Bloc Notes

Etica e podio

di
Frunze





Tra l'abbondante produzione televisiva spicca una trasmissione dal titolo indicativo: Elisir.

Un tempo lontano, cialtroni di ogni tipo si presentavano presso i mercati dei contadini e, spinti dal compassionevole trasporto verso le tristezze dell'umanità, provvedevano a socializzare, a ragionevole prezzo, il frutto delle loro conoscenze alchemiche, i vari elisir di lunga vita.

Oggi, dopo due secoli di "lumi" e razionalismi vari, gli elisir sono distribuiti gratuitamente, ma non più nelle piazze attraversate da sempliciotti, bensì nei salotti di persone colte raggiunte dai segnali delle emittenti.

Differenze tra l'antico e il moderno? Certamente.

Là si vendeva acqua fresca e la responsabilità era del singolo truffatore. Qui non vi sono responsabilità individuali e il prodotto risulta frutto di un inganno che la società umana impartisce a sé stessa. Così non si può dire che vi sia un ingannatore e un ingannato come nei bei tempi antichi. Si può dire invece che la costruzione ideologica, di cui la società si è dotata come di una impenetrabile corrazza, miete vittime sia tra gli ascoltatori che tra i parlanti.

Infatti il coinvolgimento di studiosi, scienziati e esperti prelevati da ospedali, centri di ricerca, università, inseriti in un clima rilassato e annegato in sorrisi sprecati oltre misura, trasmette la sensazione, falsa come una moneta da tre euro, che la vecchiaia sia una nuova giovinezza, che i malanni che colpiscono il corpo siano tutti rimediabili, che le peggiori malattie abbiano sbocchi fausti. Guardate bene la trasmissione, anzi tutta la serie e dite se notate mai un'ombra; o se vi prende la sensazione che tra le meraviglie della medicina, attuate o promesse, si situi uno smarrimento o anche una piccola incertezza. No, il presente è roseo e il futuro, grazie alle tecnologie e alla scienza, radioso. Poi guardatevi intorno, osservate il mondo reale e fate la vostra personalissima comparazione. Altro che "scarto"!

Il questo contesto del tutto oggettivato, perchè il clima è ormai sistemico e anche le soggettività sono blindate dentro ferrei condizionamenti costruiti in trentennali carriere, appaiono mirabili invenzioni. E' triste, veramente triste, che la gente debba vivere dentro illusori villaggi di cartapesta e debba poi risvegliarsi quando la dura realtà bussa alle porte. Ma è ancora più triste quando le altre specie vengono strascinate nel gioco dall'arroganza umana.

Così assistiamo alla lezione di un professore e all'insistente apologia delle proteine animali. La normale sopportazione viene messa a dura prova da tutto il corredo di affermazioni ormai squalificate dalle più recenti ricerche in proposito oltre che dalle semplicissime rilevazioni empiriche della salute di generazioni di vegan. E quando la telefonata di un'ascoltatrice pone il problema, ecco la retromarcia: si può salire sul podio olimpico anche se si è lacto-ovo-vegetariani ma non lo si potrà mai se si è vegan. Bene, è allora perché tanta insistenza su tutte le tipologie carnee bianche, rosse e verdi prima dell'osservazione dell'ascoltatrice? Certe ammissioni occorre estrarle con le pinze? Poi avrebbe potuto essere evitata anche la storia del "vegan" che, qualora venisse visionato in una ambiziosa squadra di basket, verrebbe subito scartato. Valgono le osservazioni riportate sopra. Ricerche longitudinali non avvertono carenze alimentari in vegan che si alimentano correttamente; neanche nei bambini vegan sui genitori dei quali il Professore ha fatto fugacemente riferimento attribuendo loro un deficit di etica. Non è etico che un genitore orienti il figlio a un'alimentazione sana e rispettosa dei diritti degli animali non umani? E' etico invece tacere della violenza senza fine impartita ai sensibili per alimentarsi in un modo che può degnamente essere sostituito da un'alimentazione vegetale? E poi: se per salire sul podio olimpico occorresse davvero aumentare il dolore nel mondo (cosa comunque non vera), non sarebbe meglio andare a cercare l'etica fuori del podio?




Data: 16/10/05

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