RIFLESSIONE SU ZACCHEO

Don Luigi Settembre

Luca cap. 19,1-10

[1]Entrato in Gerico, attraversava la città. [2]Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, [3]cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. [4]Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. [5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». [6]In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. [7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». [8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». [9]Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; [10]il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

RIFERIMENTI

(Matteo cap. 5)

[46]Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?

  (Luca cap. 5)

[30]I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». [31]Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; [32]io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».

  (Luca cap. 1)

[14]Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,

  (Luca cap. 15)

[2]I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».

  (Luca cap. 12)

[33]Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.

  (2Samuele cap. 12)

«Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. [6]Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». [7]Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo!

  (Matteo cap. 21)

[31]Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

  (Luca cap. 15)

[6]va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.

  (Luca cap. 15)

[9]E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.

  (Luca cap. 15)

[24]perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

  (Luca cap. 15)

[32]ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

  Riflessione

  Questo racconto, proprio del Vangelo di Luca, ha un forte significato. E’ l’ultimo incontro che Gesù fa con una persona particolare prima della sua Passione. Il racconto è parallelo a quello della guarigione del cieco (Lc 18,35-43), avvenuta prima che entrasse a Gerico. Adesso invece Gesù sta attraversando la Città.

  [1]Entrato in Gerico, attraversava la città.

Gesù entra ed attraversa la vita, la storia di questa città, nota per i suoi peccati.

 

[2]Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,

Zaccheo, il cui significato è: “il puro” è un ebreo che ha una posizione privilegiata rispetto agli altri, a servizio dei romani è un riscossore delle tasse. La reazione che la folla ha sembra essere simile a quella della chiamata di Levi, evidentemente entrambi non godevano buona stima.

  [3]cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.

[4]Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.

Zaccheo non è curioso di vedere Gesù, ma vuole conoscerlo, desidera incontrarlo, ma a causa della sua condizione è costretto a mettersi su un albero, forse per farsi notare da Gesù, ma anche per evitare che la folla lo linciasse.

Anche Gesù, desidera incontrarlo, egli stesso dirà che è venuto a cercare chi era perduto.

L’uno cerca l’altro, ma tra Zaccheo e Gesù c’è la folla, cioè c’è un contesto sociale, politico, morale: Zaccheo è un escluso, tutto e tutti lo separano da Gesù.

Il suo rango sociale, lo spingerebbe ad essere più riservato e invece ha come una forza interiore che lo spinge a comportarsi come un bimbo.

  [5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Chiamato da Gesù si affretta a scendere dall’albero. Qualcuno, e proprio colui che desiderava incontrare, adesso lo sta chiamando per nome

Gesù è più desideroso di Zaccheo, lui è venuto a salvare chi era perduto.

  [6]In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.

La misericordia di Dio accorcia e sopprime le distanze.

[7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!»

La richiesta di Gesù non è sorprendente ma scandalosa non solo per i farisei ma per tutta la folla: il Santo di Dio sceglie la casa di un pubblico peccatore, l’amico dei poveri va ad abitare nella casa di un ricco.

[8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Zaccheo fa esperienza dell’amore gratuito di Dio e pare deciso a mettere ordine nella sua vita.

Incontrare Dio vuol dire trasformazione di pensiero di modo di vivere. Zaccheo sceglie di ripagare il danno arrecato secondo il diritto romano. Non cambia professione ma è esplicito nel far intendere che da oggi il suo lavoro lo svolgerà onestamente.

[9]Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;

La parola OGGI, nel vangelo di Luca è caratteristica. Indica l’attualità della salvezza e la necessaria sollecitudine a non lasciarsi sfuggire l’occasione.

La casa non indica tanto le mura, quanto tutta la famiglia di Zaccheo.

L’espressione Figlio di Abramo, vuole intendere che la salvezza promessa ad Abramo consiste nella adesione a Cristo Gesù. E’ Gesù che ristabilisce, ridà la dignità a Zaccheo come ad ogni uomo.

[10]il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Questo versetto rimanda all’ultimo annuncio della Passione (Lc 18,31) che i discepoli non avevano compreso. Adesso gli apostoli iniziano a comprendere qualcosa del grande mistero che avvolge Gesù di Nazareth. Egli accetterà di perdere la sua dignità, la sua vita, come un maledetto, per salvare i peccatori

  Cinque regole per un cammino di crescita

1.     La crescita è un processo che implica un alto grado di progettualità: non c’è crescita autentica senza disciplina, senza un continuo confronto tra l’essere e il dover essere ( tra la situazione di fatto in cui ci troviamo e l’obiettivo, l’ideale che voglio raggiungere). Dallo stesso punto di partenza iniziano molte strade, le possibilità sono molteplici: dobbiamo scegliere e scegliere la via migliore.

2.     Non si cresce senza l’apporto, l’esperienza degli altri. Non è possibile fare da soli, non c’è apprendistato senza maestri. Gesù è il Maestro e la Chiesa ha il compito di conservare integro il deposito della fede e di proclamare il Vangelo: stare con Cristo significa stare con la Chiesa.

3.     Lo Spirito Santo, spirito d’Amore ci porta all’audacia. Se non ci consacriamo ad un ideale più grande di noi rimarremo sempre mediocri! D’altra parte l’amore vero vuol conoscere e la conoscenza vera di Gesù porta all’amore. “Fides quaerens intellectum” S. Anselmo.

4.    Non c’è crescita senza sofferenza. Bisogna scomodarsi, bisogna impegnarsi in prima persona. Crescere è cambiare, è trasformarsi, una trasformazione da vivere come processo armonico e lineare, sereno e liberante. Solo così ogni rinuncia, ogni fatica non è mortificante, solo se è vista come condizione per raggiungere un valore.

5.    Crescere vuol dire crescere bene. Cresce bene chi non rompe i ponti, chi non sbatte le porte, chi non pesta i piedi come i bambini. Cioè crescere nella famiglia, nella parrocchia, nella Chiesa, nel gruppo, significa lievitare gli ambienti in cui la provvidenza ci ha posti.

  Un programma già sperimentato da secoli nella Chiesa è vivere la liturgia

 

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