PER DIVENTARE DISCEPOLI DI GESU'

Tappe del cammino di conversione

Suor Maria Francesca Cavallo

Cari amici, amici di Gesù ed amici tra di noi, a tutti il suo saluto: "Shalom". A tutto il mondo "Shalom".

Nel giorno in cui Roberto mi invitò in mezzo a voi, e voi sapete che non è facile dire di no a Don Dino, io invitai un' altra persona: la Madonna. E le disse, così come le ho ripetuto stamattina: "Vieni, perchè qui sarà come alle nozze di Caana. E se tu dici una parola, la nostra acqua può diventare vino: e se tu dirai un' altra parola, il nostro vino può diventare Eucarestia". Ecco cosa è la conversione, cari amici: è che la nostra acqua, la nostra povertà può e deve diventare vino. Tu non sei più acqua, sei vino: vino di gioia, vino di forza, vino di shalom. Ma non basta ancora.

Per te che sei un animatore, un' animatrice, un responsabile di fratelli: tu devi diventare Eucarestia.

Ecco le tappe della conversione: acqua, vino, Eucarestia.

E' semplice, ma dobbiamo vedere poco per volta questi passaggi. Anzi tutto è possibile, dopo tanti anni che noi camminiamo, con tanti nuovi volti che appaiono, questo cambiamento radicale e progressivo, è possibile questa trasformazione, così come ci ha detto il nostro amico S.E. il Vescovo Costanzo nella sua ultima citazione della Seconda Lettera ai Corinzi cap. 3, ver. 18: "Noi tutti veniamo trasformati in quella medesima immagine, quella di Cristo, di gloria in gloria secondo l'azione dello Spirito del Signore". Di gloria in gloria, ma io tradurrei "di tappa in tappa", di giorno in giorno verso la pienezza. Cari fratelli, una volta c'era un giovane eremita che non era tanto contento di sè e della sua vita: costui faceva molte cose ma un bel giorno era andato un po' in crisi, così che decise di andare a visitare un anziano Abbà del deserto. E quando arrivò gli disse: "Padre, io faccio tutte le mie preghiere, tutti i miei digiuni, le mortificazioni, penitenze e quaresime. Faccio anche elemosine, perchè io lavoro e poi dono il frutto del mio lavoro, ma mi manca qualcosa. Dimmi tu:, che cosa mi manca ?". E l' anziano Abbà che era diventato trasfigurazione, trasparenza di Gesù, lo guardò negli occhi con tenerezza, la stessa tenerezza con cui noi guardiamo ai nostri giovani che sono pieni di desiderio, di camminare dietro a Lui, e gli disse: "Figlio mio, devi diventare fuoco !". Dice la storia che le braccia alzate e le mani aperte dell' anziano Abbà erano come dieci fiaccole accese.

Carissimi, anche noi dobbiamo diventare fuoco: ieri ci è stato detto: "Siete luce nel Signore". Oggi il Signore ci dice: "Dovete diventare fuoco".

"Signore compi questa parola, questo è un grido di risveglio: chiediamo grazia di diventare fuoco".

E se voi diventerete fuoco - diceva Santa Caterina da Siena - metterete fuoco in tutta l'Italia". E' giunto il tempo di avverare questa profezia: mettere fuoco nelle nostre città, fuoco di vita, fuoco di gioia, fuoco che distrugga il peccato. Ecco, è possibile dopo tanti anni, in cui abbiamo visto tanti fratelli allontanarsi da noi, in cui abbiamo visto emergere le nostre debolezze, i nostri idoli, avuto in qualche istante un po' di scoraggiamento, è possibile diventare fuoco ed essere progressivamente trasformati ad immagine e somiglianza del nostro Signore?. Prendo le mosse per dare una risposta da un proverbio dell' Afganistan che dice: "La notte, quando scende la pioggia sul deserto, i semi portati dal vento subito germogliano, ed al mattino, ecco il prodigio: il deserto è fiorito. Ma la gente dice, con una vena di pessimismo, che è più facile fare fiorire il deserto che fare cambiare il cuore di un uomo" Il pessimista risponde così: "Ma no, tanto non cambia niente: cambia qualcosa a Rimini, ma poi tutto diventa monotono, liscio liscio". L'ottimista invece risponde: "Si, tutto è possibile, ce la facciamo". E il credente? Cosa dice il credente? Il credente dice ciò su cui siamo stati invitati a meditare e a pregare: "Un tale processo di trasformazione è reso possibile dall' incontro tra l'azione dello Spirito Santo e la fatica dell'uomo". Non solo lo Spirito e non solo la fatica,  ma questa sinergia tra lo Spirito Santo e noi ha come frutto questa nostra conversione, questa nostra trasformazione. Ed ancora noi ci facciamo delle domande: come è possibile attraversare questo guado della conversione per arrivare alla trasformazione in "sequela Christi" ? Un passo dopo l' altro, una tappa dopo l'altra: acqua, vino, Eucarestia. E quali sono questi passi, queste tappe, questi passaggi?

