ALTAMURA



   
   

Le origini della città affondano nella leggenda. Un antico racconto la farebbe risalire ad Antello, un eroe di Troia, il quale seguì  Enea nella sua fuga dopo la distruzione della città. Mentre Enea  continuava le sue peregrinazioni fino al Lazio, Antello si sarebbe fermato qui dando origine alla città di Altilia che, un'altra leggenda, al contrario, vorrebbe fondata da Althea, già regina dei Mirmidoni, e qui pervenuta dopo essere stata scacciata dai suoi sudditi anche a causa della morte di suo figlio Melegrano che lei stessa avrebbe eliminato.

Gli scavi eseguiti nei dintorni, lungo il corso del torrente Pisciulo, nella dolina  arricchita da grotte e detta il Pulo, in località Iesce e in località Casal Sabini, hanno portato alla luce tracce della civiltà della pietra, del bronzo e del ferro, che dimostrano come la zona sia stata popolata in diverse epoche. La nascita di una città peuceta sulla sommità della collina, ove ora sorge l'attuale centro storico, segnò l'abbandono degli insediamenti diffusi nel territorio circostante. Doveva trattarsi di un abitato di notevoli dimensioni e cinto da mura possenti di cui si conservano i resti.

L'abitato fu distrutto dai Saraceni e la città rinacque per volere di Federico II, con obiettivi militari ed economici, ben difesa da un castello e da una nuova cinta muraria. L'imperatore fece questo, secondo un antico racconto, forse in riconoscenza per il soccorso che avevano ricevuto i suoi soldati ammalati durante una  crociata in Terra Santa o, più verosimilmente , a causa della posizione salubre.

Per incrementarne il numero degli abitanti attirò gente, anche dai paesi vicini ivi compresi greci ed ebrei delle zone del suo regno, con franchigie e privilegi speciali. Per volere dello stesso imperatore, tra il 1232 e il 1247, fu eretta l'imponente cattedrale intorno alla quale si aggregarono le prime abitazioni della comunità latina disposte lungo vicoli chiusi a budello; un'altra parte della popolazione, di rito greco, eresse anch'essa una chiesa (S. Nicolò dei Greci) intorno alla quale si sviluppò un tessuto edilizio con una tipologia urbana a cortile con arco di ingresso e giardino. I privilegi concessi dall'imperatore favorirono lo sviluppo economico ed edilizio della città, che nel Quattrocento contava già alcune migliaia di abitanti. Con un diploma datato a Melfi nel 1232 l'imperatore Federico II volle la Chiesa di Altamura libera ed esente da qualsiasi giurisdizione vescovile e soggetta alla Chiesa di Roma. Il pontefice Innocenzo IV con Bolla Apostolica del 9 agosto 1248 sanzionò e approvò il Decreto dell'Imperatore che riteneva la Chiesa di Altamura di "Diritto di regio patronato".

Dal XIII secolo la città si espanse gradualmente in una situazione politica ed economica caratterizzata dall'accentuarsi del potere del clero e delle famiglie nobiliari. La prima volta che comparve il nome di Altamura su un documento ufficiale fu in un processo del 1299 tra l'Arciprete e il Vescovo di Gravina. Un certo "Sire Mundea" da Gravina asseriva d'aver sentito dai suoi avi che il posto dove sorgeva Altamura veniva chiamato Altilia.

Nonostante un rallentamento dello sviluppo durante il XIV secolo, in Altamura continuarono ad inurbarsi le popolazioni dei territori circostanti, in particolare lucani, che costruirono le loro abitazioni secondo una organizzazione tipologica che andava acquistando la fisionomia definitiva del "Claustro" (vicolo cieco a cortile).

Nobili ed imprenditori agricoli edificano in questo periodo le loro dimore: i primi isolandosi dal contesto urbano con edifici a corte interna, i secondi edificando palazzetti più modesti, senza cortile, ma con ampi loggiati che si affacciano sulla strada.

Nel 1485 il papa Innocenzo VIII, dietro pressione di Pirro del Balzo, elevò la Chiesa di Altamura alla dignità di Collegiata insigne e questo permise agli arcipreti che la reggevano di portare le insegne vescovili: mitra, pastorale e croce pettorale, e dette loro facoltà di costituire un capitolo con 4 dignità (arcidiacono, cantore, primicerio, tesoriere), 24 canonici e 24 cappellani.

