Rimini come, viaggio dentro la città [4] Eppur non si muove... "il Ponte", Rimini, 07.08.1988 Lentezza degli amministratori, litigi fra i partiti che governano a Palazzo Garampi, scontri all'interno dei raggruppamenti politici, rivalità di campanile con le località confinanti. Altre zone turistiche ci stanno sorpassando, mentre da noi si continua a discutere se il 'modello' tiene oppure no. | Riministoria il Rimino |
Come una famiglia numerosa, costretta a vivere in un piccolo appartamento, Rimini deve continuamente fare i conti con gli spazi che mancano. Priva di fantasia e preveggenza negli anni in cui c'erano disponibilità di luoghi e terreni, garantendo così alla speculazione edilizia una dignitosa sopravvivenza, la città sperimenta ora sulla propria pelle la legge dell'imbuto: facile versarvi un liquido, difficile poi farlo entrare tutto nella bottiglia, anziché uscire sul tavolo, se non si regola l'afflusso. Ogni anno a Rimini giungono migliaia di persone per manifestazioni le più varie che trovano nella Fiera, sulla vecchia strada per San Marino, l'unico luogo capace di ospitare grandi convegni come il Meeting di Comunione e liberazione od il congresso nazionale dei socialisti, oppure le numerose esposizioni merceologiche che vengono annualmente realizzate dall'apposito Ente. Ogni volta è un martirio per chi abita nella zona e per chi vi deve arrivare. Le strade sono in miniatura, mancano i parcheggi, difficile trovare i taxi, insoddisfacente è considerato dal pubblico il servizio dei bus. Costretta in questo busto rigido, Rimini fatica a respirare. Ma la mancanza di strutture significa pure un rischio economico, di contro alla volontà ed alla necessità di far funzionare il comparto turistico al di là della classica 'stagione' dei mesi estivi. Tuttavia, se la Fiera con il suo bisogno di ossigeno sta a testimoniare gli errori degli enti pubblici commessi per tanti decenni, da un altro punto di vista essa racconta pure l'entusiasmo imprenditoriale di gente che ha creduto nell'economia locale. Dal capannone di 40 anni fa alle colonne di cemento armato odierno, è riassunta nella Fiera la vicenda economica riminese che, a fianco del turismo, ha creato e sviluppato alcune strutture produttive degne di una città moderna che purtroppo ancora non c'è. Questa realtà industriale che segue le leggi di mercato e sta al passo con le innovazioni tecnologiche, si scontra con la politica ufficiale, ancora tutta coinvolta nelle discussioni se il turismo tradizionale «all'antica romagnola» tenga ancora oppure sia già definitivamente tramontato. L'intelligenza applicata dai privati all'ammodernamento del settore produttivo generale (soprattutto nella piccola e media impresa, e nell'artigianato), non ha invece toccato il settore turistico che viene accusato di essere arretrato. La diagnosi è degli esperti delle grandi agenzie turistiche internazionali, ai quali non piace più il taglio famigliare della nostra ospitalità (che sembra però godere delle simpatie di una buona, consolidata clientela), con le mille piccole pensioni senza grandi servizi. Ma la denuncia di arretratezza giunge anche da Rimini stessa. Secondo Elio Tosi, presidente del comitato di Marina Centro che raccoglie 400 tra commercianti ed operatori turistici, nella sua zona il 50 per cento degli alberghi non ha i bagni in camera. Anche da questa osservazione, oltre che dall'esame delle statistiche che segnalano cali progressivi, derivano tutte le polemiche se il 'modello' riminese regge ancora oppure no. Ma i bizantismi delle discussioni servono a poco o a nulla, se manca il coraggio di sceglire la strada dell'ammodernamento son soltanto delle strutture ricettive, ma anche di tutta la città nel suo assieme, come capitale turistica. Se esaminiamo la vicenda economica locale in campo turistico unitamente al ruolo svolto in questi ultimi anni dall'iniziativa pubblica, e la confrontiamo con quanto verificatosi altrove, dobbiamo constatare in casa nostra