I misteri del Dopoguerra
La corsa a cancellare il passato. La scomparsa della "relazione Zangheri" è legata all'uccisione del sarto Paolini? L'ex capo repubblichino Tacchi ottiene un certificato da partigiano.

I giorni dell’ira, 19. "il Ponte", 10.03.1991
74. Il dopoguerra
L'ambiente della brigata nera modenese Pappalardo, nel quale la testimonianza inedita, raccolta nella scorsa puntata, inserisce la figura di Paolo Tacchi, è uno dei più terribili dell'Italia di Salò. Mai (come ci ha dichiarato quel partigiano), si è parlato di questa fase emiliana delle avventure politiche di Tacchi, dopo la sua fuga da Rimini.
Anche Bianca Rosa Succi, che da amante di Tacchi si trasformò in sua accusatrice, non porta lumi al riguardo: nell'intervista concessa a «Il Garibaldino» del 14. 9. 1945, la Succi accenna soltanto a «rastrellamenti contro i Partigiani in Val Sesia e in altre località del Nord», compiuti da Tacchi che «divenne comandante del reparto operativo di Como».
Dopo il 25 aprile '45, Tacchi cercò di "cancellare" i precedenti a suo carico. Nel «Garibaldino» del 14. 9. 1945, si legge di un «padre Stanislao Sgarbozza... lurido frate, ex cappellano delle Bande Nere», che «divenuto membro del C.L.N [di Appiano Gentile, n.d.r.]... stava lavorando alacremente per dimostrare alle autorità locali... che Tacchi aveva fatto soltanto del bene e che, nemmeno a Rimini, esisteva nulla a suo carico».
Secondo il «Giornale di Rimini» dell'8. 7. 1945, il vice di Tacchi nel partito e nella brigata «Capanni», Mario Mosca, «rivelò che il Tacchi... era in possesso di un certificato di partigiano». Aggiungeva il giornale che «forse facendosi forte di questa carta il Tacchi non s'è peritato di scrivere al sindaco di Rimini una lunga lettera nella quale, "dopo lunghe giornate di dolore", intende aprire il suo animo per ottenere "non la pietà ma la giustizia"».
Era particolamente abile Tacchi, oppure i tempi confusi dell'immediato dopoguerra favorivano il recupero di personaggi che, per quanto compromessi con il passato regime, potevano far sempre comodo, in funzione anticomunista, come sembrano dimostrare certe recenti vicende politico-storiche? (Il caso Gladio, ad esempio, potrebbe insegnare qualcosa: con quel simbolo, il gladio appunto, che nel settembre '43 i repubblichini avevano messo sulle loro divise, al posto delle stellette del Regio Esercito).
All'inizio del 1965, Tacchi farà una specie di giro di propaganda a San Marino, alla ricerca di «un attestato di 'benemerenza' per il gran bene che dispensò al tempo del neonato fascismo locale durante il tragico periodo della seconda guerra mondiale». (1)
Non gli andrà bene, come invece gli era andata con «Il Resto del Carlino» che l'anno prima aveva ospitato, senza aprire nessun dibattito storico, una lettera-intervento in cui Tacchi scriveva: «Noi ci frapponemmo fra la popolazione italiana e l'ira, comprensibile, dei tedeschi e sempre in noi prevalse, su ogni altra considerazione, e con personale nostro rischio, la difesa morale e materiale dell'Italia». (2)
Tacchi ha cercato sempre di accreditare di se stesso l'immagine del salvatore della patria e dell'uomo che pagava per colpe non sue. C'è un'altra lettera, inviata il 2 maggio '48 da Procida a Mario Mosca, in cui leggiamo che, quando ebbe «necessità che qualcuno di Savignano certificasse che il giorno» dell'uccisione di Chesi e Battarra (a Rimini il 24 agosto 1944) egli era stato in quella località, «l'unica persona che mi rilasciò una dichiarazione fu l'antifascista signora della Posta e Telefoni che aveva raccolta la telefonata che mi informava dell'accaduto», mentre «lo sapevano tutti in quel paese e meglio i fascisti dato che ero colà per comporre le loro beghe». (3)


Note
(1) Cfr. «Riscossa socialista», marzo 1965. Si veda pure il cap. 50 della nostra puntata n. 9.
(2) Cfr. A. Montemaggi, Fascisti, antifascisti e tedeschi fra le macerie di Rimini distrutta, «Il Resto del Carlino», pagina di Rimini, 31. 1. 1964.
(3) Cfr. O. Cavallari, Bandiera rossa…, cit., p. 89. Circa la presenza di Tacchi a Modena, non esistono atti ufficiali, come ci testimonia questa lettera del 26. 11. 1990 dell'Anpi di Modena: «Delle nefaste gesta della Pappalardo nel Modenese, possediamo solo documentazioni e nomi di appartenenti alla medesima, ricavati dal processo celebrato contro il 'comandante' Franz Pagliani ed altri, ma il Tacchi non figura tra essi. Abbiamo interessato l'Istituto Storico della Resistenza di Modena della questione, ma nulla è stato trovato nei suoi archivi sul Tacchi».