La rivolta antispagnola a Napoli nel 1647 vide alcuni altamurani protagonisti ed opporsi ad alcuni baroni pugliesi che, guidati dal terribile conte di Conversano, intendevano impossessarsi della città. A fronte di qualche successo gli insorti, furono sconfitti. Alcuni furono condannati a morte e tra essi lo stesso capopopolo Matteo Cristiani.

Con un dispaccio del 27 febbraio 1748 il sovrano Carlo VII autorizzò in Altamura l'apertura di una scuola, detta Regio Studio e secondo altri Regia Università. Vi si insegnavano matematica, logica, metafisica, etica, anatomia, medicina, botanica, istituzioni civili e commerciali, teologia, eloquenza latina e italiana, lingua greca. Questa scuola godeva di importanza e prestigio, attirando giovani da non pochi paesi della Puglia e della Basilicata.

Fino alla fine del Settecento l'attività edilizia nella città si concretizzò nel primitivo perimetro, rinnovandosi e addensandosi fino a costituire un tessuto edilizio compatto e continuo.

La struttura urbana è articolata secondo assi viari convergenti verso la cattedrale e raccordati da percorsi approssimativamente anulari che collegano una fitta rete di vicoli e cortili a fondo cieco, i quali configurano spazi allungati ovoidali su cui si affaccia un minuto tessuto residenziale: abitazioni povere composte di una o due stanze, ma dotate di una loro dignità architettonica definita dalla continuità dei materiali (il tufo e la pietra), dai colori e dalla essenzialità degli elementi architettonici. Questa singolare tipologia urbana, denominata "claustro", unica nel suo genere in Puglia e suggerita, forse, da un preesistente impianto di origine peuceta o influenzata da forme abitative di origine araba e greca, trovava una sua giustificazione sia nella necessità di chiudersi a difesa verso l'esterno, sia nella esigenza di uno spazio a cortile funzionale ad una economia agricola. Lo spazio racchiuso, protetto nel quartiere greco anche da un arco con portale, è il luogo entro cui svolgere piccole attività produttive di trasformazione, custodire gli animali e gli attrezzi e vivere una vita sociale in una piccola comunità con stretti legami economici e familiari. La struttura della città si organizza quindi in tanti insiemi edilizi in cui si riconoscono le piccole comunità di differente origine, costume e religione, ma tutti collegati da un doppio sistema viario, radiocentrico ed anulare.

Con Bolla pontificia di Pio VI del 1798 l'arciprete fu eletto Vescovo Nullius e il 18 marzo dello stesso anno ebbe inizio la serie dei vescovi Nullius.

Nel 1799 Altamura fu centro della resistenza contro i Sanfedisti del Cardinale Ruffo da cui venne conquistata, saccheggiata e distrutta il 10 maggio. Anche alcuni padri di S.Domenico, a differenza della maggior parte del Clero, parteciparono ai moti e vennero uccisi dai soldati del Cardinale. Molti abitanti si salvarono con la fuga tra i quali, piccolo nelle braccia della madre, Saverio Mercadante, futuro musicista.

Con la crisi della società feudale nel periodo napoleonico e l'inizio della mobilizzazione dei latifondi nasce a poco a poco una borghesia che finisce per concentrare nelle sue mani buona parte della grande proprietà terriera, ora più frazionata. Ma ad opera di essa le aziende ricevono le prime trasformazioni: alle culture estensive e al pascolo si sostituiscono culture più redditizie. E a questo clima economico più dinamico corrisponde il definitivo superamento del limite costituito dalla vecchia cinta muraria.

Il 16 agosto 1848 Pio IX eresse la Chiesa parrocchiale di Acquaviva a Prelatura Nullius e la unì aeque principaliter ad Altamura.

Durante la spedizione dei Mille, tra l'agosto e il settembre 1860, ad Altamura ebbe la sua sede il Comitato di azione, che curò l'organizzazione dei volontari garibaldini della Regione e proclamò il governo provvisorio della provincia di Bari.

I Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929 misero la parola fine al diritto di "regio patronato" sulla Chiesa di Altamura, eliminando così qualsiasi occasione di contrasti tra lo Stato e la S.Sede. Il 30 settebre 1986 un documento della S.Sede, tendente a riordinare le circoscrizioni ecclesiastiche in Italia, creò la diocesi della Murgia Nord-occidentale comprendente Altamura, Acquaviva e Gravina con sede in Altamura.

La città oltre le mura.

L'espansione esterna  seguì inizialmente le principali direttrici di traffico, quindi lottizzando secondo uno schema a maglie quadrate. Gli interventi urbanistici più significativi, che caratterizzano la città oltre le mura, sono l'ampio rettilineo di viale Martiri 1799, via Vittorio Veneto, corso Vittorio Emanuele e il collegamento, dopo la costruzione della ferrovia, del centro

storico con la stazione.

 

Abitanti: 60.000 circa
Altitudine: 480 metri
Ditanza da Bari: 45 km (S.S.96)
Casello A14: Bari nord

La città sorge in posizione dominante sul dorso della Murgia occidentale, presso l'antico percorso della via Appia. Centro tradizionalmente agricolo, con una economia legata alle coltivazioni cerealicole estensive e all'allevamento del bestiame, ha sviluppato negli ultimi anni una serie di attività industriali. Negli ultimi decenni ha ricevuto un notevole impulso edilizio che ha, in parte, alterato l'ordinato sviluppo ottocentesco ma che ha, fortunatamente, risparmiato il centro storico.

La città insiste sull'originario nucleo peuceta racchiuso dal poderoso circuito delle Mura Megalitiche (V-III sec. a.C.) che si conservano ancora tra viale Regina Margherita e via Santeramo, in alcuni tratti di corso Umberto I, a Porta Matera e Porta Bari. L'antico tessuto urbano è organizzato in circa 200 claustri articolati a budello ed a corte, con spazio aperto comunitario e cisterna per la raccolta dell'acqua piovana.

Il nucleo antico è ancor oggi al centro della vita amministrativa, religiosa e, in parte, commerciale dell'intera città ed è attraversato dal corso Federico II di Svevia che lo taglia in due da Porta Bari a Porta Matera, fiancheggiato da vicoli e claustri medioevali, palazzi nobiliari e chiese di epoche diverse, che testimoniano cinque secoli di storia urbana.
La
Cattedrale, situata al centro del nucleo storico, è il monumento più importante e costituisce il riferimento ideale intorno al quale si è sviluppata l'intera storia urbanistica di Altamura, dalla fine del XIII secolo ad oggi.

Specialità gastromoniche:
- il famoso e fragrante "Pane di Altamura" di farina di grano duro, cotto negli antichi forni a legna;
- la cialledda, tradizionale piatto contadino a base di pane raffermo;
- le orecchiette e i capunti ai funghi cardoncelli;
- l'agnello e gli involtini gnumuridde alla brace;
- "u cutturidde", lesso di agnello con erbe selvatiche;
- la pecora alla "rezzaule";
- gli asparagi, i cardoncelli, le cicorielle;
- la ricotta, le scamorze, il pecorino, i bocconcini della Murgia;
- le friselle;
- i dolci di mandorla e i "mustazzèle", impastati col mosto di vino o di fichi;
- il Padre Peppe, digestivo a base di infuso di noci;
- i generosi e robusti vini di produzione locale.

 

 

 

Le foto contrassegnate da asterisco sono di Michele Ciorra che ne autorizza la riproduzione senza limiti  previa citazione della fonte.

 

 

 

 

 

 

Gonfalone

Altamura

VAI A CATTEDRALE

Cattedrale

Teatro Mercadante

Scorcio caratteristico 

Cupola S.Domenico

Claustro

S.Cleto, interno

VAI A MERCADANTE

SaverioMercadante

INGRANDISCI

Le stragi di Altamura

*Cattedrale

*Caffè Ronchi

*Caffé Ronchi, interno

Cattedrale, interno

*Cattedrale, fonte battesimale

INGRANDISCI

Stampa del '700

Claustro De Venuto

Cattedrale, il coro ligneo

Cattedrale,porta angioina

Cattedrale, Ambone in pietra

Cattedrale,Leone in pietra

*Claustro

* Ex chiesa evangelica

Pane tipico di Altamura