BUDDISMO IERI E OGGI
Andrea Menegotto

Il Buddhismo, nato in India sulla base degli insegnamenti di Siddhartha Gautama (vissuto all’incirca fra il 560 e il 480 avanti Cristo), rappresenta una delle più antiche fra le religioni tuttora diffuse. Siddhartha, all’età di ventinove anni, decise di lasciare la reggia paterna per impegnarsi nella ricerca di una via che conducesse alla liberazione dalla sofferenza e alla felicità suprema. Dapprima si dedicò allo yoga e alle pratiche di un ascetismo che giudicherà più tardi tanto severo quanto infruttuoso. Per questo adotterà una via di compromesso fra la vita agiata e la mortificazione assoluta, per approdare infine - nell’ultima fase del suo cammino - alla definitiva "illuminazione", ottenuta, secondo la tradizione, durante una notte trascorsa a meditare sotto un albero di fico. Da allora Siddhartha, divenuto finalmente il Buddha (vale a dire l’"Illuminato"), si impegnerà in un’infaticabile opera di predicazione itinerante per raccogliere un numero sempre maggiore di discepoli ai quali affidare il nucleo essenziale della sua dottrina, tramandata in forma esclusivamente orale e riassunta nelle definizioni dette Quattro nobili verità.

In esse si afferma che: (1) ogni esistenza è dukka, ossia insoddisfacente e piena di sofferenze; (2) il dukka nasce dal tanha, l’attaccamento o il costante sforzo per trovare qualcosa di stabile in un mondo transitorio; (3) il dukka può cessare totalmente e ciò coincide con il nirvana, uno stato di quiete consistente nell’eliminazione di ogni realtà concreta in quanto transitoria e dolorosa; (4) questo si può raggiungere seguendo l’Ottuplice Sentiero costituito da retto intendere, retta risoluzione, retto parlare, retto agire, retto sostentarsi, retto sforzo, retta meditazione, retta concentrazione.

Dunque, per il Buddhismo la vita è sofferenza, il dolore costituisce l’essenza più profonda della vita umana dalla nascita alla morte e questa non rappresenta in alcun modo la liberazione dal dolore, in quanto, conformemente alla concezione fondamentale del pensiero indiano, l’uomo è soggetto - come tutti gli esseri - al flusso inarrestabile delle rinascite (samsara), reincarnandosi continuamente – in base alla legge del karma - in corpi sempre diversi. Lo scopo ultimo della vita umana per il Buddhismo è la salvezza intesa come liberazione dal dolore dell’esistenza, che ha come causa l’ignoranza, la quale deve dunque essere eliminata.

Il Buddhismo si estinse in India a causa delle invasioni musulmane dell’XI secolo, ma si diffuse in altre terre, oggi è presente soprattutto in Asia orientale, dove conta circa 300 milioni di seguaci, suddivisi in due diverse correnti: il "Grande veicolo" o "Mahayana" e il "Piccolo veicolo" o "Hinayana" . Quest’ultimo rappresenta la forma di Buddhismo più antica, che il "Grande veicolo" (risalente al primo secolo) pretende di superare, dicendosi in possesso di insegnamenti esoterici trasmessi oralmente dal Buddha. All’interno delle due correnti nascono numerose scuole, il cui sorgere è favorito dal fatto che il Buddhismo non riconosce un’autorità centrale. Dal punto di vista geografico le scuole della corrente "Hinayana" sono diffuse prevalentemente a Ceylon, in Birmania, Laos, Cambogia e Tailandia, mentre quelle della corrente "Mahayana" sono dominanti in Tibet, Cina, Corea e Giappone.

In particolare, il Buddhismo del "Grande veicolo" ha conosciuto un grosso sviluppo in scuole e tradizioni di carattere soprattutto filosofico, fra queste si segnalano per importanza e notorietà il Chan cinese, le scuole giapponesi Soto, Rinzai, Zen, Nichiren e in Tibet il Gelupa, a cui appartiene il Dalai Lama.