75. San Marino.
Perché i fascisti non difesero Tacchi? Le vie della Storia sono talora più misteriose di quelle della Provvidenza.
Gli interrogativi che restano su quelle vicende, sono tanti. Un esempio lo ricaviamo da un documento del 17 novembre 1944. E' il verbale della Giunta comunale di Rimini, relativo alla lettura di sette relazioni sulla guerra partigiana, a firma rispettivamente di Innocenzo Monti, Guido Nozzoli, Giuseppe Gabellini, Paolo Sobrero, Arnaldo Zangheri, Angelo Galluzzi e Veniero Accreman. Negli allegati, però manca la relazione di Zangheri, inerente al Gap di San Marino. (Zangheri, subito dopo la liberazione di Rimini, avvenuta il 21 settembre 1944, rivestì la carica di sindaco provvisorio della città). (1)
Nel verbale di Giunta, si legge che «detta relazione viene approvata; ma si chiede lo stralcio del nome di Stracciarini Tonino».
Antonio Stacciarini (e non Stracciarini), è un nome che abbiamo già incontrato all'inizio delle nostre puntate, legato alla vicenda Paolini. (2)
Nei documenti partigiani, l'unico accenno a questa tragica storia, è nella relazione Monti dell'8 novembre '44, dove si legge: «In M. Diciano (S. Marino) veniva, nell'agosto del c.a. da un reparto di partigiani agli ordini del sarto Pavolini assalito un carro trainato da buoi e carico d'armi e munizioni tedesche. I sei soldati tedeschi di scorta dopo esser stati disarmati venivano disarmati e rilasciati. Il capo gruppo Paolini, successivamente arrestato decedeva per torture inflittegli dai fascisti. Altri 16 partigiani venivano deportati in Germania».
(Nello scritto ci sono varie imprecisioni: il paese di Montelicciano è in Comune di Montegrimano, e l'episodio della cattura di Paolini risale al 12 luglio '44, non all'agosto. Paolini viene chiamato anche Pavolini).
Paolini era agli ordini di Stacciarini, un ex sergente della Milizia e figlio di un manganellatore fascista. Per i precedenti suoi e del padre, di lui non ci si fidava pienamente: Paolini dette credito alla buona fede del capo, ma lo fece seguire da Francesco Penserini. (3)
Perché in Giunta comunale si chiese «lo stralcio del nome di Stracciarini Tonino»? Questo nome ai più sembra alquanto sconosciuto. Terminata la guerra, su Stacciarini si ebbero probabilmente notizie più precise, e lo si volle depennare dall'elenco dei partigiani attivi a San Marino. Ma perché sparì la relazione Zangheri? Forse la chiave del piccolo mistero, sta proprio nella vicenda di Duilio Paolini, dalla quale siamo partiti nella nostra ricostruzione.
A proposito di atti scomparsi: Bianca Rosa Succi raccontò al «Garibaldino» del 14. 9. 1945 che a Padova i repubblichini avevano distrutto la lista dei circa 600 loro iscritti, «assieme ad altri documenti compromettenti».
Un altro documento sparì dopo la guerra: l'archivio del Pci clandestino, «conservato in un bidone di bitume vuoto», posto in un pozzetto scavato lungo un argine, nei pressi della casa colonica di Franzchin Zani, a San Giovanni in Bagno: «Chissà chi ha avuto interesse a farlo sparire», si chiede lo scrittore Guido Nozzoli (4), in una testimonianza su quei «giorni dell'ira», come li ha chiamati lo storico Lorenzo Bedeschi. (5)


Note
(1) Cfr. A. Montanari, Rimini ieri, cit., p. 69.
(2) Cfr. parte prima de I giorni dell'ira, puntata 1, puntata 2 e puntata 3.
(3) Cfr. puntata 4, scheda n. 2, «La banda Stacciarini» e relativa bibliografia.
(4) Cfr. Ghigi, La guerra a Rimini…, cit., pp. 216-217, e A. Montanari, Rimini ieri, cit., p. 28.
(5) Cfr. L. Bedeschi, Don Giovanni Montali parroco di S. Lorenzino in Strada, in «storie e storia», n. 10, ottobre 1983, p. 14.



Al capitolo precedente.

Antonio Montanari



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