Ho interpellato il "Catechismo della Chiesa Cattolica" che parla molto spesso della conversione ed al punto 1427 dice che c'è una prima e fondamentale conversione: quella del Battesimo. Al passo successivo parla di una seconda conversione: l' impegno continuo per tutta la Chiesa come risposta all'appello di Cristo. La seconda conversione è quella di tutti i giorni: quel cammino, quel vivere con Lui, senza forse sapere dove andiamo, ma con Lui. Questa chiamata alla seconda conversione è espressa molto bene da Cardinale Martini nella sua ultima Lettera Pastorale "Ripartiamo da Dio" in cui si legge: "Conversione continua significa non dare mai nulla per scontato nel nostro cammino di fede, non cullarci nella presunzione di già sapere ciò che è invece avvolto nel mistero: significa santa inquietudine e ricerca". E noi siamo tra questi, sì nella gioia, ma sempre pronti ad interrogarci come il giovane eremita: "Che cosa posso fare? Che cosa devo fare?". Ho interrogato anche i maestri della spiritualità: ce ne sono tanti, dai classici, e cioè i Santi, ai teologi, ed ho scoperto delle cose bellissime che voglio condividere con voi. Sant' Agostino dice: "Saliamo la salita del cuore, cantando i cantici delle ascensioni (i Salmi). Dal tuo fuoco, dal tuo buon fuoco siamo infiammati, mossi. Saliamo verso la pace di Gerusalemme". E anche San Tommaso d' Acquino parla di questi passaggi e li chiama "gradi della carità". Ci dice: "All' inizio noi dobbiamo difendere, proteggere la carità perché è insidiata dal male. In un secondo momento dobbiamo rafforzare la carità. In un terzo tempo dobbiamo tempo dobbiamo diventare carità". Angela da Foligno ha quella bellissima espressione: "Non essere più altro che amore". Sant'Ignazio da Loyola, altro grande maestro nel suo cammino degli esercizi spirituali, ci parla dei tre gradi di umiltà che sono i tre gradi di amore e ci dice così: "Di fronte alla grandezza di Dio noi siamo disposti a morire pur di non fare un peccato mortale. Al secondo grado di umiltà, cioè di sottomissione a Dio, siamo disposti a morire, ma non facciamo neanche un peccato veniale, e restiamo liberi di fronte a tutte le creature. Al terzo grado di umiltà e di amore più perfetto, noi vogliamo essere come Te: di fronte a delle scelte preferiamo essere poveri con Cristo povero, umili con Cristo umile.....". La sequela va fino alla imitazione.