Nella nostra epoca si parla e si è parlato molto di una riscoperta dell’Oriente dal punto di vista religioso, elemento rilevante di tale riscoperta è senza dubbio un deciso interesse per il Buddhismo. In particolare, negli Stati Uniti, a partire dagli anni Cinquanta, il Buddhismo fu apprezzato e diffuso negli ambienti degli hippyes e della contro-cultura, della nuova sinistra politica, negli ambiti in cui si ricorreva alle droghe psichedeliche, che producevano nella mente di chi ne faceva uso immagini analoghe a quelle descritte nei testi buddhisti. Perfino il Dalai Lama giunse ad affermare che il ricorso a tali allucinogeni poteva essere uno strumento utile per "cogliere barlumi di coscienza". In anni ancora più recenti, il New Age, propagando dottrine e spiritualità alternative rispetto al Cristianesimo, si è fatto più volte portavoce di idee tratte da religioni orientali e, quindi, anche di dottrine di origine buddhista.

Se poi si volge lo sguardo a quella categoria che gli studiosi qualificano come "nuovi movimenti religiosi" (termine più preciso e scientifico del ricorrente vocabolo "sette"), si nota al suo interno la presenza notevolmente significativa di gruppi di origine buddhista, fra cui la Soka Gakkai, famosa in Italia anche perché vanta fra i suoi membri il calciatore Roberto Baggio.

Quale posizione assume la Chiesa Cattolica di fronte al Buddhismo?

La Chiesa si è espressa relativamente alle religioni non-cristiane soprattutto in un Documento del Concilio Vaticano II: la Nostra Aetate (28 ottobre 1965), in cui, pur tenendo fermo il fatto che "Essa… annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è ‘via, verità e vita’ (Gv 14, 6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato a se stesso tutte le cose" (n. 2), ha aperto decisamente la via al dialogo interreligioso: "La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini. Essa però annuncia ed è tenuta ad annunziare incessantemente Cristo che è "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato a sé tutte le cose" (ibid.). Del Buddhismo, in particolare, la Chiesa afferma: "Nel buddhismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema sia per mezzo dei propri sforzi sia con l’aiuto venuto dall’alto" (ibid.).

Guardando però al contesto della nuova religiosità ci si accorge di due problemi fondamentali: chi oggi abbraccia il Buddhismo in Occidente, aderendo a gruppi come la Sokka Gakkai, nella stragrande maggioranza dei casi è un cristiano battezzato, che rinuncia al suo credo per aderire ad un’altra religione. Ovviamente, la Chiesa è preoccupata per la salvezza di ogni suo figlio nella fede, soprattutto perché è cosciente di portare al mondo la Verità totale di un Dio fatto carne per amore dell’uomo.

Inoltre, grazie soprattutto al New Age, oggi è diffusa l’idea per cui un cristiano può continuare ad essere tale pur condividendo e praticando dottrine e tecniche di derivazione orientale (yoga, zen, Meditazione Trascendentale….), che in realtà veicolano idee del tutto estranee al Cristianesimo, le quali finiscono per corrompere e inquinare l’autenticità della fede della Chiesa e favorire la confusione e la "doppia appartenenza", cioè il condividere l’adesione di fede a due (o più) diverse religioni. Le statistiche mostrano che spesso i nostri contemporanei sono disposti a credere sia in Buddha che in Gesù Cristo, mettendo entrambi sullo stesso piano e ritenendoli semplicemente "grandi Maestri" dell’umanità.

Ma la pretesa del Cristianesimo è molto diversa rispetto a quella del Buddhismo, in cui, non essendoci un Dio (si parla solo di bodhisattva, cioè di esseri celesti che hanno già raggiunto l’illuminazione e aiutano gli uomini a raggiungerla), l’uomo deve divenire salvatore a se stesso. "Il cristianesimo – afferma invece Il Santo Padre Giovanni Paolo II – è una religione di salvezza…. Per sperare di essere salvato da Dio, l’uomo deve fermarsi sotto la croce di Cristo. Poi, la Domenica dopo il Sabato Santo deve trovarsi davanti al sepolcro vuoto e udire, come le donne di Gerusalemme: ‘Non è qui. E’ risorto’. (Mt 28,6). Tra la Croce e la Risurrezione è contenuta la certezza che Dio salva l’uomo, che Egli lo salva per mezzo di Cristo, per mezzo della sua Croce e della Sua Risurrezione" (Giovanni Paolo II [con Vittorio Messori], Varcare la soglia della speranza, Mondadori, Milano 1994, p. 76).

 

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