DALL'OFFESA AL PERDONO

 I PARTE

Le mancanze di perdono sono un ostacolo nella comprensione della nostra vita, un disordine, una malattia che inquina la nostra anima, alla cui base sta l'OFFESA. Il nostro cuore, la nostra anima è stata aggredita e offesa molte volte nella nostra esistenza.

Ricevere o sentire alcuni fatti come offese, per il cuore è la stessa cosa!

Cos'è l' "offesa"? In Gn 2,18 ("Non è bene che l'uomo sia solo..."), sta la chiave: l'uomo è stato creato per amare e per essere amato, prima di tutto da Dio. L'offesa, quindi, è sentire che l'altro, con il suo agire, ha rotto il rapporto d'amore che, consciamente o no, aspettiamo da lui.

Questo evento attacca il nostro equilibrio interiore, perdendo così la coscienza della nostra identità, che è quella dello stare assieme, della relazione, della comunione. E quando ciò accade, si resta come "congelati" sopra questo fatto specifico.

L'offesa è SEMPRE un atto negativo e solo quando si riconosce ciò, il Signore può agire su di noi. E, se questo è vero, è bene anche pensare a quante volte nella vita siamo noi ad offendere l'altro.

La Parola di Dio, rispetto a ciò, invita, esorta a dimenticare l'offesa: Pr 19,11; Sir 28,2-3; Sir 10,6.

L'unica reazione possibile è quella della preghiera per chi ci offende è ricordare, pregando, a quante volte abbiamo anche noi offeso: Sl 62.

Se, con la preghiera, non si riesce a passare questo momento, sopravviene il giudizio e la condanna per offensore. Il giudizio e la condanna ci allontanano dall'altro e ci mettono in posizione di superiorità; il giudizio, inoltre, porta la vittimismo.

Se si rimane bloccati sul giudizio, inizia ad essere pesante l'azione del nemico e per questo il Signore ci ammonisce: Mt 7,1-5; Rm 2,1-14; Rm 14,10-13.

E' per questo che dobbiamo pregare: perchè il Signore allontani da noi il giudizio sull'aggressore: Sl 32.

Se ancora non si riesce ad evitare il giudizio con la preghiera, sopraggiunge l'isolamento del cuore dagli altri, da chi, secondo me, non mi capisce. Questo può benissimo essere un atteggiamento non esteriore, però, di fatto, con il cuore non amo, non sento l'amore "gli uni per gli altri", cadendo, così, nell'afflizione del cuore.: Sl 25,16-17; Sl 102, 7-8, e diventando sempre più facile preda del nemico. In questa situazione è pericoloso rimanere soli: bisogna parlare con qualcuno che possa aiutare( la guida, un sacerdote...) - Qo 4,9-12 - , ed essere molto fedeli alla preghiera - Sl 31 - , altrimenti il giudizio viene reso ancora più forte dall'isolamento.

Se nemmeno questo basta, allora si arriva allo scoraggiamento, verso noi, gli altri, Dio: Es 6,10-12, e la preghiera è utile per riacquistare fiducia: Is 35.

Se siamo deboli nella preghiera, lo scoraggiamento si trasforma in rancore: si comincia ad insultare nell'intimo l'offensore, ad odiarlo..., con la possibilità che, poi, questo atteggiamento si manifesti esteriormente con discordia, dissenso, inimicizia: ciò che s. Paolo definisce come frutti del male, alla stregua dell'idolatria, della lussuria, dell'impurità.

Chi provoca il rancore è anch'egli un cuore ferito e non bisogna ,quindi, giudicarlo, quanto piuttosto mettersi a pregare per lui.

Ancora il nostro rancore si può "risolvere" con l'aiuto di qualcuno e con la preghiera: 1Cor 13,1-13.

L'ultima conseguenza è quella dell'allontanamento da Dio, accusandolo della sua assenza nel momento in cui venivamo offesi: Gn 4,16; Sap 1,3. E allontanandoci da Dio, la nostra preghiera si inaridisce.