I grandi del '500 e del '600, e tra questi nomino Santa Teresa d' Avila, San Giovanni della Croce, San Francesco di Sales, sono tutti d' accordo nel dire che ci sono delle vie nel cammino della perfezione e della conversione, ci sono dei passaggi: alcuni parlano addirittura di tre strade, tre corsie, come le nostre grandi autostrade d' Italia. C' è la corsia della purificazione che come si dice San Francesco di Sales - consoliamoci - dura per tutta la vita. Anche il Concilio Vaticano II lo dice così bene nella "Lumen Gentium" al n. 8: "Noi, Chiesa sempre reformanda". Questa purificazione ha dei momenti più forti: i Santi parlano del quadruplice crogiolo dei sensi, purificazione dei sensi, dell' intelletto, della memoria, della volontà. Purificazione che puoi fare tu, ma quando arriva il fuoco di Dio, si salvi chi può: arriva una purificazione inedita, specifica per ciascuno di noi, attraverso questa corsia in cui ogni tanto ritorniamo, anche se Dio, che è al volante, passa nella seconda corsia chiamata "illuminazione". Cosa è questa illuminazione? E' diventare luce, ma passando attraverso la notte, per abituare i nostri occhi a vedere la luce di Dio. Dobbiamo passare attraverso una purificazione di buio, di non capire quasi più niente, come alcuni di noi hanno già sperimentato o stanno sperimentando. Dobbiamo passare attraverso la purificazione della fede, della speranza e della carità. All'inizio, ecco, siamo molto consolati da Dio: abbiamo queste carezze del Signore, ma ad un bel momento il Signore ci dice: "Tu segui me per quello che ti do o per quello che io sono?". Questa è la purificazione che si apre alla illuminazione, ecco questo passaggio tra una corsia e l'altra. Poi c' è la terza corsia , quella dell'unione con Dio che mi piace definire con le parole di San Paolo nella Lettera ai Galati al cap. 5, ver. 6: "Fede operante per mezzo della carità". Allora questa terza corsia, in cui noi facciamo capolino e poi torniamo indietro, in cui il Signore ci fa pregustare alcuni momenti della sua luce e del suo amore è la tappa in cui c'è la battaglia e la vittoria sull' egoismo: egoismo definito in maniera gentile da Milton "amor proprio che è l' ultima miseria delle anime grandi". Quest'ultima miseria ce la portiamo sempre con noi. Queste tappe sono state studiate, presentate e vissute nella storia della spiritualità, direi, ad un livello piuttosto personalistico, individuale: queste tappe sono state presentate da un punto di vista quasi di ognuno di noi. Ad un certo momento c'è la domanda che ci possiamo fare un po' tutti insieme: che cosa dice Dio nel suo stesso libro di teologia, la "Sacra Bibbia", il libro che ha scritto Lui?. Dice di una storia, storia a livello di popolo, come ben sappiamo, storia di un cammino in quella sinergia: Dio agisce ed il popolo collabora, corrisponde più o meno lentamente, come facciamo noi. Queste tappe sono le tappe del grande esodo, la grande conversione di un popolo, il grande passaggio da tribù schiava a vero popolo di Dio, che Dio ha creato per la sua gloria e per testimoniare al mondo che c' è un Dio solo. Allora possiamo vedere insieme le sette tappe del popolo di Dio:

1- la tappa di partenza, l' Egitto, e che è stata anche la nostra tappa. Qui Dio passa. Quando ero molto giovane, studente, sentii un giorno questa parola di Agostino: "Timeo Dominum transeuntem". Temo il Signore che passa e che non torna indietro: veramente Lui torna sempre, però quella parola di Agostino ha spaccato il mio cuore. Ho cominciato a camminare dietro di Lui poco per volta e cammino ancora. Questa è la tappa della Pasqua: Dio, stratega di liberazione, strappa il popolo dall' Egitto per mezzo dei suoi profeti Mosè ed Aronne. Il popolo risponde mettendosi in cammino, lentamente, un po' appesantito da tutti i regali d' Egitto. Così siamo noi, nei nostri gruppi dove talvolta facciamo fatica a camminare con agilità, a passo di danza, passo che troviamo nella seconda tappa.

2- la tappa del mare dei giunchi. E Dio è animatore della danza sulle rive del mare. Ed il popolo risponde "Si". Possiamo ricordare San Nicola dei Flui, Santo svizzero, che dice: "La preghiera è combattimento  e danza": questa è una delle più belle definizioni della preghiera.

3- La lunga marcia nel deserto. Non solo i cinesi hanno fatto la lunga marcia, ma il popolo di Dio, noi. Questa lunga marcia vede Dio "esperto in itinerari di pellegrinaggio". Ogni tanto Dio apre un ristorante in questo deserto, dando da mangiare e da bere a questo popolo, che accoglie i doni di Dio  e poco per volta si impoverisce, si distacca dall' Egitto, si distacca dai suoi stessi itinerari, perchè l' itinerario  di Dio è diverso.

4- la tappa delle mormorazioni e degli idoli. Voi sapete bene che Dio non è tenero con questi peccati, e ci fa capire quando cadiamo in queste idolatrie. Il popolo si purifica, il popolo piange, il popolo prega.

