Riministoria
il Rimino


Rimini ieri. Cronache dalla città [3]
1946. Referendum anche sul casinò?
"il Ponte", Rimini, 08.01.1989
La proposta viene dal giornale delle sinistre. Riprende il turismo, ma la Marina è ancora desolante e sconvolta. Se ne vanno gli alleati. Il nuovo Piano regolatore. La criminalità notturna.

È l'anno del referendum istituzionale, monarchia o repubblica: il 1946.
«Gli alleati se ne vanno», titola il periodico delle sinistre «Città Nuova». A Forlì il 21 gennaio è sottoscritto il Patto di intesa democratica repubblicana. Vi aderiscono il partito d'azione, pci, dc, repubblicani ed il partito socialista di unità proletaria.
Si vota anche per l'assemblea costituente. Ad ottobre si andrà alle urne per le amministrative. «Città Nuova» anticipa che il due giugno voteranno a Rimini circa 22 mila donne, contro 21 mila uomini: compresi 64 sacerdoti, 105 frati e 170 suore. Ma il giornale pensa anche ad un altro referendum, tutto locale sulle case da gioco della nostra zona: i pareri sono contrastanti.
Altre divergenze a tutto campo, il periodico cerca però di mascherarle, in vista della nuova vita democratica che sta muovendo i primi passi: «Al parroco di S. Cristina i comunisti costruiranno la Chiesa», scrive con malcelato orgoglio. Non tutto però è rosa e fiori. L'altra campana, il democristiano «Arengo» suona una musica diversa.
Il 12 maggio, il parroco di San Paolo, don Pietro Montemaggi, mentre celebrava la messa, è stato disturbato prima con rumori e poi «con velate minacce e con sistema di intolleranza di marca prettamente fascista», hanno tentato di metterlo a tacere.
Il sacerdote firma una lettera aperta, definendosi «figlio di contadini e volontariamente in una parrocchia di contadini per essere sull'esempio di Cristo amico del popolo e lavoratore».
All'inizio dell'anno, era stato scritto su «Città Nuova», il Vescovo di Rimini aveva ricevuto una delegazione comunista che aveva «rassicurato mons. Santa dei sentimenti di rispetto che animano tutti gli iscritti del Pci verso la religione cattolica, auspicando che nelle prossime battaglie elettorali sia mantenuta una atmosfera di serenità che non turbi minimamente la coscienza dei fedeli».
La delegazione si era però anche lamentata per una pubblicazione (politica) curata da un sacerdote della nostra diocesi.
L'«Arengo» invita elettori ed elettrici a fare «Attenzione!»: l'anagrafe, scrive, «ha molto sofferto a causa del passaggio della guerra e le vicissitudini dello sfollamento hanno impedito una regolare reiscrizione di molti cittadini: non è difficile il caso dell'omissione dalle liste». Perciò, ogni elettore deve compiere il sacrificio di verificare la propria posizione elettorale.
Si «Città Nuova» (che ha come redattore capo Renato Zangheri, futuro professore universitario, sindaco di Bologna e deputato del partito comunista), il direttore Gianni Quondamatteo parla della Villa Mussolini a Riccione, in un pezzo che ha questo sottotitolo: «Dove ieri la mente pazza dell'ex Cesare di cartapesta preparava qualcuno dei suoi piani criminosi». Lo stesso giornale indìce un concorso di ballo, lo vince Lia Sorbini.
Lino Tiboni, su quelle stesse colonne, parla di «questi benedetti ceti medi», sostenendo: «Il bisogno li farebbe democratici; il decoro li fa qualunquisti», e si chiede: «Ma è proprio tutta colpa loro?».

Riprende la filovia Rimini-Riccione. La gente guarda dalle macerie al futuro, dall'Italia al mondo. La parola ricostruzione è sulla bocca di tutti: «La città più bella d'Europa dicono compiaciuti i riminesi quando parlano tra loro». Ma «Città Nuova» tratta anche del problema edilizio in Russia.
«A giorni apriranno i battenti otto grandi alberghi. Rimini Lido lotta per la vita». L'Azienda di soggiorno pubblica un manifesto sulla ripresa della stagione balneare. Polemizza l'«Arengo»: «Parlare di soggiorno in una zona sconvolta e tuttora paralizzata nei suoi servizi essenziali, è per lo meno azzardato. Il collegamento tra la città nuova e la marina manca tuttora, la zona a mare presenta un aspetto desolante che è la negazione del soggiorno».
Il periodico della dc aggiunge che questo è «l'unico modo per allontanare anche quelli che a Rimini erano affezionati e fedeli e a Rimini cercavano, col refrigerio che il clima sa offrire, il riposo dello spirito!». Nelle strade c' ancora un «traffico rilevante di mezzi meccanizzati militari con tutti gli inconvenienti che produce».
Case, giardini, viali sono ancora «sconvolti e così pieni di raccapricciante linguaggio bellico».

Anche «Città Nuova» si lamenta. Il pezzo di strada tra Piazza Tre Martiri e l'Arco non è ancora sistemato: «A Rimini si lavora ma si potrebbe lavorare di più», scrive.
Il 28 febbraio è firmata la convenzione tra il Comune di Rimini e la società autrice del nuovo Piano regolatore. Sono 81 articoli che la Sinistra presenta come l'occasione di una vera rinascita per la città.
Sull'«Arengo» una precisazione: «Rimini non può avere nessun immediato beneficio dell'avvenuta firma della Convenzione, perché in base ad essa non è possibile cominciare alcun lavoro».

Si parla anche di macerie morali. «Città Nuova» rileva che «in questi ultimi tempi trovarsi per strada ad una certa ora della notte non è davvero cosa rassicurante».
Negli ultimi giorni del 1945 a Riccione, un settantenne bolognese, Edoardo Scandellari, era stato ucciso per rapina.
Nella primavera del 1946 è rubata un'auto «al noto industriale e partigiano Piero Arpesella da Riccione. Imbavagliato il custode». [3]

Rimini ieri. Cronache dalla città
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Antonio Montanari

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1539, 02.12.2011. Modificata, 02.12.2011, 18:21