue. Se, come la Società ha deciso, tale azione equivale al "cannibalismo", allora anche le iniezioni del siero di sangue sono cannibalismo. E anche se fosse garantito che permettere l’assunzione di siero nel proprio corpo non equivale a ricevere sangue, ciò equivarrebbe comunque ad un trapianto d’organo che, se proviene da fonte umana, sarebbe anche condannata come cannibalismo dalla società (La Torre di Guardia del 15 marzo 1968), ma tale opinione fu del tutto ribaltata nel 1980 (La Torre di Guardia del 15 settembre 1980).

Emerge da quanto abbiamo fin qui presentato un quadro sufficientemente chiaro di quanto ci eravamo prefissi di illustrare in questo studio. Ci eravamo impegnati a presentare la storia delle trasfusioni, e, inoltre, una valutazione delle obiezioni religiose, bibliche e mediche che possono essere mosse a questa dottrina così peculiare del geovismo.

Per quanto riguarda la sua storia, è veramente singolare l’aver riscontrato che per quasi metà dell’intera vita del movimento il problema non era nemmeno conosciuto. Russell, il fondatore, non se l’era posto, né Rutherford vi dedicò mai soverchia attenzione. Per quanto riguarda, poi, le basi religiose e bibliche, abbiamo potuto determinarne l’assoluta inconsistenza, comprendendo che hanno lo stesso sostegno scritturale delle due dottrine che l’hanno accompagnata per un certo periodo di tempo: quelle delle vaccinazioni e dei trapianti, e cioè dottrine per le quali la stessa organizzazione ha dovuto riconoscere che non esistevano assolutamente le basi dottrinali perché si continuasse a riporvi fede. L’atteggiamento dei testimoni di Geova sul sangue, a ben pensarci, non è che la fusione di parte delle due dottrine ormai scomparse. Dalla prima, quella sulle vaccinazioni, ha tratto la convinzione che si tratti di una violazione del patto noetico, avendola infatti più volte spiegata quasi con le stesse motivazioni e le stesse scritture. Dalla seconda, quella sui trapianti ha derivato la convinzione che la trasfusione, in realtà, non è altro che il trapianto di un organo allo stato liquido: il sangue. A stretto rigor di termini, pertanto, con la dottrina delle trasfusione non abbiamo visto altro che la trasformazione e la fusione delle due precedenti. Così come non ve n’è più traccia, così accadrà con quella sul sangue.

Dal punto di vista medico ci sembra superfluo ribadire ancora una volta l’assoluta necessità del sangue in determinate circostanze, e l’inconsistenza delle obiezioni del geovismo basate sulla sua pericolosità. Il fatto che la scorrettezza umana abbia arrecato gravi difficoltà al settore, non diminuisce in alcuna misura l’importanza che la somministrazione del sangue o di sue parti, quando si tratta di un prodotto immune da contaminazioni, costituisce un presidio terapeutico tuttora insostituibile e pertanto di fondamentale importanza dal punto di vista medico.

Non sappiamo quando accadrà, ma sappiamo per certo, in base alle passate esperienze, che quando questo divieto sarà finalmente tolto, i testimoni di Geova di tutto il mondo si riapproprieranno delle trasfusioni di sangue con la stessa rapidità e disinvoltura con le quali si sono riappropriati delle vaccinazioni e dei trapianti, a significare quanto estraneo al loro vero sentire questa dottrina sia stata. Essa è infatti lontana dall’essere una dottrina profondamente condivisa da tutti loro. Ed è facile dimostrarlo. Quando un testimone di Geova si allontana dall’organizzazione difficilmente riesce a riaccostarsi a dottrine nelle quali ha veramente creduto e ad accostarsi nuovamente a quelle della sua chiesa di provenienza.Egli nutre un’insopprimibile ripugnanza per la croce, per la Trinità, per la Madonna, per la comunione e per tutto quello che rappresenta l’odiata meretrice: Babilonia la Grande. Ma è prontissimo a dimenticare che per anni ha ritenuto l’assunzione di sangue un gravissimo peccato, disponibile ad accettarlo, come ormai accetta i trapianti, senza alcun senso di colpa.

É quindi nell’intento di aiutare i testimoni di Geova ad una matura riflessione sull’argomento che sono state preparate queste note, anche se sappiamo già che il leggerle rappresenterà per la maggior parte di loro un compito difficilissimo se non impossibile, e questo proprio per il divieto che incombe su di loro di non poter leggere alcunché provenga da fonti avverse o, peggio ancora, "apostate". Il loro "Grande Fratello", l’onnipresente Corpo Direttivo di Brooklyn, ha stabilito che nulla deve turbare l’acritica e pedissequa accettazione delle sue dottrine, sicché solo alcuni di mente più aperta e disponibile a correre gravi rischi riusciranno ad approdare alla lettura di informazioni poste al bando.

Crediamo comunque, che se c’è una cosa che non può essere nascosta per sempre è l’informazione e che anche questa informazione, prima o poi, arriverà dove deve arrivare.

É con questa speranza che completiamo questo scritto dedicato alla dottrina più aberrante del geovismo: quella sul sangue!

 

 

TORNA A MAGIA E
NUOVA RELIGIOSITA'