una pigrizia che provoca carenze, difetti e svantaggi nei risultati concreti. La Rimini politica, in tutti questi anni, ha vissuto una lunga stagione di letargo non in vista di una ripresa che allargasse gli orizzonti, ma nel segno di polemiche che hanno prodotto ben scarsi risultati. C'è stato impegno a discutere i grandi temi della realtà riminese, intravisti ed esaminati, senza però concludere granché. Per cui sul tappeto restano le ceneri del passato e non sono state gettate le fondamenta di domani. Simbolo di questa situazione, la vecchia battaglia di Nando Piccari, allora federale del Pci, a proposito della 'lista dei chiacchierati'. Battaglia che si è conclusa con la sua ritirata dalla scena politica cittadina. E da cui sono nate tensioni che per nulla giovano al governo della cosa pubblica. (Si narra che il comandante dei Vigili urbani ed il suo assessore, avv. Zavoli, si 'parlino' soltanto per iscritto, con lettere regolarmente protocollate.) Il semplice cittadino che osservi di lontano le vicende politiche cittadine, ha l'impressione che esse si alimentino di giochi di parole, cje ci si gingilli con le frasi, che si parli a suocera perché nuora intenda. Questo fenomeno avviene nei rapporti tra i vari partiti, ma anche al loro interno, come si è visto di recente in casa Dc (con le dimissioni prima annunciate e poi ritirate dal segretario Ortalli) ed in casa Pci, dove le divergenze diventano di campanile, con quel discolo riccionese di Pierani che, dopo le scalmane dei vecchi espropri dei parchi delle ville padronali, sembra ora voler rivestire i panni di un borghese tranquillo, non bene accetti dal federale riminese Gambini. Per risolvere i gravi e numerosi problemi cittadini, occorrerebbe una forte alleanza, a livello romano, tra tutte le forze locali rappresentate in Parlamento. I nostri politici sanno ma dimenticano che, quando i giocatori delle singole squadre di campionato sono convocati in nazionale, debbono scordare le rivalità di classifica e giocare per vincere come collettivo. Invece, le cronache non fanno altro che registrare certi antagonismi di bandiera, per cui dal Pci si pizzica Sanese (sottosegretario di questo governo) perché è un Dc, oltretutto targato Cl, ed il socialista Capacci a Roma lavora ai fianchi i comunisti, compagni di giunta a Palazzo Garampi, per stringerli alle corde in vista del prossimo voto comunale. La 'nazionale' dei nostri politici non ha saputo eliminare ancora sgambetti o tiri mancini. La vecchia mentalità particolaristica, dei tempi in cui la maggioranza di Palazzo Garampi riceveva sempre più voti nelle elezioni amministrative, rispetto a quelli che gli stessi partiti raccoglievano nelle politiche, sembra però essere in disarmo. Essa infatti ha subìto uno scossone dalle'elettorato giovanile che mira di più ai mutamenti di fondo, ai grandi temi della società e dell'ambiente, piuttosto che alle favolette della strada asfaltata nella vigilia elettorale, od alle promesse del consiglio di quartiere. Il piccolo cabotaggio cittadino sembra a molti giovani insignificante, in un momento in cui ad esempio il problema dell'inquinamento della Riviera diventa battaglia nazionale. I vecchi metri su cui si misurava la politica locale, ormai sembrano non reggere più. Milano è vicina perché ci sporca il mare con le sue industrie, mentre Roma diventa sempre più lontana e sorda alle nostre richieste ed alle nostre emergenze. Secondo il «Carlino», lo stallo di Rimini è dovuto alla mancanza di un «partito della città». Ma se invece ci fosse un partito di troppo, cioè quello degli ingenui? Composta da gente onesta, che fermamente crede in quello che fa, ma spesso non fa quello in cui crede. Buone intenzioni ed ottima volontà possono anche tradursi in miopia politica, se si ritiene che il danno altrui possa essere trasformato in proprio vantaggio, dimenticando che gli aspetti negativi di una situazione si riflettono su tutta la collettività. In questa ottica, potremmo ricordare