Quando la nostra preghiera è arida, è spesso possibile che dietro ad essa ci sia un'offesa, da non confondersi però con il deserto spirituale.

PREGHIERA: Sl 34.

Con l'aiuto di Dio e con la forza della nostra preghiera, si può rompere questa spirale e ritornare ad un cammino di pace - Lc 15,4-7 - , in qualsiasi punto ci si trovi.

"Domande-spunto" per la preghiera personale:

- Giudico chi mi offende e mi isolo da lui e da altri come conseguenza dell'offesa?

- Riesco a pregare per l'offensore prima che sorga in me il rancore?

- Credo che il Signore vuole portarmi fuori dall'oscurità del rancore?

II PARTE

La mancanza di perdono è uno dei più grandi ostacoli per il nostro cammino di crescita spirituale, che solo Dio può togliere.

Il perdono è la chiave che apre le porte all'amore.

Gv 8,12: "Io sono la luce del mondo, chi segue me... avrà la luce della vita".

1Pt 2,9: "Lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce".

Mt 5,14: "Voi siete la luce del mondo".

L'uomo è figlio della luce, ma ad ogni ferita che riceve, si piega su se stesso e la luce si attenua sempre di più.

In ogni ferita c'è un perdono da dare o da ricevere; il Signore, che vede l'uomo piegato, vuole "rifarlo" come lo ha creato: libero, capace di amare, di vivere in pienezza l'essere "figlio della luce". La mancanza di perdono ci lega ad una situazione del passato e ci nega la libertà!

Ogni momento, in cui siamo stati offesi, resta fisso nella memoria come una scena di un film; rimane "congelato"... e, a volte, noi ne abbiamo un freezer pieno di momenti "congelati", anche inconsci, ma che ci condizionano. Talvolta si fanno cose che non si vorrebbero fare, abbiamo dei comportamenti che non vorremmo avere, proprio perchè ci si è chiusi nelle vecchie offese.

Quando qualcuno ci ferisce, si tende subito ad allontanarlo. Il Signore cancella le emozioni, il disagio, l'angoscia che si sente; a volte Egli fa risalire dall'inconscio la memoria di un'offesa, come se fosse oggi, sentendo adesso ciò che si è provato allora, per cancellare quell'emozione. Il fatto rimane, ma lo possiamo ricordare in pace perchè il ricordo è stato guarito dal Signore.

Perchè il Signore insiste tanto sul perdono? Perchè sa che covare rancore, odio e sentimenti negativi accumulati nella nostra vita, hanno effetti negativi anche sul nostro organismo, sulla psiche (spesso le malattie psicosomatiche derivano dall'odio e dall'amarezza che abbiamo nel cuore).

Mc 2,1-12 (episodio del paralitico): la guarigione del paralitico avviene in due tappe.

1. "Vista la loro fede": è la condizione prima perchè "siano rimessi i peccati";

2. "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina": la guarigione fisica è segno di quella spirituale.

Il perdono è il dono di Cristo agli uomini e ci offre la possibilità di viverlo sempre, in ogni situazione in cui ce ne sia il bisogno.

Ma non è l'uomo che perdona, non è una cosa umana. E' una grazia che viene dal cuore di Dio e guarisce il cuore dell'uomo, trasformando con delicatezza l'immagine ferita che l'uomo ha di se stesso, ridonandogli la sua dignità, che lo porta ad avere fiducia in sé e negli altri.

Quando ci si sente perdonati da Dio, allora si può essere in grado di perdonare: nell'altro si riconosce se stessi prima di essere stati perdonati. Solo questo porta a vedere l'altro con compassione e misericordia.

Come chiedere questa grazia di perdono? Con profonda umiltà. Non devo chiedere chi o che cosa perdonare a Dio: sarà Lui a dare la luce.

Perdonare significa riconciliarsi con la storia della nostra vita, sia essa bella o anche brutta che sia. Se siamo legati al passato, a ciò che ci ha ha offeso, non possiamo guardare ad un futuro di speranza con Dio (come un uccellino che vuole volare, ma che è legato al suolo).

