Vis Polemica

Sindacati e RBM

A cura del
Collettivo



 

Il sindacato di Ivrea si sta movendo piuttosto nervosamente per i fatti collegati all’RBM. Di recente i segretari canavesani di Cgil, Cisl e Uil, e i rappresentanti di categoria, hanno promosso una conferenza stampa in sostegno dell'azienda e dei suoi dipendenti; i giornali locali hanno riportato interessanti dichiarazioni che vale la pena di commentare.

Una prima giaculatoria riguarda le cosiddette intimidazioni che i lavoratori sarebbero costretti a sopportare. La situazione viene definita “insostenibile e intollerabile per le pressioni e non solo cui sono sottoposti i dipendenti"[Moia, responsabile locale della Cgil] al punto che si chiede "ai parlamentari di farsi promotori di una interrogazione al ministro dell'interno per sapere cosa stia facendo per la sicurezza dei lavoratori" [Domenico Veneruso, funzionario Filcea Cgil].

Questa prime affermazioni sono davvero sorprendenti. La situazione sarebbe insostenibile e intollerabile. Per quale ragione sarebbe insostenibile? Forse l’RBM non riesce più a portare avanti le sue commesse? Davvero le cose stanno in questi termini? Magari! I ragazzi si stanno stremando da 18 mesi sputando i polmoni dentro i fischietti e lanciando a squarciagola degli slogan contro la vivisezione e spesso si chiedono se ne valga la pena. Viaggiare d’inverno con la nebbia e il ghiaccio, scoppiare di caldo d’estate mentre quegli altri, i “lavoratori”, chiusi dentro i loro ambienti non sembra che patiscano molto la situazione, è assai deprimente. Se, dunque, gli animalisti portano questa croce in nome di alti ideali, non si capisce per quale ragione la condizione dei sigillati debba essere considerata insostenibile. A meno che non si stia sviluppando un tanto colossale quanto improbabile complesso di colpa nell’animo di chi lavora lì dentro. Ma questo non è affare degli animalisti. Che ognuno si ponga di fronte alla propria coscienza e decida come dare continuità alla propria esistenza. E allora dove starebbe l’insostenibilità? Non solo. Si dichiara anche l’intollerabilità della situazione, e questo è assolutamente grave. Si vogliono forse stimolare azioni di pulizia (sì, proprio di pulizia) davanti all’RBM spronando le istituzioni a scippare alcuni cittadini di un diritto costituzionale? Come si fa a manipolare la realtà in questo modo? Vien da pensare che ci si stia movendo in accordo con altri soggetti contro cittadini che stanno sostenendo un’etica superiore a quella che i solerti difensori del sistema sono capaci di immaginare.

Forse la chiave per interpretare quello che non si vuole dire sta in alcune proposizioni che chiamano in causa l’ “integrità dei lavoratori” (sic) e “danni materiali, che l'azienda ha sempre risarcito”. Sembrerebbe che vi sia un recondito riferimento ad alcuni vandalismi recenti su alcune macchine di lavoratori RBM. Ma attenzione: insinuare che il Coordinamento RoRBM è l’autore dei gesti di vandalismo verso le auto potrebbe essere pericoloso. Non a caso lo si dice senza dirlo. Se, viceversa questo non è il loro punto di vista allora provvedano a lasciar perdere termini privi di significato come insostenibilità e intollerabilità.

Vi sono altri passaggi interessanti che mostrano il consueto grado di approssimazione con il quale la questione viene affrontata. “Moia non evita il discorso sugli aspetti "etici" legati all'utilizzo degli animali nella sperimentazione, non discute il sentimento di "empatia" suscitato dagli animali, ma non ammette il discorso del coordinamento che "mette sullo stesso piano uomo e animale. Anzi: si evince il primato degli animali".”

Capito? Moia comprende benissimo come gli animali debbano essere oggetto di rispetto e amore, ci mancherebbe altro. Tuttavia “l’uomo viene prima” e questo è un assioma di cui ogni essere umano deve essere convinto. In realtà l’unica cosa che si “evince” è che Moia non ha nessun titolo per parlare di cose che non conosce. Innanzi tutto gli animalisti non stabiliscono nessun primato degli animali sull’uomo (se non altro perché concepiscono l’uomo stesso come un animale). Questa è una barzelletta che viene costantemente e stucchevolmente ripetuta da coloro che hanno una visione distorta dell’animalismo e la non volontà di capire cosa vogliano e chi siano gli animalisti. Visto che Moia ha un ruolo pubblico e ritiene di dare la sua interpretazione dei fatti, dovrebbe documentarsi, andare a leggere le pubblicazioni prodotte dall’RBM e poi provare a riflettere se i risultati giustificano i trattamenti effettuati da ricercatori che dicono di amare le creature che manipolano. Se il sindacato non vuole fare questa operazione è libero, ma non venga a dare lezioni fuori tema.

Per ultimo – il meglio deve sempre essere lasciato per ultimo – riflettiamo su una frase lapidaria, ma notevole: “Domenico Veneruso, funzionario Filcea Cgil, fa un distinguo: "Una cosa è l'etica. Un'altra è la legislazione".”

Intuire i funambolismi della mente che ha partorito questa frase è difficilissimo. Forse dietro 10 parole ci sta un intero universo di impareggiabili riflessioni. Vediamo di interpretare.

Una tale scoperta può semplicemente voler dire che l’etica e la legislazione possono divergere. Verissimo, anche se così non dovrebbe essere. Ma questo oscuro funzionario, discendente di una istituzione di uomini che non avevano alcuna difficoltà a confrontarsi anche con durezza con le “istituzioni democratiche” quando queste calpestavano i diritti dei lavoratori con “legislazioni ingiuste”, ora pare scoprire che i diritti formali possono sopravanzare i diritti sostanziali, cioè i problemi di giustizia. Il Nostro, infatti, non parla di animali, ma tout court di “etica”. Ne consegue che, qualora la legislazione si dovesse macchiare di atti gravi, magari verso umani, egli starebbe sempre dalla parte della legislazione.

Non è poi così difficile giungere a una conclusione che illumina la profonda immoralità del mondo. I lavoratori di una importante azienda che rischiavano di trovarsi sulla strada hanno riconquistato, grazie a cacciabombardieri e commesse militari, anche la serenità oltre a ruolo e stipendio, mentre avrebbero dovuto provare almeno un forte disgusto per un sistema che, per consentire loro di mangiare, li obbliga a costruire strumenti di sterminio. Il sindacato non ha svolto nessun’opera di orientamento etico, perché ciò che conta è “difendere il posto di lavoro” e “rispettare la legislazione”. E sì che i cacciabombardieri non servono per andare a caccia! Non importa che cosa si fa, l’importante è che si ottemperi alle leggi. Da questo e da altro – gli esempi, sarebbero innumerevoli – si deduce che il sindacato non è poi così diverso da una entità corporativa, altro che universalista, che provvede a difendere, con gli interessi frequentemente dubbi dei suoi associati, gli interessi propri. Pertanto, attribuire agli animalisti – come qualcuno ha fatto – interessi di bottega (chissà che voleva dire, poi…) significa attribuire al prossimo caratteristiche inequivocabilmente proprie.




Data: 21/02/04

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