Bloc Notes

Deontologia professionale

di
Frunze




Con questa parola, "deontologia", si intende lo studio dei doveri sulla base del particolare ruolo sociale assunto. Sappiamo quanto spesso siano ricchi di ipocrisia i "codici di deontologia professionale". Varie "Ordini" li impostano per il semplice gusto di infrangere le norme in essi contenuti. Questo non accade per l'Ordine dei Medici Veterinari il quale svolge un attento controllo sugli iscritti all'Albo al fine di non permettere l'infiltrazione di comportamenti che contrastino con l'etica della categoria.

Compito del resto facilitato dalla felice predisposizione psicologica del "Medico Veterinario" che, quasi senza eccezioni, interpellato da piccolo dalla nonna sul suo futuro, immancabilmente diceva di amare gli animali più di sé stesso.

Ora è accaduto un fatto assai biasimevole: pare che in un certo canile, per impedire ai cani di "inquinare acusticamente" l'ambiente e evitare le "legittime" proteste dei cittadini, il proprietario abbia prodotto interventi chirurgici di elettrocoagulazione delle corde vocali con lo scopo di rendere afoni circa 200 animali. A tal fine si sarebbe servito di un veterinario il quale avrebbe "ammaestrato" un accalappiatore dalla mano esperta per il completamento dell'opera..

Ed ecco che, a seguito della notizia, il solerte Ordine dei Medici Veterinari si mobilita per radiarlo immediatamente dall'albo. Nessuna indecisione, perbacco, però... non sanno come rintracciarlo. Del resto è ovvio. Non siamo mica in uno stato poliziesco dove le azioni del cittadino sono costantemente spiate....

Comunque finirà questa storia resta il fatto che la categoria è sana e non basterà l'atto indegno di una mela marcia per gettare il discredito sul "paniere". Occorrono delle prove? Eccole.

Tutti gli anni non si contano le persone che, stancatesi dei loro animali, ma influenzate dalle campagne contro il randagismo, anziché disperderli nell'ambiente, desidererebbero ricorrere alla semplice e pulita iniezione letale. Ebbene non risulta che alcun veterinario si sia mai macchiato di questa bruttura. Il veterinario interpellato, regolarmente, scaccia il "cliente" sapendo che potrà girare tutti gli ambulatori del comprensorio senza trovare alcun collega che possa accettare il tristo mestiere del boia. Tantopiù se la richiesta avvenisse da parte di un allevatore che ha sbagliato la pianificazione causando un surplus di produzione. In tal caso, il vet coinvolto tuonerebbe con maggiore impeto, pronunciando la frase fatidica: "chi è causa del suo mal...". E' vero che la Legge italiana, in particolare quello stupendo parto della Repubblica che si chiama l.n.281/91, vieta la soppressione dei randagi, ma non l'eliminazione degli animali di proprietà (dimenticanza? menefreghismo? ragioni oscure? chi lo sa?). Ma per fortuna, subentra la Deontologia, che essendo una scelta etica di uomini eticamente orientati, può rimediare alla cecità della legge. 

Un secondo esempio? Abbiamo detto che la legge non permetterebbe la soppressione dei cani randagi. In realtà la legge prevede l'abbattimento in caso di malattie gravi o di evidente pericolosità. Poiché i canili sono luoghi più di altri caratterizzati dal "posto fisso", le autorità che li gestiscono o i privati affaristi che hanno sfruttato l'affare del randagismo, hanno confidato spesso e per lungo tempo nella corruttibilità dei veterinari per smaltire i cani al primo colpo di tosse facendoli passare per gravemente ammalati. Ebbene anche in questo caso non è dato, in tutto il Paese, un solo caso di subordinazione del professionista ai biechi interessi di losche figure. Di nuovo, la Deontologia, profondamente radicata nel cuore e nella mente di ogni veterinario, ha fatto da scudo verso la riemersione di umane brutture.

Ci dispiace, ma a questo punto non possiamo tacere un terzo esempio, forse il più illuminante in assoluto. Come è noto, in Italia tutti i cani sono tatuati. Fanno eccezione, forse, gli animali di qualche eremita posto in luoghi inaccessibili. Ma in quei casi, anche i loro propritari rinunciano ai benefici del Sistema Sanitario Nazionale; dunque si capisce la ragionevolezza dell'eccezione. Ora voi vi chiederete quali siano le cause di questo splendido successo. Semplice! Per anni, ogni volta che un cittadino portava il proprio cane non tatuato per una visita, una vaccinazione, un intervento sanitario qualsiasi, il veterinario di turno, dopo aver operato con solerzia sull'animale, irrompeva con la minaccia di una denuncia al comando dei vigili del comune di pertinenza (altro ufficio particolarmente solerte verso il problema dell'abbandono animale). Così, giorno dopo giorno, da tutti gli ambulatori d'Italia è nata la spinta culturale e civile che fa sì che oggi possiamo con estrema soddisfazione dichiarare vinta la nostra battaglia del "tatuaggio universale"

Prima di chiudere vorremmo sottolineare la spinta giunta dalla Categoria verso i comuni d'Italia, affinché si provvedesse alla sterilizzazione delle colonie feline con interventi a "basso costo" per non gravare sulle deboli finanze dei comuni italiani. In effetti le ASL nazionali possono contare su un numero impressionante di convenzioni con gli ambulatori privati per portare a termine l'impresa difficile della sterilizzazione di tutti i gatti randagi italiani. Va altresì rimarcata la pressione della Categoria affinché tutte le numerose problematiche ancora non risolte relative ai piccoli animali, ai trasporti di bestiame, ai maltrattamenti genericamente intesi, trovino la debita risposta che un paese civile è obbligato a dare. Infine lo sforzo condotto in innumerevoli sedi per far passare l'idea che l'animale è un essere senziente, capace di sofferenza e degno di rispetto.

Per tutto questo, per il lavoro indefesso di controllo e di indirizzo che l'Ordine svolge verso gli iscritti all'albo, e per molto altro, diciamo: grazie OMV.

 



Data: 29/11/00

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