5- la tappa del roveto ardente, della grande rivelazione sul monte di Dio. I Santi la definirebbero "tappa della grande illuminazione", questa grande luce che si scatena da questo monte. Dio in questa luce crea l' Alleanza: questa è la tappa più grande. Dio parla al popolo che risponde.

6- la  tappa del fiume Giordano, di Gerico, dove Dio scatena la lode, dove Dio provoca la fede per passare oltre, per andare fino alla terra promessa, per non avere paura dei nemici intorno, in quanto Lui già li ha messi a tacere.

7- la Terra promessa. Dio mantiene le promesse.

Questo itinerario è vissuto nell'incontro tra l'azione dello Spirito Santo e la fatica del popolo, la fatica di ognuno. I rabbini ci dicono di alcuni ebrei che sulle soglie del Mar Rosso avevano paura  a mettere piede nell' acqua: questi sono rimasti in Egitto. A chi metteva il piede nell'acqua, l'acqua si apriva davanti. I rabbini ci dicono anche che ci furono degli Egiziani che aspiravano alla libertà, e mettendo i piedi nel Mar Rosso sperimentarono la liberazione, la conversione, la trasformazione. Il  popolo ha risposto a questo appello di Dio un  po' zoppicando, ma sempre in cammino: voglio a questo punto ricordare p. Tommaso Beck che diceva, ricordando la lotta di Giacobbe al torrente Iabbo: "La Chiesa, come Giacobbe, è zoppicante ma benedetta". E io dico a voi, a noi, che anche alla Chiesa nostra: anche il Rinnovamento è zoppicante ma benedetto.

Noi dobbiamo riconoscerci zoppicanti nella fede, nella speranza, nella carità; ma nonostante questo il Signore ci manda addosso la sua grande mano che ci benedice, ci copre e ci dice parole di tenerezza e di vita.

Questo itinerario che io ho tracciato e che voi conoscete benissimo, ha una legge, un paradigma: questo modulo, questo modo di agire di Dio si ripete nella storia. Si è ripetuto per Israele, ma poi sono ricominciate le schiavitù, la deportazione in Babilonia, tutte le persecuzioni che il popolo di Dio ha avuto nei secoli fino ad oggi; e nuovi esodi,  e nuovi orizzonti, e ritorni a Gerusalemme. Questa schiavitù nuova  è anche la nostra, è una schiavitù più sottile di quella dell'Egitto, è l' adeguamento alla mentalità non di Dio. E' la ricerca di alleanze pericolose, è il sincretismo, il "new age" di tutti i tempi, è la tentazione di accontentarsi: direi di addomesticare il mistero - e noi, lo dico piano, un po' ce l'abbiamo questa tentazione quando abbiamo le ricette per tutto, le risposte a tutti i perchè, le risposte a tutti i dubbi, le risposte a tutte le obiezioni. No, anche noi siamo in ricerca e non dobbiamo addomesticare il mistero: sarebbe un idolo ancora più grande. Dicono gli orientali: "Quando trovi il Buddha, spezzalo". Cioè, caro fratello, quando sei sicuro di avere trovato Dio, attenzione hai trovato un tuo Dio, non il vero Dio.

Ma Dio non si stanca: queste tappe che ha fatto con il popolo suo le fa con la Chiesa e le fa con noi. Qui una domanda: quali sono le tappe della nostra conversione, della nostra trasformazione ?

Ho visto come sette momenti che, combinazione, cominciano tutti con la "S". Perciò ve li annuncio some le "SETTE S" del nostro cammino, le sette tappe della nostra conversione:

1- lo Stacco dal peccato, un po' come staccare una spina, una presa della corrente: qualcuno parla anche di strappo dal peccato, da quello grave, da quello che sappiamo che Dio non vuole e che qualche volta ci tenta, standosene accovacciato alla porta del nostro cuore. Talvolta fa capolino e vuole abitare nel nostro cuore o nel cuore dei fratelli. Stiamo attenti, questa è solo la prima tappa, la tappa della schiavitù in Egitto. Quindi bisogna staccare questa presa. Di solito questa tappa corrisponde con l'inizio del seminario per l'Effusione.

