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I Cani di modica

Di Chiara Catapano e
Michele Scotto di Santolo




Un testo pieno di passione e di sdegno per l'inciviltà in cui è precipitato il nostro Paese il quale è ormai invaso da soggetti privi della capacità di provare vergogna per i propri atti. Fatti come questi gettano una luce oscura sulla possibilità di risalire la china e ritrovare le basi minime di buon senso, razionalità e compassione.

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“Uno spettro s'aggira per l'Italia - lo spettro dei cani di Modica. Tutte le potenze della vecchia Italia si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: il provicario della diocesi di Noto ed i rappresentanti del governo, il famosissimo Codacoms ed oscuri freelance del web, mass media e giustizieri improvvisati.”

Per cominciare a prendere le distanze dalla massa enorme di opinioni gratuite e di disquisizioni infondate che si continuano a sentire in questi giorni, conviene attenersi ad un dato indiscutibile ed oggettivo: il nome scientifico del cane è “Canis familiaris”. Da quattordicimila anni il cane vive con gli esseri umani che costituiscono il suo “branco” naturale, e costringerlo a condizioni di randagismo e di rinselvatichimento, significa condannarlo ad un’esistenza innaturale e drammatica.

Insieme alle persone che a Modica sono state aggredite, i cani sono anch’essi vittime non colpevoli degli eventi che si sono verificati in questi giorni. E certamente dietro ognuno di essi non si fa fatica ad intravedere una storia di abbandono, maltrattamenti, fame, paura, mancato accudimento da parte degli enti istituzionalmente preposti a provvedervi.

Prima non li si vede affatto o per nulla nella loro condizione di sofferenza e disagio, poi li si inquadra nel mirino delle armi da fuoco, rendendoli capri espiatori di colpe e responsabilità che sicuramente vanno ricercate altrove.

Tra i souvenir che qualsiasi turista porta al ritorno da un viaggio nelle regioni meridionali in generale e nella Sicilia in particolare, vi è lo sconcerto per l’enorme numero di randagi affamati e sofferenti che sono presenti sul territorio. Le amministrazioni locali non se ne  interessano assolutamente, omettendo di mettere in atto campagne di sterilizzazione e di controllo del randagismo, salvo poi, a tragedia avvenuta, ad andare in televisione ad assumere l’aria di vittime attonite, quasi che i cani fossero stati sbarcati la notte prima dalla pancia di un’astronave marziana. Se crolla il soffitto di una scuola elementare, il sindaco va in galera: se un branco di cani aggredisce una persona, vengono sparati i cani … Così come è triste constatare che anche i rappresentanti delle istituzioni statali vivono nella “cultura dell’emergenza”: prima le emergenze vengono in qualche modo causate non intervenendo a sanzionare omissioni precisamente ed espressamente previste dalla legge, e dopo invitando a risolverle con soluzioni palesemente illegittime.

Ma a questo punto sembra pure doveroso chiedersi su quale pianeta abbia vissuto il protonotaro della diocesi di Noto, il quale nella sua omelia ha affermato che fino ad ora si è dato troppo agli animali e che è giunto il tempo di occuparsi degli esseri umani. Perché, in effetti, fino al 16 marzo 2009, tutta la politica, l’economia, la finanza, le istituzioni mondiali, sono state finalizzate alla salute, alla tutela ed al benessere degli animali. Le strade, le scuole, gli ospedali, le ferrovie, i distributori automatici di sigarette e di popcorn …, tutto è stato inventato e costruito al servizio degli animali.

La verità è che gli uomini hanno la dote innata di pensare a se stessi e di affermare il proprio tornaconto spicciolo su tutte le altre realtà viventi e non viventi del pianeta.

 In Italia stiamo assistendo ad una sospensione della logica, della legalità e della pietà. Lo spettacolo che i mass media continuano ad offrire in queste ore a proposito delle azioni di rappresaglia contro i cani di Modica, non ha nulla a che vedere con un tentativo di soluzione ragionevole del problema. Si tratta di un messaggio di forte inciviltà che sembra riportarci indietro di secoli, ai tempi della caccia alle streghe o agli untori. Considerare la vita dei cani meno di niente, un problema da risolvere a colpi di mitraglietta, significa far passare un messaggio di brutalità e di violenza sadica ed ottusa che non farà altro che legittimare qualsiasi futura forma di sadismo ed incrudelimento: nuovi abbandoni sempre più a cuor leggero, nuovo disinteresse, nuova indifferenza. E quindi nuovi branchi.

Chiara Catapano
Michele Scotto di Santolo

 




03/02/09

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