Non è facile, ma solo così Dio agisce, nell'inconscio o nel conscio, e può cambiare il nostro cuore.

La Parola di Dio è il cuore di Dio, che vuole penetrare nel nostro cuore: "Ti darò un cuore nuovo..." Ez 36,26.

La cosa più difficile del perdono, è perdonare noi stessi: ci si sente cattivi, indegni per aver fatto del male a qualcuno - soprattutto se è un "qualcuno" a cui vogliamo bene - e quindi non ci si ama e non ci si accetta. Perdonare me stesso significa guardarmi come Dio mi guarda; Dio mi ama come sono, mi accetta come sono, dandomi sempre la possibilità della conversione (che dura fino all'ultima ora della nostra vita). Se Dio mi ama e mi accetta come sono, anch'io devo farlo, anche perchè, altrimenti, entra in gioco il peccato d'orgoglio.

Il perdono agli altri è per tutti e su tutto. Non possiamo "mettere paletti" (uno sì e l'altro no).

Perdonare per l'amore mancato, quello che non si è avuto quando se ne aveva bisogno (specialmente da bambini, da parte dei genitori); perchè siamo stati o ci siamo sentiti rifiutati, oltraggiati, disprezzati, ignorati, umiliati, disapprovati ingiustamente, messi a confronto negativo con gli altri, puniti fisicamente, soffocati da un amore opprimente...

"Perdonare Dio" significa riconciliarsi con Lui perchè l'abbiamo colpevolizzato (e continuiamo a farlo) per tante cose che accadono a noi e che accadono nel mondo. Dobbiamo chiedere a Dio che doni la grazia del "non chiedere perchè" certe cose succedono. Nonostante ciò che noi vediamo e che vogliamo capire, Dio agisce nella storia e non sta a noi comprendere.

Il perdono è un processo, sempre, anche quando certe ferite sono vecchie e ancorate al passato, quando alcune di esse sono diventate delle piaghe. Questo processo si svolge in tre momenti:

1. Riconoscere che siamo stati offesi e che abbiamo il cuore pieno di rancore, risentimento, odio e che siamo vulnerabili.

Spesso ciò che è stato "offesa" per qualcuno, non significa niente per un altro: il dolore sentito è proporzionale alla sensibilità di chi lo ha ricevuto e la sensibilità stessa, a sua volta, dipende dalle ferite che si hanno. Talvolta un'offesa fatta oggi riporta ad una di ieri, non ancora perdonata; allo stesso modo, una persona può farci ricordare di qualcun altro che ci aveva offeso in precedenza.

2. Voler perdonare. Dio chiede la mia collaborazione e deve essere un "volere" che viene dal cuore e non solo dalla mente. Solo allora Dio può mettere nel cuore il desiderio di perdonare. Per riconoscere se il perdono viene dal cuore, basta vedere se riusciamo a pregare per l'offensore, ad affidarlo a Dio.

3. Lasciare agire la gloria la grazia di Dio.

Sl 33,19: "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito

Egli salva gli spiriti affranti".

I cristiani sono chiamati ad essere figli della luce: Gv 12,46 "Io come luce sono venuto nel mondo, perchè chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre".

Ef 5,8-9:"Comportatevi come figli della luce; il frutto della luce è bontà, giustizia e misericordia".

Gesù trasforma e porta a vivere in armonia con sé e con gli altri (amore cristico).

Una delle grazie conseguenti al perdono, è il fatto che il Signore ci toglie il giudizio.

Per la meditazione personale: Mt 18,23-35 ("Servitore spietato").

"Domande-spunto" per la preghiera personale:

- Sento il bisogno di riconciliarmi con il mio passato?

- Riconosco che ho colpevolizzato il Signore per cose che sono successe a me o agli altri?

- Desidero la grazia di una riconciliazione con me stesso, con glia altri, con Dio?

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