2- Sguardo reciproco con Gesù. E' la tappa in cui si riscopre il Vangelo, la Bibbia, la Parola nella sua profondità, nella sua ricchezza: parola che poi fiorisce nella lode, nei Salmi. Cominciamo a gustare la Parola di Dio dopo avere staccato la presa del peccato.

3- Servizio imperfetto: è la tappa dell'attivismo, di un entusiasmo, secondo alcuni un po' fanatico. Ci siamo passati tutti.

4- lo Sguardo più intenso di Gesù. E' quella chiamata più intensa alla sequela, direi all'adorazione. Quanti di noi hanno avuto questo regalo del Signore, di innamorarsi dell'Eucarestia fino al punto di passare delle ore, di perdere del tempo davanti a Lui. Questa è la tappa personale, quando non ti basta più la preghiera del gruppo. E' grande, è bellissima, è come l'eucarestia domenicale per il popolo di Dio. Ma non basta, ed allora viene riscoperta la necessità della preghiera personale, della contemplazione. A questo punto vorrei citare il "Catechismo della Chiesa Cattolica" che parla in due punti dello sguardo: al n° 1432, parlando della conversione, dice: "Il cuore umano si converte, si trasforma guardando a colui che è stato trafitto". Ancora, in quella favolosa sezione sulla preghiera, dice: "Lo sguardo di Gesù purifica, libera il cuore. La luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore, ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione verso tutti gli uomini".

5- Spogliamento nel silenzio attraverso il silenzio. Questa è una tappa che fa tremare le vene ed i polsi. In questa tappa vengono aperti gli occhi sui nostri idoli. Questi idoli c'erano anche prima, solo che avevamo lasciato i più grossi. Quelli più raffinati si vedono solo dopo essere stati davanti all'icona di Cristo Crocifisso e della sua Eucarestia. Allora prendo le parole del Cardinale Martini pronunciate in una sua conferenza ai Vescovi del Piemonte: "L’idolo del primato dell' efficienza, ed il primato dei mezzi". Il primato dell'efficienza  è un idolo, il primato dei mezzi è un idolo: per mezzi si intendono i mezzi umani, della tecnica, i mezzi naturali, tutti questi mezzi fantastici che abbiamo a  disposizione: ci vogliono, ma è un idolo il primato di questi mezzi. Poi c' è l'idolo del "sentirsi forti", del sentirsi i migliori: il definirsi il miglior gruppo della parrocchia, della Diocesi, questo è un idolo. C'è ancora un altro idolo, ed è quello dell'ansietà apostolica: cosa fare ? cosa fare ? In questa tappa il Signore ci apre gli occhi su tutti questi idoli mescolati con lo zelo apostolico e Lui stesso ce li devitalizza. Questo porta alla liberazione dai risultati. Noi mettiamo l'acqua: Lui farà il Vino e l’Eucarestia. Dio ci libera addirittura dal misurare la febbre del nostro spirito, dalla preoccupazione della propria spiritualità, dei frutti dello Spirito in noi, facendoceli vivere e basta, donandoceli. Per alcuni questa tappa dello spogliamento è anche la tappa della Croce, della prova, della solitudine, della malattia e dei gravi problemi di famiglia. Tu eri un animatore, il padre o la madre del gruppo, adesso non sei più niente: succede, e come ! Ma allora tu dici "Grazie": accetti perchè c’è passato Lui, ed a questo punto vorrei citare i Padri della Chiesa orientale che definiscono questo passaggio il "transitare attraverso il nulla". E' questa la grande morte, non quella fisica: la morte dentro. Questa è la tappa dello spogliamento che ci fa un pochino più simili a Lui.

Vorrei recitare una poesia che ho recitato a Pentecoste in Sondrio:

E' BELLO L' ALBERO IN FIORE,
E' BELLO L' ALBERO IN FRUTTO:
MA L' ALBERO SPOGLIO
IL SOLE LO ILLUMINA TUTTO.

