Bloc Notes

Note su un articolo di Don Mazzi

Di
Frunze




Non è passato molto tempo da quando, su Famiglia Cristiana (28 settembre 2003 n.39), è apparso in seguente articolo a firma di Don Mazzi.

 Tra pit bull e cristiani" - L'Ente nazionale della cinofilia definisce i pit bull non una razza ma un meticcio, frutto di incroci non controllati. Vorrei sapere quanti meticci incrociati male ci sono la mattina in giro per parchi e strade. Sarebbe da folli scagliarsi contro tutti i cani, anche se meticci, perchè probabili assassini. Ma da qualche parte in Italia dei folli, non cani e non meticci, ci devono essere. Amare i cani fa parte dei processi educativi. Alcuni di essi sono addirittura cani che ci aiutano a vivere meglio e che fanno supporto a gente disabile, in pericolo, o addirittura sanno bloccare personaggi pericolosi (vedi cani antidroga). Però attribuire ai cani qualità, sensibilità ed emozioni che a malapena si trovano nei cristiani mi pare follia pura. Più di qualche italiano sarebbe pronto ad aprire studi dentistici e centri benessere, per le cagnette della signora Teodolinda e del signor Procopio. Nel contempo non mi sembra altrettanto sollecito e colpevolizzato se dall'inizio dell'anno scorso sono "marciti"decine e decine di anziani, dimenticati nei condomini per settimane, mesi, anni. Finiamola di scambiare i capricci della borghesia italiana come se fossero scelte di civiltà. Incominciamo una volta per sempre a mettere in fila le priorità e dare nome e cognome alle cose. Perciò le sacre battaglie di questi giorni e la battaglia che si farà domani perchè tutti gli animali siano liberi, spero non dimentichino che i nostri bambini valgono molto di più dei cani e che c'è più civiltà in quelle case dove c'è un cane di meno e un bambino di più.

L’articolo in questione ha fatto saltare la mosca al naso a molti animalisti. Perché? Per quale ragione bisogna pretendere che il prossimo rinneghi la sua cultura e la sua tradizione? Non la condividiamo? Combattiamola con forza e con tutte gli strumenti possibili. Ma un cattolico, anzi, un cristiano, per quanto riguarda il suo rapporto con gli animali, se coerente con la sua dottrina, non potrà che affermare ciò che ha detto Don Mazzi, ciò che ripetono i gesuiti, ciò che sostengono i vertici della Chiesa.

Che gli animalisti prendano atto, dunque, e lascino andare per la sua strada chi è perduto e arranca dietro minimi barlumi di civiltà senza riuscire a farli propri. Cosa si può pretendere da chi ha fede in un luogo di pena eterna? Cosa si può pretendere da chi distingue tra sofferenze remunerate da Dio e sofferenze gratuite? Cosa si può insegnare a chi s’arrocca dietro costruzioni tanto fantasiose quanto dogmatiche?

Per l’ennesima volta, non vale la pena di ripetere, a chi trova ostacoli insuperabili nel suo articolo di fede, che i cani hanno sensibilità ed emozioni superiori. Non vale la pena di ripetere che se i vecchi “marciscono nei condomini” la colpa non è dei cani, ma di altri membri della specie Homo, quelli con lo spicchio divino dentro. Non vale la pena ripetere che non ha senso parlare di “priorità” tra elementi indipendenti e privi di relazioni.

Tuttavia, come dice Woody Allen, anche un orologio rotto segna le ore giuste due volte al giorno; e allora osserviamo più da vicino lo scritto di Don Mazzi. Rileveremo una critica velata (ma mica poi tanto) agli allevatori. Bene! Rileveremo la critica ad un certo tipo di zoofilia dalla natura prettamente borghese attraverso la scelta di nomi sarcastici come Teodolinda e Procopio. Benissimo! Rileveremo un invito a diminuire la presenza degli animali nelle case. Ottimo! L’obiettivo animalista (vero) non è forse quello di sradicare il brutto vizio vecchio quanto il mondo di accompagnarsi ad animali? Di liberare il mondo antropizzato dagli animali affinché questa specie perversa provveda a far male soltanto a sé stessa? Non è tanto più impellente oggi, periodo in cui impazzano mode assurde su detenzioni assolutamente ingiustificate, ridurre il numero di animali da depositare nelle case?

E allora prendiamo alla lettera i cattolici. Invitiamoli a produrre una bella scomunica per tutti coloro che tengono animali, coloro che li vendono, coloro che li commerciano. Che alzino la voce. Che esercitino tutta la loro influenza nella popolazione della Domenica mattina. Può darsi che riescano a ottenere quanto a noi riesce difficile ottenere: l’allentamento di un vile traffico e di una moda che agli animali produce tutto tranne che bene. E i cani dei canili? E i gatti delle periferie? Niente paura. Le persone influenzate dai preti nei canili tanto non sono coinvolte. Loro si occupano di anime. E gli animalisti, normalmente distanti dai loro precetti, potrebbero continuare a fare per gli animali sfortunati quello che la loro etica – un’etica superiore a quella cristiana perché più estensiva e non alternativa – impone loro.

Un’ultima cosa. Condividiamo l’idea che se nelle famiglie ci fosse un cane in meno sarebbe meglio. Ma per quanto riguarda i bambini, qual è, secondo i cattolici, il numero raggiunto il quale conviene dire basta? Non l’abbiamo mai capito. Probabilmente non l’ha capito mai nessuno!

 




Data: 12/10/03

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