Rimini come, viaggio dentro la città [1] Le mode, i danzator, luci e colori "il Ponte", Rimini, 10.07.1988 Il villaggio-discoteca della riviera vive un continuo festival del divertimento senza più distinzione fra estate ed inverno. Prevalgono i comportamenti di massa, imposti dal costume del momento. È così tramontata la fisionomia tipica dei nostri luoghi. | Riministoria il Rimino |
In una società che in fretta livella i comportamenti collettivi, facendoli rassogliare sempre più tra loro, è possibile andare alla ricerca di caratteri particolari di una città? Le vecchie filastrocche dialettali che assegnavano a singoli centru di una zona, funzioni specifiche sia per il luogo sia per i suoi abitanti, ormai sono foclore un po' stantio, buono tutt'al più per qualche amarcord affettuoso o nostalgico. Con una 'brutta' parola dei sociologi, l'omologazione, si indica questo processo che rende difficilmente rilevabili le differenze peculiari tra posto e posto, tra i vari gruppi sociali. Questo fenomeno è particolarmente avvertito da noi, grazie a quel cosmopolitismo che genera incontri ravvicinati tra persona di diversa origine economica e culturale, che sembrano però aver rinunciato ai loro segni specifici in nome di comportamenti standardizzati, resi possibili da un migliore tenore di vita che permette spostamenti ed occasioni di relax, ma anche quasi imposti dalle mode e dai gesti ispirati ai mass-media, ai fenomeni del momento, ai gusti collettivi che prevalgono, emarginando chi osa dissentire od opporsi. Come un'enorme discoteca, Rimini balla con frenesia, assordata dalla musica a tutto volume, con gli occhi chiusi tra il sogno della felicità ed il bisogno di non essere accecati dal lampeggiare di strani congegni luminosi. Punto di riferimenti del vecchio turismo famigliare, méta di tanta gioventù in cerca di lavoro, sole, divertimento, avventura, la città si è aggrovigliata come una matassa che raccolga i suoi racconti per 365 giorni all'anno: per molti infatti è andato perduto il mito della tintarella, relegato a marchiio razzistico per chi sogna il sole nelle fredde contrade nordiche d'Europa o nell'ossessivo ritmo di una catena di montaggio. Le serate invernali, fra discoteche, prostituzione, droga, gioco d'azzardo e giri vari, si caratterizzano solo per il loro clima, ma il traffico notturno non è per nulla comparso. C'è un grande volume d'affari anche fuori stagione, i vecchi parametri economici (che distinguevano l'estate dall'inverno) valgono solo per pensioni ed alberghi, legati a queol mare che sembra allontanarsi sempre più dall'orizzonte culturale ed economico della città. L'industria del bagnante, è una frase pubblicitaria e politica che più di trent'anni fa aveva ancora il suo effetto. Oggi, le statistiche dimostrano che il turismo non è la fonte prima di guadagno per i riminesi. La paura dei disastro ecologico fa il resto. Quando il mare diventa un colabrodo di spinaci, e le alghe puzzano per centinaia di metri in linea d'aria, allora la spiaggia può diventare silenziosa e deserta, percorsa soltanto da vecchietti in canottiera e calzonicini, che curano i disturbi della circolazione passeggiando in quell'acqua. E la gioventù scappa, alla ricerca dei mari artificiali che sorgono all'intorno: dove tutto è al servizio di un momento di gioia vissuto a 360 gradi. Addio ai bomboloni per i bambini, all'ombra di un capanno dopo il bagno delle dieci e mezza, quando l'acqua aveva raggiunto la giusta temperatura. Ora il rito del bombolone diventa un comportamento snob, per tanta gente che aspetta l'alba, e lo va a cercare a Riccione, non perché là siano più bravi i pasticcieri, ma perché così vuole la moda. Prima ne ha parlato il quotidiano locale, poi lo ha citato la tivù in un servizio turistico, ed il modello è stato consacrato: lo hanno esaltato o settimanali (maschili, femminili, infantili); è un comportamento di massa vincolante, guai a chi non lo segue. Le strade s'inzuppano di sudori notturni, faticacce per raggiungere l'alba, vincere il sonno, condurre il mondo alla rovescia. Ma quello che succede qui, oramai avviene a Milano, sulla costa ligure, nei villaggi turistici delle coste meridionali. E si verifica anche il contrario. Quanto càpita fuori di casa, dev'essere subito importato. Nascono gli slogan, ovvero i nuovi imperativi categorici di fine secolo. Il metalmeccanico lombardo che approda a Rimini, s'accontenterà di questa copia conforme all'originale delle grandi mode europee. L'indigeno benestante, con tanto tempo a disposizione, vorrà constatare di persona. Da un viaggio, non nuove conoscenze culturali nasceranno, ma altri comportamenti massificati, con guizzi di fantasa che trovano conforto nella chimica di basso profilo, ed allora s'importano pasticche che piano piano si diffondono e cominciano a circolare in un giro che s'allarga da Rimini sino a Cortina, ed alla fine le notizie di cronaca parlando di denunce, arresti, per questo gusto d'imitazione dell'esoctico che fa società con l'erotico, usando come occasione qualche polverina 'magica' finora sconosciuta da queste parti. Bombolini ed afrodisiaci, ecco la nuova miscela dei gusti standardizzati, prorpio nella terra dei 'vitelloni', la cui ombra lelanconica si proietta nei tavolini dei bar, con vecchi riminesi d'altre stagioni. I quali sfogliano la memoria, mentre anche l'avventura sentimentale diventa un rally, una gara a punti in cui cimentarsi con sprezzo del pericolo. Ma il gioco erotico si fa pesante. Ogni medaglia ha il suo rovescio. Niente finestre chiuse, bensì marciapiedi aperti d'estate e d'inverno, fanno di Rimini una capitale del vizio per la Romagna, le Marche e San Marino. La città discoteca tutto compreso deve servire al cliente un menu completo. E mentre i nipotini dei 'vitelloni' segnano i punti della loro partita con la seduzione, s'allunga l'elenco dei morti per Aids: e molte vittime sono ragazze che dal marciapiede hanno avuto l'esperienza forse più umiliante della loro breve vita. Ma sono le stesse cose che accadono, in proprorzioni diverse, a Milano, Torino, o Roma. Il mondo diventa sempre più piccolo e più stesso. I canali dei commerci di ogni tipo, leciti od illeciti, sono facili, ed i messaggi nuovi li percorrono veloci. Anzi puà accadere che la grande città ricopi da noi le mode o fatti estivi, e li rilanci d'inverno, in un circolo chiuso di cui nulal si crea e nulla si distrugge, ma tutto si commercializza. La città-discoteca crescerà, ed un giorno si dirà: c'era una volta il mare. È già successa una simile rivoluzione copernicana con la marineria: i ragazzi di quiu l'hanno buttata nel dimenticatoio, barche ed equipaggi sono giunti dai porti del Sud. Ma anche loro, un poco alla volta, si adegueranno, faranno i padroncini ed andranno a divertirsi. Per lavorare, la città è piena di manodopera a poco prezzo. Oltretutto sono negri, pensa qualcuno, ricordano questioni sindacali, problemi economici: il risparmio è sempre bello, quando lo si fa sulle spalle degli altri. È seguendo questa strada che a Rimini soni nate fortune economiche di tutto rispetto (si fa per dire). [1] Rimini ieri. Cronache dalla città Indice |
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