6- Somiglianza con Cristo. Sapete come Dante chiama la nostra mamma?: "Colei che a Cristo più si somiglia". Veramente la mamma è grande perchè somiglia a Gesù !!: non solo perchè mamma sua, ma perchè ha vissuto con Lui, lo guardava, ne veniva trasformata. Somiglianza con Cristo: Questa tappa la vediamo nei grandi e nei piccoli santi. Io posso dire a voi, dopo quasi 22 anni di Rinnovamento, di avere visto tanti di voi cambiare tantissimo, somigliando un po' più al Signore. E questo è avvenuto non perchè alcuni di voi hanno fatto pugilato di santità ma perchè si sono abbandonati allo Spirito Santo, perchè hanno creduto. Il giusto vive per la fede e cammina sulla Parola di Dio, non tanto sugli entusiasmi. C'è un Salmo che inizia così: "Ho creduto, per questo ho parlato". Vorrei citare San Francesco d'Assisi, questo piccolo grande uomo che ancora riempie di splendore la Chiesa e anche quelli fuori della Chiesa: è un aneddoto più che altro. Alcuni anni fa ci fu una delegazione della Cambogia che partì alla volta di Parigi, presso il governo francese per chiedere aiuti. Ebbene, fu un incontro storico. Allora questi grandi della Francia fecero loro delle promesse di aiuti ai diplomatici della Cambogia, paese molto povero. Promisero loro aiuti, esperti, strumenti, medici e tutto ciò che serve. Ad un bel momento si alzò il Ministro della Cultura cambogiano, il quale con grande solennità e tranquillità disse: "A noi basta che ci mandiate un San Francesco!!".

Questa citazione è dedicata a tutti i Padri Francescani qui presenti, a cominciare da Padre Matteo. A forza di stare con Gesù nella adorazione, nella preghiera, nella sottomissione, nell'obbedienza alla sua Parola, alla Chiesa, ai responsabili noi diventiamo un po' più come Lui. Allora l'effetto quale sarà? Vediamolo al settimo punto.

7- Servizio nuovo: trasformazione di noi in dono, in colui che riceve tutto da Dio: infatti a questo punto noi riceviamo i carismi, i non carismi, riceviamo noi stessi, la vita, le malattie. Riceviamo e diventiamo dono. E vediamo gli altri come un dono, non come un nemico o come qualcuno da sfruttare. Diventiamo dono, alla maniera di essere lo zerbino delle parrocchie. Questa, carissimi, è l'ultima tappa, e non è facile arrivarci, in quanto lo zerbino è colui a cui si da un calcio, colui che si sporca. Ma lo zerbino è importante. Questa tappa è quella in cui l'io diventa noi, in cui tu riscopri la Chiesa, in cui tu abbracci la Chiesa. Ad un certo punto il Signore fa crollare quei muri di Berlino che ci siamo costruiti e ci ricorda che la Chiesa, il suo popolo è più grande: e noi lo dobbiamo abbracciare tutto, accogliere e mettere i carismi da Lui donati al servizio dei fratelli. Servizio nella Chiesa, non soltanto all'interno del gruppo, nonostante ci siano molte cose da fare: ed allora attraverso il discernimento capire cosa chiede il Signore oggi al Rinnovamento Italiano attraverso di noi. Vorrei pormi un'ultima domanda: come si fa a percorrere queste tappe, come avere un discernimento per decidere e capire in quale tappa siamo? E', questa, una domanda difficile dalla risposta difficilissima. Ci vuole discernimento, accompagnamento spirituale, guida spirituale: ce ne sono pochi, nei nostri gruppi, fratelli o amici che accettino di accompagnarci. In molti gruppi c'è questa realtà di fare Emmaus: i due che si incontrano e che si aiutano. E', questa, una parola rivolta specialmente a coloro che fanno un cammino in coppia, marito e moglie, e che oggi sono qui: siate accompagnamento spirituale reciproco umile, e di tanto in tanto interpellate una guida religiosa, sacerdotale. Ma già voi avete questo carisma, perchè nei nostri gruppi c'è il carisma dell'accompagnamento spirituale: allora scopriamolo con umiltà e coraggio, fratelli, aiutiamoci a vicenda.

Ognuno di noi ha bisogno ogni tanto di un fratello che ti prende per mano, ti prende sulle spalle per attraversare il fuoco: perchè sennò ti perdi, ti bruci, e cadi.