le rivalità da paese che nascono lungo la costa ad ogni passo. L'idea di Conti per una Rimini-città circondario provoca i sarcasmi riccionesi sulla locomotiva che, anziché tirare i vagoni, ferma la marcia del treno. Ma anche all'interno della città, il piccolo cabotaggio delle differenze di tessera porta a situazioni di conflittualità che hanno scarso senso, se tolte da questo contesto. Il borgo San Giuliano è insorto, guidato dal Pci locale, contro l'assessore competente, un socialista, per i provvedimenti sul traffico. Lo 'scontro' ci sarebbe stato ugualmente se al di là del ponte di Tiberio ed in Giunta comunale, cittadini ed assessore fossero stati militanti nello stesso partito? Uno scultore locale, Bruno Marabini, più noto al pubblico come primario di Medicina dell'ospedale, ha realizzato congegni che si muovono ritmicamente, esaurendo tutto il proprio 'lavoro' in loro stessi, con l'unico scopo di mostrare un'immagine di per sé perfetta, autosufficiente sino al punto di produrre l'armonica ripetizione di un'intuizione artistica. Una politica che funzioni come questo congegno ad orologeria, di un orologio senza sfere e sena quadrante, si condanna da sola all'esaurimento, ipnotizzando lo spettatore, ma lasciandolo senza contatto con la realtà. Il pericolo è che, di qui alle prossime amministrative del 1990, la città viva nel torpore di chi vuol fare spettacolo, per poi raccogliere gli applausi ed alla fine far calare il sipario. E chi si è visto, si è visto. L'immobilismo così trionferebbe, sotto l'apparente dinamicità, come in quelle 'sculture' di Marabini, Ma se questo è il disegno di una competizione politica (che oltretutto s'arricchisce della rivalità tra Pci e Psi per la poltrona di sindaco), il ritardo che Rimini sta accumulando nel suo ruolo di grande centro turistico, potrebbe alla fine rivelarsi fatale. Nelle gare ciclistiche, chi giunge fuori tempo massimo, è cancellato dalla classifica. [4] Appendice [2011]. Che cosa succede dopo. Riproduco una pagina dalla mia "Storia di Rimini tra 1859 e 2004". Dopo che il segretario del Psi Bettino Craxi il 21 luglio 1983 riceve dal presidente Sandro Pertini l'incarico di formare il primo governo a guida socialista, il suo partito a Rimini alza la cresta, anche grazie ad un antico malessere del Pci locale derivante da varie inchieste giudiziarie. Il segretario Nando Piccari è accusato da Accreman d'aver infangato il partito con la presunta «lista dei chiacchierati», ovvero pubblici funzionari di cui si diceva che avessero «svolto con eccessiva disinvoltura la loro funzione, soprattutto a vantaggio di certi interessi privati» (Succi-Tonelli 1987, p. 296). Il 4 agosto Rimini ha la nuova Giunta con sindaco Massimo Conti e suo vice il comunista Lorenzo Cagnoni. In Consiglio comunale il Pci tra 1965 e 1985 perde sette seggi (da 19 a 12). La Dc pur oscillando, fra 1961 e 1985 rimane a quota 15. Dalle amministrative del 1985 (Pci meno due seggi, Dc più uno), è confermato Massimo Conti con la vecchia alleanza socialcomunista. L'anno dopo il vicesindaco Nando Piccari (Pci) lascia: avrebbe scritto in una lettera d'aver reso in tribunale una testimonianza incompleta, per una vicenda giudiziaria che riguardava dipendenti comunali. All'inizio del 1989 Sergio Gambini, segretario del Pci, definisce «drogata» la politica riminese: «ciascuno corre per sé, nessuno per tutti». Il 26 aprile sindaco e Giunta si dimettono. Il 13 giugno Conti sostituisce il Pci con un pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli). Il 18 giugno alle elezioni europee, soltanto il Psi è premiato. Il pentapartito vince le amministrative del 1990 con 26 seggi su 50: immutata la Dc a 15 seggi (come nel 1956), il Psi ne guadagna due (da 5 a 7), il Pci ne perde tre (da 22 a 19). Il nuovo sindaco Marco Moretti (Psi) preferisce parlare non di pentapartito ma di «bicolore fra laici e Dc». Rimini ieri. Cronache dalla città Indice |
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