Un giorno, durante i miei esercizi spirituali, ho fatto una scoperta sulla linea di questo cambiamento di vita. Riflettevo sulla figura di Marta, una donna molto simpatica a cui assomigliamo un po' tutti noi, anche gli uomini. Questa donna, quando accoglie Gesù in casa sua, lo accoglie un po' come serva: essere servi è una cosa buona. Mosè era servo di Dio, anche la Madonna è "l'ancella del Signore", persino Gesù è chiamato anche servo. Però Gesù dice anche: "Non vi chiamo più servi, siete diventati miei amici". E, fratelli, capite che nel Vangelo di Giovanni Marta non è più serva: nel capitolo 11, al momento della resurrezione di Lazzaro: "Marta è diventata amica". Questo per significare che questa conversione si fa stando con Gesù, contemplando Gesù. Si diventa ciò che si contempla, si diventa chi si contempla: perdiamo quindi del tempo per questa contemplazione che ci fa camminare sul cammino della conversione e ci fa passare attraverso tutte le tappe perchè Lui ci attira, allo stesso modo con cui ha attirato tanti fratelli prima di noi. Adesso l' ultima domanda è: ce la sentiamo noi, ogni giorno, di fermarci in base al tempo che abbiamo, per ascoltare la domanda che Dio disse ad Adamo: "Adamo, dove sei?". Noi corriamo troppo, tutti, ma dove dobbiamo correre? Ma ai piedi di Gesù, per favore, per ascoltare questo grido di risveglio: "Adamo, Eva, dove sei?" Agostino nella sua umiltà diceva: "Signore, sono nel paese della non somiglianza". Questo è il commento che lui faceva al passo del figliol prodigo: "Dove è andato a finire lui, chiamato ad essere simile a suo padre?". Siate imitatori di Dio. Allora preghiamo il Signore in questo modo: "Signore, fai la grazia che noi ogni sera ti chiediamo, ti ascoltiamo: tu ci chiami per nome e ci chiedi dove siamo andati oggi, dove siamo". Allora, la sera, possiamo ripassare la nostra vita nel concreto, e pensare a dove sono stati i nostri occhi, che cosa hanno contemplato: noi abbiamo quel canto bellissimo che suona così: "fa' che noi vediamo la bontà di Dio". Cantare è una cosa, ma mettersi ai piedi di Gesù e fare  revisione di vita è un altra cosa. Santa Teresa Cuder, un mattino, durante la sua preghiera di ringraziamento, ebbe questa luce: aprì gli occhi e vide la parola "bontà" scritta si tutte le creature. Capì che questi erano tutti riflessi della bontà infinita, immensa, eterna ed incommensurabile di Dio. Noi dobbiamo vedere la bontà di Dio ovunque. Tu, fratello o sorella, cosa vedi scritto?: vedi il bene? Vedi in profondità e non solo in superficie, per fare un discernimento vero e non per sentito dire? Vedi con occhi di buon pastore? Nella Prima lettera di Pietro al cap. 5, ver. 1 e ss. l' Apostolo si rivolge agli anziani e dice: "Pascete il gregge che Dio  vi ha affidato, sorvegliandolo non per forza ma per volere di Dio". Sorvegliare significa vegliare sopra: tu, fratello, hai questi occhi che vegliano con amore, e non per controllo? Sono i tuoi occhi aperti su vasti orizzonti o si fermano all' angolo? Voglio raccontarvi questa piccola storia: quando in Russia scoppiò la Rivoluzione bolscevica, nell' ottobre del  '17, sapete cosa faceva la Chiesa Ortodossa Russa, di cui tra l'altro abbiamo molta venerazione? Questa non è detto per cattiveria ma è un fatto storico: quel giorno la Chiesa Ortodossa era riunita in Sinodo a Mosca per discutere il colore della coppa da mettere durante le celebrazioni liturgiche. Ebbene mentre si discuteva questa cosa così piccola, fuori si scatenava l'universo, fuori crollava un mondo. Fratelli, amici ed amiche, io vi dico: non rischiamo questo sbaglio e nei nostri gruppi apriamoci ai vasti orizzonti; quando c' è l'intercessione non preghiamo solo per i nostri "bubù", ma per i bubù del mondo, per quelli che piangono veramente. Vorrei che ognuno di noi si mettesse già in questa disposizione, ogni sera davanti al Signore, in ginocchio, per sentire il suo grido di risveglio: e capire dove sono andate le nostre orecchie oggi, cosa hanno ascoltato? Da Isaia 50: "Fa che io ascolti, come gli iniziati, la Parola, il grido dei poveri, il pianto e il cuore di tutti i fratelli": specialmente degli ultimi, e di quelli che da qualche tempo non vediamo più nel gruppo. Questo è un passo di conversione da parte nostra. Se una pecorella si allontana, non puoi restare indifferente: perchè quella pecorella sta gridando in un dirupo, in un crepaccio; allora tendi l' orecchio, ed il Signore farà sentire al tuo cuore il suo grido. "Adamo dove sei ? Dove è andata la tua lingua, la tua bocca oggi?" Diceva Ester nella sua grande preghiera al cap. 4, ver. 17: "Signore, metti nella mia bocca una parola ben misurata". Noi non le misuriamo tanto le nostre parole. Chiediamo al Signore questa grazia di conversione: che esca dalle nostre labbra solo la parola della lode, della sapienza, del perdono, della pace, della verità, e del silenzio: questa è una tappa speciale. Gli africani ci dicono che "la parola costruisce il villaggio, ma il silenzio costruisce il mondo". E Maria dal suo silenzio ha potuto fare scaturire il "Magnificat"; e Maria di Magdala dal suo silenzio ha potuto gridare: "Ho visto il Signore". "E dove sono andate le tue mani?" Anche questo ci chiede il Signore: le abbiamo usate per fare festa, per acclamare, per accogliere tutti, perdonare tutti? Oppure no? Alla Chiesa del Buon Rimedio di Napoli, nel rione 167, una domenica, al segno della pace, al fondo della Chiesa vi era un signore molto distinto che, rivoltosi ad un barbone che era accanto a lui, disse: "Pace a te, fratello". Finita la Messa, fuori dalla Chiesa, il barbone si rivolse a questo signore distinto e gli disse: "Allora, fratello, posso venire a pranzo da te?". E la risposta fu: "Ma io non ti conosco". E il barbone: "Ma come, se mi hai chiamato fratello?!?". Queste sono, a volte, le nostre parole e le nostre mani, non corrispondenti a verità. Anche questa è un' occasione di conversione, per essere veri. Da ultimo il cuore. "Dove è stato oggi il tuo cuore?" : ce lo chiede il Signore. La conversione è qui, la conseguenza è tutta adesso. Il nostro cuore è grande come quello del Signore? Hanno danzato i nostri piedi, davanti al Signore? Dove sono andati i nostri piedi? Non basta danzare durante la Convocazione Nazionale, come oggi: bisogna danzare giorno per giorno, servire, evangelizzare. Servire con umiltà: questo è il segreto che vi lascio, per fare tutte le tappe della conversione, per servire sino alla somiglianza progressiva con Gesù. Di questo il mondo ha bisogno oggi: ha bisogno che noi siamo fuoco, che siamo come Gesù. Vorrei concludere con una preghiera presa dagli scritti di Newman: In alcuni gruppi la si canta. Vi prego di chiudere gli occhi ed interiorizzare questa preghiera dal titolo "IRRADIARE CRISTO": ed è la grazia che chiediamo insieme, perchè queste parole non rimangano vuote ma diventino, da acqua, vino, e da vino Eucarestia, per tutti noi:

 

"Gesù, aiutaci a spargere il tuo profumo ovunque noi andiamo;

inondaci del tuo spirito e della tua vita;

prendi possesso del nostro essere così pienamente,

che tutta la nostra vita sia soltanto un' irradiazione della tua;

risplendi in noi e attraverso di noi;

che chiunque ci avvicini senta in noi la tua presenza;

chi viene a noi cerchi Te e veda soltanto Te;

resta con noi, così cominceremo a risplendere come risplendi Tu,

così da essere luce per gli altri;

la luce, Gesù, verrà tutta da Te, e nulla di essa  sarà  nostra  proprietà;

sarai Tu ad illuminare attraverso di noi;

fa che noi Ti lodiamo nel modo che piace a Te,

effondendo la Tua luce su quanti ci stanno attorno;

che noi predichiamo di te, senza predicare,

ma con il nostro esempio, con la forza che trascina,

con il suadente influsso del nostro operare,

con l'evidente pienezza dell'amore di cui il nostro cuore trabocca.

Amen".   ALLELUIA.

 

                                                      

TORNA A CATECHESI